Mentre si è avuto un balzo in avanti dell’indice di fiducia dei consumatori, tra queste misure vi è certamente la sospensione del coprifuoco nei distretti turistici di Koh Samui, Phuket e Pattaya City, dove ostacolava e non di poco le attività notturne e dove si comincia a sentire la morsa economica del golpe stesso con il calo dei turisti e delle prenotazioni.
Sempre in quest’ottica i vari enti turistici hanno chiesto, anche per molte aree dove non esistono problemi di opposizione sociale al golpe, di eliminare la legge marziale per favorire il ritorno dei turisti e provare a controbilanciare le perdite accumulate finora.
Allo stesso tempo dopo aver ordinato il pagamento dei contadini di quanto loro dovuto in base al programma di sostegno del prezzo del riso, NCPO deve vedere come rimpiazzare la politica di sostegno al prezzo del riso di Yingluck con un altro sistema di welfare che assicuri un reddito ai contadini. Si parla in questo caso di una forma di assicurazione sul prezzo del riso da specificare quanto prima, come proposto dal dal capo dell’Aviazione Prajin Juntong.
Per sovvenzionare alcuni di questi progetti sarà proposta una revisione del sistema di tassazione da parte dello stesso Prajin che ha proposto per il lungo termine la creazione di zone economiche speciali lungo i confini con Malesia, Birmania e Laos.
Sul piano internazionale, la giunta militare si è trovata di fronte la forte reazione contraria del governo australiano che ha deciso, al pari degli USA di rivedere alcuni accordi bilaterali e dell’EU che chiede a gran voce il ritorno alla democrazia e alle elezioni, nonostante Prayuth abbia già detto a chiare lettere che ci vorrà più di un anno sicuro prima che si possa pensare alle elezioni: pace sociale, ordine e “riforme”. L’Australia ha declassato i propri legami con la Thailandia ed ha imposto un divieto di viaggio sui capi della giunta oltre a tagliare la cooperazione militare, come nessun altro governo ha fatto finora.
Sul piano regionale la giunta militare ha ottenuto la “comprensione” della Birmania che spingerà per una posizione di non interferenza dell’ASEAN nelle vicende interne. La Birmania, d’altronde, ha dichiarato che “la Thailandia è uno stato sovrano e il governo è stato sostenuto dal Re. E’ ovvio che lo riconosciamo”.
Il Generale Thanasak Patimaprakorn, capo supremo delle forze armate thailandesi, ha fatto sapere di aver parlato con gli ambasciatori di Cina e Vietnam che gli hanno assicurato di avere ancora delle buone relazioni con la Thailandia e di sperare del ritorno alla normalità interna al paese. Ma non vi è nessuna dichiarazione da parte cinese e vietnamita.
Sul piano interno lo sforzo della giunta è quello di mostrare il volto amico e di voler favorire la riconciliazione tra le parti opposte. Quindi farà partire dei centri di riconciliazione nelle varie province, sta facendo varie iniziative ludiche e musicali nelle piazze di Bangkok, ma allo stesso tempo è all’opera per monitorare gli oppositori, i critici e gli studiosi a piede libero. Fa sapere a tutti che uno sbaglio può costare caro, un processo davanti alla corte marziale senza avvocati difensori. La stessa protesta in atto nel paese di innalzare le tre dita è stata minacciata di essere considerata come un’offesa all’istituzione monarchica.
La legge di lesa maestà è sempre più attiva e pericolosa, con accuse che crescono di giorno in giorno nei confronti di tante persone comuni, mentre nelle regioni del nord e nordest, lontane dai riflettori internazionali, la situazione è ancora più preoccupante, come descritto in altri articoli.
Su quest’ultima situazione presentiamo un articolo di David Streckfuss.
NON TI PREOCCUPARE ED AMA IL GOLPE, di David Streckfuss
I nuovi governanti militari non sono grati alla storia. Come parte del loro processo di “riconciliazione” sociale preferirebbero se tutti dimenticassero del tutto la storia.
