Una delle istanze più dibattute nel nostro paese, la Malesia, è il dibattito su Stato islamico contro Stato laico. Andrebbe specificato in questa fase iniziale che il concetto di Stato Islamico si è formato solo nel ventesimo secolo dopo la caduta del Califfato Ottomano. Indipendentemente da che posizione si assume, un fatto fondamentale su cui dobbiamo essere d’accordo è che la terminologia Dawlah Islamiyyah o Stato Islamico non fu mai citato nel Corano.
Comunque Stato Islamico resta l’agenda principale dell’Islam politico che definisce l’Islam come Ad-deen Wa-Dawlag cioè “religione e stato”.
Si potrebbe discutere che, dal momento che non esiste un’interpretazione singola predominante di quello che sia lo stato islamico, esiste ancora tra gli Islamisti una viziosa contesa sul concetto di Stato Islamico.
E’ anche degno di nota, in base all’evidenza storica, che i Musulmani hanno lottato l’un contro l’altro per secoli per il potere politico. Rachid Ghannouchi, capo del Hizb en Nahda, Il Partito della Rinascenza, cita un noto storico musulmano, Shahrastani, secondo cui fu per una questione di potere politico che i musulmani sfoderavano la spada, lottavano l’un contro l’altro e versavano il proprio sangue. E a causa di questo, Ghannouchi distingue quello che lui chiama Ad-deeni, ciò che è religioso, il sacro o l’assoluto, da quello del As Siyasi, il politico, il profano o relativo. Il principale problema che i musulmani si trovano di fronte è nel reame del As-siyasi.
Molti musulmani, compreso alcuni attivisti politici conservatori del Partito Islamico specialmente nelle fazioni Ulama e Giovani, insistono sull’idea di replicare il modello di città della Mecca del settimo secolo. Il Corano è considerato una costituzione che declina tutto quello di cui c’è bisogno per formare un “vero governo islamico”.
Ovviamente questa interpretazione è solo fallace. Il Corano getta solo le fondamenta che guidano l’umanità. Come diceva l’erudita Muhammad Asad: “Ogni generazione ha di fronte differenti circostanze e quindi molte leggi e modi perché la società non può essere sempre la stessa.” Questa è anche la ragione perché il Corano fissa la legge senza tempo, etiche e restrizioni che sono universali nel suo apprezzamento.
Ai seguaci del profeta non fu lasciato una serie di regole sul come fissare le dispute o condurre la loro vita temporale. Erano comunque obbligati a fare la ijtihad o il ragionamento indipendente facendo uso delle facoltà date da Dio per trovare a propria strada.
Il capo del en-Nahda, Ghannouchi, pensa che se l’Islam è la rivelazione finale all’umanità, allora è proprio giusto che non sia data nessuna fissa prescrizione per cose che sono di natura cambiante come il governo di un paese. I Musulmani dovrebbero poter esercitare il loro ragionamento indipendente per individuare soluzioni opportune ai problemi che vengono fuori. E il risultato di questo esercizio è che l’Islam è quindi adatto per tutti i tempi ed i luoghi.
Molti islamisti pensano che il Corano fornisca una soluzione ad ogni singolo problema dell’umanità. Sono stati citati molti versi per provare che i musulmani non hanno bisogno di trovare risposte da qualche altra parte. Tra i più famosi c’è: Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islàm. ” (Al Ma’idah, Il Pato 5:3). Un altro verso è: “Non abbiamo dimenticato nulla nel Libro” (Al-An’am – Il Bestiame 6:38)
Nell’interpretare questi versi Ghannouchi asseriva che molti li hanno compresi male quando dicono che il Sacro Corano ha una soluzione per ogni problema sia piccolo che grande. Comunque quello che questi versi davvero dicevano è che, mentre alcune risposte sono già lì, che è considerato l’assoluto, appartengono al reame del Ad Deeni; solo linee guida e fondamenta furono date nel caso del As-siyasi, cosicché i Musulmani possano ricercare le loro risposte dettagliate in accordo con quanto richiesto dal loro tempo e luogo.
