L’arresto di Nur Sajat in Thailandia con l’accusa di essere entrata con un passaporto falso ha portato l’imprenditrice malese transgender ai vertici delle classifiche di Twitter.
La trentaseienne imprenditrice dei cosmetici musulmana scomparve a febbraio dalla Malesia dopo essere stata accusata di aver insultato l’Islam per il fatto di presenziare in una moschea vestita da donna.
Mentre era clandestina, Nur Sajat ha continuato ad apparire su Instagram per discutere dal vivo con i suoi seguaci, e a promuovere i suoi prodotti facendo dei video su TikTok.
Il tribunale thailandese l’ha condannata per aver violato le leggi thai sull’immigrazione rilasciandola però su cauzione.
La polizia malese ora sta cercando di riportarla in Malesia mentre in tanti temono che la sua sicurezza sarà in pericolo in un paese che non riconosce alcun diritto alla popolazione LGBT.
La fama di Nur Sajat in Malesia deriva dal suo coraggio di voler vivere apertamente come donna transgender e di avere successo con la sua impresa di cosmetica, Nur Sajat Aesthetic.
“I malesi sono affascinati da Nur Sajat essenzialmente per la sua storia di successo. Ce l’ha fatta come imprenditrice ed è diventata una milionaria della cosmesi.” racconta Afiq Harraz segretario generale del SAINS, un nuovo partito politico malese.
“Il fatto di provenire dalla comunità trans ha amplificato la storia. Ce l’ha fatta nonostante i processi e le tribolazioni che la comunità LGBT vive qui in Malesia”
Secondo Afiq, la attuale ossessione innaturale per Sajat proviene dalle autorità malesi che non riescono ad accettare la sfida aperta verso lo status quo e la sua determinazione a vivere pienamente la propria vita, nonostante sia un suo diritto costituzionale.
“Non fa del male a nessuno con la sua decisione” dice Afiq.
Diede vita alla propria industria, Nur Sajat Aesthetic, nel 2015 e spesso produce propri video di lei che danza in abiti provocanti nella promozione dei suoi prodotti attirandosi addosso sia ammirazione che ammonimenti, producendo nel 2018 un reality televisivo proprio chiamato Nur Sajat Xtra.
Ad ottobre ebbe una multa di 3300 dollari dal ministero della sanità per possedere ed aver venduto prodotti cosmetici non registrati in Malesia.
E’ Scomparsa a febbraio prima di una udienza presso un tribunale della Sharia dove era accusata di blasfemia perché si era vestita da donna in un evento religioso nel suo centro estetico nel 2018, per il quale non ha ammesso la propria colpevolezza.
Il dipartimento religioso dello stato del Selangor ha mobilitato oltre cento poliziotti per rintracciarla senza per questo avere successo fino a quando Nur Sajat non è stata arrestata in Thailandia.
Grave Pericolo
Numan Afifi di Pelangi Campaign, organizzazione dei diritti umani della comunità LGBT malese, ha espresso la propria preoccupazione per la sicurezza di Nur Sajat in Malesia.
“La persecuzione continua contro Nur Sajat è un riflesso del clima di repressione contro la comunità LGBTI+. Da anni vive la violenza, il bullismo e i tentativi di violazione della sua privacy dagli utenti online”
Finché le autorità malesi non lasceranno cadere tutte le indagini e la violenza verso di lei, la Malesia resterà “poco sicura per Nur Sajat” aggiunge Numan.
Le autorità thailandesi devono ancora decidere se rispedire l’imprenditrice della cosmesi in Malesia.
Sunai Phasuk, ricercatore di HRW in Thailandia, dice che le autorità thai “non devono metterla in pericolo respingendola.”
“Il governo thai deve capire il grave pericolo che Nur Sajat vive se è rispedita in Malesia. Lei è stata presa di mira nelle indagini a causa della sua identità di genere, per la sua espressione e il suo credo” dice Sunai Phasuk. “Con o senza riconoscimento formale da parte del UNHCR di rifugiata, questo è sufficiente perché la Thailandia e la comunità internazionale la proteggano”
Sunai dice che la Thailandia è legalmente costretta a rispettare il principio della legge internazionale di non respingimento che proibisce di riportare chiunque in patria dove possono subire persecuzioni o gravi abusi.
