Dopo i disordini violenti a Papua Occidentale dei mesi scorsi, con l’inaugurazione di un nuovo ponte, il presidente indonesiano torna a Papua nel tentativo di ricomporre una divisione radicale in Indonesia tra un centro ed una periferia che si ritiene essere la colonia di un impero.
Il nuovo ponte da inaugurare è il Youtefa, lungo 732 metri, costato 128 milioni di dollari, la cui costruzione iniziò nel 2015 e che attraversa una baia molto bella.
Questo nuovo ponte è il mantra che ama recitare il presidente sulla “costruzione di infrastrutture nell’Indonesia Orientale in parallelo con lo sviluppo delle risorse umane” senza però tenere conto né delle aspirazioni delle popolazioni locali, né del territorio.
“Infine chiedo anche all’amministrazione provinciale di Papua e a quella cittadina di Jayapura di usare il nuovo ponte Yousefa per sviluppare il turismo nella Baia di Yousefa. Usatelo come una opportunità per la rinascita e il miglioramento di Papua”
Ma tra le tante questioni legate a Papua Occidentale, ce ne sono due che sono intimamente legati al conflitto in corso nella provincia: la statistica della popolazione ed i diritti umani negati.
Il primo è sollevato dalla IPAC di Giacarta di cui traduciamo un breve articolo e l’altro è affrontano da un editoriale del The Jakarta Post.
I numeri contano: il censimento del 2020 ed il conflitto a Papua
Le statistiche demografiche falsificate a Papua sono una fonte di corruzione, di conflitto e di lotte di potere, ma diversamente da molti guai a Papua questo può essere ragionevolmente risolto: un grande passo avanti potrebbe essere assicurato dal nuovo governo di Joko Widodo per fare sì che il nuovo censimento del 2020 assicuri dei numeri veritieri.
L’ultimo rapporto del IPAC “Numbers Matter: The 2020 Census and Conflict in Papua,” analizza le conseguenze di dati falsificati. Le statistiche gonfiate non solo alimentano la corruzione ma hanno anche implicazione sulla sicurezza. Il problema è acuto sulle alture centrali dove il movimento indipendentista è più forte e molti politici simpatizzano per esso.
Le elite papuane, nelle alture in particolare, hanno scelto di gonfiare i numeri per guadagnare finanziamenti e potere. Un numero maggiore di abitanti sulla carta significa maggiore quantità di fondi, più seggi nelle legislature locali ed una base politica più forte.
“La popolazione attuale delle alture centrali papuane potrebbe essere meno della metà di quello che dicono i registri degli elettori, ma nessuno controlla” dice Deka Anwar.
I due uffici locali delle due istituzioni responsabili del censimento del 2020, BPS o Ufficio centrale di statistica e Dukcapil o Dipartimento della popolazione e registrazione civile, danno numeri molto differenti sulla stima della popolazione a livello di sottoprovincia. Dukcapil che subisce le pressioni politiche sforna cifre molto maggiori.
Il nuovo governo di Jokowi ha l’opportunità di avere un quadro più chiaro della popolazione effettiva ma il tempo stringe.
Ci sono enormi problemi logistici per portare personale addestrato nelle aree remote. Molti villaggi sono raggiungibili solo con l’elicottero o a piedi. Sia BPS che Dukcapil sono a corto di personale a Papua, particolarmente nelle alture centrali, dove è essenziale avere interpreti per le tantissime lingue locali parlate.
In alcune parti delle alture come a Nduga il conflitto in corso con OPM comporta che è difficile la sicurezza di chi fa il censimento.
Poiché i rappresentanti del posto proveranno a non cambiare le cifre gonfiate è importante che chi fa il censimento sia indipendente dai partiti politici e dalla struttura amministrativa locale. Un alleato importante potrebbero essere le chiese tranne che nei luoghi dove sono integrati nella locale struttura amministrativa.
Il governo ha bisogno di assicurare che BPS e Dukcapil abbiano la tecnologia appropriata, l’assistenza tecnica e la sicurezza necessari ad effettuare un censimento appropriato nelle aree remote.
“E’ fondamentale il bisogno di una nuova strategia per affrontare il conflitto a Papua ed essa dipende da dati migliori” ha detto Sidney Jones di IPAC.
Il nuovo ponte verso la verità e la giustizia
Nel suo sfoggio di attenzione per Papua, il presidente Joko Widodo ha visitato il territorio più orientale per la sua prima uscita da quando ha assunto la presidenza per la seconda volta.
Ha danzato con gli papuani papuani, ha aperto un nuovo ponte e ha promesso più sviluppo infrastrutturale per migliorare il benessere della gente qui.
E’ andato anche al mercato Wouma di Wamena, la capitale delle alture papuane di Jayawijaya, dove il The JakartaPost trovò in un’indagine che molti indonesiani non papuani erano stati uccisi in fuochi e nativi papuani uccisi nella violenza settaria del 23 settembre.
Purtroppo Jokowi non ha detto una sola parola sulla tragedia, né tanto meno ha detto nulla sulle presunte uccisioni in cui sono coinvolti militari e polizia che erano stati inviati per fermare i disordini.
Molti papuani feriti nelle violenze non sono andati all’ospedale per paura degli arresti. Senza un discorso sulla verità e giustizia Jokowi sottovaluta la violenza a Wamena dello scorso meno considerandoli alla stregua degli incendi di costruzioni e delle liti tra persone.
Quello che è accaduto nella città era una rappresentazione di livelli multipli di ineguaglianza, di ingiustizia, menzogne e negazioni accumulati da decenni.
Ci sono papuani che iniziano a domandarsi se le infrastrutture sono per loro o per facilitare la penetrazione dei commercianti non papuani. Difatti lo sviluppo a Papua non solo ha comportato disparità tra nativi papuani e migranti ma ha anche cambiato drammaticamente il panorama demografico. L’ultimo censimento del 2010 trovò che i non nativi erano il 22.8 della popolazione papuana e che nei centri urbani la tendenza era che i migranti erano di più della popolazione indigena.
Senza verità e giustizia particolarmente per i nativi papuani uno sviluppo infrastrutturale fatto di strade, porti, aeroporti e ponti peggiora solo la diseguaglianza. L’autonomia speciale di Papua chiede azioni positive per i papuani che però non possono semplicemente competere con i migranti.
Quando il governo rifiuta di parlare delle vite perse in tanti scontri a Papua, a Wamena, Nduga, manda un messaggio di mancanza di rispetto per le vite umane e la loro dignità.
Dopo la crescita del movimento antirazzista a Papua, Jokowi avrebbe dovuto cambiare il suo approccio con Papua. Il suo distintivo sviluppo infrastrutturale per Papua non è proprio un segno del rispetto che meritano dopo tutte le violazioni di diritti umani irrisolte. E aggiungendo al danno la beffa, il governo centrale considera di formare una nuova provincia a Papua come un metodo veloce per calmare le aspirazioni ad un referendum.
Costruire un nuovo ponte verso la verità e la giustizia è ciò che convincerà i papuani. Jokowi potrebbe iniziare con istituire una commissione di verità e riconciliazione come richiesto dalla legge del 2008 sull’autonomia speciale per Papua.
Nella sua prima visita ufficiale a Papua dopo la rielezione Jokowi ha sprecato una opportunità immensa per riaggiustare i legami tra Giacarta e Papua. Ma non è troppo tardi perché Jokowi riconquisti la fiducia dei papuani. Conta moltissimo la sua volontà.
The Jakarta Post