Di fronte alle proteste studentesche larghe e continue che gli chiedono di dimettersi, il primo ministro thailandese Prayuth è sempre sprezzante e determinato a non mollare.
Ammonisce chi lo critica e stima poco e rigetta le dimissioni chiedendo: “Cosa ho fatto di sbagliato?”
Una domanda così provocatoria e autocelebrativa merita una risposta diretta.
In molti hanno scritto sui media sociali per indicare le cose che non andavano in tanti momenti del suo malgoverno di oltre sei anni, ma il vero problema nel fare una diagnosi dei mali della sua amministrazione è proprio da dove iniziare.
Iniziare dagli inizi richiederebbe dover tracciare la sua ascesa politica sin dalla caserma.
Mentre fu coinvolto nell’azione militare sul confine con la Cambogia quando la Guerra Fredda scemava dagli inizi anni 80, la carriera militare del generale Prayuth fu essenzialmente politica.
Divenne un favorito della Regina Madre insieme con il generale Prawit Wongsuwon e il generale Anupong Paojinda. Provenendo dal XXI reggimento della II divisione di fanteria sotto il patronato reale, la Guardia della Regina, è fondamentalmente la pretesa di fama perché gli permise di salire alla sommità dell’esercito, facendo il golpe del maggio 2014 e restando al potere da primo ministro fino ad ora.
Lasciando questo da parte, possiamo anche tralasciare quanto scritto sulla sua ricchezza personale che Wikipedia pone sui 2 milioni di baht, 260 mila euro. In modo simile si può esaminare altrove come suo nipote abbia costituito un’impresa di costruzione nel quartier generale dell’esercito a nord quando suo fratello generale Preecha era comandante in capo. Non citiamo qui la nomina del generale Preecha Chanocha al senato dove è pagato 100 mila baht al mese senza che si sia mai presentato al lavoro.
Si è detto molto dei legami tra il generale Prayuth ed un oligarca di un conglomerato che comprò la terra di proprietà di famiglia per una somma favolosa che coinvolse transazioni all’estero, e la seguente estensione di un prestito di stato allo stesso oligarca per costruire il Queen Sirikit National Convention Center senza una gara, ma questa cosa la si può omettere per il momento.
Restiamo su quanto fatto dal generale Prayuth dopo aver preso il potere. All’inizio promise di accompagnare il compromesso e la riforma, ponendo fine alle precedenti proteste di strada guidate dal PDRC che “chiuse” Bangkok centro per oltre sei mesi per far andare via il governo eletto del momento. Sorvoliamo sul fatto che Prayuth da comandante in capo dell’esercito era in combutta con i capi del PDRC per fare strada al golpe.
Da quando Prayuth è stato premier, la Thailandia non ha visto né compromesso né riforma. C’è stata repressione sistematica con tendenze autoritarie in violazione dei diritti e libertà fondamentali.
Il malgoverno economico è stato enorme. Per un periodo le strategie di crescita della Thailandia 4.0 e del progetto Corridoio Economico Orientale hanno dato un po’ di respiro ma questi non furono fatti con impegno ed ora sono di fatto dormienti mancando di spinta politica. Il cattivo andamento economico significa che la Thailandia è diventata l’ultima nel gruppo di simili. Che il suo malgoverno abbia dissipato il futuro economico della Thailandia è una causa al di là delle proteste attuali.
Invece di far avanzare le riforme, a causa dell’incompetenza ed inettitudine del suo governo, Prayuth ha cospirato con gli amici per perpetuare il suo governo con la manipolazione e collusione, istituendo un comitato vicino ai militari per scrivere la costituzione del 2017 che è la causa radicale delle pene politiche attuali della Thailandia. Non era sufficiente portare in un nulla l’economia del paese e che abbia riportato indietro le lancette dell’orologio della politica thai a quella della supervisione dei militari degli anni 80, ma Prayuth ha anche provveduto a far sì che fosse lui e i militari a restare al potere per un tempo indefinito.
Si solo persino illusi di salvaguardare il vecchio stato Thai con cui sono cresciuti presentando l’infame strategia ventennale per impedire che il paese progredisse nel XXI secolo.
Nominando se stesso a capo della sicurezza e dell’economia, Prayuth ha fatto un passo troppo lungo per la sua gamba. Lui crede che la soluzione a questi problemi sia di lavorare più alacremente.
Ma il detto popolare dice che gli imbecilli che lavorano sodo sono peggiori dei talenti pigri. Si aggiunga che non parla come la gente normale ai cittadini e giornalisti verso cui il premier ha un obbligo. Lo stile militare duro continuamente si presenta assillante e condiscendente.
Tuttavia a causa delle regole manipolate del suo regime, ha continuato a farla franca. I vari corpi ed agenzie che avrebbero dovuto fare da controllo divennero sottomesse e timide anche perché il governo militare li ha riempiti di amici mentre potevano farlo. Non ci sono stati compromessi, riforme e la stessa corruzione e clientelismo del passato.
Era inevitabile che si sarebbe scoperto il bluff di Prayuth di non sapere cosa stava facendo mentre è al governo, ma pochi avrebbero mai indovinato che coloro che lo criticano e lo rendono responsabile dei peccati politici e degli errori egregi sarebbero stati quelli della generazione più giovane con meno di 40 anni.
La loro richiesta che se ne vada è appropriata e dovuta da tempo. Ma il movimento di protesta guidato dagli studenti deve iniziare a disegnare alternative e scenari per una Thailandia del dopo Prayuth: sapere cosa fare dopo è altrettanto importante quanto il liberarsi di lui.
Se Prayuth continua a restare a capo di governo senza cedere, significa che i centri di potere vogliono tenere lui ed affrontare la tempesta a tutti i costi, accrescendo i rischi di scontro e potenziale violenza.
Se se ne va, i manifestanti avranno una opportunità di negoziare ed offrire un compromesso con cui l’altra parte può convivere.
Questa ultima possibilità è la cosa migliore per andare avanti perché lo status quo è insostenibile visto che la forza della storia non è dalla parte di coloro che sono venuti al potere con e dietro Prayuth.
Thitinan Pongsudhirak, Bangkokpost.com