Terre rare e le politiche interne Malese ed statunitense

Mentre le nazioni occidentali ed il Giappone provano ad aggirare il dominio cinese nel settore tanto cruciale quanto mal nominato delle terre rare, un sito di produzione destinato in Malesia che potrebbe cambiare le regole del gioco sembra diventare un problema elettorale importante mentre la nazione si prepara ad andare al voto.

reflui da terre rare

I partiti politici di opposizione e i militanti locali del Kuantan, dove la industria Lynas australiana spera di costruire un impianto di trattamento dei minerali di terre rare scavate in Australia, protestano contro il progetto. L’impianto fornirà “un punto cruciale per un rifornimento di origine non cinese dei metalli delle terre rare” sostiene Yaron Voronas del Centro di tecnologie delle Terre Rare (TREM).

Si tratta di 17 elementi che non sono affatto rari, ma difficili da estrarre in quantità commerciali, che stanno acquistando in questi ultimi anni un’importanza economica strategica in quanto componenti dell’alta tecnologia la usano come telefonini, computer, apparecchiature militari ed altro. La Cina attualmente gestisce il 95% delle terre rare commerciabili a fronte di depositi che si aggirano attorno al 35% delle totale poiché le attività minatorie e di processo sono state ristrette a causa di molte preoccupazioni ambientali.

Le stesse preoccupazioni hanno animato le proteste contro il sito malese proposto che attende una Licenza Temporanea Operativa da parte dell’Agenzia dell’energia nucleare malese, emessa a febbraio ma poi sospesa per le proteste e l’appello dei cittadini e dei militanti che si sono espressi contro il progetto.

La diatriba sembra indissolubilmente legata alla politica faziosa malese in un momento che vede una speculazione crescente per cui il primo ministro malese Najib starebbe per indire le elezioni generali, probabilmente con la chiusura delle scuole per festività a giugno. Nel frattempo i partiti dell’opposizione riprenderanno le dimostrazioni pubbliche il 28 aprile dopo che le proposte di un comitato parlamentare per la riforma elettorale sono state dichiarate scorrette dal leader dell’opposizione Anwar Ibrahim, il quale spera di poter condurre la coalizione d’opposizione alla vittoria elettorale che strapperebbe il governo dalle mani dell’UMNO che ha comandato nel paese sin dalla liberazione del 1957 dalla Gran Bretagna.

Nelle ultime elezioni del 2008 l’opposizione ha guadagnato e spera che nelle prossime elezioni le sue speranze non siano vanificate da un sistema elettorale manipolato. Dopo le proteste a Kuala Lumpur con decine di migliaia di persone che cercavano di cambiare il modo in cui si tenevano le elezioni, il comitato parlamentare ha emesso 22 raccomandazioni tra le quali si suggeriva che la Commissione Elettorale operasse separatamente dal governo e che il periodo di campagna elettorale sia esteso almeno ad un periodo ancora breve di 10 giorni dagli attuali 7.
Il governo non è costretto ad implementare le raccomandazioni, alcune delle quali il capo del gruppo di riforma elettorale Ambiga Sreenavasan ha già detto di non accettare, mentre altre erano accettabili.

L’impianto delle terre rare di Kuantan si sta trovando ad essere impigliato in questo scontro preelettorale, mentre la Lynas afferma che il progetto è “sicuro per chi ci lavora, per le comunità e l’ambiente circostanti”, citando anche l’affermazione della IAEA secondo cui “i regolamenti e le leggi malesi sulle radiazioni sono comprensive e conformi agli standard dell’IAEA.”

Mentre al momento non è giunta alcuna replica da parte degli attivisti anti Lynas, Ambiga Sreenavasan, che ha guidato il movimento Bersih2 per la campagna di riforma della legge elettorale, ha confermato che i gruppi antiLynas parteciperanno alla manifestazione del 28 aprile prossimo dicendo che “la loro causa è urgente quanto la nostra”. La Lynas da parte sua ha detto che “l’impianto è soggetto ad una campagna deliberata e fortemente politicizzata basata su menzogne e disinformazione”.

