Massacro del Lunedì Notte nelle elezioni intermedie filippine

I candidati sostenuti dal presidente Duterte fanno man bassa nelle elezioni intermedie filippine del 13 maggio con un risultato, definito Massacro del Lunedì Notte, dalle enormi potenziali implicazioni per il futuro democratico e la politica del paese.

I politici alleati di Duterte hanno fatto man bassa dei dodici seggi del senato, corpo composto di 24 membri che finora è riuscito a controllare le iniziative e le politiche più controverse del presidente.

Il risultato dà a Duterte un sostegno legislativo da super maggioranza che gli permetterà probabilmente di revisionare la politica nazionale in un sistema federale attraverso l’introduzione di una nuova costituzione; bloccare il sistema dei controlli sulla sua presidenza e persino permettergli potenzialmente di cancellare i limiti temporali del suo mandato.

Nonostante le problematiche tecniche, come il malfunzionamento delle macchine conta voto ed i ritardi di trasmissione dei risultati al senato, le elezioni intermedie sono state ritenute nel complesso pacifiche e credibili da parte degli osservatori indipendenti. Alta è anche l’affluenza che si attesta al 80% degli elettori aventi diritto.

Ci sono stati vari sconvolgimenti a livello locale. Il potente clan degli Estrada è il più grande perdente a cominciare dall’ex presidente Joseph Estrada che è stato sconfitto pesantemente nelle elezioni a sindaco di Manila, mentre il figlio Jingoy ed altri familiari hanno perso al senato e nelle elezioni locali come a San Juan, la loro roccaforte.

Le elezioni locali hanno visto la nascita di vari leader nuovi e progressisti come Francisco “Isko Moreno” Domagoso che ha sconfitto proprio Estrada, e Victor “Vico” Sotto che ha posto fine al dominio della dinastia decennale degli Eusebio a Pasig a Metro Manila.

In quello che molti analisti chiamano Massacro del Lunedì Notte, l’opposizione liberale e di sinistra ha subito ad opera del campo di Duterte la sua maggiore sconfitta di una generazione.

Gli alleati del presidente sono destinati a dominare non solo gli uffici governativi locali come sindaci e governatori ma anche il prossimo congresso.

Il Partito Liberale, LP, di opposizione, che fino a tre anni fa era molto forte è riuscito a conquistare 14 su 244 seggi nella camera dei deputati. La sua sconfitta più cocente è stata però al Senato che tradizionalmente è un paradiso di controlli dell’indipendenza e di opposizione al governo in carica.

Secondo il 96% dei voti scrutinati l’opposizione non avrebbe vinto un singolo seggio del senato. I suoi due candidati di bandiera, l’ex candidato presidenziale Mar Roxas ed il senatore Bam Aquino, nipote dell’ex presidente, si sono fermati al sedicesimo e quattordicesimo posto.

Nessuno degli altri sei membri del Otso Diretso del cartello dell’opposizione si trova tra i primi venti. E’ il risultato peggiore nelle elezioni intermedie dai tempi del dittatore Marcos (1965-86).

Mentre un fattore di certo è stata la popolarità di Duterte, neanche la storia è stata dalla loro parte. L’opposizione è riuscita a sconfiggere gli alleati dell’amministrazione al senato solo in tre occasioni, nel 1951, 1971 e 2007. In tutti e tre i casi il presidente in carica era molto impopolare.

Di contro il tasso di approvazione di Duterte ha raggiunto un massimo storico del 81% prima delle elezioni secondo un’indagine di maggio del SWS.

Due degli alleati fondamentali di Duterte, l’ex assistente speciale Bong Go e l’ex capo della polizia Bato de la Rosa, riflettono quella popolarità e si sono posizionati al terzo e quinto posto tra i senatori eletti. Nessuno dei due aveva mai avuto una posizione politica in precedenza.

C’è da attendersi che i due che sono un po’ l’alter ego del presidente saranno il perno del sostegno al presidente nel senato compreso i voti fondamentali del cambiamento costituzionale.

Altri due alleati come la figlia del dittatore Marcos, Imee Marcos all’ottavo posto, e Francis Tolentino al nono, consigliere politico di Duterte, sono anche tra i capifila dei vincitori al senato.

In totale gli alleati dell’amministrazione conquistano 9 su 12 seggi. Gli altri tre vanno alla ex senatrice Grace Poe, Lito Lapid e Nancy Binay.

Resta un’incertezza sulle ultime posizioni perché manca allo scrutinio il 3% delle schede.

Questo risultato porterà che ci saranno solo quattro senatori di opposizione, tutti eletti nel 2016, nel prossimo senato, lasciando una supermaggioranza agli alleati di Duterte e agli indipendenti.

Gli analisti già precedono che il braccio destro di Duterte Bong Go costringa gli indipendenti a seguire la linea dell’amministrazione.

Dela Rosa nel frattempo assumerà il compito di difendere la storia dei diritti umani di Duterte nella controversa guerra alla droga che lui iniziò da ex capo della polizia.

L’opposizione ha attaccato il presidente sulla sanguinosa campagna che ha avuto forti critiche sia nel paese che all’estero tra cui un’indagine preliminare della Corte Penale Internazionale per possibili reati contro l’umanità.

Ci si attende che Duterte, che è il presidente più anziano eletto nelle Filippine, si muova rapidamente nell’introdurre una nuova costituzione mirata almeno nella forma a devolvere più potere dal centro verso la periferia.

I critici comunque credono che il cambiamento costituzionale servirà ad estendere la presidenza Duterte, che terminerà nel 2022 per il limite costituzionale di un mandato di sei anni, ed a rimuovere i controlli istituzionali sull’esecutivo.

Massacro del Lunedì Notte

Le elezioni tenutesi a maggio 2016 trasformarono il sindaco della provincia dalla dura parlata in un leader nazionale. Queste elezioni intermedie sembrano aver posto tutto il potere nelle sue mani con pochi controlli democratici sui suoi disegni e tendenze autoritarie.

Richard J Heydarian, Asiatimes.com

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