Grandi folle hanno dato vita a proteste nelle grandi città della Malesia peninsulare dopo le elezioni generali incrinate da denunce di irregolarità e dalla compravendita di voti. La sfida lanciata dalla coalizione di opposizione, mentre la protesta si diffonde in tutto il paese, ha le potenzialità per destabilizzare il nuovo governo del vecchi leader Najib Razak.
Dopo tre giorni dalle elezioni del 5 maggio nello stato centrale di Selangor oltre 100 mila persone hanno riempito lo stadio nella prima protesta generale. Altre migliaia hanno partecipato alle proteste simultanee alla Rusila Mosque a Terengganu sulla costa orientale malese. A questa sono seguite altre manifestazioni che hanno portato altre centomila persone nello stadio di Penang il giorno 11 maggio.
Ad Ipoh altri 30 mila hanno riempito le strade della capitale del Perak ed altre manifestazioni si attendono questa settimana come a Johor Bahru e Kuantan. In tante città estere, Melbourne, Taiwan e Singapore, i malesi si sono radunati in piccoli gruppi per protestare. In tutte le manifestazioni i manifestanti vestivano di nero per simboleggiare il blackout della democrazia in Malesia. Il capo di fatto del Pakatan Ryakat, Anwar Ibrahim, e gli altri capi della coalizione hanno fatto discorsi di denuncia delle irregolarità e delle frodi all’elezione, ed hanno presentato il problema anche a livello internazionale presso le grandi agenzie di informazioni.
In una campagna elettorale che ha messo alla berlina la corruzione rampante e il nepotismo nella coalizione di governo del BN, la coalizione del PR ha conquistato il 51% del voto popolare, ma con i collegi elettorali manovrati in favore delle aree meno popolate, feudo elettorale del BN, il partito di opposizione del PR ha conquistato appena il 40% dei 222 seggi parlamentari.
Il PR ha mantenuto i governi negli stati più ricchi di Penang e Selangor, dove governa dal 2008, e lo stato della costa orientale del Kelantan perdendo di misura nello stato del Kedah.
Nonostante abbia conquistato meno della metà del voto popolare, il BN controlla 10 su 13 stati solo per merito del suo taglio opportuno dei collegi elettorali. Nello stato del Perak, che il PR conquistò nel 2008 per perdere il potere solo perché alcuni passarono al BN, il BN ha vinto solo il 43% del voto popolare conquistando però l’assemblea dello stato con 31 seggi contro i 28 del PR.
Un membro del comitato direttivo di Bersih, Pillay, nota che l’ultima ridisegnazione dei collegi fu fatto nel 2003 e la ridefinizione dei confini richiede una maggioranza semplice in Parlamento e nelle assemblee dello stato, mentre ci vuole una maggioranza dei due terzi per accrescere il numero di parlamentari.
I tre partiti che formano il PR sfideranno i risultati elettorali in 30 collegi elettorali dove il BN ha vinto con una maggioranza esigua ed hanno 21 giorni per presentare i ricorsi al tribunale. Potrebbero anche portare in tribunale anche i problemi della compravendita di voti e le questioni costituzionali in relazione al governo provvisorio. Bersih che nel passato ha fatto molte manifestazioni di massa contro le manipolazioni percepite del sistema elettorale fatte dal BN in proprio favore, ha detto che istituirà un “tribunale del popolo” per indagare sulle accuse di frode e di irregolarità.
Najib da parte sua ha affermato che “uno tsunami cinese” ha condannato con il voto i candidati del BN in tante aree urbane. Il giornale Utusan Malaysian, di proprietà del partito UMNO di Najib, diede il segnale con un titolo di testa e nelle pagine dopo che chiedeva: “Cosa vogliono di più i cinesi?” L’insistenza con cui il BN vede cambiare rapidamente il panorama politico del paese attraverso una prospettiva razziale è consistente con il suo vecchio stile di fare politica che si basa teoricamente su una condivisione del potere su base razziale ma che in realtà è dominato dall’UMNO essenzialmente malay.
Non potrebbe essere più chiaro il contrasto con l’autoproclamata nuova politica del PR. I dimostranti di tutte le etnie hanno detto di rappresentare uno “tsunami malese” che chiede il buon governo, elezioni pulite ed eque e la fine della corruzione e delle pratiche del BN di sfruttare le divisioni etniche.