Secondo vari media Nur Sajat pensa di chiedere asilo in Australia.
Crescente Intolleranza
In Malesia tutti e tredici gli stati ed i tre territori federali che sono Kuala Lumpur, Putrajaya e Labuan proibiscono che “un uomo si comporti come una donna” secondo le leggi della Sharia accolte a livello statale.
La Malesia ha un sistema legale a doppio binario che comprende le corti civili che vanno in parallelo con le corti islamiche della Sharia, dove i malay musulmani possono essere processati per accuse religiose e morali.
La Sharia si applica solo ai musulmani e attiene a questioni morali e di famiglia, mentre i non musulmani devono seguire le leggi secolari per le stesse questioni.
La ONG Malese Justice for Sisters, ha detto che dopo le notizie dell’arresto di Nur Sajat vari agenti dello stato hanno chiesto restrizioni maggiori contro gli LGBT.
“Preoccupa moltissimo il continuo crescere dei sentimenti anti-LGBT in Malesia” ha detto il gruppo.
MalaysiaNow scriveva che il governo voleva emulare lo stato settentrionale di Perlis che il 14 settembre ha emesso un editto che vieta agli individui transgender di entrare nelle moschee nei territori federali.
Il vice ministro per gli affari religiosi del Premier Ahmad Marzuk Shaary avrebbe detto che la decisione delle autorità religiose del Perlis era appropriata per mantenere la santità delle moschee ed evitare la confusione nella comunità.
Nik Abdul, parlamentare del partito islamico PAS che fa parte della coalizione di governo, ha detto in Parlamento che la Malesia aveva bisogno di altri programmi di stato di riabilitazione per le persone LGBT.
“Gli sforzi di certe parti come quelli della Commissione dei diritti umani della Malesia che guada alla fattibilità di emendamenti legislativi per approvare ed affermare la comunità LGBT era qualcosa di preoccupante per la Malesia” avrebbe detto secondo alcuni media locali.
Ma Justice for Sister sostiene che queste pratiche di riabilitazione o conversione sono largamente screditate dai gruppi dei diritti a causa del pericolo di lungo termine che arrecano non solo sugli individui LGBT ma anche su che è legato a loro.
Intolleranza e discriminazione verso i trans malesi ha portato loro a vivere violenza e anche morte. Almeno 4 donne transgender sarebbero state uccise tra il novembre 2018 e ottobre 2019.
“E’ triste ma lo stato chiude un occhio verso di loro e la campagna delle autorità contro i trans e le più vaste comunità LGBTQ+ amplifica di più la violenza” dice Afiq di SAINS.
“Alcuni malesi prendono l’imbeccata dalle autorità. Sembra essere politicamente motivato sotto la veste della religione”.
Secondo Afiq c’è una correlazione tra comunità trans e povertà dal momento che non hanno lo stesso accesso al lavoro, alle opportunità finanziarie, alla casa ed ad altri servizi. Non hanno neanche protezione legale e sociale.
“Molti tendono a sopravvivere. Ci sono poche possibilità per sfuggire alla triste situazione e continuano a soffrire dello stigma, della violenza e discriminazione”
Afiq ha paragonato il trattamento di Nur Sajat al caso di un malese che fu detenuto in Somalia per aver tentato di unirsi al gruppo terrorista di al-Shabab. Il tono del governo, secondo Afiq, era di “preoccupazione per l’uomo per assicurare il benessere e la salute”.
Il ministro degli esteri Saifuddin Abdullah avrebbe detto all’agenzia Bernama che il ministero “offre l’aiuto necessario per il detenuto assicurandosi della cura dei suoi diritti e il suo benessere e che gli sia dato un processo giusto”.
“Noi di SAINS chiediamo che sia data la stessa attenzione a Nur Sajat e che tutti i tentativi di riportarla indietro sono a causa del processo civile e non per negarle i diritti civili e le libertà”
Bernama ha detto che l’uomo detenuto Ahmad Mustakim Abdul Hamid ha avuto 15 anni di carcere da una corte militare somala per aver combattuto con al-Shabab oltre a dare un Pronto Soccorso al gruppo.
Amy Chew, SCMP