Libertà condizionata non ferma Pai Dao Dinn dal parlare

E’ diventata una cosa comune per Jatupat Boonpattararaksa conosciuto come Pai Dao Dinn essere arrestato che ha perso il conto di quante volte è accaduto. Ma nel vedere la serietà nei suoi occhi si capisce quanto difficile sia stata il suo ultimo arresto quel 13 ottobre scorso.

Isaan Record, IR, ha intervistato su Facebook Live Pao Dao Dinn (PDD) prima della manifestazione del 29 ottobre all’Università di Khon Kaen di #ThePeopleMegaphone.

Prima dell’intervista abbiamo scherzato sul nuovo taglio di capelli di Pai Dao Dinn che fa bella mostra del simbolo dell’anarchia.

“Lo stile dei capelli del carcere e della polizia sono gli stessi. Allora mi sono tagliato i capelli così. Il nostro scopo era che volevamo avere uno stile che non fosse simile a quello della polizia” dice Pai scoppiando a ridere.

IR: Quando ti rilasciarono dalla prigione il 23 ottobre come ti sentisti?

PDD: La mia prima sensazione fu di confusione su come uscivo … e come entrai. Confuso perché non riuscivo a spiegarmelo. Non c’erano garanzie, nessuna cosa che dovevano valutare se se dovevamo essere lì dentro o essere rilasciati. Accadde tutto in fretta.

IR: Come era la vita in prigione?

PDD: Dagli inizi fui alla prigione centrale a Klong Prem. Ci tennero per 14 giorni nella stanza 5,zona 2 che è usata per la quarantena COVID. Ci misero in quarantena. Era peggio perché quando arriva COVID tutti sono in quarantena. Non potevamo scendere giù e vivere lì. Dovevamo stare in quella stanza. Era scocciante anche se potevamo guardare la TV, dormire tutto il giorno … scocciante. Nessuno vuole dormire tutto il giorno, ogni giorno. Ma con dei libri da leggere fu un sollievo.

All’inizio si mangiava male. Ma dopo aver fatto qualche lamentela, lo modificarono. Per esempio, avemmo le nostre posate che erano tutte pulite; c’era più carne ed era migliore. Le cose miglioravano. Personalmente io fumo ma lì non era permesso. Mi sentivo frustrato.

Poiché avevo avuto esperienza della prigione, non avevo paura. Ma quando chiesi agli amici più giovani lì con me, loro avevano molta paura ed erano paranoici perché aveano troppo tempo per rimuginare le cose e cominciavano a dare via di testa. Continuavano a chiedere perché dovevano stare lì. Alcuni provavano a leggere le clausole legali per difendersi in tribunale ma scoprivano che non avevano questioni legali da sollevare.

Erano tutti confusi perché molti di loro studiavano legge e volevano usare i propri studi come un mezzo per combattere. Ma come poi si capì, qualcuno diceva che la corte non avrebbe dovuto metterli in prigione perché non era giusto. Ma io capivo che la comprensione della giustizia da parte del tribunale era distorta.

IR: Cosa c’era di differente questa ultima volta da quando andasti in prigione per aver violato l’articolo 112 (di lesa maestà)?

PDD: quella volta fu un periodo molto lungo. Questa fu breve e c’era la speranza di essere rilasciati.

IR: Dopo essere arrestato si diceva in giro che saresti stato in detenzione per un periodo lungo. Lo hai sentito questo in carcere?

PDD: No. Come ho già detto, l’uso del poter o delle leggi in questo paese è imprevedibile. Non ci sono standard. Non possiamo osservare i precedenti, le leggi o altro per prevedere come il tribunale potrebbe considerare il caso o quale possa essere la pena. Persino il nostro avvocato non riusciva a valutare perché c’è la politica al di sopra della decisione. Anche se i tribunali dicono di non essere politicizzati, è questa politica dall’alto che ha arrestato ognuno di noi. E’ a causa della nostra richiesta di riforma della monarchia che otto dei miei amici sono ancora in prigione.

IR: ritornando ad ottobre, che successe?

PDD: Il 13 ottobre, allestimmo un piccolo palco e aspettavamo che arrivassero degli amici delle altre province. Sistemammo un piccolo campo e riposavamo in attesa del 14 ottobre. Poi quando stavamo per fare il palco, il nostro primo compito, fummo dispersi. La polizia non permetteva di mettere una tenda, di fare questo o quello. Nel pomeriggio non eravamo pronti con il palco. Allora decidemmo che lo avremmo fatto la sera. Se la carovana reale o qualunque cosa passasse, avevamo il palco pronto, ecco. Avevamo appena fatto il palco e ci hanno disperso. Non capivamo perché la strada doveva essere per tutti. Dovevamo poter usare anche la strada.

