La strada per il Myanmar dell’ASEAN deve passare da Bangkok e forse questo è il vero problema
Tre anni dopo lo storico golpe del 2021, il Myanmar, uno stato fallito che confina con la Thailandia, è sprofondato nella guerra civile.
I due paesi hanno un confine lungo 2416 chilometri e relazioni estese di commercio e sicurezza. Poiché sezioni della elite thailandese, i militari, sono abbastanza vicini alla giunta, qualunque iniziativa dell’ASEAN verso il Myanmar, nel bene e nel male, deve passare da Bangkok.
Fino al 1988, la vicinanza dei due paesi e la percezione di Bangkok che il Myanmar fosse una minaccia portava la Thailandia a perseguire una politica tampone. Bangkok armava le organizzazioni armate etniche lungo la sua frontiera.
Dopo il 1988, il governo e i capi militari thailandesi si divisero sul modo di trattare con il Myanmar. Dal 2001 Bangkok ha cercato di costruire legami politici stretti militari, economici e politici. Ma venne il golpe del 2021 che ha esacerbato il conflitto politico.
Questo anno la Thailandia si trova in un dilemma: Bangkok è all’avanguardia degli sforzi ASEAN per porre fine alla guerra, ma si trova ancora a dover curare i propri interessi lì.
La Thailandia ha qualche problema di sicurezza nel Myanmar. Nel 2022 un jet militare birmano violò lo spazio aereo thai minacciando la sicurezza della frontiera thai, mentre il conflitto civile nel Myanmar e le sanzioni successive sulla giunta hanno minacciato la sicurezza energetica thailandese.
Se si avesse una rivoluzione nel Myanmar, questa avrebbe ripercussioni sui negoziati di concessione della Thailandia per l’utilizzo dell’energia del Myanmar. Nel 2023 la Thailandia ha importato circa il 15% del suo gas naturale dal Myanmar. Secondo l’economista politico Ukrist Pathmanand, la Thailandia importa fino al 15% della sua elettricità dal Myanmar.
Le fortune economiche dei due paesi sono intrinsecamente legate. Nel 2022, la Thailandia ha esportato merci per 4,4 miliardi di dollari nel Myanmar che a sua volta ha esportato merci per circa la stessa quantità, 4,43 milioni di dollari in Thailandia.
Nel 2024 il la breve presa di controllo da parte della Karen Border Guard Force della città di Myawaddy, al confine tra Thailandia e Myanmar, ha minacciato il commercio di confine tra Thailandia e Myanmar a Mae Sot e Myawaddy, valutato 3,5 miliardi di dollari.
Nel 2023 la Thailandia era il terzo paese per investimenti nel Myanmar. Manodopera a basso costo, risorse naturali e l’uscita di imprese occidentali a causa delle sanzioni occidentali hanno incoraggiato gli uomini di affari thai a restare coinvolti nel paese sconvolto dalla guerra.
Nel 2024 l’ente petrolifero thai PTT divenne il maggior azionista, 63%, nel progetto birmano Yadana del gas naturale. Altri progetti thai in Myanmar includono la Northern Gulf Petroleum, Osotspa Glass, CP, Siam Cement, ThaiBev, Boonrawd, Bangkok Bank e Siam Commercial Bank.
Gli investitori thailandesi hanno accresciuto le proprie azioni nella Zona Economica Speciale Thilawa del Myanmar. Il figlio del ministro degli esteri thai in carica è a capo della Hlaing Sang Holdings, società con sede a Yangon e legata all’esercito di Myanmar.
I Thai hanno azioni dei casinò in tutto il Myanmar e almeno 17 si trovano nella zona di Myawaddy.
Interessi foschi thai includono quelli del senatore Upakit Pachariyangkun che ha fatto affari con i militari birmani. Militari e poliziotti thailandesi in servizio e in pensione, tra cui un ex capo di stato maggiore dell’esercito, avrebbero detenuto quote di “complessi di intrattenimento” in Myanmar, con alcuni complici che traggono profitto da call center illegali.
Un altro problema per la Thailandia è quello che potrebbe essere definito insicurezza della migrazione. Le statistiche del ministero del lavoro dicono che ufficialmente ci sono 1,8 milioni di lavoratori birmani in Thailandia, una cifra che non include i lavoratori clandestini né chi fugge dalla guerra civile birmana.
