Una delle eredità più dure che il successore di Susilo Bambang Yudhoyono dovrà affrontare, dopo le elezioni del prossimo 9 luglio, è il peggioramento dei fenomeni di intolleranza religiosa e della conseguente violenza.
Mentre Yudhoyono ama parlare dell’armonia religiosa dell’Indonesia, le minoranze religiose dell’arcipelago, come cristiani, musulmani sciiti, ahmadi ed altri, negli ultimi dieci anni, sono state sempre più assediate dai militanti islamici sunniti spesso violenti. La risposta di Yudhoyono a questi fenomeni è stata di vuota retorica oltre ad aver lasciato passare la complicità attiva o passiva negli abusi contro i diritti delle minoranza, di esponenti del proprio governo.
La conseguenza è una crescente abitudine dei militanti islamici ad attaccare con impunità le minoranze. In alcuni casi, quando le forze di sicurezza e la magistratura sono intervenuti in tali incidenti, il risultato è stato l’accusa e il carcere dei rappresentanti delle minoranze attaccate, piuttosto che dei colpevoli, con accuse di blasfemia o di incitamento ai disordini.
Nella tabella di sotto sono riportati i casi di violenza religiosa contro le minoranze
Anno |
CASI |
2007 |
91 |
2008 |
257 |
2009 |
181 |
2010 |
216 |
2011 |
242 |
2012 |
264 |
2013 |
220 |
Le radici di questo inasprirsi dell’intolleranza religiosa e delle violenze ad essa legate riportano al 2005 con l’apertura di Yudhoyono del congresso del Indonesian Ulama Council, organizzazione aggregatrice di molti gruppi islamici, in cui annunciò la sua intenzione di “prendere misure severe contro le deviazioni della fede”.
Nel marzo 2006 il governo di Yudhoyono produsse un decreto dedicato a “Armonia religiosa, rafforzamento dei forum dell’armonia religiosa e la costruzione dei luoghi di culto”.
Il decreto richiede alle 33 province ed alle 500 reggenze dell’Indonesia di fondare i forum dell’Armonia religiosa, o FKUB, come agenzie di consultazione per governatori, sindaci e reggenti. Stipula che la composizione dei FKUB deve “riflettere la composizione delle religioni” della propria area. Di conseguenza la religione dominante in una certa area, che fosse musulmana nell’Indonesia occidentale e Cristiana nelle aree orientali, ha la maggioranza dei membri in un FKUB a 17 membri per una reggenza e città, oppure 21 membri per le province.
Il decreto restringeva la costruzione di case di culto ai “bisogni reali” e alla “composizione della popolazione” in una data area, ed il permesso richiede la lista di nomi e di carte di identità di almeno 90 persone che useranno quel luogo di culto, controfirmata dal capo villaggio; lettera di sostegno di almeno 60 persone che vivono nell’area tra i quali il capo villaggio; raccomandazione scritta dal ministero locale per gli affari religiosi; raccomandazione scritta da un responsabile del FKUB.
La conseguenza di questo decreto è stato un blocco sanzionato per legge di costruzione di nuovi luoghi di culto per minoranze religiose dove i musulmani sono la maggioranza, tra le quali Giava e Sumatra. In alcuni casi il decreto h persino bloccato i lavori di ammodernamento di chiese esistenti da parte di congregazioni religiose. In alcune aree i militanti islamici hanno sabotato apertamente il decreto ed imposto un’applicazione da vigilantes delle pretese violazioni.
A marzo del 2013 a Bekasi, in un quartiere di Giacarta, il governo locale usò un veicolo da scavo per demolire la nuova struttura in mattoni rossi della Chiesa Cristiana Protestante di Batak, HKBP, dopo un ordine di demolizione ufficiale per mancanza di permesso di costruzione su richiesta del Forum della gente islamica a Taman Sari, una organizzazione islamica.
Un raggruppamento di chiese protestanti, La Comunione delle Chiese Indonesiane, ha criticato il decreto come ancora più repressivo di un regolamento promulgato nel 1969 dell’era del presidente Suharto.
Sin dal 2005, il governo di Yudhoyono ha anche applicato in modo aggressivo l’estrema e vagamente legale legge sulla blasfemia del 1965 residuo del periodo autoritario di Sukarno. Dal 2005 sono state accusate oltre 100 persone tra le quali Sebastian Joe Tajir, un musulmano condannato a 4 anni di prigione a Novembre 2012 per aver posto dei commenti sull’esistenza di Dio sulla sua pagina Facebook.
Yudhoyono ed il suo governo, quando la legge sulla blasfemia fu portata di fronte alla corte costituzionale da un gruppo di studiosi musulmani, tra i quali l’ex presidente Abdurrahman Wahid, la difesero vigorosamente. La corte, con una decisione del 19 aprile del 2010 a grande maggioranza, decise che la legge della blasfemia del 1965, che dà condanne penali per chi esprime credi religiosi devianti dalla dottrina delle sei religioni ufficialmente riconosciute protette dalla legge, è una restrizione legittima delle religioni delle minoranze poiché permette il mantenimento dell’Armonia Religiosa.
Nel 2008 il concetto di armonia religiosa di Yudhoyono includeva il suo regolamento contro la setta Ahmadiyah che vietava alla setta islamica di propagandare gli insegnamenti propri. Il regolamento prevede una condanna alla prigione di cinque anni per gli Ahmadi colpevoli di fare proselitismo.
Quel decreto diede via libera ai gruppi militanti sunniti come FPI che iniziarono a mirare agli Ahmadi e alle loro moschee in termini di violenza ed intimidazione. L’esempio più famoso di questa violenza accadde nel febbraio 2011 a Cikesuik, a Giava occidentale, quando militanti musulmani uccisero tre Ahmadi, durante un attacco provocato durante il quale la polizia presente si rifiutò di intervenire in aiuto degli Ahmadi. Per Giava e Sumatra ci sono oltre 100 moschee degli Ahamdi chiuse per ordine di governi locali.
Il presidente Yudhoyono non ha agito per bloccare questi abusi e difendere i diritti delle minoranze religiose. Invece nel ottobre 2012 dedicò il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU per chiedere ai paesi membri di adottare uno strumento vincolante internazionalmente per mettere al bando la blasfemia contro i simboli religiosi.
Mentre gli indonesiani si accingono ad andare a votare il 9 luglio per eleggere i successore di Yudhoyono, dovrebbero domandare al proprio candidato di spiegare come pensa di affrontare i danni che la politica di Yudhoyono ha fatto alla libertà religiosa nel decennio passato.
Ne va di mezzo un peggioramento dell’intolleranza religiosa e la creazione di nuove vittime di violenza ed intimidazione.
Andreas harsono, New Mandala