Se venisse cancellato il progetto, a rimetterci potrebbe essere anche l’immagine di una Malesia facile per chi investe. Secondo Alyson Warhurst, di un’agenzia di valutazione dei rischi politici e di affari, l’impianto è cruciale per le aspirazioni del primo ministro di trasformare il paese in una economia di alte entrate e rapida crescita per il 2020.” Se il progetto dovesse essere vanificato dalle proteste pubbliche o da ragioni politiche locali, “non sarebbe un segnale di benvenuto ad altre multinazionali che pensano ad un investimento nel paese.”

Mentre il destino dell’impianto proposto avrà implicazioni più vaste per la Malesia, sta a cambiare il modo in cui il mercato sempre crescente delle terre rare lavora. Se il progetto va a completezza farà della Malesia il secondo produttore di terre rare al mondo ed un fornitore essenziale per le ditte giapponesi che attualmente dipendono dai rifornitori cinesi.
Le paure che Pechino possa usare il proprio dominio per strangolare i rifornimenti emerse nel 2010 quando impose un embargo sulle esportazioni dei materiali al Giappone, dopo una lite diplomatica con l’arresto di un capitano di vascello da pesca cinese che avrebbe provato a speronare una imbarcazione della marina costiera giapponese vicino alle isole Senkaku controllate dal Giappone e contese dalla Cina che le chiama Diaoyu.

La faccenda delle terre rare si è intrecciata anche con la politica nazionale USA mentre le relazioni USA CINA diventeranno importanti nelle prossime elezioni presidenziali del 2012. Il presidente Obama, in risposta alla ricerca di posizione nelle notizie da parte dei candidati repubblicani, ha preso ad attaccare la Cina, mentre US, Europa e Giappone hanno annunciato una protesta unitaria al World Trade Organizzation sulle restrizioni cinesi al commercio delle terre rare e al trattamento presunto preferenziale per le compagnie nazionali che le usano e per le industrie straniere che producono in Cina.

In un recente rapporto del Pentagono si fa notare che l’industria della difesa USA per il 2013 avrà soltanto fornitori nazionali per la propria necessità di terre rare, basandosi forse su una compagnia californiana che ha ripreso l’estrazione dei minerali negli USA. Ma secondo un Jack Lifton, esperto per le industrie di terre rare, “il governo USA sta facendo tutto male se l’obiettivo è di mantenere gli USA autosufficienti nel campo delle terre rare”, credendo che il WTO farà solo abbassare i prezzi per le terre rare e rendere impossibile la sopravvivenza di un’industria americana nel campo.

Perciò sembra improbabile che le industrie USA possano soddisfare alla domanda di terre rare basandosi sulla mera fornitura domestica. Il rapporto citato del Pentagono inoltre specifica che il bisogno della difesa rappresenta una piccola frazione del consumo USA. Quindi la vicenda Lynas Malesia assume importanza maggiore agli occhi delle compagnie quali la Apple ed altre che hanno gran bisogno di terre rare per i loro prodotti.

Simon Roughneen Asiatimes

Le Terre rare in Malesia. Tecnologia della Lynas, ambiente e sviluppo

Se non ci fossero imprevisti, la Malesia si dovrebbe sfregare le mani di felicità per il confronto grande che si comincia a manifestare tra Cina e occidente sulle limitazioni cinesi alle esportazioni di terre rare cinesi.

La Cina ha avvisato gli USA, l’Europa e il Giappone che rischiano una forte reazione negativa sulle sfide poste all’Organizzazione mondiale del Commercio sulle restrizioni alle esportazioni di 17 minerali di terre rare che sono un ingrediente critico per prodotti che vanno dall’Iphone ai missili balistici intercontinentali.

Lynas Malesia

Altre nazioni hanno cessato da tempo le produzioni dei minerali di terre rare a causa degli effetti negativi che l’estrazione e la lavorazione hanno sull’ambiente. La Cina, in ritardo, ha vissuto gli stessi sentimenti occidentali dopo aver capito che le pratiche di miniera al di sotto dello standard avevano comportato disastri ambientali e ha quindi ridotto la produzione portando i prezzi alle stelle.

