Un aspetto impressionante della notizia sui Siti Neri della CIA americana in Thailandia fu il commento del ricercatore di Human Rights Watch Sunai Phasuk sulla adozione delle tecniche di tortura dei siti neri da parte della polizia e i militari thailandesi. (Los Angeles Times, 22 Aprile 2018):
“Non avevamo mai sentito parlare prima della tecnica del Waterboarding, Finti Annegamenti, ma solo dopo il 2004 o 2005”.
Non fu questa la prima volta delle eredità delle operazioni militari USA in Thailandia. La Alleanza della Guerra Fredda aveva già avuto impatti di lunga durata sulla politica e sulle istituzioni politiche della Thailandia.
L’alleanza della guerra fredda si stabilì in un contesto di varie lotte politiche che riflettevano la contestazione crescente della guerra fredda. In Thailandia il legame profondo con gli USA si mescolava con le battaglie politiche locali tra chi promuoveva la rivoluzione del 1932 e i loro oppositori monarchici.
Fu Darling ad osservare che tutti gli ambasciatori USA del dopoguerra in Thailandia erano ferventi anticomunisti, mentre asseriva che “non avevano che buone intenzioni nel tentare di aiutare il governo ed il popolo e nel sottolineare quello che sentivano fosse una minaccia seria alla sicurezza nazionale”
I documenti della CIA e del Dipartimento di Stato del tempo mostrano che le così definite “buone intenzioni” erano di avere la Thailandia come alleato stabile della Guerra Fredda nella lotta contro la “Aggressione Comunista”.
Tre aspetti legati tra loro della relazione della guerra fredda di USA Thailandia illustrano come le “buone intenzioni” furono operazionalizzate a sostegno dell’autoritarismo militare. Questo sostegno a favore di un regime militare stabile fu costruito sul ribaltamento dell’alleanza precedente degli USA con Pridi Phanomyong e l’annichilazione dei sostenitori del movimento dei Free Thai. In questo processo gli USA e il regime militare in Bangkok definì anche la regione del nordest, che era la roccaforte di Pridi e del suo movimento Free Thai, come il paradiso pericoloso, irredentista per i comunisti. Ognuno di questi interventi ebbe profonde implicazioni per la politica thailandese.
Pridi da alleato a nemico
Durante la seconda guerra mondiale, Pridi, che era un importante studioso di legge e che fu l’architetto della rivoluzione del 1932 che abbatté la monarchia assoluta, era l’alleato più affidabile in Thailandia. Nel 1946 gli USA premiarono il suo sostegno con la Medaglia della Libertà. Erano comunque sorti dubbi sulla posizione di Pridi sul socialismo, il nazionalismo economico e la sua posizione radicale anticolonialista.
I monarchici thailandesi ansiosamente alimentarono tali incertezze. Con la loro costante opposizione a Pridi, lo dichiararono in modo ripetuto un repubblicano e bolscevico. Mentre all’inizio gli americani rigettarono più volte le teorie monarchiche, i rapporti del OSS, vecchio nome della CIA, sempre più attinsero alla narrazione e alle informazioni monarchiche per domandarsi dell’ideologia di Pridi.
Nell’aspra politica sulla morte inspiegata di Re Ananda Mahidol e prima del golpe del 1947 che cacciò il governo di Pridi, proliferavano i rapporti informativi che legavano il movimento dei Free Thai al Comunismo.
Come mostrato da Fineman, gli americani diedero davvero la luce verde ai golpisti per “rovesciare con impunità il governo eletto di Pridi”.
Dopo essere stato accusato di essere coinvolto nella morte di Re Ananda e dichiarato nemico del regime e degli USA per il suo fallito contro golpe del 1949, Pridi fuggì nel suo esilio lungo una vita.
Dopo il golpe del 1947, i nuovi capi militari thailandesi confermarono alla Ambasciata USA che erano contro i repubblicani ed i comunisti, un codice per dire Pridi e il movimento Free Thai. Un rapporto del 1948 della CIA denigrò Pridi come “un comunista che cospirava per abbattere il presente governo”. Il sostegno americano al golpe rifletteva il loro desiderio di stabilità politica in Thailandia e la loro decisione che non esisteva un antidoto democratico alle avanzate comuniste in Thailandia e nel Sudestasiatico. Tali considerazioni permisero un’alleanza con un regime militare criminale.
