Qual’è il costo umano e climatico della industria del nichel in Indonesia per le popolazioni locali, le popolazioni indigene che subiscono una significativa deforestazione, l’inquinamento dell’aria e delle acque oltre ad una massiccia emissione di gas serra degli impianti a carbone legati agli impianti di trattamento?
Questa domanda ce la siamo posti quando si è saputo della morte di 13 lavoratori nella fonderia di Nichel a Morowali, nelle Sulawesi centrali, per un incendio con esplosione durato 12 ore.

Un’indagine che prova a rispondere a questa domanda se la pone Climate Rights International con un rapporto su un impianto miliardario nelle Muluku settentrionali.
Il rapporto di CRI si chiama: Nichel Estratto: Qual’è il costo umano e climatico dell’ industria del nichel in Indonesia
Si legge sul sito di CRI:
Crediamo che il progresso sul cambiamento climatico non possa avere successo senza proteggere i diritti umani – e la lotta per i diritti umani non può avere successo senza proteggere il nostro pianeta dal cambiamento climatico.
https://cri.org/our-mission/
A tal fine, lavoriamo in collaborazione con gruppi locali e internazionali per documentare come le violazioni dei diritti umani contribuiscano al cambiamento climatico e come il cambiamento climatico contribuisca alle violazioni dei diritti umani.
Utilizziamo i nostri contatti ad alto livello per fare pressione su governi e aziende affinché adottino misure urgenti per porre fine agli abusi, limitare le emissioni di gas a effetto serra e proteggere i serbatoi di carbonio vitali.
Collaboriamo con gli attivisti e le comunità colpite per chiedere giustizia e responsabilità ai potenti interessi che mettono a rischio le loro vite e quelle dei loro figli.
Nel rapporto “Nichel Estratto: Qual’è il costo umano e climatico dell’industria indonesiana del nichel” sono state intervistate 45 persone che vivono attorno al parco industriale di Weda Bay, IWIP, e nelle miniere di nichel vicine sull’isola di Halmahera.
Come accaduto già in altre parti dell’arcipelago come a Papua, al fianco dell’impresa, polizia e militari indonesiani hanno sostenuto le operazioni di accaparramento dei suoli, nell’intimidazioni delle popolazioni indigene e popolazioni locali che vedono radicalmente cambiato il proprio modo di vivere.
Il Nichel estratto a Weda Bay oppure a Morowali serve al mercato internazionale per costruire le batterie necessarie alla mobilità elettrica su cui puntano molto i paesi più sviluppati perché sarebbero più verdi, dimenticando forse che il verde indonesiano sta diventando sempre più scarso.
Krista Shennum di CRI sostiene però che questo non deve essere sempre il caso.
“La transizione dalle auto a combustione ai veicoli elettrici è parte essenziale della transizione globale dai combustibili fossili all’energia rinnovabile, ma la crescente industria del minerale fondamentale non deve perpetuare le stesse pratiche di abuso e di danno ambientale seguite per decenni dall’industria estrattiva. Le fabbriche automobilistiche globali che prendono il nichel dall’Indonesia come Tesla, Ford e Volkswagen, devono assicurarsi che il nichel dei loro veicoli non produca abusi di diritti umani e danni ambientali”.
In tutta l’Indonesia che ha prodotto nel 2022 il 48% del Nichel globale, si sono costruiti grandi parchi industriali per trattare i materiali estratti del Nichel dove non si fa un uso massiccio di fonti rinnovabili di energia per trattare i minerali di nichel ma si usano invece impianti a carbone, altro minerale di cui l’Indonesia è esportatrice.
L’IWIP per esempio utilizza dal 2018 5 impianti a carbone che diventeranno 12 nel prossimo futuro per produrre 3,78 di Gw/annui usando del carbone di bassa qualità del Borneo con emissioni elevate di gas serra.
Se non basta ciò, si deve considerare che l’estrazione del minerale di nichel è costata la deforestazione di 5300 ettari di foresta tropicale nelle concessioni minerarie a Halmahera con emissione di 2,04 tonnellate di CO2 che è immagazzinata nelle foreste.
L’acquisizione dei suoli e delle foreste non ha inoltre coinvolto le popolazioni indigene nella presa di decisione e nel diritto ad essere informati sui progetti che saranno espletati sui loro territori.
