La falsa alba della democrazia cambogiana con l’arrivo al potere di Hun Manet si è dimostrata proprio con gli arresti del giornalista cambogiano Mech Dara
Il giornalista cambogiano vincitore di premi nonché una delle poche voci dei media indipendenti nel regno, Mech Dara, fu arrestato il 30 settembre scorso per un articolo sui media sociali, ritenuto di “incitamento al disturbo della sicurezza sociale”, e rischia fino a due anni di carcere.
L’arresto di Mech Dara ha rattristato e sconvolto tante persone sia in Cambogia che nel mondo, ma ne ha scioccato pochi.

Il suo giornalismo coraggioso lo ha reso una spina persistente nel fianco della classe dirigente cambogiana.
Lui, che ha conosciuto le pressioni e le intimidazioni dell’apparato di stato sempre più repressivo, ha detto alla sottoscritta nell’ultimo incontro avuto di stare considerando la richiesta di asilo politico all’estero, perché la sua vita era diventata impossibile in Cambogia.
Nato in una famiglia di semplici origini si è fatto la reputazione di persona fermamente impegnata nella giustizia il cui lavoro comprende la denuncia delle violazioni di diritti umani, della deforestazione illegale, dell’accaparramento di suoli e delle lotte per il lavoro nel suo paese.
Queste violazioni abbondano nello stato notoriamente corrotto che si posiziona al penultimo posto nella scala mondiale dell’Indice del Governo della Legge di World Justice Project.
Comunque più di recente le indagini di Dara erano concentrate sulla scoperta delle violazioni dell’industria cambogiana delle Truffe Informatiche. Gli articoli di Dara, che nel 2023 gli sono valsi l’encomio di Eroe da parte del dipartimento di stato USA, hanno mostrato come l’industria spesso coinvolge le strutture delle truffe informatiche dove lavorano vittime del traffico di persone.
Le sue indagini hanno svelato come costringevano queste persone con la minaccia di tortura e estorsioni finanziare a compiere inganni e frode su obiettivi in Cina, negli USA, Europa e altrove attraverso racconti falsi o progetti di criptovalute.
L’ONU stima che almeno 100mila persone sono state indotte con l’inganno a partecipare a questa industria criminale che si dice valga 12 miliardi di dollari l’anno in Cambogia.
Dara si è dedicato all’identificazione delle elite politiche e affaristiche in Cambogia la cui complicità permette ai sindacato criminali che gestiscono le strutture di fiorire impunemente.
Alcuni suoi lavori più noti legavano il LYP Group dell’uomo di affari e senatore del regno Ly Yong Phay, alle operazioni dei centri di imbroglio nella provincia cambogiana di Koh Kong. Il senatore continua a negare ogni suo coinvolgimento.
La tempistica dell’arresto di Dara non può essere una coincidenza dato che è avvenuto 18 giorni dopo che il tesoro americano sanzionava Ly Yong Phat per il suo ruolo nei gravi abusi dei diritti umani legato al trattamento dei lavoratori nel traffico umano.
Alcuni pensano che il suo arresto sia un atto di vendetta per mandare un messaggio raggelante contro chi sfida gli interessi radicati della presente cleptocrazia cambogiana: state zitti o vi faremo stare zitti.
Prolunga la tendenza dell’oligarchia cambogiana a lanciare guerre legali contro membri della società civile usando il sistema giuridico per intimidire e silenziare i critici. E’ il segno più certo che il nuovo premier Hun Manet intende seguire il percorso del predecessore verso un sempre più forte autoritarismo.
Il capo autoproclamatosi uomo forte della Cambogia, Hun Sen, si dimise da primo ministro ad agosto 2023 dopo 40 anni al potere scegliendo il suo figlio maggiore Manet per la successione.
La successione dinastica non indica un tipico trasferimento di potere ma erano sorte speranze che Manet avrebbe potuto invertire la traiettoria sempre più autoritaria del governo di suo padre.
Mentre Hun Sen è maturato lottando su tutti i fronti della guerra civile cambogiana, Hun Manet ha avuto una maturazione più mondana con l’istruzione negli USA e nel Regno Unito ed una laurea in economica dall’Uiversità di Bristol.
Alcuni osservatori credevano che il ben vestito Manet dal parlare gentile possedesse una visione più liberale di quella del padre e che aprisse una nuova era di rinnovata democrazia.
Il dominio di Hun Sen in Cambogia è stato caratterizzato da un sempre maggior affidamento alla “politica della coercizione” per cementare la sua presa sul potere. La famiglia Hun è al centro di una rete di elite di affari e di stato fortemente connessa che esercita una presa sulla politica e sull’economia della Cambogia.
Questa coalizione di cleptocrati è accusata di spoliazione di proprietà delle abbondanti risorse naturali del regno per arricchirsi a spese dell’impoverimento di molti. Di conseguenza è cresciuto il dissenso popolare.
Per eliminare le minacce alla sua longevità il partito del popolo cambogiano al governo ha prodotto una repressione concertata sulla libertà di associazione, assemblea e di espressione, comportando nel decennio scorso la chiusura di quasi tutti i media di notizia indipendenti, lo scioglimento del partito di opposizione e la detenzione del suo capo Kem Sokha agli arresti domiciliari.
Da artefice degli accordi di pace di Parigi che hanno mediato la fine della guerra civile cambogiana, la vecchia guardia del partito ha cercato di legittimare il suo approccio pesante sottolineando la continua necessità di preservare l’ordine e la stabilità per evitare la discesa in ulteriori disordini.
La falsa alba di Hun Manet
Manet ha voluto presentarsi come parte di una nuova guardia, pronta a riallacciare i rapporti con le grandi potenze come gli Stati Uniti e l’Unione Europea che negli anni avevano raffreddato le relazioni con la Cambogia in seguito ai deficit democratici emersi durante la presidenza di Hun Sen.
Eppure la storia delle truffe informatiche e le ripercussioni crescenti hanno imbarazzato la Cambogia a livello internazionale. Con la chiara censura su Mech Dara per aver seguito gli scandali piuttosto che controllare gli elementi del partito responsabili per la piaga delle truffe informatiche, Manet sembra stare a mostrare dove giacciono davvero sia i propri sentimento che la sua fedeltà.
Mech Dara è solo uno di una lunga fila di dissidenti accusati di “incitamento” dai tribunali controllati dal CPP. Con il riferimento esplicito alla minaccia evocata di un nuovo caos sociale, ritorna al passato del CPP come custode dell’ordine e della stabilità.
La natura goffa del suo arresto stesso, in cui Mech Dara è stato prelevato da un convoglio di sei veicoli militari durante una vacanza con la famiglia, esce proprio dal registro storico del CPP. La persecuzione con mezzi chiari piuttosto che nascosti manda il messaggio a tutta la società civile per prevenire ogni possibile imitazione.
In modo più specifico segnala l’intento forzoso di preservare il potere, il saccheggio e l’impunità della elite cambogiana e l’impegno a spegnere sempre le voci di dissenso che minacciano la loro supremazia.
Sabina Lawrenluk, TheConversation