Un’altra imprese di stato cinese modernizza un porto nel fortemente contestato mare cinese meridionale.
Lì vicino, si sta costruendo una rete ferroviaria finanziata da una banca del governo cinese per accelerare lo spostamento di merci cinesi lungo la nuova via della seta. Ed un costruttore cinese sta creando quattro isole artificiali che possono ospitare 700 mila persone, designate per il mercato cinese.
Tutti questi progetti si stanno costruendo in Malesia, una democrazia del Sudestasiatico che è nel cuore degli sforzi cinesi per guadagnare un’influenza globale.
Ma la Malesia che un tempo guidava il gruppo di corteggiatori degli investimenti cinesi, si trova sul fronte di un nuovo fenomeno: un respingimento di Pechino poiché i paesi cominciano a temere apertamente di indebitarsi per progetti che non sono né fattibili né necessari se non per il valore strategico verso la Cina o perché utili per sostenere amichevolmente uomini forti.
Alla fine della visita di cinque giorni a Pechino, il nuovo premier malese Mahathir ha detto che sta fermando due grandi progetti cinesi, del valore di 22 miliardi di dollari, tra le accuse che il governo del suo predecessore firmò scientemente accordi cattivi con la Cina per sostenere un fondo sovrano mangiato dalla corruzione e per finanziare la sua morsa sul potere.
Il suo messaggio in tutti i suoi incontri ufficiali e nei commenti pubblici non è stato mai ambiguo.
“Non vogliamo che si venga a creare una nuova versione di colonialismo che accade quando paesi poveri sono incapaci di competere con paesi ricchi” ha detto Mahathir lunedì a Pechino dopo il suo incontro con Li Keqiang.
Per un certo periodo sembrava che il metodo standard cinese per guadagnarsi favori era di lavorare in Malesia. Aveva corteggiato con successo Najib Razak, predecessore di Mahathir, con prestiti facili e progetti da mostrare assicurandosi accordi strategici per le proprie ambizioni.
Ma a maggio Najib è stato estromesso dal potere da elettori stanchi di scandali di corruzioni che lo avvolgevano, alcuni dei quali hanno coinvolto accordi di alto profilo con la Cina in Malesia.
Il mandato politico di Mahathir include il far uscire il paese dal suo debito soffocante in parte posseduto dalle imprese cinesi.
Molti paesi recettori di prestiti della nuova via della seta, l’immensa campagna di finanziamento di infrastrutture cinese, dallo Sri Lanka a Gibuti ala Birmania e Montenegro, hanno scoperto che l’investimento cinese porta con sé obblighi meno belli tra i quali i processi di offerta che diventavano contratti gonfiati e influsso di lavoratori cinesi a spese della manodopera locale.
Si teme che la Cina usi la propria spesa all’estero per farsi strada in uno dei luoghi più strategici al mondo e forse lusinghi deliberatamente paesi vulnerabili nelle trappole del debito per accrescere il dominio cinese mentre svanisce sempre più l’influenza americana nel mondo in via di sviluppo.
“I cinesi devono pensare ‘possiamo prenderci tutto a poco prezzo qui'” dice Khor Yu Leng, economista politico malese che studia l’investimento cinese nel Sudestasiatico. “Hanno capitali a sufficienza per giocare sul lungo periodo, attendono che i ragazzi del posto si arrischino e poi vengono a prendersi tutto il capitale azionario per la Cina”
Mahathir ha detto che avrebbe fermato un contratto della China Communications Construction Company per costruire la Ferrovia della Costa Orientale che si crede sia costata al governo circa 20 miliardi di dollari, insieme ad un accordo da 2,5 miliardi di dollari per la costruzione di un gasdotto da parte di una sussidiaria del gigante energetico cinese.
Aveva precedentemente sospeso i progetti facendo credere a molti analisti di voler rinegoziare i termini durante il suo viaggio in Cina. Invece Mahathir ha annunciato che gli accordi sono per il momento annullati.
“Si tratta di prestiti enormi che non ci possiamo permettere e non possiamo ripagare perché non abbiamo bisogno di questi progetti in Malesia” ha detto Mahathir.
Un recente rapporto del Pentagono Americano ha detto che “la nuova via della seta, BRI, vuole sviluppare legami economici forti con altri paesi, forgiare i loro interessi per allinearli a quelli cinesi e impedire sia la critica che il confronto con l’approccio cinese su questioni sensibili”
“I paesi partecipanti al BRI potrebbero sviluppare una dipendenza economica da capitali cinesi che la Cina potrebbe usare per raggiungere i propri interessi” si legge nel rapporto.