L’ISOC, comando delle operazioni di sicurezza interna, che fu istituito 50 anni fa per sradicare i “comunisti”, è stato ora incaricato di aiutare le parti separate dalla divisione politica a “dissolvere le loro differenze” presso i “centri di riforma”.
E’ tempo che i thai la smettano di “attardarsi sul passato” dice il portavoce dell’ISOC Banphot Poonpien. La gente nel nord e nel nordest, roccaforti delle magliette rosse e senza coincidenza alcuna le parti più povere del paese, “devono dimenticare tutto di quello che è accaduto prima del golpe del 22 maggio”.
C’è tanta storia che sarebbe dura da dimenticare da parte delle popolazioni in queste regioni. Negli scorsi otto anni soltanto, è stata mandata all’aria la volontà degli elettori da due votazioni annullate, la rimozione di tre primi ministri da parte dei tribunali, due golpe militari e due costituzioni abolite. Forse la cosa più difficile da dimenticare è la repressione militare delle magliette rosse ad aprile e maggio del 2010 con la morte di oltre 90 persone e il ferimento di migliaia.
I militari dichiararono la legge marziale nelle prime ore del 20 maggio, e anche se circolavano da mesi le voci di un possibile golpe, gran parte della gente è stata presa di sorpresa. I militari avevano chiamato membri del governo, dell’alleanza delle magliette gialle, l’opposizione e le magliette rosse ad un negoziato che durò poche ore quel giorno e il giorno successivo. Ma i negoziati giunsero ad una fine improvvisa dopo che il mediatore e capo dell’esercito generale Prayuth gridò: “Mi spiace, ho preso il potere”.
Molti dei partecipanti pensarono che stesse giocando finché non furono scortati dai soldati a dei veicoli che li attendevano fuori per spedirli ai centri di detenzione.
Lì si fissò il tono bruto con cui la giunta militare doveva risolvere i conflitti nei giorni successivi. Prima provò a preservare una parvenza di legittimità sospendendo la costituzione, lasciando il senato al posto suo. Sei ore dopo la giunta lasciò da parte queste pretese ed abolì costituzione e senato. Ora il paese si trova sotto una dittatura militare.
Tutte le stazioni radio e televisive sono state costrette a trasmettere, per tutto il giorno, marce militari e canzoni nazionaliste, interrotte solo da nuovi decreti e liste di persone che devono presentarsi dai militari per rispondere per quello che pensano. Nel giro di qualche giorno sono state chiuse 3000 radio locali. CNN e BBC bloccate. Alcune programmazioni sono state ammesse ma la discussione politica messa al bando. Un coprifuoco è stato dichiarato dalle 10 di sera alle cinque di mattina.
La nuova giunta ha emesso i propri decreti come leggi e ha detto che chiunque li violi agisce in modo illegale. La sola autorità che affermavano aver trovato è quella delle loro armi.
Tanti thailandesi hanno rigettato il golpe e si sono mossi a mostrare la propria opposizione. Quello che i militari non sembrano capire è che da qualche parte le magliette rosse si erano trasformate da un movimento che era legato a Thaksin Shinawatra, primo ministro cacciato col golpe del 2006, in una forza politica libera che lotta per l’emancipazione. Un cambiamento epocale tra le magliette rosse, e nella società thailandese intera, ha creato forse la coscienza politica più diffusa e profonda politicamente che il paese abbia mai conosciuto.
Dall’ultimo golpe internet è la sola fonte di informazione per gran parte della Thailandia. Nel nord i capi delle magliette rosse sono diventate rapidamente clandestine o hanno attraversato la frontiera. Ma sono state riportate le proteste sporadiche, In una città del nordest almeno sei gruppi diversi hanno pianificato indipendentemente la protesta in un centro commerciale nel giro di qualche ora. Anche con la presenza intimidatoria dei soldati alcuni gruppi le hanno portate a termine.