Questo dovrebbe lasciare la Malesia, dove una industria australiana sta cercando di aprire la più grande industria di trattamento delle terre rare al mondo, in una posizione di forza.

Lynas Malaysia ha ricevuto una licenza temporanea per operare con le strutture che sono in costruzione dall’anno scorso.

Il piano di Lynas è di estrarre i minerali a Mount Weld a 100 km da Freemantle in Australia, spedirli via nave in Malesia dove sono trattati nell’impianto di Gebing, vicino alla città di Kuantan nello stato di Pahang.

Da lì i materiali estratti di terre rare sono inviati via nave in Giappone, USA e Europa che sono tutti in forte richiesta in seguito all’azione cinese. Ma il progetto, sostenuto dal governo malese, ha trovato l’implacabile resistenza dall’opposizione tripartitica del Pakatan Rakyat che considera come un’istanza notevole di campagna, indipendentemente dai meriti.

Il tentativo di impedire l’apertura dell’impianto è diventato uno dei problemi più grossi tra il partito di governo, Barisan Nasional, e l’opposizione in una elezione che si pensa essere indetta subito, maggio o giugno, secondo alcune notizie interne all’UMNO.

A causa della natura emotiva delle istanze ambientali e poiché l’atmosfera si sta surriscaldando per le elezioni, è certo che non va via. I critici vogliono che il governo fermi la sua costruzione e faccia sì che l’ente nazionale di energia atomica inverta la propria decisione di garantire alla Lynas una temporanea licenza operativa di prova di due anni.

In una manifestazione a Kuantan si sono presentate 15 mila persone, considerata la manifestazione ambientalista più grande e più diversa della storia malese. In aggiunta al fatto di essere diventata un’istanza fondamentale elettorale, l’impianto è cruciale per le aspirazioni del primo ministro Najib di trasformare il paese in una nazione sviluppata ed ad alto reddito per il 2020.

A questo piano è cruciale la capacità di attirare investimenti esteri diretti (FDI) che sono in stagnazione profonda. Benché le entrate di FDI siano salite a quasi 11 miliardi di dollari nel 2011, con un forte incremento in investimenti nei servizi, FDI uscenti nel 2010 sono anch’essi saliti ad oltre 13 miliardi di dollari secondo la Asian Development Bank.

Per il 2011 non ci sono cifre. Sfortunatamente molto del FDI apparso vanno all’industria estrattiva di Sarawak e Sabah piuttosto che nel manifatturiero o nell’industrializzazione. Una protesta pubblica che chiudesse l’impianto non sarebbe un segnale di benvenuto per le multinazionali che pensano ad investimenti nel paese.

L’opposizione alla Lynas ha assunto caratteristiche più varie nell’atmosfera politica spesso dura. Per esempio, si è intrecciata con la “legge di pacifica assemblea” approvata in Parlamento lo scorso novembre.

Najib ha esaltato questa legge come una delle riforme delle restrizioni dell’era coloniale precedente sul diritto di assemblea ed altre istanze.

Comunque il Malaysian Bar Council ha lamentato che la nuova legge è di fatto più restrittiva della precedente poiché proibisce proteste di strada, l’organizzazione di manifestazione da parte di giovani con meno di 21 anni e la partecipazione di giovani sotto i 15 anni e l’imposizione di un sacco di restrizioni sugli organizzatori.

I manifestanti hanno collegato le due istanze tenendo una serie di marce e manifestazioni per tutto il paese, compresa una in Penang ed una nel nord nel tardo febbraio, in cui sono scoppiati incidenti violenti quando fazioni vicine al governo hanno attaccato gli attivisti anti Lynas gettando contro di loro sassi ed altri corpi contundenti.

I manifestanti hanno trovato una rispondenza alla loro protesta quando hanno considerato un impianto della Mitsubishi Chemical a Bukit Merah nello stato settentrionale di Ipoh dove negli anni 80 operava un impianto di terre rare che è diventato poi un disastro ambientale.

L’impianto fu chiuso nel 1992 per le accuse di inquinamento vasto di acque di falsa e di aver causato la morte per leucemia e difetti genetici alla nascita ai bambini che vivevano nella zona.