Alla fine del 1949 con Pridi esiliato in Cina, i rapporti della CIA lo legarono ripetutamente al Comunismo cinese e agli sforzi di rovesciare il regime di Phibun. Un solo rapporto legò Pridi ad un piano di invasione, ad operazioni di sabotaggio, ad un quartier generale comunista nel nordest e alla destabilizzazione del governo Phibun con il sostegno cinese.
Cosa ha significato per la politica thailandese questo spostamento degli USA di Pridi da alleato a minaccia comunista?
Naturalmente la propria visione politica di Pridi contribuì alla sua caduta ed i suoi oppositori riuscirono ad aggirarlo. Eppure l’abbandono americano di Pridi rappresentò un significativo trionfo politico per i monarchici.
Mentre anche Phibun era un antimonarchico, lui ed i monarchici si riunirono per cancellare l’alternativa civile e democratica che dava il movimento politico di Pridi.
La distruzione politica di Pridi significò che per la fine degli anni 40 si era considerevolmente indebolita la principale opposizione al dominio militare. La cosa era adatta agli USA. L’aver buttato nella spazzatura l’alleato della guerra preparò il terreno politico per rafforzare il politici monarchici e la monarchia come una potente istituzione politica.
Il guadagno degli USA fu un governo militare stabile come alleato ed una base del Sudestasiatico continentale per le operazioni di guerra fredda.
La minaccia dal Nordest
Nel provare a sconfiggere i sostenitori del movimento dei Free Thai il regime e gli USA li legarono al comunismo, un legame che si adattava bene agli USA. I documenti e le politiche ufficiali USA esaltavano i legami di Pridi, del movimento dei Free Thai ed i politici di opposizione al Comunismo dei Viet Minh e ai rifugiati politici vietnamiti nel nordest.
Alla fine della guerra, si conosceva bene il sostegno thailandese per i Viet Minh, come il commercio di armi. Infatti la posizione anticoloniale e lo sdegno per i francesi significava che questo sostegno oltrepassava le divisioni politiche. Come ha mostrato Goscha, Pridi, il movimento dei Free Thai e i politici del nordest come Tieng Sirikhan e Thong-in Phuriphat erano contatti fondamentali dei Viet Minh.
Quando Phibun prese il controllo, i Viet Minh riconobbero che oltre ad essere antifrancese era anche anticomunista. Nel frattempo gli americano avevano ridefinito i Viet Minh da nazionalisti a comunisti e sostenevano i francesi. I rapporti informativi di soldi ed armi verso i Viet Minh dalla Thailandia avevano collegamenti a Pridi ed i suoi alleati.
Vari rapporti trasmettevano affermazioni non verificate, le cui probabile fonte era il regime ed, informatori monarchici, di grandi campi di addestramento Viet Minh nel nordest e di studenti thailandesi, separatisti scontenti, reclutati per indottrinamento e addestramento militare in Cina e Vietnam. La conseguenza fu che la determinazione a dare l’assistenza militare per sconfiggere i movimenti ispirati dai Viet Minh e a rafforzare il regime contro gli oppositori politici locali.
Mentre il centro dei rapporti CIA si spostava verso le paure di invasione dal Vietnam o la Cina, il regime militare si mosse per eliminare i politici legati a Pridi. Il discorso ufficiale USA diede il suo contributo ed identificava il nordest come la culla del comunismo di Pridi e dell’irredentismo.
I seguaci di Pridi furono trattati molto duramente. Dopo il golpe del 1947, molti furono arrestati e accusati di disegni separatisti; altri entrarono nella clandestinità. Dopo il controgolpe fallito del 1949, lo stato assassinò vari capi incarcerando gli altri. Più tristemente famosa la polizia del regime la polizia uccise in modo sommario quattro ex-ministri in carcere. Gli USA sapevano che a dare gli ordini degli assassini fu il generale Phao Sriyanond e che Phibun e vari ministri sapevano del piano. Eppure gli USA ritennero necessaria questa brutalità per assicurare la stabilità del regime militare e il rafforzamento dell’anticomunismo.
