Venerdì gli indonesiani sono scesi per le strade di Giacarta per rigettare la violenza estremista, mentre la polizia lanciava una caccia ai sospettati nell’attacco suicida del giorno prima.
“Amiamo la pace e condanniamo il terrorismo. Siamo pronti ad essere all’avanguardia della lotta al terrorismo” ha detto all’agenzia Benarnews Ferdi Irwandi, della ONG sciita Ahlulbayt for Social Support and Education, mentre prendeva parte ad una veglia con tante altre persone.
Si sono radunati vicino al sito del Starbuck Cafè e al grande magazzino Sarinah dove ci furono gli attacchi di giovedì che fecero sette morti, con due civili e cinque possibili terroristi. Il Califfato Islamico ha rivendicato l’attacco, il primo suo sul suolo indonesiano.
Persone di ogni retroterra e percorso sociale ha preso parte a questa veglia di venerdì, ed in molti avevano cartelli su cui c’era scritto NON ABBIAMO PAURA.
“Siamo tristi per le vittime ma non dobbiamo avere paura perché significherebbe che il terrore ha vinto” ha detto Isyana Bagoes Oka del Indonesia Solidarity Party
Il venerdì pomeriggio il presidente Joko Widodo ha fatto visita al sito dell’attacco nel distretto centrale degli affari a Giacarta non molto lontano dal palazzo presidenziale.
“La cosa più importante grazie a dio è che ieri, in un tempo molto breve la situazione è stata riportata sotto controllo” ha detto il presidente secondo un’agenzia.
Nel frattempo la polizia ha annunciato arresti di 11 persone nelle operazioni successive all’attacco nelle province occidentali e centrali di Giava. Degli undici 9 sono sospetti militanti mentre non si sa ancora nulla degli altri due. Tre deghli 11 erano connessi all’attacco suicida che ha messo assieme l’uso di esplosivi e di sparatorie.
Secondo il portavoce della polizia nazionale i tre sospettati erano associati con Bahrun Naim, un capo dell’ISIS in Siria che è sospettato di aver ideato l’attacco nella capitale indonesiana.
“E’ chiaro che chi ha condotto l’attacco non lo ha ideato. Per questa ragione ricerchiamo la rete e chi era coinvolto nell’azione” ha detto il portavoce Anton.
Per il capo della polizia Haiti l’attacco ha coinvolto una rete vasta di terroristi. “Chi ha pianificato, finanziato e chi sostiene fornendo i materiali esplosivi, assemblando le bombe, trovando le case ed i veicoli … Questo sarà il lavoro del gruppo di lavoro… Questo attacco non è stato condotto da cinque persone ma richiede un gruppo di lavoro”
Tutte le attività del gruppo che ha portato avanti l’attacco sarebbero state finanziate direttamente dall’ISIS attraverso Bahrun Naim che è il capo di Katibah Nusantara, una unità dell’ISIS in Siria che è costituita solo di combattenti di lingua malay dal sudest asiatico.
Secondo l’ex comandante dell’agenzia nazionale contro il terrorismo, Ansyaad Mbai, l’agenzia avrebbe sventato 15 disegni terroristici pianificati tra i quali ci sono gli arresti di nove sospettati a dicembre che facevano parte di un disegno dell’ISIS di portare avanti un insieme attacchi durante il natale e capodanno.
“Fortunatamente la polizia ha fatto un buon lavoro” dice Asyaad “ma di nuovo l’attacco di ieri dovrebbe essere una sveglia per tutti noi”.
Venerdì in un’altra isola indonesiana, la polizia dice di aver ucciso un sospetto militante nella provincia delle Sulawesi centrali, il quale si crede sia un sostenitori dell’ISIS anche se non faceva parte dell’attacco di giovedì.
La provincia delle Sulawesi Centrali è la roccaforte del militante più ricercato, Santoso, il cui gruppo Eastern Indonesia Mujahideen (MIT) ha promesso alleanza all’ISIS.
Il 9 gennaio le forze di sicurezza indonesiane terminarono la loro ultima operazione annuale per dare la caccia a Santoso che è riuscito a scappare alla cattura. Le forze di sicurezza hanno comunque arrestato vari esponenti del MIT e hanno ucciso in scontri a fuoco altri sette. Dopo questa sparatoria la polizia delle Sulawesi Centrali ritiene che la banda di Santoso sia ora di 3 persone