Il sito di Bukit Merah, dopo venti anni, resta uno dei siti da ripulire con rifiuti radioattivi più grandi in Asia nono stante il fatto che la Mitsubishi abbia assunto la responsabilità dell’inquinamento e abbia immesso 100 milioni di dollari per la pulitura, nonostante abbia pagato i risarcimenti per le morti e le malformazioni.

Lynas ha finora accettato restrizioni stringenti sia da parte del governo che dell’Agenzia mondiale dell’Energia Nucleare, benché i manifestanti dicano che la compagnia debba ancora produrre un piano di gestione dei rifiuti e delle acque e che i materiali radioattivi potrebbero finire nelle acque sotterranee, come in Bukit Merah come pure in mare.

La scorsa settimana il ministro del Commercio e dell’Industria Mustapa Mohamed, in un comunicato congiunto con il ministro di Pahang Adnan Yaakob, ha detto che il governo “ha ordinato alla Lynas di garantire e pianificare la fornitura di un impianto permanente di discarica di rifiuti lontano dalla popolazione umana come raccomandato dall’agenzia Mondiale.

Se non ci riesce la Lynas ha già espresso la volontà di portare i residui fuori dalla Malesia”.

Lynas ha detto che l’elemento più radioattivo, Torio, nel suo stato grezzo a Mount Weld è 50 volte meno radioattivo che a Bukit Merah, e ha aggiunto che prodotti di rifiuto con bassi livelli di torio potrebbero essere convertiti in prodotti secondari sicuri come aggregati di cemento per la costruzione di strade.

“In termini pratici, a questi livelli, l’esposizione alle radiazioni è minore che se si prende un aereo o si usa un telefonino.” ha detto la Lynas, affermando che si preparava ad assicurare il governo per una gestione sicura di ogni altro residuo una volta che l’impianto fermasse le operazioni, senza però dare dettagli.

Nel frattempo la Malesia rischia di perdere il treno, considerato che secondo Wall Street Journal ci sono 419 progetti di terre rare in attesa di partire in 26 nazioni differenti a causa del prezzo schizzato alle stelle e la controversia si è duffusa?

ASiaSentinel

MALESIA: Le Terre Rare ed il progetto Lynas a Kuantan

E’ sorta la più grande raffineria per i metalli di terre rare al mondo lungo la costa acquitrinosa dai fanghi rossi della provincia malese di Kuantan, e potrebbe ottenere presto il permesso di lavorare, rompendo così il quasi totale monopolio cinese sulle terre rare, ma anche peggiorando la situazione di sovrabbondanza di qualcuno di questi minerali strategici.

La sospensione delle esportazioni cinesi verso il Giappone delle terre rare durante una disputa territoriale del 2010 ha dato vita ad una bolla nel mercato che ha spinto i prezzi fino a 30 volte nella estate scorsa, per poi cadere ai 3 quinti per alcune dei 17 elementi delle terre rare. Questi minerali sono essenziali per moltissimi componenti della tecnologia attuale. E il completamento della presente raffineria ha contribuito al crollo grazie anche alla sua capacità di poter soddisfare alla domanda mondiale.

Si è andati verso l’apertura dello stabilimento nonostante le dimostrazioni di massa per i pericoli delle radiazioni, nonostante le sfide delle regole e il ritiro da parte di uno dei principali fornitori preoccupato per la salubrità della raffineria che è costruita dalla Lynas Australiana.

Raja Adnan, direttore generale dell’Ente nazionale per l’energia atomica malese, in un’intervista telefonica ha detto che la commissione aveva discusso a porte chiuse se dare una licenza iniziale fino a due anni per la raffineria, senza però aggiungere che fosse stata data. La raffineria consiste in una dozzina di edifici sparsi connessi da un labirinto di tubi.

Il suo punto di vista personale era che sarebbe stato opportuno emettere la licenza e monitorare molto attentamente il livello delle radiazioni nella raffineria e nei rifiuti, poiché non si fidava dei modelli in scala pilota che dovrebbero servire a predire come la raffineria avrebbe lavorato.

