La Thailandia ancora lotta per risolvere la lunga crisi politica del paese ad oltre due mesi dalle elezioni.
Alcuni thai speravano che le elezioni avrebbero risolto l’impasse politico che ha fatto così tanti danni al paese. Ora però è chiaro che quella speranza è stata infranta e che il processo elettorale, ancora una volta, non è riuscito a tirare fuori la Thailandia da una situazione precaria.
Il sei giugno il parlamento thai ha votato per mantenere il generale Prayuth Chanocha come premier a causa principalmente del sostegno dei senatori nominati dalla giunta e dai partiti politici ad essa legati. Il paese conviverà per i prossimi quattro anni con Prayuth.
Nel frattempo il partito sostenuto da Thaksin Shinawatra, Pheu Thai, giocherà un ruolo di opposizione.
Per comprendere l’attuale instabilità politica nel paese si deve iniziare a comprendere la divisione politica profonda della società e della politica thai.
In meno di otto anni, due colpi di stato, il primo del 2006 contro il premier Thaksin Shinawatra ed il secondo del 2014 contro Yingluck Shinawatra, hanno bloccato il processo di democratizzazione del paese che fu promosso nel decennio precedente ma che non è riuscito a integrare le differenti circoscrizioni politiche del paese.
I due golpe avevano però obiettivi differenti. Nel 2006 Thaksin fu rovesciato perché pose una serie minaccia al dominio politico della monarchia, i cui poteri sono stati sostenuti dai militari. Nel 2014, la cacciata di Yingluck aveva a che fare con la protezione e i poteri della monarchia in preparazione di una imminente successione reale.
Re Bhumibol che fu incoronato nel 1946 è scomparso ad ottobre 2016 ponendo fine a 70 anni di regno autorevole che gareggiò anche duramente e vinse contro alcuni governi civili. Nel 2014 Bhumibol era costretto a letto dopo essere entrato ed uscito sin dal 2009 dall’ospedale.
La cattiva salute del re accese molta ansia tra i monarchici thailandesi che avevano per decenni fatto un investimento tremendo su Bhumibol, sperando di usare il re come strumento per difendere i propri interessi politici.
Questa ansia spinse i militari a fare il golpe contro Yingluck, vista come una marionetta nelle mani del fratello. I militari temettero che un governo influenzato da Thaksin nella fase cruciale della transizione reale avrebbe distrutto gli interessi di potere della monarchia ed in particolare dei militari stessi.
L’elite dei militari vide il conflitto politico come un gioco in cui chi vince prende tutto: o prendevano tutto o sarebbe andato tutto a Thaksin.
Il re attuale Vajiralongkorn è profondamente differente dal padre che regnò sul paese con la sua autorità morale guadagnata dall’immensa reverenza e rispetto dalla maggior parte dei thai. Lui iniziò il progetto di una vita di porre la monarchia alla sommità della struttura politica, progetto che gli riuscì pienamente.
Vajiralongkorn non è amato. Si è fatta la reputazione di donnaiolo in parte per il suo stile di vita eccentrico. Alcuni casi hanno mostrato un lato violento del re e si dice che abbia punito il proprio personale. Nel 2015 tre dei suoi confidenti furono accusati di corruzione e imprigionati. Pochi giorni dopo morirono in circostanze misteriose nel carcere.
Nel campo politico Vajiralongkorn ha dimostrato ad alcuni analisti che si sbagliavano nel ritenerlo un re debole specie se messo al fianco del padre.
La realtà è che anche prima della morte del padre, Vajiralongkorn aveva assunto il controllo degli affari reali riorganizzando il palazzo e sostituendo gli amici del padre con propri uomini fidati.
Intervenne anche durante la scrittura della costituzione con la richiesta di emendare alcuni punti legati alla monarchia.
Propri questi cambiamenti gli permettono di vivere in Germania senza dover nominare un reggente per poter governare così dalla sua residenza ricca di Monaco di Baviera.
Ha assunto il controllo personale del ricchissimo Ufficio delle Proprietà della Corona ereditando qualcosa stimata in 30 miliardi di dollari dal padre. L’Ufficio è il braccio di investimento della monarchia e per anni Bhumibol non ne volle mai discutere della proprietà.
Vajiralongkorn è stato più aperto ed ha ammesso che è lui e non l’istituzione reale a possedere la ricca organizzazione.
Vajiralongkorn vuole rafforzare i suoi legami con i militari per garantire la stabilità del suo trono. Gli uomini forti dei militari che erano influenti nell’era di Bhumibol, come appunto il generale Prem Tinsulanonda, sono morti o messi in ombra. Vakjiralongkorn si è allontanato dai vecchi legami nei militari e costruito nuovi relazioni con cerchie di più giovani nei militari.
Un esempio è di aver scelto il generale Apirat Kongsompong come capo dell’esercito. Nel suo giorno inaugurale Apirat riaffermò la fedeltà alla monarchia minacciando di lanciare un golpe s la crisi politica non si risolvesse.
La nuova alleanza monarchia militari è un segno preoccupante per la democrazia thai, un segno dell’emergere di un re politicamente attivo nonostante la costituzione stipuli che la monarchia è presunta essere al di sopra della politica.
La strada verso la stabilità politica del paese è lunga ed incerta. Le ultime elezioni non hanno destabilizzato il quadro politico. Se non altro, hanno dato fiducia ai militari e monarchia che alla fine dei conti possono controllare i meccanismi elettorali a spese di un ulteriore deterioramento della democrazia del paese.
Lasciano il futuro del paese in una profonda incertezza sia le modalità di questa manipolazione del processi istituzionali che le modalità della reazione delle forze a loro opposte.
Pavin Chachavalpongpun, TheDiplomat