Ghannouchi per esemplificarlo attira l’attenzione sulla dichiarazione del Corano che “Non c’è animale sulla terra, cui Allah non provveda il cibo; Egli conosce la sua tana e il suo rifugio, poiché tutto [è scritto] nel Libro chiarissimo.” [Hud 11: 6] Perché di fronte a tale dichiarazione molte creature compreso le comunità umane muoiono di sete e di fame. Dov’è allora il loro cibo? E’ stato davvero posto in terra e nei cieli ma per diventare prontamente a disposizione richiede di essere cercato, lo sforzo da parte di quelli a cui è stato destinato.
Detto questo, dobbiamo riconoscere il fatto che esistono manchevolezze di un gran numero di ciò che possiamo credere sia sacro. L’accettazione di Dio come il signore dell’universo non vuol dire che tutto è un a priori. Islam non è la panacea che fornisce risposte belle e pronte a tutti i problemi umani. Gli studiosi musulmani non hanno risolto tutti i problemi dell’umanità, nella storia e per tutti i tempi. Piuttosto l’Islam fornisce una prospettiva morale e giusta dentro cui i musulmani devono trovare risposta a tutti i problemi umani.
Governare uno stato è uno sforzo umano. E c’è una sola cosa che ci potrebbe salvare dall’attuale stallo, la democrazia. Essa è essenziale per ogni gruppo musulmano e solo essa può guidare le società musulmane verso l’Islam, dove l’operazione della comunità e le domande dell’Islam sono liberamente dibattute e rimodellate. Questo punto richiede ulteriore analisi poiché una cattiva concezione importante e ottusa dei musulmani rispetto alla democrazia si basa sulla nozione che nell’Islam la sovranità appartiene a Dio, mentre nella democrazia appartiene al popolo.
E’ un’interpretazione o nozione errata ed ingenua. Dio è il vero ed ultimo sovrano, ma ha dato un livello di libertà e responsabilità agli esseri umani in questo mondo. Dio ha deciso di non funzionare come il Sovrano in questo mondo. Ha benedetto l’umanità con la rivelazioni e la sua guida fondamentale. Siamo noi a dover formare e condurre la nostra vita, individualmente e collettivamente secondo quella guida. Ma anche se questa guida si basa sulla rivelazione divina, la sua interpretazione e implementazione sono umane.
Dio non cerca di regolare tutti gli affari umani ma invece lascia all’essere umano considerevole spazio per regolare i suoi propri. Nel discorso del Corano, Dio comandava gli angeli ad onorare l’uomo per il miracolo dell’intelletto umano, un’espressione dell’abilità del divino. Quando noi uomini cerchiamo i modi per avvicinarci alla bellezza e giustizia di Dio, non neghiamo la sua sovranità, ma la onoriamo. Ma se dovessimo dire che la sola fonte legittima della legge è i ltesto divino, e che l’intelletto e l’esperienza umana sono irrilevanti per perseguire la volontà divina, allora la sovranità divina diventerà uno strumento dell’autoritarismo ed un ostacolo alla democrazia. Ed in effetti quella visione autoritaria denigra la sovranità di Dio.
Si dovrebbe sottolineare che uno stato deve governare le relazioni tra gli uomini e il suo fine ultimo è di instaurare una società basata sulla giustizia e benevolenza, adl e ihsan in termini coranici. Questi sono i più fondamentali valori umani ed ogni stato degno di essere tale deve lottare per stabilire una società fondata su questi valori.
