Una nazione governata da assassini è il primo commento che si può fare dopo le quattro esecuzioni nella infame prigione di Insein contro Ko Jimmy, Phyo Zayar Thaw, due importanti politici democratici, ed altri due militanti di base, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw.
Erano accusati secondo la legge antiterrorismo e condannati a morte da una corte marziale per “aver ucciso civili innocenti”. La rabbia e tristezza è che i veri terroristi che sparano sui civili con i cecchini e che bombardano la popolazione civile con artiglieria pesante e aviazione sono proprio coloro che hanno condannato a morte i quattro militanti democratici.

I familiari li hanno potuti vedere brevemente mediante in video e non hanno potuto neanche raccogliere i corpi dei loro amati perché erano stati già cremati.
Alle famiglie che non potranno neanche tenere i funerali la prigione ha risposto che la legge non richiede la restituzione dei cadaveri alle famiglie.
Sono 117 le sentenze di condanna a morte emesse dalla sanguinaria giunta birmana e di queste 41 sono quelle fatte in contumacia. Nello stesso tempo la giunta birmana, che si è dato il nome di Consiglio di Amministrazione dello Stato, ha esteso il numero di casi in cui è prevista la pena capitale.
Sono 2100 le persone uccise dai militari dopo il golpe del febbraio 2021 e decine di migliaia le persone arrestate, molte delle quali morte durante la detenzione per le violenze e le torture subite.
“La diffusa e sistematica uccisione di manifestanti, gli attacchi indiscriminati contro interi villaggi ed ora l’esecuzione di capi di opposizione richiedono una risposta ferma ed immediata dagli stati membri dell’ONU” ha dichiarato Tom Andrews, inviato speciale ONU sui diritti umani in Myanmar, il quale ha definito le esecuzioni un atto depravato che deve servire da “punto di svolta per la risposta del mondo alla crisi nel Myanmar”.
“Un atto di pura crudeltà” ha definito queste esecuzioni Elaine Pearson di HRW: “La barbarie e lo spregio spietato della giunta per la vita umana mira a gelare le proteste del movimento contro il golpe.”
Una nazione governata da assassini
“Myanmar è una nazione governata da assassini. Non esiste altro modo di descrivere un regime che usa i cecchini per colpire alla testa i manifestanti e attacchi aerei e attacchi di terra per cancellare interi villaggi, che tortura i prigionieri fino alla morte ed uccide a proprio piacimento quando attacca le roccaforti della resistenza. Questo è un regime capace di spillare tutto il sangue necessario per restare al potere.” si legge nell’editoriale di MN, Queste esecuzioni portano il Myanmar sempre più vicino all’orlo dell’abisso.
“E’ una delle grandi ironie della storia politica recente del Myanmar che l’ultima condanna a morte sia stata fatta decenni fa. Per qualche ragione la dittatura, che prese il potere nel 1988 anno in cui si ebbe l’ultima grande sollevazione contro il potere militare, non mise al muro nessuno dei suoi oppositori imprigionati anche se li perseguiva senza alcun rimorso.
Non si vuol dire che la giunta precedente fosse meno brutale perché uccise migliaia nel bagno di sangue che inaugurò il suo governo, e avrebbe continuato ad uccidere se ne avesse sentito il bisogno per affermare il proprio controllo.”
In quel sanguinoso periodo del Myanmar Ko Jimmy e Phyo Zayar Thaw si sono fatte le ossa passando decenni in carcere nonostante il loro impegno alla lotta pacifica.
“Nonostante le differenza di età entrambi appartenevano ad un’era in cui sembrava ancora possibile prevalere sull’ingiustizia con la persistenza e la passione per la verità e la creatività… Quell’era si è improvvisamente interrotta lo scorso anno quando i militari con il copione dei loro predecessori hanno liberato l’inferno contro coloro che sfidavano il loro diritto a governare.”
La violenta repressione di ogni manifestazione di massa pacifica con l’uso dei cecchini nelle strade birmane ha spinto tantissimi a prendere le armi, le più primitive contro “un esercito che da tanto consuma gran parte delle ricchezze del paese”.