“Alcuni commentatori qui non hanno capito nulla: non diciamo che l’opposizione prenderà il posto del governo o se le elezioni possono essere verificate e la frode vista. No, il cambiamento reale è che i Malesi di tutte le razze e per lo più della città, a cominciare da Selangor e poi agli altri stati, dicono al governo attuale: hai perso il mandato popolare per guidare e governare” così dice Jeremiah Liang in un blog.
La polizia ha risposto minacciando 28 oratori ad una manifestazione recente di sedizione, punibile con la prigione, accusa da sempre usata dal BN per finire la critica al suo governo. Gli organizzatori delle varie manifestazioni saranno indagati per aver violato la legge di Assemblea Pacifica che richiede un preavviso di dieci giorni alla polizia. Se il governo dovesse fare degli arresti di massa, la situazione potrebbe degenerare, secondo alcuni analisti, verso l’instabilità.
Resta da vedere fino a che punto sia possibile provare la compravendita di voti negli stati fondamentali del Borneo di Sabah e Sarawak al punto di capovolgere il risultato elettorale. I partiti del BN si troveranno di fronte significativi blocchi alle indagini nelle aree interne e difficilmente accessibili da tempo controllati dai politici del BN.
Comunque in una denuncia importante, il gruppo di riforma sociale Aliran trovò persone che facevano la coda per essere pagati, con somme che andavano da 40 a 50 euro, nel fine settimana in alcune località non descritte, con dei voucher ricevuti prima delle lezioni. Alcuni di questi in attesa non hanno ricevuto i soldi e fu loro detto che sarebbero stati pagati solo se il candidato avesse poi vinto.
Altri dicono che la fonte reale delle frodi sta nell’integrità delle elezioni. Il BN aveva assegnato tessere di identità o i documenti di cittadinanza che avrebbero permesso di votare agli emigranti in Sabah (filippini ed indonesiani). Questa consegna è stata soggetta all’inchiesta di una commissione reale ma poi rinviata in anticipo delle elezioni. La commissione elettorale ha ricevuto pesanti critiche per aver fatto usare inchiostro indelebile che scompare dopo un leggero lavaggio. Considerato che ci sono 260 mila tra personale dei militari e della polizia che votano anticipatamente, cinque gironi prima, il problema ha sollevato preoccupazioni che ufficiali fedeli al BN abbiano potuto votare più di una volta.
L’attenzione del PR alle irregolarità elettorali e all’aggiustamento dei collegi elettorali forse tradisce un po’ l’incapacità del PR di raggiungere le popolazioni delle aree rurali col suo messaggio di governo pulito, a causa del forte controllo sulla televisione, le radio e i giornali da parte del partito BN e dai governi federali legati al BN e per la scarsa penetrazione delle notizie legate alla diffusione della rete informatica nelle aree interne.
Forse il messaggio del PR, se ha raggiunto le aree rurali, non ha avuto la stessa risonanza che ha avuto nei centri urbani. Per esempio la sua promessa di ridurre i pedaggi autostradali, di dare libero accesso all’istruzione superiore e la spinta verso il buon governo non trovava la risonanza popolare in aree remote di Sabah e Sarawak, dove la politica di “cassa” del BN ha mantenuto la fedeltà dei votanti.
Tra molti cittadini delle campagne e anche di città c’erano senza dubbio paure di perdere qualcosa se le politiche di affermazione positiva del BN erano rimpiazzate dalla promessa del PR di più meritocrazia nella distribuzione dei finanziamenti statali. Mentre il PR aveva indicato che avrebbe adottato un approccio più legato ai bisogni che alla razza, le vecchie insicurezze rimangono.
Nella campagna del PR c’erano altri punti di debolezza sull’allocazione dei seggi tra i pariti componenti che hanno portato a varie competizioni multiple che hanno diviso i voti in varie aree pro PR. La tardiva selezione dei candidati ha dato loro anche poco tempo per familiarizzare con l’elettorato nel breve periodo della competizione elettorale.
Nonostante queste debolezze, Answar ha annunciato che terrà altre manifestazioni. Mentre sembra impossibile che questo movimento potrà modificarsi in qualche cosa come la Primavera Araba capace di capovolgere il risultato, le manifestazioni e le accuse fanno pressione su Najib che lotta chiaramente per comprendere l’erosione del sostegno popolare.