Padre Richmond Nilo è il terzo sacerdote ucciso nelle Filippine

Padre Richmond Nilo è il terzo sacerdote ucciso nelle Filippine in sei mesi dopo le esecuzioni di Mark Anthony e Marcelito Paez. Tutti e tre provengono dalle province settentrionali di Luzon, Nueva Ecija e Cagayan.

richmond nilo chiesa

Padre Richmond Nilo è stato freddato in chiesa poco prima di officiare la messa da due soliti sicari mascherati, assistiti per l’occasione da altre quattro persone sempre in motocicletta.

Padre Richomond Nilo è stato seguito da una macchina attraverso vari barangay fino ad arrivare alla cappella dove poi la macchina si è allontanata e sono entrati in azione i sicari.

Un sicario con il casco da motocicletta ha colpito il sacerdote dalla finestra della cappella mentre 70 fedeli si sono immediatamente stesi per terra, ed è fuggito raccolto dall’auto che aveva seguito il sacerdote. L’auto portava differenti targhe.

Sui motivi dell’agguato la polizia cerca in tutte le direzioni e qualcuno adombra quella di un contrasto con la setta di Iglesia Ni Cristo.

Nel caso di Mark Anthony lo stesso Duterte aveva detto che una causa possibile era che il sacerdote avesse relazioni extraconiugali con una moglie di militari o polizia suscitando così la vendetta mortale.

Nessuno dice espressamente che con questi omicidi si prendono di mira sacerdoti e chiesa cattolica forse per il loro ruolo nella difesa e protezione di famiglie di persone uccise nella guerra alla droga, forse nel loro ruolo di difesa di comunità marginali vessate dai militari. Forse per incutere paura e non parlare.

Qualche giorno prima è stato ucciso un giornalista Dennis Denora con le stesse modalità dei sicari in motocicletta.

Carlos Conde di Human Rights Watch Filippine scrive:

“Questi omicidi insieme alle migliaia di morti nella guerra alla droga ci ricordano amaramente della vulnerabilità dei poveri e di chi combatte per i propri diritti e contro la mortale violenza extragiudiziale che le autorità filippine sono chiaramente incapaci o non vogliono fermare e dare i mezzi per individuare le responsabilità.

Questi omicidi sottolineano il bisogno di meccanismi internazionali di giustizia, come quelli presenti nel sistema ONU, per intensificare la loro risposta al peggiorare della catastrofe dei diritti umani nelle Filippine.”

Il vescovo di Caloocan, tragicamente nota per essere uno dei luoghi infernali della guerra alla droga, Pablo Virgilio David ha detto:

“Proprio quando qualcuno la può letteralmente fare franca dall’accusa di omicidio che l’impunità diventa cultura. Nel momento in cui rigettiamo le vittime perché presunti tossicomani, criminali, adulteri persino prima che si risolva il caso, giustifichiamo già l’omicidio e non lo consideriamo più come un crimine da indagare e punire”

Di seguito un articolo per Al Jazeera di Ted Regencia

Sacerdoti cattolici filippini dicono “Ci stanno uccidendo”.

L’omicidio di tre preti cattolici nelle Filippine da dicembre scorso hanno fatto suonare il campanello di allarme, mentre la Chiesa e i capi politici continuano a condannare la la cultura di impunità che vige nel paese.

foto [Ezra Acayan/Al Jazeera]

“C’è da allarmarsi” dice Padre Jerome Secillano, portavoce della Conferenza Episcopale Cattolica Filippina, ad Al Jazeera.

“Uccidere è una forma di violenza. Non vogliamo che la violenza penetri in tutta la nostra società. Vogliamo una società libera dalla violenza. Vogliamo che i cittadini vadano in giro sena paura sentendosi sicuri”.

L’ultimo membro del clero ad essere ucciso da sicari non identificati è Richmond Nilo, mentre si preparava a servire la messa in una cittadina della provincia di Nueva Ecija.

Padre Secillano, mentre non vede l’esistenza di un modello che prende di mira i preti cattolici, sostiene che la cultura dell’impunità ha aperto la strada per l’uccisione di padre Nilo come di altri preti.

“La chiesa ha detto nei mesi passati che si dovevano fermare gli omicidi. Non dovevano avere un posto nella nostra società anche se quelli uccisi sono considerati dal governo come dei rifiuti della nostra società”

I capi religiosi cattolici del distretto dove padre Nilo serviva come sacerdote ha emesso una dichiarazione dalle parole forti contro l’amministrazione del Presidente Duterte la cui guerra alla droga ha lasciato migliaia di persone morte.

“Dite ancora che è il migliore governo mai avuto? Stanno uccidendo il nostro gregge. Stanno uccidendo noi, i pastori. Stanno uccidendo la nostra fede. Bestemmiano contro la nostra chiesa” si legge nella lettera a firma dell’arcivescovo Socrates Villegas e di altri prelati.

Villegas ha anche invitato Duterte a “smetterla con la persecuzione verbale” contro la chiesa cattolica “perché tali attacchi possono solo far crescere altri crimini contro i sacerdoti”.

A dicembre 2017 fu ucciso a Nueva Ecija un sacerdote di 72 anni qualche ora dopo che aveva facilitato il rilascio di un prigioniero politico. Ad Aprile un sacerdote di 37 anni che si batteva per i diritti delle minoranze etniche contro le attività estrattive, fu ucciso nella provincia settentrionale di Cagayan.

Un quarto prete che aveva servito da cappellano della polizia filippina è sopravvissuto all’assassinio appena fuori della capitale Manila all’inizio di questo mese.

Mercoledì la senatrice di opposizione Risa Hontiveros ha scritto una risoluzione in cui chiede le indagini in questo omicidio per portare “responsabilità e giustizia” contro chi attacca e per fermare gli omicidi, dei preti cattolici come di civili.

“E’ una domanda che prende la mente delle persone. Si prendono di mira anche i preti ora? Questi attacchi nascono dai ripetuti attacchi verbali del presidente Duterte contro la chiesa?” ha detto la Hontiveros in un forum pubblico.

Il presidente secondo la Hontiveros ha la “abitudine” di colpire verbalmente chi lo critica compreso la chiesa cattolica, che non hanno avuto paura di opporsi alla guerra sanguinosa contro la droga.

Nel passato Duterte, anch’esso cattolico, ha detto che la chiesa cattolica filippina non ha autorità morale per criticarlo, colpendo gli abusi sessuali presunti commessi dai preti. Si ricorderanno le bestemmie contro Papa Francesco durante la campagna presidenziale del 2016.

Secondo un altro senatore di opposizione Antonio Trillanes il conto dei morti della guerra contro la droga ha sorpassato le 20 mila unità da quando Duterte salì alla presidenza nel 2016.

Il governo contesta quelle cifre sostenendo che il conto dei morti sia inferiore. Secondo l’ultimo rapporto di polizia sarebbero 4000 le persone uccise tra l’inizio della campagna il 1 luglio 2016 ed il 20 marzo 2018.

Secillano ha detto che quello che Duterte dovrebbe capire è che la chiesa non è contro il presidente.

“Forse il presidente pensa che la chiesa lo odia. Non lo odiamo. Quello che non ci piace sono alcune politiche del suo governo. Vogliamo che si tratti la questione della droga come un questione sanitaria. Il governo tratta i tossicodipendenti come criminali. Uno ad uno si uccidono questi tossicomani. Sono per strada e sono condannati a morte” Ted Regencia, AJ

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ottimizzato da Optimole