La gestione dei rifugiati pone un onere sulla finanza thai mentre la guerra alla frontiera pone problemi di sicurezza.
Questi legami stretti tra Thailandia e Myanmar hanno un effetto sul modo in cui ASEAN tratta il problema del Myanmar. A marzo 2024, la Thailandia provò a iniziare una iniziativa sostenuta dall’ASEAN per dare assistenza umanitaria ai rifugiati interni nel quasi indipendente stato Karen. Era la Croce Rossa Thai a guidare insieme alla Croce Rossa del Myanmar, sebbene i legami di quest’ultima con la giunta militare avesse fatto sorgere sospetti delle organizzazioni armate etniche.
Il piano indicava la preferenza della Thailandia a lavorare con la giunta invece che con le organizzazioni non governative (ONG) che si occupano di rifugiati lungo il confine tra Thailandia e Myanmar.
Una delle sfide più difficili che vive la politica della Thailandia verso il Myanmar è che gli ultimi ufficiali militari e politici tradizionali hanno relazioni affabili con gli ufficiali del Myanmar rendendo difficile trattare con attori antistatali. L’esercito Thai preferisce collaborare con l’esercito del Myanmar: i militari di alto grado dei due paesi si incontrano regolarmente nel promuovere la diplomazia della difesa.
Dalla formazione del governo del Pheu Thai guidato da Srettha Thavisin nel 2023, ci sono stati disaccordi politici sulla questione del Myanmar tra governo e militari. Complessivamente le relazioni civili-militari sono diventate più tese, una realtà che colpisce la politica verso il Myanmar della Thailandia.
Il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Difesa e il Consiglio di Sicurezza Nazionale di Srettha controllano il processo decisionale ufficiale della Thailandia nei confronti del Myanmar, mentre l’Esercito Reale Thailandese, il Comando Operativo di Sicurezza Interna (ISOC) e la Task Force Naresuan controllano la politica del Myanmar sul campo.
Ad aprile Thaksin Shinawatra che godeva legami economici con il regime dominato dai militari del Myanmar, ha incontrato rappresentanti del dissidente NUG e delle armate etniche per esplorare le possibilità di mediare colloqui di pace tra loro e la giunta birmana.
In un post sui media sociali di giugno, si rivelava che i colloqui continuavano: “una missione segreta urgente che coinvolge i gruppi etnici nel Myanmar e la giunta raggiunse una fase critica”.
Secondo una fonte vicina ai militari Thailandesi, gli alti gradi dell’esercito erano su tutte le furie perché il governo li aveva tenuti all’oscuro sull’iniziativa di pace di Thaksin. L’irritazione è poi cresciuta quando il ministero degli esteri stesso, uno vicino a Thaksin, sembrò sostenere i suoi sforzi, parlando del bisogno di un maggior dialogo.
Infatti nella ricerca di Srettha in favore di una politica più attiva sul Myanmar, l’input proveniente dai militari thai è stato ripetutamente ignorato.
Stando ad un’altra fonte ben informata, la nomina del 2024 di Srettha in favore del generale di polizia Roy Ingkhapairoj, al posto di un ufficiale dell’esercito, alla guida del Consiglio di Sicurezza Nazionale ha, rispetto alla politica del Myanmar, influenzato l’agenzia a cooperare meno con le forze armate.
Le tensioni tra civili e militari rendono improbabile che la Thailandia possa stabilire una efficace Joint Task Force nel Myanmar che prenda le agenzie civili e i militari. Il governo sembra chino a mantenere i militari fuori dalla politica sul Myanmar, ma molto dipenderà se il governo riuscirà ad influenzare con successo il rimpasto militare thailandese di ottobre.
Alla fine dei conti, la Thailandia è fortemente dipendente dal Myanmar per una gran serie di bisogni. La politica thai verso il Myanmar resta diretta verso la giunta militare, mentre dovrebbe considerare di operare insieme al NUG, governo di unità nazionale dell’opposizione, e le armate etniche.
Il governo thai e i suoi militari sono sempre più in disaccordo rispetto alla politica verso il Myanmar. Tali fattori hanno un peso enorme su qualunque sforzi thai sostenuto dall’ASEAN per raggiungere una diminuzione delle ostilità nel Myanmar.
Paul Chambers|Kridsana Chotisut, Fulcrum.sg