“Abbiamo ancora il diritto di fermarla e sospenderla e chiuderla” se non dovesse essere gestita in sicurezza, ha aggiunto. Il comitato non ha nessun obbligo di notifica pubblica della decisione, Nè immediatezza di comunicazione alla stessa Lynas. Questo ritardo di annuncio dà ai leader politici nazionali tempo per considerare di posporre o cancellare la licenza stessa, anche se non c’è stato alcun segno in questa direzione, considerato che questo progetto è fondamentale per il piano di sviluppo malese.

Un parlamentare del partito di opposizione del Kuantan, Fuziah Salleh, che si è sempre battuto contro la presenza della raffineria in zona, ha detto che nelle prossime settimane faranno un’azione legale come ultimo possibile tentativo per fermarla. Sono state formulate almeno un migliaio di obiezioni al progetto nell’ultimo giorno utile delle consultazioni.

Nonostante la caduta dei prezzi nella seconda parte dell’anno, essi rimangono alti rispetto a quelli che si avevano prima che la Cina annunciasse un taglio drastico alle esportazioni nel 2009, in seguito alla chiusura permanente di alcune sue raffinerie o al loro rimaneggiamento per una migliore protezione ambientale. Finché questa situazione permane restano forti le premesse economiche per questa raffineria.

Lynas ha provato da vari anni a trovare un sito di smaltimento dei 20 mila tonnellate annue di rifiuti radioattivi a basso livello che si possono produrre, ma non ci è riuscita ancora. L’ente internazionale dell’energia atomica di Vienna raccomandò lo scorso giugno di approvare un piano di smaltimento di lungo termine prima dell’apertura della raffineria. Lynas ora sostiene che si è trovata la soluzione con un piano che richiede l’immagazzinamento fino a venti anni dei rifiuti della raffineria in cavità rivestite di plastica e argilla nella stessa raffineria, più un impegno a trovare un sito per finale di smaltimento e costruirlo. Raja Adnan sosteneva che l’agenzia malese richiederebbe alla Lynas di soddisfare tutti i requisiti dell’ente energetico internazionale rifiutandosi però di specificare se il piano dello smaltimento dei rifiuti proposto dalla compagnia soddisfi detti requisiti.

Dopo aver inviato un gruppo la scorsa primavera su richiesta malese, l’agenzia internazionale raccomandava anche che il progetto includesse la comunicazione e la chiarezza delle informative.

L’ente malese e la Lynas esposero tre copie stampate del progetto rivisitato a disposizione del pubblico per due settimane in quattro località della Malesia, dove potevano essere consultati, su richiesta, per un’ora solo al giorno. I volontari hanno finito per fare a turni per 56 ore per copiare a mano l’intero documento, per poi ristampare in casa e riavere l’intero documento, come ha rivelato la signora Salleh, una militante.

Il presidente della Lynas Nicholas Curtis diceva di usare tecnologia comprovata cinese che avevano migliorato sia per gli aspetti ambientali che di salute umana. “Abbiamo semplicemente preso i processi cinesi, aumentandoli in scala e ripulendoli.” dichiarò Curtis a novembre in Hong Kong.

Le autorità cinesi nei mesi precedenti hanno anche indagato sull’industria dopo che vari sversamenti di rifiuti tossici avevano contaminato migliaia di ettari di terreni negli scorsi decenni.

Lynas ha annunciato la settimana scorsa che le forti piogge monsoniche e alcuni lavori di ingegneria hanno ritardato il completamento della raffineria che sarebbe stata pronta nel secondo quadrimestre di quest’anno, contro l’inizio di produzione previsto per settembre scorso.

I progetti della Lynas prevedono l’estrazione dei minerali dal deserto australiano e la loro concentrazione sul posto, producendo così i minerali delle terre rare con gli inquinanti radioattivi ancora ad essi legati che saranno portati a Kuantan, in Malesia, per l’estrazione finale degli elementi con acidi potenti a d elevata temperatura.