Come tutte le popolazioni indigene, esse si sostengono usando le risorse naturali delle foreste e lavorando come piccoli pescatori, piccoli agricoltori, produttori di sago e cacciatori. L’arrivo delle miniere di nichel e relative fonderie ha portato oltre che alla deforestazione, all’acquisizione di terreni agricoli anche alla distruzione delle riserve di acqua dolce rendendo impossibile continuare a vivere come facevano prima.
Prima il loro mare aveva abbondanza di pesce e i pescatori non dovevano allontanarsi molto in mare per tornare a casa con il pesce.
“… Non riesco più a pescare vicino alla costa. L’acqua è sporca e la sicurezza ci caccia via. L’inquinamento proviene dall’impianto. Residui oleosi, l’acqua calda e rossastra…”
Ed oltre alla minaccia alle fonti di acqua potabile, le attività minerarie e di deforestazione hanno portato anche ad una crescita di allagamenti.
“A peggiorare la situazione è la mancanza di trasparenza o di informazioni di base da parte delle aziende e del governo indonesiano perché i cittadini hanno difficoltà ad accedere alle informazioni sulle conseguenze dell’inquinamento industriale sulla loro salute. Né IWIP né il governo indonesiano forniscono informazioni pubbliche o accessibili sulla qualità dell’aria e dell’acqua ai residenti locali.”
Secondo CRI, le responsabilità del governo indonesiano sono multiple e a più livelli. Vanno dal rafforzamento di regolamenti e leggi per minimizzare l’impatto dell’estrazione e del trattamento del minerale sulle comunità, al controllo per porre fine alle minacce ed intimidazioni contro la popolazione locale ed indigena commesse dalle forze di sicurezza.
Altro aspetto da considerare è l’inquinamento ambientale da valutare, monitorare e indagare per avere rapporti che siano accessibili e pubblici. Punto importante è che il governo deve bloccare i nuovi impianti a carbone per le aree industriali.
Altro aspetto che il rapporto individua è la responsabilità di impresa anche in relazione alle potenzialità che l’IWIP ha nel breve futuro.
IWIP è una joint venture di tre imprese private della Repubblica Popolare Cinese: Tsingshan Holding Group, Huayou Cobalt e Zhenshi Holding Group ed in essa altre compagnie hanno mostrato intenzione di costruire strutture industriali legate sempre al settore delle batterie per veicoli elettrici.
Eramet e BASF vogliono costruire strutture di raffinazione per nichel e cobalto per produrre 67mila tonnellate di Nichel e 7500 di cobalto annui. La POSCO ha annunciato piani per un impianto di capacità di 52mila tonnellate di nichel raffinato, utili per un milione di veicoli elettrici.
Le aziende e l’IWIP, secondo CRI, devono affrontare e risolvere gli inquinamenti prodotti dalle loro imprese, affrontare lo smaltimento dei residui e dei reflui di lavoro e risarcire le comunità locali e indigene dei danni prodotti con le loro attività.
Ma la responsabilità di impresa è anche quella delle aziende Tesla, Ford e Volkswagen che prendono il nichel prodotto in Indonesia e che dovrebbero far sentire la propria voce fino a decidere di sospendere gli acquisti di nichel da aziende responsabili di abusi ambientali e umani.

Un militante indonesiano Adlun Fikri dice:
“Nell’area a monte, dove si estrae, l’attività è distruttiva, degrada la foresta, la distrugge e causa violazioni dei diritti umani. I residenti locali qui sopportano il costo dell’ambizione globale. Gli occidentali si godono il veicolo elettrico, e nel frattempo noi subiamo l’impatto negativo”.
“È una soluzione inaccettabile e falsa per il clima costruire nuovi impianti di carbone vincolati per alimentare le operazioni di lavorazione del nichel mentre si deforestano aree così vaste per l’estrazione del nichel”, ha dichiarato Shennum, la ricercatrice di CRI.
“Le aziende produttrici di veicoli elettrici dovrebbero garantire che le loro catene di approvvigionamento di minerali critici siano prive di combustibili fossili e i governi stranieri – compresi gli Stati Uniti e gli Stati membri dell’Unione Europea – dovrebbero fornire sostegno finanziario alla transizione energetica dell’Indonesia, anche per smantellare questi impianti a carbone”.