Ma per questo non è necessaria nessuna forma particolare di stato. Lo può fare anche un onesto monarca. E’ per questo che il Corano esalta i re profeti come David e Salomone che erano re e governanti giusti. Ma il Corano è anche cosciente che tali governanti sono di norma lontani e pochi. Il governo deve essere quanto più democratico possibile cosicché tutti gli adulti possano parteciparvi. Se il governo è lasciato all’individuo o al monarca il poter potrebbe corromperlo come tutti sappaimo che il potere assoluto corrompe in modo assoluto.
E’ per questa ragione che il Corano si riferisce al governo democratico quando dice: “ coloro che rispondono al loro Signore, assolvono all’orazione, si consultano vicendevolmente su quel che li concerne e sono generosi di ciò che Noi abbiamo concesso loro” ( Ash-Shura La Consultazione 42:38). Quindi gli affari comuni, quelli che hanno a che fare col governo, dovrebbero essere condotti solo da una mutua consultazione che nel discorso politico contemporaneo si è costruito come governo democratico. Dal omento che in quei tempi non c’era una ben definita pratica di democrazia politica, il Corano si riferisce ad esso come ‘amruhum shura baynahum’ cioè affari da condurre attraverso mutua consultazione che è un modo significativo di suggerire alla democrazia.
Il Corano è quindi contro il governo monarchico totalitario o assoluto. Questa ingiunzione cge implica il governo per assenso e consiglio, deve essere considerata come una clausola fondamentale di tutta la legislazione coranica sullo stato, e vincola tutti i musulmani e per sempre come asserito da Muhammad Asad nel suo libro, Stato e governo nell’Islam.
Se il popolo deciderà di scegliere il percorso verso il paradiso o l’inferno è una decisione umana. Se sceglieranno l’Islam o un altro percorso, essa è una decisione umana. Si può discutere che per fare decisioni errate in questo mondo, i musulmani possono patire conseguenze negative nell’aldilà. Ma è ancora una scelta, non c’è spazio per obbligo o compulsione.
Quindi cosa succede quando una società e il governo si trova di fronte ad un conflitto del tipo che la maggioranza della società musulmana non vuole tenere alto l’Islam? Si deve sottolineare che la leadership non può obbligare la società in quello che essa non vuole. Non c’è compulsione o coercizione nell’Islam. La coercizione non dà mai risultati sostenibili e le fondamenta dell’Islam non si possono basare sulla coercizione.
Osservate che Dio è la sovranità dal punto di vista della realtà islamica, ma non da un punto di vista pratico. Quando le nostre decisioni si devono fare in base a Ijtihad – e non possiamo sbagliarci; dove la nostra costituzione e politica si formula attraverso il consenso umano – e possiamo errare; quando l nostro sistema giudiziario sia guidato dalla guida rivelata, tuttavia, in base alla prova presentata, ci potrebbe essere il caso di un innocente da condannare e un colpevole da assolvere, Dio non agisce da sovrano in questo mondo.
Vero governare un paese è lo sforzo umano. Nessuno ha il diritto di pretendere che il suo governo rassomigli alla volontà e al desiderio di Dio. Persino un Mufti che decreta il verdetto religioso non dovrebbe assumere l’infallibilità. Abbiamo visto come uno stato in questo paese formulò una promulgazione che un verdetto Mufti non poteva essere portato in tribunale. Tremiamo a pensare il futuro se un tale partito religioso che si ritiene il Guardiano del Giurista governasse questo paese.
La legge promulgata di recente era una chiara infrazione della democrazia e essenzialmente la stortura del processo democratico verso il governo autoritario. Quando una tale istituzione dichiara che Dio è il sovrano, allora essi hanno la legittimazione di imporre il loro comando o desideri in nome del sovrano. La storia è piena di tali abusi persino in paesi che affermano di imporre la Sharia. Abbiamo visto incidenti dove la Sharia è stata applicata per la gente, ma alcuni membri potenti della famiglia reale o delle elite al governo rimanevano al di sopra della Sharia. La sua imposizione non garantisce un governo diventi infallibile e che sia l’ombra di Dio sulla terra.