Un contrattempo per il progetto è che uno dei contraenti, Akzo Nobel, si è tirato fuori questo autunno stando ai resoconti degli ingegneri e alle email interne. Il compito della multinazionale olandese doveva essere di fornire delle resine importanti.

La funzione di queste resine è di cementare la fibra di vetro dentro recipienti di cemento armato entro cui tonnellate di minerale grezzo è mescolato con acidi molto corrosivi ad elevate temperature, creando un sistema ideale per disciogliere i minerali ma estremamente difficile da maneggiare perché estremamente corrosivo.

La compagnia olandese è da tempo specializzata nella produzione di queste resine per l’industria mineraria con la produzione di formule segrete di resine capaci di resistere nelle condizioni più spinte di calore e temperatura. La scorsa settimana la compagnia ha detto che avrebbe fornito i prodotti chimici solo nella certezza della sicurezza.

Gli ingegneri coinvolti nel progetto hanno detto, confermato anche da email interne, che la compagnia olandese si è ritirata dopo che le era stato detto dell’installazione delle resine in strutture di cemento armato che hanno problemi con l’umidità sui pavimenti e con le fessurazioni nelle mura, di cui si sarebbe accorta solo questo autunno. Per gli ingegneri è stato un loro dovere professionale dare voce ai problemi di sicurezza insistendo però sull’anonimato per non diventare dei reietti dell’industria.

Akzo Nobel ha dato solo una breve spiegazione al suo ritiro dal progetto. “A causa dei cambiamenti nelle specifiche del progetto, Akzo Nobel raccomanda solo l’uso dei propri rivestimenti nel progetto soggetti a risultati positivi lunghi vari anni. Nella scala temporale attuale del progetto questi test non possono essere completati.”

Curtis dal canto suo confermava il ritiro della Akzo Nobel dal progetto insistendo però che non era a causa dei problemi di sicurezza, senza però precisare meglio, ma dicendo che la Lynas aveva trovato un nuovo fornitore che non era identificato.”

Gli ingegneri coinvolti nel progetto hanno detto che la Lynas stava costruendo recipienti più costosi in acciaio per una seconda fase dell’azienda che avrebbe evitato i sistemi proposti in cemento armato e fibra di vetro. Questo fatto è stato negato da Curtis che ha detto che tutti i recipienti di separazione e di tubazione nella fabbrica erano sicuri secondo gli standard internazionali e malesi. “Sono costruiti secondo le appropriate norme ingegneristiche”

Keith Bradsher, NewYorkTimes,

MALESIA: Le Terre rare, tra inquinamento e politica internazionale

Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici, tra i quali Cerio, Neodimio, Promezio, Olmio, Samario e Disprosio, che sta trovando sempre più largo impiego nei più vari campi delle tecnologie dai superconduttori, ai magneti, ai catalizzatori, alle batterie dei veicoli ibridi, fibre ottiche, alle pale eoliche.

Le Terre rare rappresentano un mercato quindi in rapida espansione anche per il sempre maggior peso delle tecnologie verdi, il cui controllo sarà importante per le politiche di sviluppo degli stati negli anni futuri. I maggiori consumatori sono Giappone e Cina e per alcuni di questi metalli solo quest’anno si è avuto un incremento dei consumi dell’otto per cento. Dal punto di vista della produzione è cosa nota che la Cina controlla il 97% delle terre rare nel mondo controllando in questo modo le risorse necessarie ai giganti della Toyota, della Apple o della Nokia o anche delle Forze Armate americane.

Nel prossimo futuro si pone quindi il problema del controllo del mercato a cui se ne aggiunge un altro altrettanto grave. L’estrazione delle terre rare comporta dei rischi ambientali gravissimi ed i paesi del primo mondo, che annoverano insieme alla Cina le principali aziende produttrici, non si possono permettere di produrre questi elementi in casa propria. Sono quindi produzioni destinate ad essere esportate. L’unica che non le esporta sembra sia la Cina dove però si produce senza alcuna considerazione ambientale e umana.

Questa situazione di predominio quasi totale di Pechino spinge le multinazionali occidentali a costruire nuovi impianti dove possibile, modificando ove necessario anche gli equilibri politici all’interno degli stati.