Ma persino dopo questa repressione Pridi ed il movimento dei Free Thai erano ancora visti come una minaccia al regime. Gli USA vedevano sempre più l’intero nordest, dove Pridi manteneva un forte sostegno, come un problema. Si spostò l’attenzione alle operazioni psicologiche per “ridurre il rischio di dissidenza nel Nordest”. Le assistenze militari ed economiche proposte si concentrano su strade e ferrovie per “lo sviluppo delle province strategicamente esposte ed economicamente depresse del nordest”
Questi sforzi coinvolsero programmi militari USA mirati a sconfiggere quello che il fondatore del OSS e ambasciatore in Thailandia, Wild Bill Donovan, definì “agenti comunisti che operano nel nord e nordest della Thailandia”. Donovan spinse per la costruzione di strade strategiche, basi aeree USA nella regione e più attenzione alla controinsorgenza.
L’assassinio dei politici legati a Pridi e la definizione del nordest come sito dell’opposizione e del comunismo ebbero ripercussioni che durarono a lungo anche perché segnarono la regione come una minaccia separatista e la sua gente arretrata, rancorosa e pericolosa per la elite di Bangkok. Per la gente del posto la decimazione dei loro capi politici confermò l’antagonismo e la discriminazione di Bangkok contro di loro contribuendo anche alle idee di identità regionali.
Autoritarismo dei militari
Mentre gli USA affossavano Pridi, abbracciarono l’autoritarismo dei militari, giustificandola come necessaria alla creazione di un regime stabile che potesse resistere al comunismo e sconfiggere dissidenti locali.
Si conosce bene l’assistenza militare a Bangkok. Come i rapporti sull’attività comunista ritornavano a Washington, gli USA lavorarono a rafforzare i militari come bastione strategico contro “la penetrazione cinese e sovietica”. Si insinuò una certa paura con lo scoppio della guerra di Corea e crebbero le richieste di aiuto militare con un accordo di assistenza del 1950. L’aiuto giunse come un fiume in piena mentre l’ambasciatore USA Stanton parlava di una sovversione comunista che minacciava il governo thai. L’assistenza militare proposta crebbe di dieci volte dal 1952 al 1954 fino a raggiungere 124 milioni di dollari.
Nel 1953 una missione militare in Thailandia, guidata dal generale Gillmore, concluse che c’era ancora molto da fare e raccomandava ulteriore addestramento e consiglieri militari col raddoppio della forza militare a 120 mila unità.
L’assistenza USA ridiede forma alle forze armate e alla polizia trasformando i militari in una istituzione politica dominante. Come disse Darling, per gli americani, un “regime conservatore ed anticomunista in Thailandia era sempre più attraente indipendentemente dalla sua politica interna e dai modi di prendere il potere”.
Il generale Gillmore fu anche più candido nel dire: “Così nel mentre …diamo assistenza ad un’oligarchia militare senza scrupoli mantiene la propria posizione siamo ragionevolmente rassicurati della sua volontà di resistere al comunismo”
Neanche la massiccia corruzione scoraggiò gli USA ed un rapporto concludeva che non la si poteva eliminare. Infatti la corruzione era il cemento che teneva uniti i generali del regime: “Questa è gente che è salita nelle posizioni elevate con la corruzione, la brutalità senza scrupoli e col sostegno reciproco”
Corruzione, mancanza di scrupoli e brutalità giunsero ad uguagliare la stabilità politica e l’ardente anticomunismo. I capi militari thai impararono di poter reprimere e arricchirsi nell’impunità.
Conclusioni
L’alleanza della Guerra Fredda tra USA e Thailandia significò sostenere l’autoritarismo dei militari e la repressione politica ed paralizzò i politici civili.
Questo preparò il terreno al ritorno dei politici monarchici e l’ascesa tarda di Re Bhumibol come partecipante alla politica. Repressione, arresti e assassini neutralizzarono la politica civile progressista specie nel nordest. Non solo si distrussero critici popolari ed articolati dei monarchici e dei militari, ma il nordest fu definito come pericoloso politicamente ed irredentista. Questa concezione continua a motivare la relazione tra nordest e l’elite di Bangkok.
In modo più significativo, la strategia della Guerra Fredda USA indebolì la politica democratica sostenendo, rafforzando, armando e esaltando ideologicamente i regimi autoritari stabili. Sin dalla guerra fredda i militari hanno ripetutamente rovesciato governi eletti fino al più recente nel 2014.
Kevin Hewison, Professore emerito distinto del Weldon E. Thornton di Studi Asiatici del UNC, Kyotoreview