Mangrovie abbattute oggetto di contesa nel progetto aeroportuale Filippino

  • Secondo gli abitanti, i lavori per il nuovo aeroporto internazionale del Bulacan (Filippine), a pochi chilometri a nord di Manila, hanno già portato al taglio di oltre 600 mangrovie nella baia di Manila.
  • Sulla costa del Bulacan è presente una foresta di mangrovie fondamentale, importante area per gli uccelli e la biodiversità nonché uno dei tanti siti lungo la baia minacciati dai progetti di bonifica.
  • L'”aerotropoli” del Bulacan, complesso aeroportuale di 2.500 ettari, fa parte del programma infrastrutturale riveduto del presidente Rodrigo Duterte “Build, Build, Build” e ne è stata assegnata la costruzione alla società San Miguel Corporation, la più grande impresa delle Filippine in termini di fatturato.
  • Le normative delle Filippine vietano il taglio delle mangrovie ma nessuno è stato ritenuto responsabile per le centinaia di alberi tagliati nel Bulacan (problema che secondo gli abitanti e i gruppi ambientalisti si aggraverà quando i lavori per la costruzione dell’aeroporto riprenderanno a pieno regime in ottobre).

Il 29 luglio, la San Miguel Corporation (SMC), maggiore impresa delle Filippine in termini di fatturato, ha iniziato a piantare 25.000 mangrovie nell’area costiera poco più a nord della capitale, Manila.

Il progetto che interessa un’area di 10 ettari nel territorio municipale di Hagonoy, nella provincia del Bulacan, fa parte del piano dell’azienda volto a piantare 190.000 mangrovie su 76 ettari del Bulacan e delle province limitrofe. In una dichiarazione, il presidente della San Miguel, Ramon Ang, ha affermato che il progetto contribuirebbe a far fronte ai problemi di natura ambientale e legati alle inondazioni nell’area, futuro sito di un complesso aeroportuale di 2.500 ettari, definito “aerotropoli”, che la San Miguel sta costruendo.

Questo progetto di piantumazione non è però stato sufficiente a dissipare le preoccupazioni dei gruppi ambientalisti, in gran parte diffidenti dei progetti enormi e delle loro ripercussioni sull’ambiente. “Sebbene ciò possa sembrare una bella notizia per chi difende l’ambiente marino, di fatto non giustificherà le colpe della San Miguel Corporation per i suoi reati contro l’ambiente e le comunità costiere del Bulacan”, ha dichiarato Jerwin Baure del gruppo di scienziati della AGHAM Diliman. “La piantumazione di mangrovie non fa di tale colosso un’organizzazione … ambientalista e favorevole alla conservazione”.


Mangrovie, piante di nipa , uccelli migratori e laghetti per l’itticoltura a Bambang e Taliptip, nel Bulacan (Filippine). Immagine fornita da Judgefloro tramite Wikimedia Commons ( CC0 1.0)

Il termine “reati” fa riferimento all’abbattimento di mangrovie (illegale secondo le normative delle Filippine) nell’area a partire dal 2018. I gruppi ambientalisti hanno riferito che gli abitanti hanno detto di aver visto operai, dichiaratisi rappresentanti della San Miguel, intenti ad abbattere oltre 600 mangrovie a Taliptip, villaggio di pescatori del Bulacan, per preparare la costruzione dell’aeroporto.

Area di mangrovie a Taliptip, Bulacan. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip

La San Miguel ha negato di essere coinvolta nell’abbattimento delle mangrovie del 2018. L’ufficio regionale del ministero filippino delle Risorse naturali (Department of Natural Resources, DENR) non ha ancora identificato i colpevoli e finora nessuno è ancora ritenuto responsabile per l’accaduto. Sebbene i laghetti per l’itticoltura vicino alle mangrovie siano stati venduti a gruppi privati, “non sussistono ancora prove del fatto che il progetto [dell’aerotropoli] sia alla base del danno” ha dichiarato Celia Esteban, direttrice regionale del ministero per l’ambiente.

Nel corso degli anni, le foreste di mangrovie nella baia di Manila sono state sempre più soggette ad attività di disboscamento volte a far posto a infrastrutture e centri commerciali. Quanto accaduto a Taliptip, che si trova a 25 chilometri a nord dalla baia di Manila, si è verificato in concomitanza con la costruzione dell’aerotropoli e non può essere una coincidenza, afferma Fernando Hicap del gruppo di pescatori Pambansang Lakas ng Kilusang Mamamalakaya ng Pilipinas (Pamalakaya).

