Si potrebbero solo ripetere gli errori del passato se non si affrontano le cause radicali del conflitto.
I militari thailandesi hanno parlato di un progetto per una nuova struttura di agenzie pe gestire l’attuale insorgenza nelle province più meridionali.
Secondo loro servirà a migliorare l’efficienza e a rafforzare la cooperazione tra le varie agenzie di sviluppo e della sicurezza assegnate a domare l’insorgenza in questa regione inquieta.
Ma non l’abbiamo già sentita questa cosa prima d’ora? Ci ricordiamo il cosiddetto Pentagono 2 o le altre promesse fatte dai nostri capi nazionali sul come le cose si trovano sul giusto percorso?
E’ triste dire che la giunta, che ha preso il potere ad un governo civile il mese scorso, suona ancora lo stesso ritornello.
Ma proviamo a guardare al lato buono delle cose sebbene non ci sia molto su cui speculare. Il fatto che la giunta non dovrà contestare con l’opposizione politica e tutte le agenzie, presumibilmente, canteranno le stesse note offre una buona opportunità perché i militari mettano in moto qualche iniziativa importante.
In questo nuovo quadro Il consiglio della sicurezza nazionale, NSC, diventerà un segretariato che formula la strategia mentre la quarta armata sarà l’agenzia che l’applicherà.
Il SBPAC, il centro amministrativo delle province della frontiera meridionale continuerà il suo ruolo tradizionale nello sviluppo ma si ritroverà sotto la direttiva del quarto corpo di armata. Non splenderà come quando era guidato dal Colonnello Thawee Sodsong, il capo reale del processo di pace sostenuto dalla Malesia che fu lanciato a febbraio 2012 a Kuala Lumpur.
Teoricamente la posizione e la strategia della Thailandia sarà più unificata e le varie agenzie non se ne potranno andare per la tangente dal momento che a guidare sono i militari. Resta da vedere se questa è una buona cosa. Ma se guardiamo al periodo successivo al precedente colpo di stato e all’esperienza passata, ci sono cose da cui la giunta può apprendere qualcosa.
Subito dopo il golpe del 2006, per esempio, il governo nominato dai militari de generale Surayud Chulanont chiese le scuse formali per il massacro di Tak Bai e si rivolse ai paesi vicini, la Malesia, alla richiesta di consigli, e sostenne un mediatore professionale per lavorare con NSC, una delle fazioni del PULO, Organizzazione di liberazione Unita di Patani.
Un’altra cosa fatta da Sorayud è di porre fine all’uso delle “liste nere” e represse gli omicidi di sospetti insorti. La cultura dell’impunità e l’uso degli omicidi extragiudiziali sul terreno ha minato il processo di pace impedendogli di porre in essere una marcia significativa.
Questi sviluppi positivi diedero un minimo di speranza per la regione. Ma fu un breve periodo dal momento che i militari che lo avevano nominato avevano un’idea differente: un incremento maggior delle truppe e perquisizioni perniciose che portarono migliaia di giovani nei campi di “rieducazione” al di fuori della regione. E quando la corte interveniva ed ordinava il rilascio di questi giovani, i militari li dichiaravano persona non grata nel profondo meridione.
Questa volta la giunta nominerà un primo ministro che seguirà la loro linea. Si parla infatti che il capo supremo della giunta, lo stesso Prayuth, possa nominarsi primo ministro. Di certo renderà la catena di comando molto più efficiente.
Ma tutte queste ristrutturazioni hanno tutto l’aspetto di un applauso con una mano sola. I militari non hanno mai parlato di una coesistenza pacifica tra i Malay di Patani e lo stato thailandese. La giunta sa benissimo che non deve reinventare la ruota e che possono imparare dalle esperienze passate come le raccomandazioni della Commissione di Riconciliazione Nazionale che toccò le cause radicali del conflitto e prescrisse i modi per raggiungere la riconciliazione.
Thenationmultimedia