Moglie di Surachai accusa la giunta militare per la morte dei tre militanti

Pranee Danwattanusorn, moglie di Surachai Danwattanusorn, crede che suo marito sia morto e che il suo corpo sia stato rubato e distrutto.

Surachai era un personaggio importante delle magliette rosse che dopo il golpe del maggio 2014 fuggì in Laos per evitare l’arresto e la condanna per lesa maestà, da dove continuò la sua attività politica. La giunta militare thailandese nel passato aveva più volte richiesto invano la sua estradizione in Thailandia.

A dicembre si sparge la notizia che Surachai ed altri due militanti delle magliette rosse siano scomparsi dalla loro residenza in Laos. Gli altri due militanti scomparsi erano Chatchan “Phoo Chana” Boonphawal, 56, e Kraidet “Kasalong” Luelert, 47.

Agli inizi di gennaio vengono ritrovati sul fiume Mekong due corpi in condizioni orribili.

Scrive Claudio Sopranzetti su Al Jazeera:

“Quasi un mese fa due corpi sono saliti alla superficie della riva thailandese del Mekong nella provincia di Nakhon Phanom. I corpi avevano le mani legate, sbudellati e riempiti con il cemento per portare i corpi sul fondo.
Si è sparsa subito la voce che i due corpi potrebbero appartenere a due dei tre thailandesi che scomparvero a Vientiane il dodici dicembre 2018. La scorsa settimana si è confermato che i due corpi appartenevano a Chatchan “Phoo Chana” Boonphawal, 56 anni, e Kraidet “Kasalong” Luelert, 47 anni, aiutanti stretti del conosciuto repubblicano Surachai che scomparve insieme a loro e che è ancora scomparso.
Chiunque ha ucciso i militanti sperava che il cemento nel loro stomaco facesse il proprio lavoro e seppellisse i corpi e con essa la memoria, nel fondo del fiume. Eppure come spesso accade i militanti hanno la pervicace tendenza a continuare a pronunciarsi, in vita come in morte.”

In quei giorni alcuni testimoni oculari asserirono di aver visto un terzo corpo galleggiare sul fiume Mekong. La polizia di Tha Uteh ha negato che un terzo cadavere che sarebbe potuto appartenere a Surachai fosse stato ritrovato e poi fatto scomparire. Secondo un giornalista locale, un capo villaggio aveva nascosto il corpo ritrovato nel fiume consegnandolo alla polizia. Il cadavere però scomparve prima che la polizia arrivasse sulla scena del ritrovamento.

Proprio a Nakhon Phanom Pranee Danwattanusorn è andata a denunciare la scomparsa e la distruzione possibile del corpo. Ha accusato la giunta al governo di coinvolgimento nella morte del marito e dei due altri compatrioti.

“Abbiamo bisogno di scoprire la verità dietro queste morti orripilanti” ha detto la donna. “Se il governo resta silenzioso è possibile che sono loro dietro coloro che hanno commesso questo brutale omicidio di tre uomini”

Pranee ha sostenuto che erano stati rapiti e uccisi per essere dei dissidenti aperti del governo militare e della monarchia.

Surachai era ricercato dalle autorità thailandesi per lesa maestà, per le sue attività radiofoniche, prima in Thailandia e poi in Laos, in cui criticava sia il governo della giunta thai che la monarchia e promuoveva la causa repubblicana. Ai tre militanti scomparsi, come a tanti altri militanti thai che sono ancora nella regione, molti paesi occidentali hanno rifiutato la richiesta di asilo. Queste morti gettano un’ombra oscura su tutti loro.

Come ricorda Claudio Sopranzetti

“I tre uomini non erano i primi critici della monarchia thailandese a scomparire in circostanze sospette in Laos nei due anni passati. A luglio 2016 scomparve Ittipon Sukpaen, anche DJ Sunho, nella periferia di Vientiane dopo essere diventato famoso per una serie di video di Youtube critici della monarchia e del governo della giunta militare thai.
Un anno dopo Wuthipong Kachathamakul, 44 anni, conosciuto come Ko Tee, che aveva una sua radio su internet critica della monarchia, fu rapito da dieci persone che parlavano thai dalla sua casa di Vientiane, costretto a salire su un’auto e mai più visto.”

Entrambi fuggirono in Laos per non essere arrestati per lesa maestà dopo il golpe militare del 2014.

Una coincidenza preoccupante è che tre giorni dopo della scomparsa dei tre militanti, Laos e Thailandia firmano una serie di accordi e memorandum di intesa su energia, trasporti, risorse naturali ed istruzione, importanti per la crescita economica del Laos.

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