Niente libertà su cauzione per Paul Chambers in Thailandia

Il tribunale provinciale di Phitsanulok ha negato la richiesta di libertà su cauzione al docente universitario americano Paul Chambers accusato di diffamazione dei reali thailandesi.

Il docente universitario americano si era recato alla stazione di polizia della cittadina per ascoltare le accuse accompagnato dalla moglie e rettrice dell’università di scienze sociali e da membri del consolato USA di Chiang Mai e dal suo avvocato.

Il mandato di arresto della scorsa settimana non era stato seguito da una convocazione esplicita. Ora il suo avvocato Wannaphat Jenroumjit. farà un’altra richiesta di libertà su cauzione con termini più stringenti, come la nomina di un supervisore.

La III regione militare ha denunciato Paul Chambers sia per diffamazione dei reali per l’articolo 112 del codice penale che per violazione della legge informatica, accuse che di solito giungono insieme.

L’accusa è di aver pubblicato un pezzo sul sito di ISAS per un webinar di ottobre 2024 sui rimpasti delle nomine militari secondo l’avvocato Akarachai Chaimaneekarakate che guida il gruppo di legali di Paul Chamber, il quale ha negato tutte le accuse di aver scritto e pubblicato quel pezzo sul sito web.
Paul Chamber ha detto alla CNN prima di apparire in tribunale di non essere a conoscenza dei dettagli della denuncia per la quale rischia il carcere fino a 15 anni.

Questa denuncia pone una grave minaccia alla libertà accademica nel paese perché coinvolge un professore profondamente rispettato e conosciuto nei circoli accademici per il suo studio profondo sulla relazione tra civili e militari in Thailandia, argomento su cui Paul Chambers è agli occhi di tutti profondamente rispettato.

Due suoi libri sono Khaki Capital: The Political Economy of the Military in Southeast Asia, e Praetorian Kingdom: A History of Military Ascendancy in Thailand. Il primo esamina il panorama della economia politica dei militari nel Sudest Asiatico e il secondo analizza la storia dell’ascesa dei militari in Thailandia.

Dai dati di TLHR si ricava che sono 1962 le persone perseguitate per la partecipazione alle manifestazioni pacifiche e per aver espresso le proprie idee da luglio 2020 quando iniziò il movimento giovanile per la riforma della monarchia e dei militari. Sono 278 i giovani accusati in base agli articoli 112 di lesa maesta, 156 per il crimine informatico e 116 per sedizione.

Uno dei militanti più importanti è Arnon Nampa. E’ stato già condannato a 18 anni di carcere per varie sentenze di lesa maestà ed altre accuse per la sua richiesta di riforma della monarchia in senso costituzionale e per la riforma dei militari.

Il dipartimento di stato USA ha espresso preoccupazione per questo arresto e fornisce assistenza consolare.

“In forma privata invitiamo sempre le autorità thailandesi a proteggere la libertà di espressione secondo gli obblighi internazionali della Thailandia” ha detto un portavoce USA.

Sunai Pasuk di HRW sostiene che le accuse contro Paul Chambers rappresentano una museruola stretta alla libertà di parola e alla libertà accademica in Thailandia.

“Paul è considerato un grande obiettivo dei gruppi ultrarealisti che da anni continuano ad attaccarlo usando campagne di disinformazione e di odio online per fare pressione sulle autorità per revocargli il visto ed espellerlo dall’università” ha detto Sunai alla CNN.

L’accusa di lesa maestà verso stranieri è alquanto rara. Ricordiamo il caso di Joe Gordon, americano di origine thailandese che fu condannato a due anni e mezzo di carcere per un libro vietato in Thailandia che lui aveva aiutato a tradurre dall’inglese in Thailandese.

Il libro era una biografia di Re Bhumibol Adulyadej di Paul Haley che era stato vietato in Thailandia, dove parlare dei reali è un’arte molto difficile e parlarne criticamente è un reato.

Joe Gordon fu rilasciato dopo aver ricevuto il perdono reale.

Diverso il caso di molti studiosi thailandesi accusati di lesa maestà che sono dovuti scappare all’estero all’indomani del golpe del maggio 2014 in Thailandia.

Al momento nel parlamento thailandese si discute di una legge di amnistia che però non vedrà con tutta probabilità alcuna concessione sulla lesa maestà, nonostante eserciti un peso enorme su tutta la società thai.

“Il costo dei militari thailandesi è notevole perché attrae un’attenzione internazionale e l’occhio vigile che non piace ai militari” dice alla CNN lo studioso thai Thitinan Pongsudhirac.

“Questo caso mette a dura prova la libertà accademica e rafforzerà la chiusura delle menti thailandesi, minando l’ecosistema intellettuale e di ricerca necessario a promuovere idee e innovazioni per far progredire l’economia thailandese.”

Nel quarto di copertina del libro si legge:

Sebbene il Sudest Asiatico abbia visto emergere il governo dei civili, i militari continuano a ricevere una bella fetta del budget nazionale e con proprietà importanti e attività economiche, spesso hanno un peso economico notevole che rafforza il proprio potere politico mentre ostacola la democratizzazione o il governo civile.

L’economia politica dei militari in paesi meno sviluppati è quindi un tema cruciali in termini di democratizzazione. Questo libro esamina il cosiddetto “capitale Khaki” in sette paesi del Sudest Asiatico, Thailandia, Myanmar, Vietnam, Laos, Cambogia, Filippine e Indonesia.

Ogni capitolo studia l’evoluzione storica del capitale Khaki in un dato paese, il ruolo dei fattori interni ed esterni in questa traiettoria, e come l’equilibrio risultante abbia avuto peso sulle relazioni militari e civili.

Questo libro è importante per comprendere come e perché l’influenza dei militari sulle altre parti dell’economia nel Sudest Asiatico sia rimasto un impedimento per avere il controllo civile e la democratizzazione.

Alla fine questo libro racconta la storia di come i militari nella regione abbiano tratto benefici economicamente e fino a che punto questi guadagni si sono tradotti nel rafforzamento del potere politico.

Pubblicità
Taggato su:
Ottimizzato da Optimole