Ventuno moschee presso compagnie statali e dodici presso edifici di ministri del governo si erano accusati a discutere idee radicali, come la creazione di un califfato, ha detto ai giornalisti Agus Muhamad che dirige il comitato supervisore presso AISBSD, o P3M.
“Si può considerarlo un allarme rosso per quanto riguarda le moschee di compagnie gestite dallo stato.” ha detto Agus. “Speriamo che siano prese le necessarie misure e si indaghi meglio in quanto scoperto finora da parte del Indonesian Mosque Council”.
Lo studio, portato avanti da P3M e ONG Rumah Kebangsaan, ha visto 274 video e centinaia di registrazioni radio prese da volontari di cento moschee tra settembre ed ottobre.
“Abbiamo definito radicalismo le idee che chiedevano cambiamenti fondamentali” ha detto Agus in una conferenza stampa a Giacarta, ed i ricercatori oltre ai video hanno studiato i bollettini del Venerdì e i volantini alle moschee.
Il segretario del Indonesian Mosque Council,Imam Addaruquthni, ha però sminuito quanto trovato.
“Radicale può significare critico del governo ma non significa che si abbia l’intenzione di minar o minacciare lo stato” ha detto l’imam a Benarnews. “Si può esser radicali nella critica al governo per le ingiustizie da criticare”
In Indonesia, la più grande nazione a maggioranza musulmana con una popolazione di 262 milioni di persone, ci sono 800 mila moschee, disperse su diciotto mila isole. Le moschee non sono grandi quanto quelle dell’Arabia Saudita e degli altri paesi arabi.
Delle 41 moschee monitorate e denunciate per le loro visioni radicali, 17 sono fortemente radicali e i predicatori invitano i loro ascoltatori a portare avanti atti di intolleranza.
Abdul Manan Ghani, che presiede Nahdlatul Ulama (NU), la più grande organizzazione musulmana, ha espresso preoccupazione per quanto scoperto ed ha chiesto una maggiore attenzione nella supervisione di queste moschee.
“Sono moschee finanziate dallo stato ma usate per promuovere l’intolleranza” ha detto Abdul Manan.
Un portavoce del ministero per gli Affari Religiosi, Mastuki ha detto che lo scorso anno si sono fatti dei passi contro chi è stato denunciato per discorsi intolleranti che potenzialmente potrebbero generare disordine.
“Forse non sono state totalmente eliminati quella volta. Questo anno ci sarà una nuova indagine e forse le cose sono cambiate.”
Mastuki ha detto che c’erano state indagini che anno aiutato ad identificare il problema. “Consideriamo di emettere un codice etico per i predicatori di tutte le religioni. Stiamo consultando le organizzazioni di massa e si discute di queste cose al nostro interno”
La prova che l’intolleranza e il conservatorismo religioso cambiano il carattere della società indonesiana fu esposta ad aprile scorso quando il capo dell’agenzia di intelligence Nazionale BIN rilasciò i dati di un’indagine del 2017. Il 40% degli studenti dei college hanno espresso idee radicali.
“Esiste questa condizione in 15 province indonesiane e hanno catturato la nostra attenzione” ha detto Budi Gunawan di un collegio di Giava.
Nel giugno scorso i capi delle università indonesiane hanno discusso un piano per iniziare a collaborare con l’aenzia antiterrorismo per creare un corpo che monitori i campus per individuare ideologie e comportamenti estremi. Chi si oppone però mette in guardia sul rischio che non si controlli la libertà di espressione e lo studio nei campus.
“Dobbiamo mantenere sia la creatività che la libertà di espressione. Se non lo si fa qui dove lo si farà?” dice un lettore di terrorismo e sicurezza Ali Wibisono.
“Non riesco a vedere un paese forte al mondo la cui politica antiterrorista sia efficace nel controllo delle università” (Benarnews)
Di certo manca nelle moschee dove sono stati tracciati indicazioni di radicalismo islamico una seria attenzione da parte del governo poiché queste moschee sono sotto la loro gestione.