La Lega Nazionale della Democrazia NLD ha vinto totalmente le elezioni in Birmania con una maggioranza che le permette di nominare due vicepresidenti del paese per aver superato il 50% dei seggi in entrambe le camere del parlamento birmano.
La componente militare, che nomina secondo la costituzione 84 parlamentari per camera, nominerà il terzo contendente alla carica di presidente.
Dai tre il parlamento unito nominerà il presidente, mentre gli altri due contendenti saranno i vicepresidenti. Stando ai numeri attuali, NLD può nominare da sola senza alleanze i candidati presidenti.
Sulla presidenza quindi NLD ha tutte le possibilità di nominare un proprio candidato di cui al momento non si fa nome. Si sa infatti che la Aung San Suu Kyi non può essere candidata alla presidenza perché sposata con uno straniero, Michael Aris da cui ha avuto due figli con passaporto straniero. I militari che stesero la costituzione del 2008 scrissero questa clausola fatta su misura per Aung San Suu Kyi, la quale comunque ha detto a chiare lettere che il capo di governo reale sarà lei.
Scrive Bertil Lintner su yaleglobal.yale.edu:
“Suu Kyi ha detto che lei sarà ‘al di sopra del presidente’ ma non si capisce ancora cosa voglia dire e che posizione avrebbe nel nuovo governo. La costituzione del paese, promulgata dopo un referendum chiaramente frodato a maggio 2008, è tagliato su misura per preservare il ruolo dominante dei militari. Nessun cambio costituzionale si può fare se non si ha più del 75% dei voti in parlamento in proprio favore. Poiché l’ufficio del comandante dell’esercito nomina il 25% dei parlamentari militari, essi hanno quello che rappresenta il potere di veto su qualunque tentativo di stabilire un ordine più democratico”
Di fronte a questa situazione costituzionale vi è comunque la scelta della maggioranza dei cittadini birmani, almeno di chi ha potuto votare, con tutte le contraddizioni e le vicissitudini di una società che sta uscendo da decenni di dittatura, dopo che nel 1962 fu abbattuto il governo con un golpe del generale Ne Win.
Bertil Lintner, comunque, ci ricorda gli altri vincoli posti su un governo di Aung San Suu Kyi da cui tantissimi birmani si attendono tantissimo e sulla cui strada ci sono tantissimi problemi. Il primo problema è la composizione del governo.
Ancora più importante, i militari sono autonomi e rendono ordini solo dal capo delle forze armate, non dal presidente e dal suo governo. Poi i militari nominano i tre ministeri più potenti: la difesa, gli interni e gli affari di frontiera. Difesa naturalmente significa collegamento con i militari e le questioni di frontiera, legate alle aree di frontiera, dove sono attivi una moltitudine di gruppi etnici armati e i contatti transfrontalieri con le autorità nei paesi vicini con la Birmania. L’area di responsabilità del ministero degli interni non includono solo la polizia e la sicurezza interna ma anche il potente dipartimento di amministrazione generale che presiede ai governi locali nel paese e come tale è al di sopra di ogni consiglio o autorità eletta.”
Questa struttura fortemente centralizzata ha reso ovviamente difficile le relazioni tra il governo centrale e le minoranze etniche per esempio che invocano la decentralizzazione del potere su cui NLD potrebbe trovare un accordo politico con le varie etnie.
Proprio dai vari gruppi armati etnici arrivano le congratulazioni per la vittoria del NLD e l’invito ad Aung San Suu Kyi a rendere prioritaria la pace con il prossimo governo.
Sai Hla del RCSS dello stato Shan che ha firmato un accordo di cessate il fuoco multilaterale ha dichiarato: “Lei disse che ci aiuterà a fare un migliore processo di pace. Sembra comprendere che il processo non è finito. Ci attendiamo moltissimo che conduca il processo in modo migliore. Ha bisogno di mostrarci quello che ha promesso” rispetto a quanto mostrato finora dal governo con il suo Centro Per la Pace in Birmania. “E’ necessario che qualunque governo ci sia voglia comprendere il conflitto etnico e cooperare con le organizzazioni etniche. Devono mostrare simpatia verso di noi oppure il problema non si risolverà mai”.