Si deve notare che accettiamo il fatto che tutti i sistemi di governo sono imperfetti e dobbiamo essere sempre vigili contro gli abusi di tutti i tipi di governo. Comunque potrebbe essere anche il caso che una democrazia genuina e robusta sia la meno imperfetta di tutti i modelli imperfetti di oggi. Ancora, poiché nessun musulmano può vantare di avere autorità teocratica e dal momento che ci sono tutti i tipi di musulmani con visioni diverse, idee e aspirazioni, il solo sistema equo per tutti compreso quelli che non professano la fede sarebbe quello che includesse tutti nel processo politico: la democrazia.
Si discute che lo stato migliore per i musulmani sia uno stato laico che abbracci la democrazia e permetta alle persone di essere musulmani per convinzione e scelta, che è il solo modo di essere musulmano. Sotto un tale sistema di governo, si accetta di rispettare i diritti fondamentali di tutti indipendentemente dalla razza e religione o stato sociale senza discriminazione e senza alcun obbligo a sistemi religiosi di riferimento. La cosa che interessa è che il dispotismo è controllato.
Uno dei grandi meriti del laicismo è lo spazio che fornisce al pluralismo e ad un buon grado di coesistenza. I musulmani sono stati capaci di vivere in armonia nella maggioranza di società non islamiche per la prima volta in tali numeri significativi semplicemente come un risultato della rivoluzione laica che liberò lo stato dall’egemonia della chiesa.
Si deve anche notare la grande differenza che esiste tra uno stato laico ed uno laicista. Il primo è uno stato che è neutro alla religione e rispetta il diritto dei suoi cittadini di vivere secondo la propria fede. Il laicista, d’altro canto, è ostile alla religione e vuole controllare la sua influenza nella vita pubblica e persino nella vita degli individui.
Accettare uno stato laico permetterà ai musulmani non solo di seguire l’Islam nel modo che loro credono ma anche di eliminare le discussioni infinite sullo Stato Islamico Ideale e il suo sistema come l’Economia islamica o persino le discutibili leggi Hudud. Dovremmo invece porre l’attenzione sui fondamenti dello stato civile come la giustizia, la libertà di coscienza, di espressione, buon governo, separazione dei poteri, governo della legge, rispetto dei diritti umani ed uguaglianza economica.
Il problema non è circa qualche mitica fusione tra Islam e democrazia. Tutti noi musulmani e non siamo cittadini di una società pluralistica dove conviviamo come vicini. Dobiamo iniziare a realizzare la natur olistica della giustizia ed ingiustizia; che quello che accade ad una minoranza di noi ha un profondo impatto politico e morale su tutti noi.
Se noi insisteremo che i musulmani in Europa o altre nazioni a maggioranza non musulmana sono cittadini pieni e completi, non solo ospiti tollerati, allora la consistenza morale ci domanda che riconosciamo esattamente la stessa cosa, diritti e responsabilità, per cittadini non musulmani nella nostra società in questo paese.
In altre parole, l’obbligo fondamentale della giustizia domanda che il nostro impegno verso la democrazia vada mano nella mano con una robusta nozione di cittadinanza che prenda ogni cittadino di un paese indipendentemente dalla religione, razza, genere, classe ed etnia. Dobbiamo onorare l’imperativo divino di vivere giustamente, imparare ad essere giusti a noi stessi e agli altri. Si richiede uno sforzo costante per vincere la frammentazione a cui la maggior parte degli uomini sono soggetti nell’età ella tecnologia.
Dobbiamo anche abbracciare il pluralismo ed eliminare ogni forma di sessismo, razzismo, classismo e tutte le forme di autoritarismo che porta all’ingiustizia e diseguaglianza che caratterizza il paese in cui viviamo oggi.
“La capacità dell’uomo per la giustizia rende possibile la democrazia, ma l’inclinazione all’ingiustizia rende la democrazia necessaria” scrisse Reinhold Niebuhr