Il primo ministro malese Najib Razak ha gettato il guanto verso l’opposizione politica nazionale con un insieme di riforme politiche in Malesia, all’apparenza forti, che hanno lo scopo di riconquistare l’appoggio popolare perso prima delle elezioni generali da tenersi nel 2013. Gli analisti credono che le promesse di riforma indichino una mossa verso elezioni anticipate che secondo alcuni si terranno alla fine del prossimo anno.
I cambiamenti, annunciati in un discorso alla vigilia della Giornata dell’Indipendenza malese, comporteranno la sostituzione della Legge di Sicurezza Interna (ISA) e dell’Ordinanza di Emergenza che sono state usate storicamente dalle autorità per reprimere il dissenso pubblico attraverso provvedimenti che permettono la detenzione senza processo.
Najib ha anche promesso di cambiare il regolamento dei media che richiede di richiedere ogni anno il permesso di pubblicazione, un codice che ha creato una cultura di autocensura tra i giornalisti malesi, e di adeguare le leggi che regolano gli assembramenti pubblici agli standard internazionali. Secondo una dichiarazione dell’ufficio di Najib, i cambiamenti proposti “rappresentano la più grande scossa al sistema malese dalla sua indipendenza nel 1957.”
Benché l’annuncio abbia ricevuto il benvenuto generale, ci sono varie domande sulle motivazioni del premier. Dopo la manifestazione del Bersih2 del 9 luglio scorso, in cui decine di migliaia di persone scesero in piazza per chiedere una riforma elettorale dimostrando una rara manifestazione di dissenso politico, Najib, con le elezioni all’orizzonte, è apparso spiazzato politicamente. La sua posizione si è complicata con i segni di un rallentamento dell’economia, di una inflazione che cresce e con la richiesta di un gruppo di difesa dei diritti umani malese che spinge affinché i giudici vadano in Francia ed includano, nelle indagini in corso sulla vendita di armamenti, una commissione pagata per la vendita dei sottomarini francesi Scorpion alla Malesia.
Le ultime elezioni generali del 2008 hanno visto la coalizione del BN perdere la maggioranza parlamentare del due terzi per la prima volta dall’indipendenza, segnando la prima possibilità reale di poter eleggere un governo alternativo. L’opposizione della Alleanza Popolare vinse il controllo di 5 dei 13 stati federali di cui è composta la Malesia.
L’opposizione, che nel dopo elezioni perse un po’ di smalto, oltre al controllo di uno stato, sembra aver riguadagnato l’iniziativa di recente con l’alleanza con gruppi della società civile insoddisfatti della status quo. Questo, secondo gli analisti, ha forse forzato la mano a Najib e, secondo Bridget Welsh, “la società civile e l’opposizione fissano l’agenda” mentre Najib “per sopravvivere politicamente ha imbracciato la via della riforma politica.” Il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim ha salutato positivamente da parte sua la proposta abolizione dell’ISA, di frequente usata dal governo contro chi si opponeva al governo.
Najib ha detto che nuove leggi antiterroristiche saranno proposte per rimpiazzare l’ISA a causa della quale sono in carcere ancora 37 persone. I critici sostengono che questa legge è stata usata dalla coalizione del BN, al governo da 1957 senza interruzioni, per limitare il dissenso ed imbrigliare i partiti di opposizione. Dal canto suo Anwar Ibrahim ha invitato alla cautela e vedere se la libertà sarà effettivamente garantita e cosa sostituirà effettivamente la ISA.
Questa legge fu introdotta dal governo malese per la prima volta nel 1960, dopo un anno che era stata tolta la legge di Emergenza, proclamata dagli inglesi nella Malesia del dopo guerra per poter dichiaratamente affrontare l’insorgenza comunista ma anche per controllare la sfida posta dai gruppi della sinistra e da quanti premevano per l’indipendenza dal giogo coloniale.
Negli anni 60, l’ISA fu usata non solo contro i comunisti dichiarati fuorilegge ma anche contro i capi del Labour Party fortemente ferito dagli arresti e contro ogni opposizione politica e sindacale. Nel 1987 ci furono arresti di massa quando più di un centinaio di dissidenti furono arrestati in un momento delicato per l’allora premier Mahathir che si trovava di fronte una sfida interna al suo partito.
L’opposizione a questa legge è cresciuta in modo esponenziale fino agli anni 90. Nel 2009 50 mila persone si riversarono per strada per chiedere l’abolizione della legge. Sin da allora l’arresto dei dissidenti politici è stato affrontato con petizioni, vigilie a lume di candela e preghiere. I sondaggi online hanno mostrato che sempre più grandi numeri sono contro la legge. Alcun notano che quando sei attivisti del Partito Socialista furono arrestati a luglio senza processo il governo invocò l’Ordinanza di Emergenza piuttosto che la ISA impopolare.
Inoltre un cablogramma del 2007 della Ambasciata USA a Kuala Lumpur esprimeva serie preoccupazioni sull’uso della ISA. “L’approccio dell’intelligence malese non si focalizza sullo sviluppo di prove legalmente ammissibili contro i sospettati e quindi limita la potenziale cooperazione con corpi dello stato degli USA”.
Le informazioni ricavate da terroristi detenuti secondo questa legge “non si traducono in prove ammissibili in tribunali americani o malesi. Questo riduce l’utilità del trattato di assistenza legale reciproca con la Malesia.”
