Onorare l’eredità di Re Bhumibol: critici non sottomessi alla paura

E’ stata girata, la notte scorsa, l’ultima pagina sul regno lungo 70 anni di Re Bhumibol Adulyadej che è stato sepolto con una grandiosa cerimonia di cremazione. Il compianto re aveva ammiratori e critici, ma una cosa è certa: il suo impatto sulla nazione thailandese è stato così forte che la nostra identità nazionale è diventata un tutt’uno con lui.

E’ chiamato il “padre della nazione”. Crediamo che questa terra, questa Thailandia, appartiene al padre, e che noi siamo i suoi figli. La Thailandia è un mosaico multietnico e multiculturale di regni insignificanti, di territori feudali e un sultanato.

Ci è stato insegnato che è la nostra comune riverenza per il compianto re a definire la nostra identità collettiva come una popolazione singola ed unita, per quanto fragile quella unità sia stata esposta alle turbolenze politiche dei decenni scorsi.

Da nazione che celebra la sua vita e piange la sua scomparsa, dobbiamo ora guardare al futuro. Inerente a quel futuro è che noi, suoi figli, abbiamo bisogno di crescere e non essere più figli.

E quanto infantili siamo stati.

In modo irresponsabile, da bambini viziati, scateniamo l’irascibilità e commettiamo violenze quando non riusciamo ad ottenere quello che vogliamo. I disaccordi finiscono in episodi di rabbia, minacce, censura, divieti e pene. La sconfitta porta alla rottura delle regole, a mettere aferro e fuoco. Si applaude ai colpi di stato militari perché abbiamo perso la fiducia nella libertà, nella democrazia e nel governo della legge.

E’ tempo di crescere. Una misura dell’essere adulti responsabili è l’abilità a trattare le differenze e i disaccordi con l’intelligenza e la comprensione.

I bravi figli imparano la saggezza dai padri, gli adulti responsabili la vivono. Dovremmo vivere secondo le seguenti parole del passato re, pronunciate il 4 dicembre 2005:

“Se dite che il re non può essere criticato, si suggerisce che il re non è umano … Se qualcuno offre una critica che il re si sbaglia, allora vorrei essere informato della loro opinione. Se non lo sono, allora potrebbe essere problematico … Se sosteniamo che non si può criticare il re oppure offenderlo, allora il re va a finire in una situazione difficile”.

Dal 1908, la legge di lesa maestà, articolo 112 del codice penale, ha reso illegale diffamare, insultare o minacciare il re, la regina, l’erede al trono oppure il reggente. La pena va da tre a 15 anni di carcere per reato. La legge vuole proteggere la santità dell’istituzione della monarchia.

Ed invece la legge di lesa maestà è stata usata come un mezzo politico per intimidire, mettere la museruola ed imprigionare i dissidenti politici e i cittadini ordinari. Quelli che abusano della legge la fanno franca perché il resto di noi possa respirare aria di diffidenza e paranoia.

Diffamazione, insulto e minaccia a parte, ci fa rabbia l’idea che chiunque possa essere critico del passato re o della monarchia. Furiosi al punto di giustificare l’arresto di chiunque fino a 15 anni di carcere se non più. Furiosi al punto di sostenere la dittatura contro la democrazia.

Comunque la legge è la legge, e da responsabili cittadini dobbiamo rispettarla, anche se non siamo d’accordo con essa. Ma non significa che non dobbiamo, o non possiamo, far conoscere il disaccordo e lavorare verso il cambiamento della legge.

Oggi la Thailandia è un paese governato dalla paura. Non osiamo parlare, scrivere, discutere, dibattere o essere in disaccordo per paura di una serie di pene che vanno dal diventare vittima di una caccia alle streghe o della detenzione fino a soffrire anni in prigione.

Lo scorso anno, nel celebrare la vita del compianto re sono state pubblicate molte frasi e citazioni attribuite a lui. Tutti echeggiano il carattere del re: uomo di intelligenza e compassione, non odio e vendetta. Passò la sua vita ad unire il popolo, non a dividerci.

Nelle sue parole ci voleva critici non sottomessi alla paura.

Perché non seguiamo il suo esempio?

Ci sarà sempre chi abusa della legge per propri guadagni politici o materiali. Chi corrompe la mente degli altri per interessi personali. Chi ruba per la propria borsa. Chi abusa dei diritti umani e delle libertà per rubare il potere.

La fanno franca perché tutti noi restiamo dei figli irresponsabili. Permettiamo loro di farlo. Restiamo in silenzio per paura. Talvolta li sosteniamo perché l’essere divisi in fazioni ci acceca il giudizio. L’abuso della legge di lesa maestà. L celle di detenzione. Il divieto e la censura. L’odio, la rabbia e la caccia alle streghe. Non è il modo di onorare il padre della nazione.

Il passato è qualcosa da cui imparare; il futuro è da costruire. Viviamo oggi in una società governata dalla paura e dalla paranoia; domani dobbiamo costruire una società aperta e libera. A quel futuro è pertinente non solo che abbiamo bisogno di crescere, ma anche che dobbiamo volere cose migliori per i nostri figli.

Questo deve essere il modo per onorare l’eredità di Re Bhumibol Adulyadej.

Voranai Vanijaka, Khaosod English

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