Il nuovo ministro delle finanze Lim Guan Eng ha posto l’esempio dello Sri Lanka dove un porto profondo costruito da una società di stato cinese non è riuscito ad attrarre investitori. L’isola nazione ha quindi dovuto cedere alla Cina per 99 anni il porto ed altra terra vicino dando a Pechino una posizione vicino alle vie d’acqua più indaffarate.
“Non vogliamo una situazione come accaduta nello Sri Lanka che non è riuscita a ripagare e che ha dovuto consegnare il progetto ai cinesi”
In un’intervista recente Mahathir ha chiarito il suo pensiero sulla strategia cinese.
“Sanno che quando devono prestare grandi somme di denaro ad un paese povero alla fine potrebbero subentrare nei progetti” ha detto Mahathir. “La Cina sa molto bene che nel passato aveva dovuto subire accordi ineguali impostigli dalle potenze occidentali” ha aggiunto Mahathir riferendosi alle concessioni che dovette dare dopo la sconfitta nella guerra dell’oppio. “La Cina perciò dovrebbe capirci. Sanno che non possiamo permetterceli”
Posto strategico
La Malesia da sempre ha avuto un ruolo enorme per l’importanza geopolitica che tradisce la sua grandezza relativa. Portoghesi, olandesi e britannici arrivarono qui pronti a controllare un anello fondamentale che collegava il Pacifico all’Oceano indiano. La Cina è l’ultima potenza a provare a condividerne le ricchezze.
Kuantan è una piccola cittadina malese sulla costa del Mare cinese meridionale e non è mai stata famosa. Poi la Cina ha iniziato a dare peso militare alle sue aspirazioni marittime dove altri cinque governi, tra cui la Malesia, hanno reclami condivisi.
I finanziamenti cinesi cominciarono ad arrivare copiosi cinque anni fa. Un’impresa statale cinese do una regione autonoma, Guangxi Beibu Gulf International Port Group, vinse un contratto del governo malese per costruire un terminale di mare aperto e un parco industriale. Vicino c’era una fermata della pianificata Ferrovia della Costa Orientale che sarebbe stata finanziata dalla Banca Cinese delle Esportazioni.
Al lancio ufficiale del Parco Industriale del Kuantan tra Malesia e Cina, Najib conferì al progetto una importanza globale.
“Cina e Malesia restano strettamente connesse in un momento in cui il commercio globale volge verso l’Asia. Sulla cooperazione economica e diplomatica ho l’orgoglio di dire che la Malesia è avanti”.
I residenti del Kuantan sono preoccupati da tempo che alla città siano stati appioppati progetti costosi ed inutili.
“L’investimento e lo sviluppo estero sono benvenuti ma ci domandiamo del grande prezzo che dovremo pagare” dice Fuziah Salleh, deputato del Kuantan per la coalizione del governo.
“Chi beneficia realmente di tutti questi finanziamenti? I malesi o i cinesi? Ho paura che è stata svenduta la nostra sovranità” ha detto Fuziah Salleh.
Mahathir comunque non è il tipo da tirarsi indietro quando si tratta di fronteggiare le potenze di turno. Durante la sua precedente esperienza di premier tra il 1981 ed il 2003, si è scontrato con gli USA ed altri paesi occidentali contro il presunto disegno di fermare i paesi in via di sviluppo come la Malesia.
“Per Mahathir la Cina è una forza egemonica che può controllare le economie come quella malese” dice Edmund Terence Gomez di University of Malaya. “E’ stato sempre attento alle forze potenti. Prima erano gli USA ora la Cina”.
La sua amministrazione è al potere da poco più di cento giorni. Ed hanno scoperto contratti cinesi inflazionati per miliardi di dollari che sono stati usati per alleviare i debiti del fondo di stato malese al centro dello scandalo che ha portato alla caduta di Najib.
Il Tesoro Americano ha accusato Najib, la sua famiglia e gli amici di aver rapinato miliardi di dollari da quel fondo 1MDB. Quando il fondo ha cominciato a liberarsi delle proprietà sono subentrati due giganti cinesi China General Nuclear Power Corporation e China Railway Engineering Corporation, accendendo le accuse che Pechino era felice di tenere a galla il governo pieno di debiti di Najib.
