Con la diffusione delle immagini delle esecuzioni sommarie per strada, di gente uccisa nonostante si fosse “arresa” e avesse sottoscritto l’impegno alla riabilitazione, di persone uccise durante presunti scontri a fuoco con la polizia ma mai avvenuti, cresce il risentimento verso un modo assurdo e selvaggio di affrontare il problema della diffusione della droga nella società filippina.
Benché il capo della polizia parli ai quattro venti, ogni giorno, degli scontri legittimi della polizia, crescono le voci e le denunce di manipolazione della scena delle esecuzioni di semplici tossicodipendenti, uccisi in realtà con colpi alla testa non in uno scontro a fuoco.
I numeri macabri dell’amministrazione Duterte nella sua guerra alla droga dicono che dal 1 al 13 luglio sono stati passati per le armi 135 persone, 1844 arrestati, 43,026 case visitate.
Se si vedono le cifre dall’elezione del 9 maggio ad essere passati per le armi sono 192 persone, con 8110 arresi e 3477 denunciati in tribunale. Oltre 35 mila persone si sono “arrese”.
In un rapporto differente della polizia si parla di 60 mila tossicomani e 6000 spacciatori arresi presso gli organi amministrativi locali Barangay, che hanno un minimo di funzione di polizia e di risoluzione bonaria delle dispute, sotto l’egida della politica di Oplan Tokhang condotta a livello di villaggio.
Come sostiene il giornale online di PCIJ Blog, a questi numeri macabri non corrispondono sequestri enormi di droga, ed il valore dichiarato di quanto sequestrato non è ben chiaro. Alcuni sequestri di droga sono apparsi davvero troppo a ridosso delle elezioni, e la scoperta di un laboratorio galleggiante di sintesi dello Shabu sembra essere un po’ dubbia. In questo caso sono stati arrestati quattro cittadini cinesi vicino Subic.
In modo analogo “PCIJ ha chiesto una copia di qualunque documento della polizia filippina emesso che chiarifichi gli obiettivi, le linee guida e la vastità ed i protocolli dell’implementazione della guerra alla droga, ma non ne ha ottenuti dal generale De La Rosa”
Sono stati firmati accordi con le formazioni della Bangsamoro MILF e MNLF per la lotta alla droga nei loro territori; il partito comunista filippino, ha anche accettato un impegno simile nella lotta alla droga, ma ha anche denunciato il rischio che questi omicidi extragiudiziali in realtà diventino un’altra guerra ai poveri.
L’avvocato dei diritti umani Chel Diokno ha scritto:
“La guerra al crimine del presidente Duterte ha acceso una esplosione nucleare di violenza di cui si sta perdendo in fretta il controllo creando una nazione senza giudici, senza legge e senza ragione.
Vogliamo davvero dare all’uomo con la pistola il potere di giudicare che sono i criminali e di ucciderli? Per decidere chi è cattivo e chi buono, chi merita di vivere e chi merita di morire? Potremmo anche sciogliere i tribunali, il ministero della giustizia e abolire il parlamento. Perché non c’è davvero bisogno di legge quando è la canna di una pistola a dispensare la giustizia.
La moda che il presidente ha creato è una moda di odio, una mentalità da folla che non solo condona ma incoraggia a prendere le vite “perché se lo meritano”.
Certo, lo spaccio distrugge le vite. Certo i criminali si comportano come animali. Ma chi li uccide è poi meglio? E gli omicidi si fermeranno lì?
La nostra gente ha visto quello che una folla può fare nelle mani di un tiranno che non conosce se non la propria legge. Se non dimentichiamo la prima persona che Marcos condannò a morte fu uno spacciatore. Ma si fermò lì? Fino a quando fu cacciato si rese responsabile della morte di migliaia e migliaia di persone il cui unico errore era di credere nella giustizia, nel governo della legge e nei diritti umani.
Presidente Duterte non uccidere a nome mio. Quello non è il tuo mandato, non è la ragione per cui sei stato eletto. Certo attacca i cartelli della droga e le organizzazioni criminali, i corrotti, i criminali tra noi. Ma fallo come un rappresentante della legge che hai giurato di sostenere come avvocato e presidente.
Edre Olalia della Unione Nazionale degli avvocati del popolo ha scritto:
“La follia deve finire. La barbarie della soluzione veloce e dell’abuso di potere da parte di chi applica la legge per eliminare la criminalità e la droga, che volontariamente o involontariamente, direttamente o indirettamente, sono incoraggiati, condonati o sanciti, sono mostri che ci perseguiteranno per sempre. La cura potrebbe rivelarsi peggiore della malattia.”
Human Rights Watch ha dichiarato:
“Il picco di omicidi di sospettati di droga pone un ulteriore peso sull’amminisyrazione per assicurare che la polizia agisce nei confini della legge. Il governo a cominciare da Duterte deve con forza fare chiarezza che la polizia deve rispettare i diritti e le protezioni di tutti i sospetti criminali”
Un’altra associazione Karapatan, considerata vicina alla sinistra filippina, ha scritto:
“L’amministrazione Duterte nel perseguire i generali e i pesci grossi del commercio dei narcotici deve anche rendere meno vulnerabili le vite dei poveri ad denaro facile che il commercio delle droghe offre” che ha sottolineato la propria posizione contro gli omicidi sommari. Karapatan ha anche invitato a non coinvolgere in questa guerra Le Forze Armate Filippine a causa della sua storia truce contro i diritti umani, “almeno per evitare che diventi una giustificazione per condurre operazioni di controinsorgenza”
Nel frattempo la senatrice Leila De Lima, già ministro della giustizia sotto Aquino, prova a mettere su una commissione per provare le violazioni dei diritti umani in questa guerra alla droga.
Mentre è osteggiata la formazione della commissione del Senato, se si considera l’appoggio che Duterte ha trovato nel parlamento ed anche negli ultimi sondaggi della SWS, il generale De La Rosa capo della polizia ha detto di sentirsi legalmente attaccato da questa richiesta, anche se ha ripetuto che non tollererà il vigilantismo.
Come dire li uccidiamo noi che abbiamo la divisa?