Il parlamento thailandese con 431 voti favorevoli e 255 contrari e 28 astensioni, ha dilazionato la decisione di istituire una commissione parlamentare che esaminasse le proposte e richieste di riforma costituzionale tra cui quelle proposte dalla nuova generazione del movimento giovanile.
Al voto è stato essenziale il voto compatto dei senatori di nomina della giunta militare di Prayuth col quale si dilaziona almeno di un mese la discussione. L’opposizione di Move Forward ha lasciato in protesta il parlamento dicendo che il voto era un modo per bloccare indefinitamente la questione.
Le tre richieste del movimento erano la riforma della monarchia, il limite ai poteri dei senatori che non sono eletti ma nominati e l’elezione e non nomina di un corpo che riscriva la costituzione.
In attesa al di fuori del parlamento c’erano migliaia di giovani e cittadini che di certo torneranno nelle strade ad ottobre e che almeno online hanno radicalizzato ancor di più la loro posizione con un hashtag #RepublicOfThailand.
Traduciamo un’analisi di Zachary Abuza sulle ultime proteste studentesche, anteriore alle ultime decisioni parlamentari di sospensione delle decisioni.
I generali thai faccia a faccia con la nuova generazione
Sin dal golpe militare del 2006, i militari e le elite realiste lavoravano intensamente a smantellar la macchina politica dell’ex premier Thaksin Shnawatra capace di vincere tutte le elezioni tra il 2001 ed il 2019, creando anche la costituzione del 2017 ideata espressamente per impedire il ritorno del Pheu Thai di Thaksin al dominio della politica thai.
Con questa ossessione verso Thaksin ed i suoi partiti le elite non hanno visto l’ascesa di una nuova generazione di militanti che non erano legate allo scontro che ha bloccato la politica thailandese per oltre un decennio tra le magliette rosse, che rappresentavano i sostenitori di Thaksin, e le magliette gialle, che rappresentavano i monarchici.
Oggi il movimento è organico, orizzontale e guidato da un gruppo di giovani estremamente coraggiosi che vogliono sfidare le ortodossie politiche.
Le elite hanno avuto un’anticipazione di quello che sarebbe accaduto dal forte risultato elettorale del FFP nelle elezioni di marzo. Quel partito, formatosi appena un anno prima e guidato da un giovane e carismatico miliardario, Thanathorn Juangroongruangkit, ha conquistato il voto giovane e radunato 81 seggi che lo hanno fatto il terzo partito del paese.
Il suo mandato chiaro a favore della riforma politica, del cambiamento della costituzione e della rimozione dei militari dalla politica, spinse i militari e le elite iperrealiste ad agire velocemente contro Thanathorn che fu espulso dal parlamento con accuse spurie mentre il partito fu disciolto ed ai capi fu vietato di fare politica. Ci sono 20 accuse legali contro Thanathorn, contro la sua organizzazione ed i suoi colleghi.
Lo scioglimento di Future Forward fece infuriare moltissimi giovani che scesero in strada con dimostrazioni di massa circa due mesi fa. Il 19 settembre c’è stata la maggiore dimostrazione dopo tanti anni.
Nel frattempo il governo degli ultrasettantenni iperrealisti appoggiati dai militari non sa come rispondere.
Hanno provato le intimidazioni affidandosi all’articolo 112 della lesa maestà e alla legge del crimine informatico.
Gli attivisti esuli all’estero sono stati fatti scomparire e altri membri dell’opposizione sono stati ritrovati sulle rive di del Mekong di fronte al Laos con le loro pance riempite di cemento. Le forze di sicurezza hanno arrestato circa 15 capi delle proteste di luglio e di certo seguiranno i capi delle dimostrazioni di settembre.
Sono tutti stati liberati su cauzione ma la polizia manda segnali chiari ed il suo Corpo Speciale ha una nuova forza da concentrare sui manifestanti.