“E così Ko Jimmy e Phyo Zayar Thaw si sono ritrovati di fronte ad una nuova realtà, una che era ancora più oscura di quella passata. La violenza, per tanto evitata da entrambi, faceva parte dei due membri dell’equazione”
Non sapremo mai se Ko Jimmy e Phyo Zayar Thaw siano mai stati coinvolti nella resistenza armata, se abbiano cambiato la loro scelta di lotta non violenta, ma la giunta birmana li ha associati a due militanti accusati di aver ucciso presunti informatori del regime, volendo ha “descriverli come la specie peggiore di criminali comuni di quelli che non hanno attenzione alla vita umana”.
Ma deve essere chiaro chi sono i terroristi, “non ci può essere una falsa equivalenza: i crimini della giunta sorpassano di gran lunga quelli di cui accusa i suoi oppositori. Ed uccidendo coloro che avevano cercato sempre la pace ed il compromesso, ha dimostrato ancora una volta di essere il nemico giurato di entrambi”.
Così il Myanmar approfondisce ancor di più il suo isolamento e si trova sempre più vicino sull’orlo del collasso.
“Con l’annuncio delle esecuzioni ha attraversato una nuova soglia nella inesorabile avanzata verso la barbarie totale, segnalando che la discesa del paese nell’oscurità è ancora lontana”.
Su ciò che possa aver spinto la giunta militare a compiere le esecuzioni, traduciamo un’analisi di Zachary Abuza apparsa su Benarnews
Il disperato bisogno della giunta birmana di mostrare di controllare la situazione
Perché il Myanmar rischia di alimentare più rabbia in patria e sdegno all’estero con queste quattro esecuzioni tra cui due icone del movimento democratico? La risposta potrebbe essere che sui campi di battaglia nella sempre più profonda guerra civile le sue forze non vanno bene.
I media di stato del Myanmar hanno annunciato lunedì l’esecuzione di Ko Jimmy, militante veterano della rivolta del 1988 contro il governo militare, e Phyo Zeya Thaw, un artista rap popolare datosi alla politica. Sono stati uccisi anche altri due militanti meno popolari.
I quattro erano stati arrestati per la loro militanza contro la giunta e per violazione della legge anti-terrorismo. A gennaio i quattro furono accusati di aver aiutato a fare atti terroristici e furono condannati a morte nonostante che il Myanmar non avesse eseguito nessuno da oltre 30 anni.
Molti avevano pensato che la sentenza fosse un disegno. Si pensava che la giunta non potesse rischiare un contraccolpo diplomatico e le proteste popolari che ne possono seguire. Era una carta da giocare a livello internazionale al momento giusto per ricavare una legittimazione popolare con la possibile commutazione della sentenza a carcere a vita.
Inoltre se la giunta ha mai avuto un successo da febbraio 2021 è stato sul piano diplomatico. Perché mai mettere in pericolo il fatto che nessun governo ha tagliato i legami?
Considerando che durante la custodia militare sono morte 50 persone dopo il golpe, secondo la Assistance Association for Political Prisoners, i militari avevano molto tempo per poterli uccidere.
Perché ora? Ci può essere una sola risposta. La giunta sta perdendo sul campo di battaglia e così ha bisogno di mostrare di avere il controllo totale. Deve mostrare di non aver paura delle ripercussioni nazionali o internazionali, che è forte abbastanza da resistere alle pressioni.

La sua forza militare è a corto di uomini. Le truppe combattono su troppi fronti nel paese contro organizzazioni di resistenza ben armate e addestrate come KIA, esercito di indipendenza Kachin e KNLA esercito di liberazione nazionale Karen, che sono alleati con il NUG, il governo nazionale dell’opposizione.
Lo stesso NUG controlla 275 PDF, forze di difesa popolare, in tutto il paese. Sebbene abbiano limitate risorse ed armamenti, sono riusciti a catturare molte armi e cominciano a costruirsi propri armamenti e munizioni. NUG e armate etniche affiliate così dicono di controllare quasi il 50% del paese.