Nell’intervista concessa dopo la vittoria elettorale, Mahathir indicava un tomo di carte davanti a lui. Era la proposta di un’impresa malese in cui c’erano le prove che quella Ferrovia della Costa Orientale poteva essere costruita da imprese malesi per un prezzo inferiore alla metà degli oltre 13 miliardi di dollari del contratto vinto dalla Cina. Da notare che il processo di aggiudicazione del contratto ferroviario era concluso.
Il ministro delle finanze malese ha detto in Parlamento che la Malesia non sarebbe stata capace di coprire i costi operativi della ferrovia e ancor meno la spesa di capitale che si aggira attorno a 20 miliardi piuttosto che i 13 del contratto. …
“Pare che non tutto il denaro sia usato per la ferrovia” dice Mahathir dell’accordo ferroviario. “Probabile è che il denaro sia stato rubato”
Si indaga su Jho Low, un socio del figliastro di Najib che avrebbe fatto concludere l’accordo per alleviare il debito accumulato dal 1MDB o per finanziare la campagna elettorale di Najib.
Il Tesoro Americano considera Jho Low, finanziere in esilio con un mandato di arresto, essere il principale agente dello scandalo 1MDB. Il giorno prima della partenza di Mahathir in Cina il ministero delle finanze malese disse di credere che Jho Low si nascondesse in Cina.
Il nuovo governo malese, che ha cacciato una colazione al governo dal 1957, ha anche esaminato l’accordo da 2.5 miliardi di dollari per la costruzione di un gasdotto da parte di una impresa sussidiaria della China National Petroleum Corporation.
Il ministro ha detto di aver scoperto che il governo malese aveva già sborsato oltre 2 miliardi per il progetto. “Per quello che ne so non è stato ancora costruito nulla” ha detto il ministro.
Costruire grandi porti
Mentre è stato esaminato molto il ruolo del denaro cinese nel tenere a galla l’amministrazione di Najib, un altro mega progetto cinese pone questioni anche più serie sulle mire geopolitiche di Pechino.
Malacca era la città malese da cui arrivavano in Europa dall’Asia spezie e tesori. Lo stretto che prende il nome dalla città è ancora quel canale dove passano gran parte del commercio in mare asiatico e molte importazioni cinesi di petrolio.
Ma il porto di Malacca è ora un porto secondario perché si ostruì secoli fa. La vicina Singapore invece che si trova all’estremità dello Stretto è uno dei porti più attivi al mondo.
Un progetto di sviluppo da 10 miliardi di dollari, sostenuto da PowerChina International, e due costruttori cinesi di porti, dovrebbe ridare a Malacca la sua importanza mondiale, come uno stop vitale su una via marittima che va da Shangai a Rotterdam.
Il piano di questo progetto Melaka Gateway include tre isole artificiali ed una isoletta naturale ingrandita che ospiterà un parco industriale, terminale di crociere, parchi tematici, spiagge, un centro finanziario offshore e hotel da sette stelle.
Ci sarà un nuovo porto profondo con spazi per ospitare una portaerei. L’operatore del porto ha ricevuto un affitto per 99 anni per il terminal del porto piuttosto che i comuni trenta anni.
Il partner locale nel Melaka Gateway è KAJ Development che tra i suoi lavori annovera uno zoo locale ed un parco di uccelli.
Per spiegare come una impresa sconosciuta è riuscita a lavorare con le imprese cinesi per trasformare un tale punto strategico, la gente del posto ha sottolineato i legami particolari tra il capo del KAJ Development e la macchina di partito di Najib.
“Abbiamo tante domande sul progetto ma nessuna risposta” ha detto Sim Tong Him già legislatore di Malacca. “Come ha avuto KAJ il contratto? Cosa succede se da parte malese non si riesce a pagare? I cinesi non si sbilanciano affatto su questo. Ci lascia una cattiva sensazione”.
Il primo ministro dello stato di Malacca ha promesso di indagare sulla fattibilità dell’intero progetto tra cui la possibilità che la terra su un’isola possa essere venduta liberamente da una compagnia di stato cinese.
La necessità di Melaka Gateway, almeno per la gente del posto, non è mai stata chiara. Dopo tutto è improbabile che sparirà il vicino porto di Singapore. E la Malesia espande altri porti, anche quando gli esistenti non lavorano a pieno regime.