L’aerotropoli del Bulacan (nuovo aeroporto internazionale di Manila) destinata a decongestionare l’aeroporto principale del Paese, il Ninoy Aquino International Airport (NAIA), fa parte del programma infrastrutturale riveduto del presidente Rodrigo Duterte “Build Build Build” [NdT: “Costruire, Costruire, Costruire”] ed è uno dei 25 progetti previsti per la bonifica del terreno nella baia di Manila.

Si percepisce scetticismo sul fatto che le mangrovie di Taliptip saranno risparmiate dal progetto aeroportuale. La sua sola estensione richiederà la copertura dei laghetti per l’itticoltura e delle saline che si trovano a pochi passi dalle mangrovie. Ciononostante, gli enti amministrativi e la società di consulenza ambientale della San Miguel, la Philkairos Inc., hanno detto agli abitanti che il Bulakan Mangrove Eco-park di 24,5 ettari “resterà intatto”.

Area di mangrovie a Taliptip, Bulacan. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip

“Non è facile sostituire foreste di mangrovie nate decine di anni fa”, afferma Baure. “Con l’inizio della costruzione dell’aeroporto, questo ottobre, è inevitabile che vengano abbattute altre mangrovie e ciò, secondo il DENR, è completamente vietato dalle attuali normative ambientali”.

Mongabay ha contattato la San Miguel per conoscere la sua versione dei fatti ma non ha ricevuto alcuna risposta prima della pubblicazione di questo articolo.

 Le vittime

Un giorno, nell’agosto 2018, Shirley Bacon si è svegliata e non c’erano più 600 mangrovie a Taliptip, comunità di 5.500 persone, le cui principali fonti di sostentamento sono la pesca e la produzione del sale. La maggior parte delle persone vive in alloggi non registrati ufficialmente: alcune di loro sono giunte dalle bidonville sgomberate di Manila ma la maggior parte ha passato tutta la vita a Taliptip e ha visto le mangrovie crescere nel corso dei decenni.

Le foreste di mangrovie sono meta di migliaia di uccelli migratori ogni anno, afferma Cristina Cinco dell’associazione Wild Bird Club of the Philippines (WBCP). “Quando ci recavamo a Taliptip tra il 2016 e il 2018, vedevamo molte case nelle aree delle mangrovie”, dice Cinco. “Abbiamo visto crescere un bambino che nel frattempo è diventato adolescente. Si unisce sempre a noi nelle attività di birdwatching”.

Nel gennaio di quest’anno, quando il gruppo di Cinco è tornato nelle foreste di mangrovie per il censimento annuale degli uccelli acquatici asiatici, hanno trovato ancora il giovane ma senza la consueta scenografia: le case erano sparite e le mangrovie erano state tagliate.


All’inizio di quest’anno, gli appassionati di birdwatching hanno avvistato 24 esemplari di spatola dalla maschera nera (Platalea minor), specie in pericolo di estinzione, che sguazzavano nella futura area dell’aeroporto. Immagine fornita da spaceaero2 tramite Wikimedia Commons (CC BY 3.0)

Sono state abbattute mangrovie anche nei villaggi più piccoli di Capol, Bunutan e Pariaban, tutti nella provincia del Bulacan. Casi simili sono stati segnalati in tutti i 199.400 ettari sulla costa della baia di Manila e si sono verificati tutti come a Taliptip: nel bel mezzo della notte.

Si crede che Manila sia stata chiamata così a causa delle specie di mangrovie che un tempo proliferavano in tutta la baia. Note in loco come nilad (Scyphiphora hydrophylacea), “queste mangrovie si sono ampiamente diffuse nella baia di Manila e lungo il fiume Pasig ben prima dell’arrivo degli spagnoli” dice a Mongabay Jurgenne Primavera, esperta locale di mangrovie. L’ecosistema di cui fanno parte offre importanti prodotti ittici come alghe, pesci, granchi, gamberetti e molluschi. Per tutta la storia del Paese, gli alberi stessi sono stati fonte di legna da ardere, legname da costruzione, coloranti, fibre, miele, bevande e medicinali.

Oltre alla loro utilità per la vita quotidiana, le mangrovie riducono, attenuano e persino annullano gli effetti delle onde e fungono da protezione naturale contro gli tsunami e le mareggiate. La dottoressa Primavera afferma che un chilometro di foresta di mangrovie è in grado di attenuare la forza delle onde provocate dal vento di superficie per oltre il 75 %. Aggiunge che “mitigheranno l’impatto delle onde: una protezione naturale contro la furia della natura”.

L’estensione delle foreste di mangrovie lungo la baia di Manila si è tuttavia notevolmente ridotta: da 54.000 ettari alla fine del XIX secolo, ha raggiunto i 2.000 ettari nei primi anni ’90 e i 794 ettari nel 1995. Secondo il DENR, oggi sono rimasti meno di 500 ettari delle foreste di mangrovie secolari. Tali zone rimanenti si trovano nel Bulacan e nella provincia di Cavite, nell’area meridionale della baia di Manila.