E la situazione potrebbe ancora peggiorare molto per il Tatmadaw che sta sul punto di riaprire le ostilità con l’Arakan Army con il quale ha trovato un tenue cessate il fuoco da novembre 2020 dopo due anni di scontri difficili nello stato Rakhine.
Arakan Army non si è unita al NUG ma dal golpe ha usato il golpe per rafforzare la propria autonomia politica ed economica. Per molti militari questa situazione è andata oltre e l’Arakan Army deve essere rimesso al proprio posto.
Oltre 3000 militari birmani sono passati armi e bagagli con NUG nonostante una caterva di strumenti di coercizione per impedirlo. Non si conoscono quanti sono i disertori. Si stima che i militari abbiano avuto il 15% delle perdite e il reclutamento si dimostra difficile.
Persino l’accademia militare di elite, che un tempo era una scuola molto prestigiosa ed era considerata come la strada per la mobilità sociale verso l’alto, non riesce a riempire i posti. I militari hanno rafforzato le misure coercitive per l’arruolamento ed usano pene collettive che prendono di mira i membri delle famiglie di chi si è unito ai PDF.
Allo stesso tempo, la spesa militare è molto costretta per la cattiva gestione economica. La moneta birmana, kyat, è sprofondata spingendo la giunta a imporre altri controlli monetari.
C’è una perdita netta di investimenti esteri e pochi ne entrano se non dalla Cina. Le esportazioni sono crollate di molto. Il sistema bancario barcolla. La Banca Mondiale ha appena detto che si stima che il 40% della popolazione vive sotto la soglia della povertà.
Allora che impatto avranno le esecuzioni? Dal golpe in poi i cittadini manifestano giornalmente in tutto il paese usando manifestazioni improvvisate dopo le sanguinose repressioni di massa all’indomani del golpe. Ed ora c’è un’altra ragione importante per combattere la dittatura.
Storicamente i militari hanno potuto agire in totale impunità perché la popolazione era terrorizzata da loro che ce l’hanno sempre fatta perché dal 1962 sono riusciti a tenere sottomessa la popolazione.
Il problema è che per la prima volta la popolazione del Myanmar rifiuta di essere intimidita. Dopo un po’ di democrazia, avendo avuto la possibilità di votare per chiunque se non i militari, e dopo un periodo di libertà dei media, di apertura democratica, di impegno col mondo ed un internet aperto, la popolazione rifiuta di accettare l’usurpazione del potere dei militari.
Sul piano diplomatico le esecuzioni possono galvanizzare una azione più forte da parte della comunità internazionale. Potrebbe spingere alcuni stati europei e l’Australia a rivedere la propria posizione diplomatica. Giappone e Corea del Sud probabilmente non cambieranno direzione sebbene Tokyo abbia condannato le esecuzioni.
Ed il NUG che cerca il riconoscimento diplomatico formale è sicuro che le esecuzioni delegittimano ulteriormente il regime ed accrescono la propria posizione internazionale.
Quindi per i militari che perdono sul campo di battaglia e non hanno legittimità e provano disperatamente a dire di essere al comando e di poter agire senza paura di reazioni pubbliche, le esecuzioni sono state alla fine un atto di debolezza e disperazione. La giunta ha ucciso quattro uomini ma non hanno assolutamente idea di quello che la loro azione potrebbe comportare nei mesi prossimi.
Questo importa anche per un’altra ragione. Dal golpe c’è stata poco sostegno per la Aung San Suu Kyi che aveva difeso i militari contro le accuse di genocidio della minoranza Rohingya davanti alla Corte Penale Internazionale. E questi conflitti protratti davvero hanno bisogno di martiri. In Ko Jimmy e Pyo Zeya Thaw la giunta ha creato due perfetti martiri amati dietro cui sia la comunità internazionale che la popolazione civile possono manifestare.