Tra inviti alla guerra totale contro gli infedeli, spregevoli musulmani di cui non ci si può mai fidare, è duro il lavoro di chi invece vuole portare una speranza di pace tra le popolazioni martoriate da oltre 40 anni di guerra, costrette a sopravvivere lasciando le proprie case ad ogni minimo rumore di armi da fuoco. Una tragedia nella tragedia è che sul destino di queste popolazioni, sulla morte di tanti nella regione di Mindanao nessuno dei politici filippini sa qualcosa. Nessuno dei tanti cittadini della rete si è mai preso cura di leggere cosa dicono i trattati formati tra governo e MILF, ma tanti sono pronti ad invitare alla guerra, sicuri magari che la guerra avverrà lontano dall’uscio della propria casa e che il conforto delle loro case non sarà mai toccato.
L’obiettivo di quella operazione era prendere un noto terrorista sulla cui testa vi era una taglia da 5 milioni di dollari messa dal governo americano che sicuramente era dietro questa operazione, Marwan. Su questo personaggio vi è un articolo di Randy Davids su Inquirer ed una ricerca dell’IPAC di Giacarta che mostra come Marwan più che terrorista reale era un terrorista immaginario, partorito dalla mente americana.
Chi Era Marwan, Randy Davids,
Quasi ogni singolo filippino deve conoscere ormai il nome “Marwan”. Se questo nome di battaglia non ha fatto proprio suonare l’allarme quando il suo proprietario, Zulkifli bin Hir, era vivo, ha acquisito certamente una notorietà senza precedenti dopo la sua morte.
“Oplan Exodus”, l’operazione segreta lanciata contro di lui e Basit Usman, ha preso la vita di 44 commando fortemente addestrati appartenenti alla SAP della Polizia Nazionale Filippina. Il periodo successivo ha acceso un’ondata di recriminazioni che hanno messo sotto stress le relazioni tra polizia e militari, minando seriamente la credibilità del Presidente Aquino come capo. Ha messo in grave dubbio la sincerità del Fronte di Liberazione Islamico Moro, MILF, i cui membri sono comparsi chiaramente nella carneficina di Mamasapano. Minaccia di impedire l’approvazione della Legge Fondamentale della Bangsamoro.
Non ci possono essere dubbi sul valore e l’eroismo dei giovani poliziotti che sono caduti al servizio della nazione. Ma prendere Marwan era eguale al loro sacrificio? Il Jihadista di origine malese, l’importante terrorista che ora si descrive? Che cosa era lui per il MILF esattamente? Ci sono alcune questioni che l’Istituto di Analisi politica del Conflitto, IPAC, di base a Giacarta prova a spiegare in un lavoro recente. Lo studio lungo 14 pagine, è derivato da varie interviste con indonesiani che conoscevano Marwan a Mindanao e lo si può trovare a questo indirizzo.
E’ il mio primo incontro con il lavoro dell’IPAC ma conosco alcune delle persone della sua direzione, come l’avvocato famoso dei diritti umani Mulya Lubis. L’istituto è guidato da Sidney Jones che ha studiato intensamente nel sudestasiatico con International Crisis Group ed essa stessa direttrice di HRW per l’Asia. L’IPAC, che nasce nel 2013, opera “in base al principio che l’analisi accurata è il primo stadio critico verso la prevenzione di conflitti violenti”.
Dico questo perché, anche se non dobbiamo prendere il rapporto come verità rivelata, non lo si può tralasciare come pure diceria. La conclusione a cui arriva ha una profonda conseguenza verso il MILF e sugli sforzi del governo per bilanciare la sua politica contro il terrorismo con la sua ricerca di una risoluzione pacifica ed equa dei conflitti armati.
L’articolo dell’IPAC mette in dubbio alcune affermazioni sul presunto ruolo guida di Marwan nella rete terroristica straniera a Mindanao che non va d’accordo con i fatti come raccontati da chi lo ha visto da vicino. Il presidente Aquino, nel suo primo discorso dopo l’incidente di Mamasapano, diede uno sguardo della figura di alto valore contro cui si rivolgeva la missione del SAF: “Marwan fa parte del Comitato Centrale di Jemaah Islamiya, che fu responsabile delle bombe di Bali in Indonesia”. IPAC dice invece che Marwan non fu mai un membro della Jemaah Islamiya, né si trovava a Bali nell’ottobre del 2002 quando ci furono le bombe. Allora viveva a Mindanao.
La descrizione più scura du Marwan è quello di un esperto di bombe che gestiva un laboratorio e addestrava un’intera generazione di Jihadisti nella sua abilità letale. Nella discussione al Senato, il licenziato capo del SAF, Napenas, lo chiamava “il più famoso esperto di bombe non solo nella regione ma nel mondo intero”. Chi conosce da vicino in Indonesia Marwan ride di questa esagerazione. Uno degli intervistati per lo studio lo vede come “un serpentello che è stato ingigantito fino a diventare un dragone”.
“Marwan secondo tutte le descrizioni non era un capo a Mindanao e non aveva particolari abilità di bombarolo; quelle che aveva riguardavano l’essere cecchino. Una tendenza alla paura nelle situazioni di crisi lo rendevano non gradito nella battaglia”.
Come è andato a finire nella lista americana dei più ricercati? Tre sono le ragioni possibili.
La prima è che gli Jihadisti stranieri con cui si è trovato a contatto includevano nomi grossi del calibro di Umar Patek, che mise le bombe a Bali, e l’esperto di esplosivi Dulmatin, i quali erano insieme nella Jeemah Islamiya. “La stura di Marwan può essere solo un riflesso della loro”.
Seconda ragione è che potrebbe essere stato confuso con un altro malese Zulkifli Marzuki, stretto amico di Hambali, terrorista indonesiano detenuto a Guantanamo.
Terza ragione è che nei 14 anni in cui ha vissuto a Mindanao, sotto la protezione di Abu Sayaff e del gruppo ribelle di Umbra Kato, Marwan era l’obiettivo di tantissime operazioni della polizia e militari. La sua capacità leggendaria a fuggire lo ha reso l’obiettivo principe agli occhi del SAF.
Ci potrebbe essere anche un “fattore istituzionale” secondo l’IPAC. “Quanto più tremenda era la sua reputazione tanto più le autorità filippine e i loro alleati americani hanno creduto che erano necessarie speciali misure nei suoi confronti”. 400 commando furono perciò impiegati per la sua ricerca e quella di Basit Usman il 25 gennaio, senza la minima considerazione di prendere uno dei due vivo. Lavorando su un lavoro di intelligence fornito dalla Forza di azione di operazioni speciali degli USA, la dirigenza del SAF sembrò tanto sicura di poterlo prendere che questa volta non si presero cura della coordinazione con le forze armate dell’area.
Questa sconfitta ha posto il MILF sotto i peggiori riflettori possibili, come protettori di terroristi. Per l’IPAC è proprio un’ironia: “la carriera di Marwan mostra chiaramente che i capi del MILF hanno rigettato la presenza di Jihadisti stranieri provando a vietare le loro attività che potevano mettere in pericolo i negoziati. Non ebbero sempre successo e talvolta ci sono stati comandanti impazziti che davano rifugio ed altre forme si sostegno, ma il messaggio che i terroristi non erano benaccetti era chiaro. Nel futuro come nel passato la sola strategia possible per gestire l’estremismo nelle Filippine meridionali è di lavorare insieme al MILF”.
Randy Davids http://opinion.inquirer.net/83144/marwan#ixzz3TizOq0tl