Mangrovie a Taliptip

Area di mangrovie a Taliptip, Bulacan. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip

Secondo quanto dichiarato da Stay Grounded, rete mondiale di oltre 150 organizzazioni che si oppongono al progetto aeroportuale, la sola provincia del Bulacan ospita 22 specie di mangrovie quali la piapi (Avicennia Marina), robusta pianta che funge sia da barriera naturale contro le onde che da rifugio per i pesci.

Inoltre, un progetto per la mappatura delle foreste svolto da Homer Pagkalinawan della University of the Philippines ha indicato che perdere le mangrovie per fare spazio all’aeroporto lascerà nel Bulacan solo 294 ettari di mangrovie e tale perdita potrebbe esporre la comunità (e l’aeroporto che sarà costruito sull’area disboscata) a oltre 20 tifoni che si abbattono sull’arcipelago ogni anno, afferma il professor Pagkalinawan.

Per i pescatori, la perdita di mangrovie potrebbe ripercuotersi sull’abbondanza e sulla biodiversità delle specie di pesci nell’area. La baia di Manila potrebbe essere il centro del commercio e degli scambi marittimi del Paese, ma per la gente del posto è un’importante area di pesca, anche se il pescato è sempre meno a causa di decenni di pesca illegale e di inquinamento industriale.

La possibile sospetta

Guardando la foto satellitare, il sito dell’aerotropoli appare come un mosaico di quadrati: le saline e i laghetti per l’itticoltura su un’area di 2.000 ettari sono stati comprati dalla Silvertides Holdings Corp., società a cui la San Miguel ha affidato il compito di acquistare i terreni. La Silvertides non è una filiale della San Miguel ma il rapporto tra le due aziende non è chiaro.


Sito del nuovo aeroporto internazionale di Manila nella provincia del Bulacan (Filippine). Foto satellitare cortesemente fornita da Oceana Philippines

È stata la Silvertides a ricevere il certificato di conformità ambientale (Environmental Compliance Certificate, ECC) per un progetto di sviluppo fondiario non identificato il 14 giugno 2019, riguardante i villaggi di Taliptip e Bambang. È in questa stessa area che la San Miguel prevede di costruire la sua aerotropoli, grazie a un accordo di concessione cinquantennale firmato con il ministero dei Trasporti il 18 settembre 2019, che prevede un accordo “Build, operate and trasfer“.

Il complesso aeroportuale da circa 13,2 miliardi di euro comprenderà quattro piste di decollo parallele, otto piste di rullaggio e tre terminal per i passeggeri. È destinato a ospitare oltre 100 milioni di passeggeri all’anno (quantità ben superiore ai 7,5 milioni all’anno per i quali è stato progettato il NAIA) e può essere ampliato fino a comprendere sei piste di decollo in modo tale da ospitare 200 milioni di passeggeri all’anno. La società intende mette in collegamento l’aeroporto alla strada a pedaggio di 8 chilometri per il distretto di Manila, attraverso la superstrada North Luzon Expressway. La San Miguel gestisce peraltro importanti strade a pedaggio nelle Filippine che, secondo una relazione finanziaria redatta in occasione dell’assemblea degli azionisti di quest’anno, nel 2018 le hanno permesso di incassare circa 429.000 euro.

La San Miguel ha rinviato la costruzione del nuovo complesso aeroportuale finché non riceverà chiarimenti da parte del ministero delle Finanze sulle questioni legate alle responsabilità del governo nell’accordo. Il progetto è stato inaugurato in gennaio e l’8 luglio il DENR ha rilasciato il certificato ECC del progetto. Il 1° settembre, la Camera dei deputati ha approvato una concessione cinquantennale per l’aeroporto.

I gruppi che si oppongono al progetto continuano tuttavia a dubitare della sua fattibilità e puntano il dito contro la segretezza dello studio di impatto ambientale, necessario per un progetto di tale portata, che, affermano, non è stato reso noto al pubblico.

Abitanti che si oppongono alla costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Manila. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip

“Lo studio di impatto ambientale dovrebbe essere un documento pubblico, tuttavia l’organismo che si occupa delle questioni ambientali ne ha negato l’accesso alle organizzazioni ambientaliste che ne hanno chiesto una copia” afferma Baure, del gruppo di scienziati della AGHAM Diliman. “Questa mossa discutibile sia del DENR che della San Miguel è fonte di preoccupazioni per varie parti interessate in quanto il documento potrebbe aver trascurato questioni [ambientali] fondamentali”.

