Da opportunità per correggere le ingiustizie, le misure regressive del governo di Anwari Ibrahim le ha invece ampliate.
La scorsa settimana la Malesia ha approvato un nuovo emendamento costituzionale che corregge una misura discriminatoria di genere con cui si negava la cittadinanza ai bambini nati all’estero da madri malesi.
I padri malesi i cui figli erano nati all’estero già godevano di quel diritto che era negato invece alle madri. Ora i bambini nati all’estero sia da uomini che da donne malesi possono diventare cittadini della Malesia.
La legge era stata descritta come una ragione per rallegrarsi e per le madri corregge davvero una ingiustizia secolare.
Purtroppo altri emendamenti e pezzi di legge invitano al contrario.
Il governo di Anwar Ibrahim ha assemblato la legge di misure regressive che accrescono l’apolidia, estendono la discriminazione di genere e danneggiano i bambini particolarmente quelli di una minoranza e di comunità vulnerabili.
Gli emendamenti associati alla Costituzione sono tra i più regressivi della storia malese, perché restringono la capacità di affrontare il grave problema di oltre un milione di persone prive di documenti nel paese tra cui ci sono oltre 100mila bambini nati senza documenti in Malesia.
Piuttosto che dare la cittadinanza a più persone la nuova legge la porta via dagli individui.
Prima di tutto, gli articoli legati a madri i cui figli sono nati all’estero non si applicano retroattivamente e questo lascia migliaia di bambini nati da madri malesi all’estero prima dell’approvazione della legge senza tutela legale per acquisire la cittadinanza malese.
I militanti che difendono l’uguaglianza delle leggi di cittadinanza hanno illustrato il dolore delle famiglie divise dall’impossibilità di vivere unite e la discriminazione che subiscono i figli nati all’estero a cui si negano gli stessi diritti e accesso all’istruzione, alla sanità e agli altri servizi.
I bambini nati all’estero da madri malesi vivono anche il dolore psicologico, sono visti come indegni ed esclusi nella società malese. Queste famiglie e bambini continueranno a soffrire.
Misure regressive
Uno dei nuovi emendamenti colpisce anche le donne e riporta la discriminazione di genere.
Il governo può ora revocare la cittadinanza alle mogli straniere di uomini malesi se il loro matrimonio termina entro due anni dalla richiesta di cittadinanza, anziché entro due anni dal matrimonio stesso.
La misura accresce il potere del governo malese per controllare lo stato di cittadinanza delle donne straniere e lascia le donne in matrimoni con abusi e i figli nati in posizione fortemente vulnerabile.
In Malesia, le donne vittime di matrimoni violenti hanno ricevuto un sostegno ridicolo da parte delle autorità malesi. Il caso di M. Indira Gandhi, la cui figlia è stata rapita dall’ex marito nel 2009, è esemplificativo.
Le autorità non riuscirono ad emettere un mandato di arresto per il padre affinché ridasse la loro figlia alla custodia della madre nonostante tante sentenze tra cui una decisione importante del Tribunale Federale del 2018.
Una causa civile contro la polizia, che sosteneva di aver agito in malafede sostenendo il marito, è stata archiviata lo scorso luglio. La donna non vede la figlia da oltre quindici anni.
Si teme che i nuovi emendamenti sulla cittadinanza diano un’ulteriore leva agli uomini violenti per avere la meglio sulle loro consorti.
A peggiorare le cose, gli emendamenti rendono più difficile ai figli chiedere la cittadinanza perché riducono il limite di età per chiederla, ai 18 anni invece dei 21.
Dato che le domande richiedono in media cinque anni per essere riesaminate, questo limita la capacità dei bambini di affrontare le questioni nel processo di revisione.
È evidente che uno degli obiettivi della legislazione era quello di ridurre i percorsi di accesso alla cittadinanza e, di fatto, di renderli più difficili.
La misura più devastante coinvolge il diniego della cittadinanza per trovatelli, orfani e bambini di residenti permanenti nati in Malesia.
Questo cambiamento avrà un impatto particolare sui bambini delle comunità indigene Orang Asli, la cui mancanza di un’adeguata documentazione di cittadinanza riflette l’endemico abbandono di questa comunità.
Altre minoranze, come gli indiani e le comunità etniche del Borneo, devono affrontare un’esclusione simile. Le sfumature anti-minoranza del disegno di legge hanno creato una notevole inquietudine.
Il problema del numero crescente di apolidi
In modo inquietante questi emendamenti si aggiungono al grave problema degli apolidi e rende le soluzioni più difficili.
Il motivo principale per cui queste misure regressive, che negano la cittadinanza ai trovatelli e ai figli dei residenti permanenti sono state incluse nella legislazione, deriva da 40 anni di cattiva gestione dell’immigrazione nello Stato di Sabah.
Dagli anni 80, i migranti erano fatti arrivare per marginalizzare l’influenza politica delle minoranze etniche del posto e rafforzare la posizione politica del governo federale sotto ciò che era definito Project IC, uno dei progetti più oscuri del governo dell’ex premier Mahathir Mohamad.
Project IC non solo ha cambiato la demografia di Sabah ma ha anche lasciato un’orribile eredità.
Ora vivono senza documenti in una desolante povertà oltre un milione di persone tra i quali circa centomila bambini a cui è negata l’istruzione e la cura sanitaria.
Sono soggetti a più grande sfruttamento sul lavoro e abusi di ogni altro mentre provano a sopravvivere precariamente. E con le generazioni multiple condannate a ripetere questo ciclo, sono condannati a vivere una vita di criminalità e marginalità.
Allo stesso tempo, le comunità indigene sono profondamente infastidite da gente senza documenti che sono state fatte arrivare per motivi politici e che sono anche demonizzate perché percepite come un’aggiunta ai problemi di sicurezza delle frontiere del Sabah. La questione rimane carica tra i sabahani.
L’inclusione di emendamenti sui bambini fa parte di un compromesso che serve a garantire il sostegno di un numero sufficiente di politici affinché la legge potesse essere approvata.
Tragicamente, la legge prende di mira e perpetua l’apolidia per le generazioni future.
Piuttosto che lavorare per cancellare l’oscura eredità del Progetto IC di Mahathir nel Sabah, la nuova legislazione sulla cittadinanza della Malesia peggiora i problemi.
Oltre ad aumentare il numero di persone prive di documenti, il prendere di mira i bambini crea un’altra generazione di esclusi che lacererà il tessuto della società del Sabah e sarà dannosa per l’obiettivo dello sviluppo sostenibile.
Quando la società civile ha iniziato a spingere per modificare la legge sulla cittadinanza, l’obiettivo era quello di ampliare la cittadinanza, soprattutto per i bambini e le famiglie.
Le nuove misure regressive della Malesia non vanno in questa direzione. Molti membri della società civile malese sono sconvolti dal modo in cui la legislazione è stata dirottata per ridurre i diritti.
Da opportunità per correggere le ingiustizie, il governo di Anwari Ibrahim le ha invece ampliate.
Bridget Welsh, Benarnews