Finora le forze di sicurezza si sono in qualche modo controllate persino quando, nello scorso fine settimana, i manifestanti ruppero la fila della polizia a Sanam Luang vicino al Palazzo Reale. La percezione della repressione di un movimento di giovani non può mai essere positiva. Il governo vorrebbe almeno che le proteste rimanessero circoscritte alla capitale senza diventare un fenomeno nazionale.
Ma la moderazione riflette forse una preoccupazione genuina delle forze di sicurezza. I giovani non chiedono solo nuove elezioni quanto una rivoluzione completa della politica thai, tra cui il ritorno nelle caserme dei militari e una riforma completa della monarchia.
Mentre il governo a denti stretti accettava le richieste dell’opposizione di discutere il cambio di parti della costituzione, l’articolo 1 sulla monarchia era interdetto. Gli studenti nella richiesta di tre punti durante il weekend chiedevano esplicitamente un emendamento di quell’articolo. (NdT: prima di quanto accaduto su)
La monarchia si sente incerta. Nel rimpasto annuale dei militari, le posizioni più alte sono andate ad una nuova fazione, conosciuta come Colletto Rosso, i cui membri hanno fatto servizio in una unità che dipende direttamente dal re.
Non si è visto mai il re chiedere una tale simile fedeltà personale.
I manifestanti hanno già attaccato la monarchia in un passo che non ha precedenti. Se ci sarà una repressione violenta su di loro, comporterà certamente maggiori richieste di riforma della monarchia, anche perché il re è stato visto in gran parte all’estero nella pandemia e nella conseguente crisi in Thailandia.
I militari sono suscettibili di fronte alle altre rivendicazioni dei manifestanti come lo stato dell’economia.
Sebbene il paese abbia gestito efficacemente la crisi sanitaria, la seconda maggiore economia del Sudestasiatico è stata colpita forte dal virus che ha distrutto il turismo con il suo 18% del PIL e le esportazioni. L’economia si è contratta del 12% nel secondo trimestre del 2020; tra 2 milioni e 3 milioni di persone hanno perso il lavoro mentre Asia Foundation stima che il 70% della forza lavoro ha visto un 47% di taglio delle entrate.
Il governo ha provato pacchetti di stimolo di piccola scala che però sono insufficienti. Un ultimo stimolo di contanti da 1.6 miliardi di dollari che prevede 47 dollari per 14 milioni dei più poveri è del tutto insufficiente a trattare una recessione così profonda.
Il governo ha autorizzato nuove festività sperando di incoraggiare la spesa delle persone ma con soldi che non hanno.
La recessione ha portato in evidenza che la Thailandia è una delle società più diseguali al mondo con una concentrazione di ricchezze che si è accresciuta dal golpe del 2006.
Non spariranno facilmente le rivendicazioni dei giovani che vedono le loro prospettive economiche affievolirsi e la diseguaglianza crescere nella loro vita durante un periodo in cui i militari controllano il paese.
Il governo del primo ministro Prayuth Chanocha è in un altro impaccio. La sua cattiva gestione dell’economia inizia ad irritare i propri sostenitori dell’elite. Benché sia stato utile, lui non è insostituibile. La non repressione degli studenti potrebbe essere la giustificazione di cui le elite hanno bisogno per sostituirlo.
La domanda è fino a quando le proteste possono essere sostenute. Il fatto che siano essenzialmente prive di capi rende difficile al governo fermare le proteste con gli arresti, anche se ci proveranno.
La nuova generazione di capi ha dimostrato un enorme coraggio ed il loro messaggio è risuonato dovunque.
Il fatto che le proteste non si siano legate ad un capo o partito politico è una cosa buona e cattiva insieme.
Tenendosi lontano dalle proteste, i capi dell’opposizione non danno ai militari l’opportunità di attaccarli.
D’altro canto è difficile vedere le proteste causare un cambiamento, sia per emendamenti costituzionali o pressione parlamentare sostenuta, senza il sostegno o il coordinamento con i capi dell’opposizione.
Zachary Abuza, Benarnews