I capi dell’UMNO, Organizzazione Nazionale dei Malesi uniti, hanno definito la manifestazione di due giorni indetta da Berish 4.0 come composta interamente dalle minoranze etniche del paese cinese e indiana, mentre era solo una minoranza oscillante tra il 10 e il 20% la presenza di cittadini malay che sono la maggioranza della popolazione.
Agli occhi dell’UMNO era una indicazione che la protesta di massa contro la corruzione nel fondo di investimento IMDB e i 700 milioni di dollari incanalati in conti personali di Najib Razak, era null’altro che un tentativo da parte della minoranza cinese di destabilizzare il parlamento democraticamente eletto del paese che è dominato dai malay.
Qualunque sia la ragione, nonostante una folla immensa stimata in 200 mila dagli organizzatori, 80 mila dai giornali e 35 mila dalla polizia, un mare di magliette gialle come ha detto l’avvocato indiano Americk Sidhu, chiaramente non è sufficiente a cacciare Najib. Si pensa che, se non ci saranno ulteriori defezioni importanti dal partito o persino rivelazioni più sensazionali, Najib rimarrà attaccato al potere fino alle prossime elezioni generali.
Se Barisan Nasional, la coalizione di governo, riesce a mantenersi al potere oltre quel tempo, comunque non è sicuro secondo vari analisti politici. C’è un disgusto diffuso e crescente per i livelli profondi di corruzione specie nell’UMNO. Un avvocato malay ha detto a questo giornale: “UMNO è probabilmente finito”.
Il Primo Ministro ha fatto una lotta ostinata per restare al potere licenziando il suo vice primo ministro e il suo ministro della giustizia, che lo volevano presumibilmente attaccare, e neutralizzando altre persone. Le indagini sullo scandalo sono state fermate di fatto. In modo infausto lui e gli altri capi dell’UMNO hanno apertamente usato la razza per attaccare gli altri per i guai profondi economici e sociali del paese.
Nella manifestazione del fine settimana i manifestanti sono stati molto attenti al restare all’interno dei confini del protocollo politico muovendosi nel centro cittadino senza però entrare nella Piazza dell’Indipendenza come ordinato dalla polizia. Diversamente dalle precedenti manifestazioni di Bersih il governo, mentre ha minacciato di arrestare chiunque indossasse una maglietta gialla, su cui sono stampate le parole di Bersih 4.0, ha usato la tattica dei guanti, evitando le accuse di brutalità della polizia tipicamente fatte nelle manifestazioni precedenti.
E’ prevalsa una atmosfera quasi carnevalesca fatta di canti, preghiere, scenette, critica del governo e discorsi interminabili. In centinaia hanno affollato i ristoranti e caffè del centro trasformando l’evento in qualcosa di largamente allegro. La manifestazione è continuata fino alle prime ore di domenica con migliaia di persone che hanno dormito per strada e si sono svegliati facendo aerobica e ginnastica per riprendere la crociata di cacciare il primo ministro.
Cionondimeno “I Malay credono che Bersih sia interamente fatto dal Partito di azione democratica a dominanza cinese” dice un avvocato Malay in una intervista. I blogger vicini all’UMNO hanno ripetuto il tema dicendo che l’evento era un’azione organizzata dal DAP per provare a togliere il potere dalle mani dei Malay.
Per gli organizzatori di Bersih la partecipazione di Malay è stata adeguata. “Ero lì” dice Sidhu “C’erano tanti malay ma sai una cosa? Non ci ho neanche pensato perché non ho gli occhi colorati. Ma guardate alle sessioni di preghiera nelle moschee, alla moschea nazionale … chi erano questi? Buddisti cinesi o indiani induisti?”
Comunque la loro assenza era chiara. Le manifestazioni della Bersih 1 attirarono una maggioranza di malay, sebbene nelle manifestazioni seguenti abbiano visto un calo della partecipazione malay. Nelle manifestazioni del 2007 per chiedere la riforma c’era 80% di malay e 20% delle minoranze; nelle successive manifestazioni il rapporto scese al 60% di Malay nella Bersih 2 e metà nella Berish 3.0.
Il calo è considerato dovuto alla scissione all’interno del PAS, parti Islam se Malaysia, partito islamico fondamentalista delle province, che la lasciato in precedenza la coalizione di opposizione di tre partiti Pakatan Ryakat a causa del rifiuto del DAP a maggioranza cinese e del PKR di accettare l’applicazione della Hudud nel Kelantan, stato amministrato dal PAS. L’Hudud è una legge islamica del VII secolo che prevede l’esecuzione degli adulteri e il taglio delle mani ai ladri.
Nelle precedenti manifestazioni il PAS forniva organizzazione e denaro per portare i malay della provincia a Kuala Lumpur. E’ tragico per l’opposizione che la mancanza di malay etnici implica che né il Parti Keadilan né Gerakan Harapa Baru, gruppi moderati che hanno lasciato il PAS per restare nella coalizione di opposizione, hanno le abilità e potenzialità organizzative per portare molti malay alla manifestazione. Se vogliono essere una forza coesa nelle prossime elezioni generali da tenersi nel 2018 c’è bisogno che si diano da fare molto di più.
L’ex premier malese Mahatir Mohamad, che da mesi prova a cacciare Najib dalla sedia di primo ministro, ha cercato di rafforzare l’impressione di un sostegno malay alla manifestazione presentandosi sabato sera insieme alla moglie Siti Hasmah Mohd Ali, restando però per poco tempo ma ritornando la domenica mattina per rinnovar l’invito a Najib ad andarsene.
Accompagnato ancora da Siti hasmah e Zaid Ibrahim, l’ex premier che lasciò l’UMNO vari anni fa, era circondato da suoi sostenitori. “Voglio solo che Najib si dimetta” ha detto invitando a nuove manifestazioni di strada perché, come ha notato, a cacciare Marcos nelle Filippine dal potere nel 1986 furono immense manifestazioni di folla.
Le folle che cacciarono Marcos erano sostenute dal potere religioso, dal mondo degli affari e da settori dei militari. La Malesia, che è divisa in due perché i Malay si schierano col governo per paura ed invidia dei molto più ricchi cinesi, fa capire invece che le promesse di un’azione di quel tipo sono in realtà molto poche.
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