La controversia è stata accesa tra un’affermazione di Thaksin a maggio, pubblicata da un giornale sudcoreano, secondo cui il capo del Consiglio della Corona aveva giocato un grande ruolo nel lanciare le manifestazioni di strada, servite come pretesto per il golpe militare che rovesciò quello che restava dell’amministrazione eletta di Yingluck Shinawatra.
Prayuth ha negato che i consiglieri del palazzo abbiano giocato un ruolo nel suo golpe, che il già comandante in capo dell’esercito aveva affermato servire a restaurare la stabilità dopo mesi di proteste debilitanti e a volte mortali. Queste convulsioni furono lanciate in risposta all’amnistia proposta dal partito di Thaksin, Puea Thai, che avrebbe permesso al condannato Thaksin di ritornare in Thailandia da uomo libero.
Il governo di Prayuth ha detto che le accuse di Thaksin di un coinvolgimento del palazzo reale nel terremoto dello scorso anno minacciavano la “sicurezza, la salvezza e l’orgoglio” nazionali e rispose con la cancellazione dei passaporti di Thaksin, la revoca dei suoi gradi di polizia e la cancellazione delle sue decorazioni reali. Thaksin rischia anche accuse secondo la legge di lesa maestà che porta a pene anche di 15 ani. Il presidente del Consiglio della Corona comunque non è protetto dalla critica pubblica secondo questa legge.
La stabilità del paese del dopo golpe è stata sostenuta da una combinazione di accomodamento e repressione articolati dai militari. Mentre gli alleati politici di Thaksin, compreso i capi delle proteste delle magliette rosse, sono stati messi in silenzio dalle minacce alle loro proprietà personali, gli interessi di affari di Thaksin e della famiglia non sono stati toccati. I militanti di base hanno visto la repressione dura e la sorveglianza tra i quali ci sono i divieti forzati di attività politica e di parola.
Mentre cresce la temperatura politica, gli analisti a Bangkok si domandano se la dichiarazione di guerra alla corruzione lanciata recentemente da Prayuth prenderà di mira la famiglia di Thaksin, tra i quali figura la stazione televisiva Voice TV di suo figlio Pongthongtae e l’impresa SC Asset presso cui Yingluck ebbe una carica importante e dove il marito di Yinglcuk è ora presidente coinvolto nel lancio di nove proprietà. Le purghe hanno colpito gli alleati di Thaksin nel governo compresi i trasferimenti che miravano a tagliare la sua influenza nelle forze di polizia.
Il governo di Prayuth si è trovato sotto pressione da parte dei monarchici importanti tra i quali vi è lo stesso Prem, per riaccendere le misure contro la corruzione. Alcuni analisti credono che queste pressioni abbiano contribuito alla decisione della Magistratura di Stato di perseguire i crimini di negligenza del proprio dovere contro la Yingluck per l’oneroso progetto di sostegno al prezzo del riso. Questa accusa penale è giunta anche dopo che la Yingluck era stata messa sotto accusa retroattivamente e le era stato vietato la partecipazione alla vita politica per cinque anni dall’assemblea legislativa nominata dai militari su accusa simile a gennaio scorso.
Sebbene Yingluck si sia dichiarata innocente promettendo di rispondere alle accuse in tribunale, gli analisti di Bangkok e diplomatici credono che la minaccia di dieci anni di carcere e la poco credibile indipendenza della magistratura sotto il regime militare la condurranno probabilmente, a meno di un compromesso politico dell’ultimo momento, a seguire il fratello in esilio. Tantissimi perseguitati sostenitori di Thaksin sono scappati in esilio dopo il golpe stabilendosi in Europa, Giappone e Filippine.
Alcuni credono che Thaksin abbia rotto il suo silenzio del dopo golpe per la frustrazione sulla nuova bozza costituzionale e per le elezioni sempre rimandate, fino al recente rimando a settembre 2016. Vari articoli della bozza costituzionale, tra i quali un sistema di voto rappresentativo misto, la possibilità di un primo ministro non eletto e di misure che indeboliscono i partiti politici, sembrano disegnate a impedire a Thaksin e i suoi partiti di riprendere il loro dominio politico passato.
