L’inchiostro indelebile è stato ordinato, le scuole messe in stato di allerta, la Malesia si appronta alle elezioni generali che si terranno tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Sfortunatamente per la maggioranza degli elettori che non sostengono il Barisan Nasional, le elezioni non produrranno un cambiamento importante nel modo di gestire il paese da un partito che governa da 5 decadi.
E’ quasi certo che la democrazia soccomberà di nuovo al disegno delle circoscrizioni elettorali in modo epico, mentre l’opposizione è unita solo dal disprezzo per la guida del UMNO che non solo è corrotta in modo sensazionale ma mina le istituzioni dello stato che uun tempo agivano come freno al potere esecutivo e legislativo.
Nelle elezioni del 2013, l’opposizione riunita come Pakatan Rakyat vinse il 52.6% dei voti ottenendo solo 89 dei 222 seggi in parlamento. Sarà differente questa volta? Molti fattori rendono difficile la previsione sebbene sembra esserci un consenso che il BN perderà qualche seggio senza perdere però la maggioranza.
Anche se questa coalizione va male, il primo ministro Najib Razak sembra abbastanza sicuro in considerazione della mancanza attuale di contendenti alla guida del UMNO.
Questa volta ci sono vari fattori che conteranno sul risultato finale.
Uno dei fattori è che l’economia è in ripresa con una crescita sorprendente del 5.6% per i consumi e le esportazioni. Le entrate delle famiglie sono cresciute ma si crede molto che l’inflazione sia sottostimata e che l’IVA introdotta nel 2015 è molto impopolare.
Un altro fattore è quello dello scandalo 1MDB da 3,5 miliardi di dollari che è scomparso come questione immediata poiché il dipartimento di giustizia americano chiede tempo per indagare ciò che è stato definito come il caso maggiore di cleptocrazia mai portato avanti dal ministero. Nonostante la scala e la vicinanza al primo ministro, che ha visto sequestrati negli USA milioni di dollari di proprietà, molti lo vedono come l’ultimo di una lunga serie di episodi. Comunque è parte del diffuso cinismo verso il governo e la guida del UMNO. Il controllo del governo sui media e i tentativi di mettere la museruola alle indagini indipendenti online fa poco per contrastare questo.
Rispetto al 2013, l’opposizione che si chiama ora Pakatan Harapan, manca della coesione relativa che la guida di Anwar Ibrahim, ora in carcere, dava allora, e dei voti del partito fondamentalista PAS legato alle province, che ora è fuori dalla coalizione. Molto dipenderà da quanti seggi il PAS contesta e divide il voto non del BN nelle aree urbane.
A sua volta dipenderà da quanti ex votanti del PAS opteranno per Harapan. Questa alleanza ora include Parti Amanah Negara (Amanah), formata da un gruppo progressista del PAS scontenti della guida miope islamista nel PAS, e dal partito pan-Malay, BERSATU creato di recente dall’ex primo ministro Mahatir Mohamed.
Mahatir, all’età di 92 anni, resta una figura che divide ma una con cui molti malay si identificano. In modo particolare a rischio per UMNO potrebbero essere i seggi di molte porzioni degli abitanti del FELDA, Federal Land Development Authority. Il braccio del FELDA, FELDA Global Ventures Holding, è stato al centro di accuse di corruzione contro Najib.
Il coinvolgimento di Mahatir potrebbe attrarre malay delusi che non vogliono votare per il PKR multirazziale a guida malay di Anwar. Resta lì qualche domanda se un numero buono di malay voteranno per il partito a maggioranza cinese DAP nelle circoscrizioni dove Harapan candida uno del DAP.
Un altro fattore questa volta sarà il grado di partecipazione dei nuovo votanti. Nel 2013 quei voti andarono in massa all’opposizione come nelle aree suburbane attorno alla capitale Kuala Lumpur. Ma ci sono paure dell’opposizione che questa volta molti non intendono votare per protesta contro il sistema. Il governo potrebbe provare ad incoraggiare tale attitudine sapendo che l’astensione l’aiuta a causare.
Per l’opposizione Sabah e Sarawak sono sfide del tutto differenti. Entrambe hanno molte circoscrizioni con pochi elettori e da tempo sono state affiliate ai partiti locali legati al BN. Il primo ministro del Sarawak ha usato la fiducia di Najib sul voto del Sarawak per assicurarsi concessioni importanti per lo stato a spese del governo federale. Questo è stato popolare. Ma a Sabah le richieste di maggiore autonomia sono state il grido di battaglia per il partito nuovo di opposizione Warisan ed il capo Shafie Apdal, rinnegato del UMNO.
Kuala Lumpur è così preoccupata da usare la Commissione Contro la Corruzione Malese, nota per essere guidata dalla politica, per accusare Shafe Apdal e il suo vice. In qualche modo l’opposizione cerca di prendere qualche seggio in più del 31 seggi di Sabah. Nel 2013 il DAP vinse 5 e il PKR solo un seggo mentre il patronato del BN mantenne la maggioranza dei partiti locali dalla parte del governo.
In breve non pare che il risultato potrà dare se non un calmo rimprovero per Najib, mentre il deterioramento delle istituzioni malesi probabilmente andrà avanti. A novembre si vide l’uscita di scena di Sukhdave Singh, vice governatore della banca centrale malese, il quale ha detto “La mia vita nella banca si basava si certe attese professionali… che non si riescono più a trovare”. Il messaggio era inquietante anche se impreciso. Poi a febbraio giunsero le notizie che la banca pagava 2 miliardi di dollari al governo federale per un pezzo di terra, presumibilmente per un centro di educazione finanziaria.
L’armonia razziale sembra più lontana di sempre con il BN che si affida all’uso di animosità razziali per deflettere l’antagonismo di classe che verrebbe altrimenti in superficie, tra i malay in particolare per i quali i benefici delle politiche pro-Malay sono state mal distribuite. La promozione ufficiale di una versione intollerante e puritana del Islam allarga ulteriormente le divisioni razziali, mentre dimostra l’ipocrisia di una elite del UMNO che ha stili di vita stravaganti pagati spesso con squallidi accordi anomali con amici nel governo.
Il capitale cinese locale continua ad uscire mentre il governo si fa in quattro per attrarre finanziamenti ufficiali cinesi in dubbi progetti e in salvataggi del 1MDB, e di fronte alle rivendicazioni cinesi di una buona fetta di zona economica esclusiva. E’ sconvolgente la mancanza di nazionalismo da parte degli autoproclamati difensori della gente Malay.
Per ora la festa può continuare. La Malesia è naturalmente molto ricca data la piccola popolazione. Ma piano piano il debito sale: il debito delle famiglie per pagare macchine e case, il debito un tempo piccolo del governo ed ora al 55% del PIL. I livelli di istruzione sono insufficienti per far crescere le prospettive di lungo termine, e ridurre l’affidamento sulle esportazioni di beni in un periodo quando ci sono pochi segni di nuovi investimenti per migliorare le industrie esistenti o stabilirne di nuove. Continua la fuga dei cervelli di non malay ma anche di qualche malay istruito.
Tutti questi problemi sono i rami che crescono da una sola radice: l’affidamento del BN sul puro sfruttamento dei sentimenti razziali e religiosi per mantenere il potere e il profitto.
Philip Bowring, Asiasentinel