Inoltre la mancanza di processi per più di 100 terroristi sospetti e la natura segreta della loro detenzione ISA “hanno limitato la coscienza pubblica e la comprensione della minaccia terroristica”, faceva notare il cablogramma che aggiungeva “alcuni oppositori politici malesi ed attivisti asseriscono scorrettamente che la presunta pressione americana sia responsabile per la Malesia dell’uso della ISA contro terroristi sospetti.”. Il cablogramma suggeriva di migliorare le capacità degli agenti dell’intelligence malese per migliorare le capacità di applicazione della legge. Non è chiaro se gli USA abbiano invitato Najib a cambiare la legge in favore di una legislazione antiterroristica.
Intenzioni da verificare
E’ quindi una reazione comune tra i militanti che le riforme di Najib saranno più un lavoro di cosmesi che sostanziale e la sostanza repressiva delle vecchie leggi sarà ora sepolta nelle nuove leggi che portano nomi più politicamente corretti. Si nota inoltre come in Najib, o nel partito al governo (UMNO), ci sia poco da registrare che indichi un qualunque apprezzamento delle leggi dei diritti umani.
Infatti la reazione della polizia alla manifestazione del 9 luglio fu di mano pesante e senza ricerca di compromessi dopo che il governo di Najib aveva fatto di tutto per impedire la manifestazione stessa. Najib ed altri rappresentanti, prima della manifestazione, l’avevano dichiarata illegale ed avevano fermato 250 sostenitori del Bersih2 alcuni dei quali solo per il fatto di vestire il colore giallo.
Tra i proposti emendamenti annunciati da Najib c’è la rivisitazione della legge di libero assemblea che, benché tutta da scrivere, “porterà la Malesia in linea agli standard internazionali mentre assicurerà che la polizia mantenga il potere di prevenire scenari violenti sulle strade della nazione”.
Le riforme proposte attendono di essere scritte ed approvate dal parlamento. I politici della maggioranza hanno già sgonfiato le speranze di un cambiamento legale reale ed il ministro degli interni Hussein dichiara che la legge Patriottic Act statunitense e la legge Anti-Terrorism Act possono costituire dei modelli per le nuove leggi che sostituiranno l’ISA.
Benché si parli di rispettare il diritto di assemblea, se si deve giudicare dalle azioni legali punitive contro i manifestanti del Bersih2, il governo è chiaramente contrario a dimostrazioni di strada future. Circa 30 oppositori politici devono subire il processo ad ottobre con l’accusa di aver promosso una “organizzazione illegale” ed essere in possesso di materiale “sovversivo”.
Greg Lopez, ricercatore malese alla ANU, ha scritto che “mentre danno il benvenuto questi annunci sono soltanto annunci” ricordando che Najib non ha dato seguito ai cambiamenti promessi e che “di fatto ha invertito la maggior parte delle sue politiche dopo averle annunciate sull’onda della pressione pubblica”. Infatti i discorsi di Najib ha tralasciato un certo numero di politiche delicate focalizzando soltanto sulle riforme politiche e dei diritti, e tenendosi alla larga dalle relazioni delle fazioni etniche e religiose.
Sin da quando le morali rivolte razziali del 1969hanno messo in luce la rabbia malay contro la dominazione presunta dei cinesi del commercio nazionale minacciando la stabilità politica, la Malesia ha mantenuto una “Nuova Politica Economica” (NEP) il cui scopo era l’innalzamento delle condizioni di vita, l’educazione e l’apertura agli affari per la etnia Malay che costituisce il 60% della popolazione malese.
I critici dicono comunque che lo schema è alquanto datato poiché i malay si sono da allora mossi verso l’alto della scala socio-economica e le disparità interetniche si sono allargate. La NEP inoltre è stata largamente accusata di facilitare la corruzione ed il patronato e minare l’attrazione malese nei confronti dell’investimento estero e della competitività economica internazionale.
Najib sin dalla sua nomina a primo ministro nel 2009 ha provato ad armeggiare con la NEP lanciando persino a marzo un Nuovo Modello Economico che prometteva il raddoppio del reddito per il 2020. Sono in molti tuttavia a pensare che la sua riforma incrementale del NEP non sia andata poi troppo lontano.
Secondo un altro cablogramma del febbraio 2010 dell’ambasciata americana a Kuala Lumpur, “Attuare una NEM robusta sarà anche più difficile dal momento che il PM dovrà affrontare una maggiore opposizione dal suo stesso partito politico, particolarmente da quei membri che temono di perdere i seggi parlamentari se si smantellasse l’attuale sistema di patronato”
Per alcuni analisti uno smantellamento della NEP potrebbe portare ad una divisione nel campo di Najib. Si dice che il primo ministro sia in lotta con elementi estremisti del partito che vogliono la sua rimozione, e la mossa delle riforme potrebbe fare parte di uno sforzo di mantenere l’iniziativa rispetto all’opposizione interna. Ibrahim Suffian del Merdeka Center, che attualmente conduce i sondaggi politici in Malesia, ha dichiarato che “il test cruciale rispetto a questa mossa sarà come gestirà la reazione dei suoi oppositori interni nel partito e della polizia”
tratto da AsiaTime Online, di Anilnetto e Simon Roughneen