Oltre all’abbattimento delle mangrovie esistenti, l’area dovrà anche essere sottoposta a opere di bonifica che, se svolte su un’area di oltre 2.000 ettari, potrebbero essere causa di sedimentazione, afferma Jennifer Ramos, avvocata della ONG Oceana Philippines. Sia l’abbattimento delle mangrovie che la sedimentazione su vasta scala rappresenterebbero violazioni delle normative nazionali in materia ambientale e potrebbero essere oggetto di contenziosi, afferma.

Il progetto porterà inoltre allo sgombero di 3.000 persone che dichiarano di non aver ricevuto informazioni specifiche sul luogo in cui dover andare. Gli amministratori locali non hanno dichiarato nulla sul destino degli abitanti, molti dei quali sono pescatori che dipendono dalla generosità della baia di Manila.

“Secondo le informazioni che circolano sono solo circa 150 le unità abitative destinate a noi che saremo i diretti interessati non appena iniziano i lavori del progetto aeroportuale della SMC”, dice Teody Bacon, marito di Shirley e presidente dell’associazione degli abitanti dell’area costiera Samahan ng mga Mangingisda at Mamamayan sa Latian ng Bulacan. Bacon vive a Taliptip da oltre 30 anni.

Abitanti di Taliptip che ricevono aiuti durante il lockdown causato dalla pandemia della COVID.19. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip

“Se ne sono approfittati”

Quando la COVID-19 si è abbattuta sulle Filippine, le misure di lockdown adottate dal governo hanno interrotto il progetto di costruzione dell’aeroporto. La comunità si era però già ritrovata isolata anche prima del lockdown: nel dicembre dello scorso anno le forze di sicurezza si sono precipitate sul posto proibendo l’ingresso agli estranei.

La pandemia ha ridotto alla fame la comunità in quanto le limitazioni degli spostamenti hanno ridotto le attività di pesca degli abitanti. Questi ultimi riferiscono di aver dovuto anche trattare con i delegati della San Miguel che hanno offerto ad ogni famiglia circa 4.500 euro per porre fine alla loro opposizione.

“Hanno approfittato del fatto che [durante il lockdown] stentavamo a guadagnare qualcosa” dice Shirley Bacon. “Di conseguenza, alcuni sono stati costretti ad accettare il denaro ma, prima di ricevere il pagamento, sono stati obbligati a distruggere le loro case. L’accordo di cui abbiamo sentito parlare prevedeva che chi avesse accettato avrebbe dovuto prima distruggere l’abitazione e poi, dopo due giorni, avrebbe ricevuto il denaro”.

Oggi, restano solo sei abitanti nell’area chiamata Sitio Kinse in cui vive Bacon. Le offerte non sono finite. Il 25 giugno, Bacon e la sua famiglia hanno ricevuto nuove visite, afferma, ed è stato detto loro che non sarebbero potuti andare da nessuna parte e che dovevano arrendersi. “Hanno detto che, cascasse il mondo, il progetto dell’aeroporto sarebbe andato avanti”, afferma. “Dicono di essere una grande azienda e che dovremmo accettare il denaro”.

Agli abitanti di Taliptip che hanno accettato di spostarsi è stato richiesto di demolire le loro abitazioni prima di poter ricevere il risarcimento. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip

Nonostante ciò, le persone rimaste hanno rifiutato di andarsene e sono pronte alla battaglia legale (che tuttavia non sarà semplice come può sembrare, afferma Ramos di Oceana). Sono numerosi i motivi per intentare causa (come il taglio degli alberi di mangrovie, che è reato ai sensi delle normative forestali nazionali) ma le cause legali richiederanno prove e dichiarazioni scritte e giurate di molte parti: dagli scienziati in grado di provare la rilevanza ambientale dell’area e la gravità dei problemi creati dal progetto dell’aeroporto, ai membri della comunità che dovranno descrivere in modo dettagliato i fatti a cui hanno assistito.

“È una strada difficile da percorrere”, dice Ramos. “Prima però delle azioni legali, è importante che la comunità si organizzi… che si rafforzi, che gli abitanti stiano l’uno al fianco dell’altro qualunque cosa accada perché si tratta di una dura battaglia”.

Un’altra abitante, Maria Fe Anastasio, dice di non veder alcun futuro per loro se non a Taliptip, con le sue mangrovie. “Siamo cresciuti qui, con le mangrovie”, dice. “Non patiamo mai la fame. La baia ci offre pesci, gamberi, granchi… e li offre gratuitamente. Ciò sarà possibile anche nel luogo in cui dovremmo andare? Ne dubito. Lotteremo per questa terra e spero che non ci costringano ad andarcene”.

Leilani ChavezSusan Claire Agbayani del 17 settembre 2020

L’immagine nel banner ritrae un’area con mangrovie a Taliptip, nel Bulacan. Immagine cortesemente fornita dal movimento Save Taliptip.

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