Tra i gruppi che non hanno firmato l’accordo di cessate il fuoco vi è il KIO, organizzazione di indipendenza Kachin, il cui consigliere politico James Laum Dau ha detto:
“Daung Aung San Suu Kyi è un leader che rispettiamo. Poiché sarà al di sopra del presidente ci attendiamo che condurrà con successo il processo di pace… Non abbiamo visto conquiste significative sotto la facilitazione del Centro Per la Pace in Birmania. Non sono affatto importanti nel processo di pace. Dipende ora moltissimo dal nuovo governo”.
Naw Zipporah Sein del KNU, Karen national Union, ha detto con una mail all’Irrawaddy di essere contenta della vittoria del NLD perché era giunto il tempo per un governo democratico che i birmani sognano da anni.
“Credo che il nuovo governo guidato dal NLD non sarà peggiore di un qualunque governo militare. La guida del NLD che salirà al potere avrà anche bisogno di pace e continuerà il processo” e quindi non dovrebbe ignorare le cause dei conflitti e renderà prioritaria la soluzione dei problemi politici. “Credo che NLD porterà dei cambi in tre aree: pace nazionale e riconciliazione, cambiamento costituzionale e il governo della legge”
Sulla questione dell’armistizio tra lo stato birmano e i vari gruppi etnici armati ci può illuminare lo stesso articolo di Bertil Lintner:
“Una moltitudine di armate ribelli etniche sono attive nelle aree di frontiera da decenni. Un ricercatissimo Accordo di cessate il fuoco nazionale tra otto gruppi ed il governo del 15 ottobre scorso non è riuscito ad essere un passo importante verso la pace. Solo due gruppi firmatari dell’accordo possono essere considerati armate ribelli rgenuine: Karen National Union, KNU e Restoration Council of Shan State RCSS e il suo esercito Shan State Army South. Un erzo, DKBA Democratiic Karen Benevolent Army è stata più una milizia da parte del governo da quando si allontanò nel 1994 dal KNU…. Nessun esercito attivo ribelle del Nord ha firmato l’accordo, tra quali KIA con 8000 soldati, e United Wa State Army e i loro alleati. Sono 40 mila i soldati che non hanno firmato l’accordo con il governo. Gli osservatori vedono quell’accordo raccartocciato come un salvare la faccia da parte del Centro Per la Pace in Birmania promosso dal governo, che ha ricevuto ingenti fondi dall’Europa e da altri finanziatori. Il Centro Per la Pace in Birmania doveva mostrare qualcosa ai donatori internazionali per giustificare quello che non è che un fallimento nel raggiungimento della pace in tutto il paese.”
KNU, RCSS e DKBA hanno inoltre la loro base operativa sul confine con la Thailandia che ha fatto enormi pressioni affinché firmassero l’accordo col governo. La Thailandia ha forti interessi economici in Birmania sul piano energetico con la costruzione di dighe idroelettriche e col settore energetico.
Non vanno neanche dimenticati anche gli interessi cinesi in molte aree etniche dei quali scrive Lintner che spingono alcune armate a non firmare accordi col governo centrale.
In modo simile, si pensa che UWSA, che ha ricevuto aiuti massicci dalla Cina, tra i quali missili terra aria, mortai fucili d’assalto e artiglieria, non abbia firmato perché Pechino ne ha bisogno come una leva per negoziare accordi col governo birmano. Le decennale guerre etniche hanno sempre coinvolto parti esterne e si è riflettuto nell’accordo di pace di ottobre. La Cina non ha ancora reagito ufficialmente al risultato elettorale ma secondo il suo stile tradizionale della politica del bastone e della carota continuerà a sostenere USWA mentre mantiene relazioni buone per incoraggiare investimenti e commercio”
Oltre la questione della pace e della riconciliazione restano altri grandi problemi nella società birmana che vanno dalla povertà delle aree rurali e delle campagne, alla questione dei Rohingya, alla privazione di diritti di voto ad oltre 2 milioni di persone e dei discorsi d’odio. Su queste ultime questioni la Suu Kyi è stata particolarmente reticente e si è attirata giustamente tantissime critiche, riprese molto spesso in questo blog, che alimentano divisioni profonde della società birmana.
Su queste ultime questioni ci riproponiamo di mostrare quanto prima altri contributi.