“Siamo preoccupati perché in primo luogo non abbiamo bisogno di un altro porto” ha detto Mahathir di questo progetto. “Non dobbiamo dipendere dall’arrivo degli stranieri. Quando costruiscono usano lavoro straniero, materiali stranieri. Cosa ce ne viene? Nulla”
Ma Pechino ha finanziato la costruzione di porti nell’Oceano Indiano, una strategia conosciuta come la fila di perle. Gli esperti militari hanno posto la possibilità che questi porti possano un giorno accettare navi da guerra e sottomarini cinesi”
“Guardate una mappa e vedete i posti dove la Cina pensa a porti ed investimenti, dalla Birmania al Pakistan allo Sri Lanka fino a Gibuti” dice Liew Chin Tong, viceministro della difesa malese. “Cosa sono fondamentali per tutto questo? La nostra piccola Malesia e lo stretto di Malacca”
Con Najib la Malesia ha fatto esercitazioni congiunte con la Cina e ha permesso ai sottomarini cinesi di fare visita. Mahathir ha cambiato il corso degli eventi.
“Dico pubblicamente che non voglio vedere navi da guerra nello stretto della Malacca o nel mare cinese meridionale” ha detto il premier malese.
La Città dei Sogni
A Forest City, una nuova metropoli da costruire nell’estremità della penisola malese, una guida turistica alza lo sguardo verso un insieme di schermi che mostrano le ultimissime cose nella tecnologia cinese di riconoscimento facciale, e dà il suo miglior discorso ad un gruppo di presunti investitori cinesi di una città del carbone nella Cina settentrionale.
Forest City, dice in Mandarino, è un gioiello nel Mare Cinese Meridionale. Tutto nella città è stato disegnato per una clientela cinese.
Il progetto, quattro isole artificiali che coprono otto miglia quadrate, o lo spazio sufficiente per 700 mila persone, fu concepito da Country Garden, una delle più grandi compagnie di costruzioni cinesi in cooperazione con un’entità di investimento legata al sultano locale.
Nella galleria delle vendite, una foto elettronica mostra la disposizione strategica della Forest City e la pone al centro della mappa della via della seta di Pechino.
“Stiamo costruendo qualcosa che cambierà la mappa del mondo” si legge.
Forest City più degli altri progetti ha aiutato a creare un sentimento contrario ai soldi cinesi tra i sospetti che un costruttore cinese privato pensava di cambiare in qualche modo il delicato bilancio etnico della Malesia.
“Questo non è un progetto cinese ma un insediamento” diceva Mahathir durante la campagna elettorale usando Forest City come obiettivo dei suoi attacchi.
Forest City non è un gioco strategico dell’esercito cinese per porre navi da guerra in Malesia, né era visto da Pechino come un modo per finanziare gli eccessi di un leader corrotto. Rappresenta qualcosa di più allarmante per il malese medio: quattro isole artificiali su cui i cinesi possono vivere come loro aggrada e nel processo diluiscono l’identità nazionale malese.
Benché la maggioranza dei malesi sia Malay musulmana, il secondo gruppo etnico maggiore è quello cinese, seguito da quello indiano. Molti cinesi migrarono in Malesia nell’era coloniale e resta ancora viva la sensazione che sia stato dato loro dagli inglesi un trattamento preferenziale.
I programmi di azione affermativa che erano efficaci durante il primo governo Mahathir assicuravano che Malesi e popolazioni indigene avevano la precedenza sui malesi di etnia cinese.
In questo contesto, la prospettiva di una nuova ondata migratoria cinese anche se solo di turisti a tempo è un tema sensibile politicamente in Malesia.
Ma cosa succederà se non si dovesse materializzare? I controlli di capitali in Cina hanno reso più difficile per i cinesi avere denaro per pagare le proprietà all’estero preoccupando i procacciatori di affari cinesi a Forest City. Chi comprerà questi condomini che hanno dei prezzi superiori a quelli del mercato locale, se non i cinesi?
“Vogliamo tutti che Forest City vada avanti perché non ci possiamo permettere che fallisca e diventi una città dei fantasmi” ha detto Wong Shu Qi del partito DAP che fa parte della coalizione di governo.
“La realtà è che la cosa migliore per cui sperare è una concessione cinese in Malesia” ha detto la parlamentare. “Quanto è triste però”
Hannah Beech, TheNewYorkTimes