Durante il golpe del 1976 c’era un nemico chiaro. Questa volta il nemico sembra essere la maggioranza della popolazione”
Ma chi si oppone al golpe non si attendeva che la giunta militare si spingesse molto oltre nel sopprimere l’opposizione. Prachatai ha rivelato che 400 politici, giornalisti, artisti, studiosi e attivisti sono stati ufficialmente convocati dai militari. Tanti altri sono stati convocati non ufficialmente, specialmente nelle province del nord e nordest. La detenzione andava da un’ora a oltre una settimana, e il rilascio prevede che i detenuti firmino una dichiarazione di rinuncia all’attività politica e alle attività contro la giunta.
Chi non si presenta rischia l’arresto e la prigione fino a due anni. Sebbene i militari affermino la propria neutralità la stragrande maggioranza dei convocati sono magliette rosse, politici legati a Thaksin e attivisti democratici.
La giustificazione dei golpisti per le loro azioni era il bisogno di fermare la violenza e il conflitto diffusi. Mentre non hanno citato le magliette rosse come nemici, lo fanno indirettamente attenendosi sulle persone accusate di lesa maestà o che insultano la monarchia. I sospettati sono quasi esclusivamente magliette rosse o studiosi vocali.
La protezione della monarchia servì come logica per i golpisti del passato. I carrarmati che giravano per le strade durante i golpe erano adornati con i ritratti del RE, anche se questa volta le foto erano chiaramente assenti. Anche così la giunta ha bisogno di un nemico, e prova ad evocare una cospirazione contro la monarchia; accelera i casi di lesa maestà. I sospettati sono portati direttamente davanti alla corte militare dove non possono usufruire di un legale e dove i processi sono a porte chiuse. Senza appello.
Anche quando i militari si affidano alle minacce per chiudere la bocca all’opposizione, tenta di far arrivare il proprio messaggio al mondo esterno. All’inizio pensarono di poter persuadere Facebook, Google e Line di cancellare le affermazioni di opposizione. H chiesto alla comunità internazionale di comprendere che la giunta ha “chiare prove e forti ragioni” per le proprie azioni. Queste ragioni sembrano molto simili a quelle che diedero nel 2006: mentre “i militari sostengono la democrazia, è stato sotto i principi democratici” che “individui e gruppi avevano causato tante volte una perdita di vite umane e di danni”
L’idea dei militari che devono perciò sopprimere la libertà di espressione è un profondo nonsenso.
Questo genere di soppressione di fatto risale più che ai golpe del 2006 e 1991 al golpe del 1976, quando furono accresciute le pene per la lesa maestà fino a 15 anni di prigione per offesa, e quando migliaia fuggirono nella giungla per unirsi all’insorgenza comunista. Allora c’era un chiaro nemico, ma il nemico ora sembra essere la maggioranza della popolazione.
Ma questo golpe lo si potrebbe paragonare da vicino al 1958, quando furono eliminate tutte le vestigie della democrazia e sospeso del tutto il governo della legge. Ora un uomo da solo grida sempre che si vergogna della Thailandia e i soldati lo circondano per portarlo via. Una donna sola si mette una maschera con la parola “popolo” ed è fatta scomparire dai militari.
Esprimere la parola democrazia, libertà, elezioni e pace è diventato illegale.
Domenica dei manifestanti adottarono il saluto delle tre dita del film Hunger Games. Un altro gruppo di protesta sedeva per terra in luoghi pubblici e leggeva libri sulla libertà di espressione. In risposta i golpisti hanno dispiegato migliaia di truppe in tutta Bangkok.
Ogni giorno sempre più persone che credono nella democrazia e diritti umani sono spediti in marcia verso i centri detenzione o le prigioni. I governi stranieri hanno condannato il golpe, ed il deputato Barney Frank ha scritto che “i valori fondamentali democratici sono più esplicitamente violati” in Thailandia che in altri luoghi. Ma non è chiaro se la comunità internazionale è davvero conscia della gravità della situazione.
La giunta militare chiede “più tempo per pensare”. Nel frattempo mette al silenzio tutta l’opposizione e chiude la Thailandia al mondo esterno.