L’esempio malese è illuminante. Due decenni fa a Bukit Merah sulla costa occidentale malese la Mitsubishi Chemical costruì un impianto di lavorazione delle terre rare ed il costo sia la Malesia e che la Mitsubishi lo stanno ancora pagando. Quasi cento milioni di dollari sono finora stati usati per ripulire parzialmente l’impianto chiuso, la morte di otto lavoratori per leucemia causata dalle alte percentuali di Torio nell’aria. Ora un’altra ditta, la Lynas, sta provando ad aprire un altro impianto sulla costa orientale malese, a Kuantan, provando ad inserirsi in un vuoto che la Cina ha aperto, quando ha dichiarato che taglierà la produzione delle terre rare del 37%. La Lynas formalmente, con l’apertura dell’impianto a Kuantan, offre alla Malesia un ruolo strategico nella produzione delle terre rare. In quell’impianto si lavoreranno i minerali estratti a Mount Weld dove si trova il più vasto giacimento nuovo al mondo dopo essere stati trasportati a Kuantan.

La situazione politica malese impedisce l’apertura immediata dell’impianto, che ha già fatto nascere molte dimostrazioni di opposizione a causa dell’impatto ambientale dei rifiuti, in quanto si avvicinano le elezioni generali e la posta in gioco per il governo è estremamente alta.

D’altro canto la Lynas ha già quasi tutte le autorizzazioni possibili e si è offerta di utilizzare parte dei suoi profitti per affrontare, secondo quanto comandato dall’ente mondiale dell’energia atomica, il problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi che, a detta del ministro Moore dello stato Australia occidentale, comunque non torneranno in Australia.

Di fronte a queste osservazioni e al progetto complessivo di facilitazioni verso i capitali esteri, le promesse del governo, secondo cui tutte le problematiche ambientali e di salute devono essere affrontate prima, suonano come parole vuote. Circa 700 mila persone vivono nel raggio di 30 chilometri dall’impianto e sono pochissimi a fidarsi, specie quando si ricorda quanto successo a Bukit Merah, dove lo smaltimento dei reflui a bassa radioattività avveniva in poverissime condizioni operative in loco, infondendo pochissima fiducia sulla possibilità che il sito potesse durare fino alla fine degli 800 anni necessari per smaltire tutta la radioattività dei materiali.

Ed il problema dello smaltimento è ancora tutto lì, col governo che ha dato i permessi per lo smaltimento in loco e per sempre dei rifiuti del torio, se non si dovesse trovare un metodo per riciclarlo, come imposto esplicitamente al Lynas dal governo australiano. E’ prevista almeno la produzione di 2200 tonnellate di rifiuti a base di torio.

La zona di Kuantan è stata scelta dalla Lynas in considerazione del suo porto, della produzione di gas e altri materiali chimici lì prodotti, e per la presenza di manodopera qualificata, scelta che ben si accorda con la vocazione scelta dai politici locali. La Lynas inoltre ha promesso di cominciare ad elargire parti dei suoi impegni finanziari anche se l’impianto non dovesse entrare subito in produzione.

Nel frattempo sono trapelate alcune informazioni sulle operatività della Lynas in Australia e le denunce di alcuni ingegneri minerari che mettono in guardia contro i rischi di queste lavorazioni quando sono fatte con l’intento di risparmiare: acciai normali invece di acciai resistenti alla corrosione, cementi normali per lo stoccaggio di materiali che richiederebbero cementi a base di polimeri. La scelta della zona dove costruire e le modalità sono anche messe in dubbio: la vicinanza ad una foresta costiera di mangrovie e lungo un fiume; l’inadeguatezza del sistema delle fondamenta per prevenire la risalita dell’acqua per risparmiare sui costi.

Ma di fronte alla prospettiva di un investimento che produrrà quasi 2 miliardi di dollari in terre rare, l’1% del reddito interno malese, molte di queste problematiche passano in secondo piano, specie se poi l’occidente è così preoccupato di quello che potrà succedere nel controllo del mercato di questi prodotti in un vicino futuro.

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