Thaksin non aveva apertamente criticato la bozza costituzionale mentre i suoi alleati del Puea Thai, tra i quali vi è Pongthep Thepkanjana, negoziavano con gli estensori della bozza per emendare alcuni punti chiave. Comunque la posizione diThaksin sulla bozza costituzionale era stata posta in un messaggio su LINE ad un interlocutore straniero coinvolto negli sforzi di riconciliazione. Il messaggio diceva: “Nessuno si fida di questa costituzione. Le lucertole non possono depositare le uova dei cigni.” In un suo messaggio più sottile su Instagram, da poco riattivato, Thaksin scriveva di provare “compassione” per il governo militare ma lamentava che le sue azioni ultime avrebbero causato “divisione”.
Inatti la futura stabilità dipenderà da come Thaksin e il suo campo politico ora addormentato risponderà alle minacce e alle prospettive ancora minori con la nuova costituzione. C’erano già accenni di dissenso. Lo scorso mese le autorità di controllo hanno chiuso Peace TV, una stazione di notizia via satellite legata alle magliette rosse, per aver violato le line guida della giunta a proposito di notizie accettabili. Ad arpile la polizia e i militari perquisirono la televisione dopo che l’ex comandante, ex primo ministro ed alleato di Thaksin Chavalit Yongchaiyudth negò in TV la responsabilità di un attacco con autobomba sull’isola turistica di Koh Samui.
Le autorità hanno dato la colpa di una serie di bombe di piccola taglia, tra le quali una in un grande magazzino ed un’altra al tribunale penale, a magliette rosse impazzite. Altri analisti credono che i sostenitori del regime abbiano messo su questi piccoli attentati per giustificare il regime di stretta sicurezza di Prayuth, che prima era definito dalla legge marziale e che è attualmente gestito secondo l’articolo 44 della costituzione provvisoria. Prayuth aveva detto ripetutamente che le elezioni potevano essere spostate per ragioni di sicurezza.
In precedenza si credeva che Thaksin fosse contento di attendere in disparte e permettere che il governo militare di Prayuth presiedesse alla delicata successione reale nella scomparsa dell’anziano e malato re Bhumibol. Molti sentivano che il golpe, portato avanti dalle truppe fedeli all regina, era servito a consolidare il suo desiderio che suo figlio erede, Maha Vajiralongkorn, sia incoronato come prossimo monarca. E’ anche lo scenario della successione che Thaksin e molte magliette rosse amano.
Le ultime rivelazioni dello scorso anno di una rete criminale estesa, gestita da membri della famiglia della ex consorte del principe ereditario, hanno comunque rinnovato le speculazioni su altre possibili alternative. A sua volta la vistosa presenza di massa alla celebrazione del 60° compleanno della principessa Sirindhorn il 2 aprile, segnata da una proliferazione sponsorizzata ufficialmente di bandiere color porpora con suo simbolo reale, aveva segnalato che molti Thai avrebbero accettato la sua ascesa al trono.
Questo spiegherebbe perché Thaksin abbia mirato al Consiglio dellaCorona piuttosto che alla costituzione del governo del golpe e alla questione temporale delle elezioni per rompere il suo silenzio. In alcuni scenari di successione, il Consiglio della Corona ha legalmente il potere di nominare una principessa a succedere al trono, cosa che l’Assemblea legislativa Nazionale nominata dal golpe sosterrebbe con ogni probabilità.
Nell’accusare i consiglieri della Corona di giocare un ruolo nel golpe antidemocratico, Thaksin ha suggerito che il proprio campo potrebbe sfidare l’autorità del consiglio della corona e la sua legittimità quando giungerà il momento di incoronare il nuovo re.
Shawn W Crispin, Cresce di nuovo lo spettro della instabilità in Thailandia, Thediplomat