IR: la ragione che foste dispersi il 13 ottobre era il passaggio della carovana reale?

PDD: Hmmm .. non è strano, non è strano che sia così perché sembra come se gli altri non possono usare la strada in questo paese.

IR: In quei giorni gli studenti parlavano di riforma della monarchia. Pensi che un giorno la strada debba essere condivisa e non dovrebbe essere bloccata per la carovana reale?

PDD: Si sono umani come noi con la stessa umanità. Dobbiamo avere lo stesso diritto ad usare la strada. Siamo essere umani e dovremmo avere lo stesso diritto di parola.

IR: Per questo come per gli altri tuoi processi. CI sono molti processi contro di te. Non hai paura a lottare senza sosta o a coinvolgerti nella politica?

PDD: No, perché non abbiamo fatto nulla di male. Non si deve avere paura per quello che facciamo. Crediamo sia la cosa giusta e lo è sempre stato, perché vogliamo che siamo tutti uguali. Perciò quando usciamo a parlare e fare richieste, non vogliamo essere arrestati. Siamo usciti fuori a fare richieste perché crediamo di avere il diritto di chiedere una risoluzione ai problemi di questo paese.

Questo paese appartiene a tutta la gente, non ad una sola persona. Siamo alcuni dei cittadini che possiedono il paese. Dobbiamo far conoscere le nostre opinioni, avere un ruolo, avere la libertà di esprimere i nostri pensieri sulle questioni, da quelle sul governo a quelle sulla costituzione a quelle sulla monarchia. Perciò queste tre richieste, credo, siano concrete e chiare e parlano chiaramente delle questioni della Thailandia.

IR: Secondo te, quando ci sarà una risposta alle richieste degli studenti?

PDD: Non so quando. Ma di certo il movimento non si ferma. Ora ci sono molti movimenti in varie parti di Bangkok e del paese. Credo che quello che possiamo fare è mantenere questo movimento e le sue richieste. Tornando al quando, credo che il governo deve ascoltarci. Troppe volte la gente è scesa in strada e siamo stati cacciati. Se il governo no ci ascolta, cosa succederà?

IR: Qual’è l’obiettivo di presentare una lettera all’ambasciata tedesca?

PDD: Presentare quella lettera all’ambasciata tedesca significa domandare responsabilità perché con la struttura di questo paese non possiamo averne. Non possiamo fare nulla. Ma a livello internazionale o universale, diritti e libertà operano secondo degli standard. Ogni essere umano deve aver diritti politici che nessuno può calpestare. E’ sotto questo genere di standard che il Re Thai agisce in Germania.

Credo che il re non si veda al di sopra della legge lì, ma come uno il cui status è sotto la legge. Abbiamo chiesto all’ambasciata di indagare quattro cose: le tasse, l’ordine di violare diritti umani, la mostra delle foto di Hitler e la tortura della servitù. Ci sono cose che non sapremo mai. Credo che le prove di queste cose devono essere lì.

IR: Credete che il movimento e tu, Pao Dao Dinn, siete a rischio perché parlate di Rama X?

PDD: Stiamo parlando razionalmente e credo che dobbiamo parlare di tutti ciò che sia un problema. Oggi il coraggio dei nostri amici che sono in carcere, dicono la verità delle cose che tutti noi sappiamo, e si assumono le conseguenze del dire la verità. Perciò dobbiamo avere il coraggio di accettare la verità. Se non riesci a dire la verità allora non ci sarà mai giustizia. Quando non c’è giustizia non c’è mai pace.

IR: Abbiamo sentito che Rama X sostiene la democrazia. Se avessi una possibilità di sederti davanti a lui cosa gli diresti?

PDD: Mi piacerebbe che il re si adeguasse alle nostre proposte. La riforma non è abolizione. E’ un aggiustamento del potere, dei cambiamenti ad alcune strutture perché sia sotto la stessa legge come tutti, senza ragione. Credo che se ci sarà un aggiustamento, possiamo vivere insieme in questa società. Credo che le nostre richieste non siano difficili; le dieci richieste oppure la riforma della proprietà reale, l’esercizio del potere, gli articoli 11 e l’articolo sei della costituzione, o le altre proposte.

Credo sia un questione di adeguarsi perché tutti sono d’accordo.

Storia di Hathairat Phaholtap Foto di Atithep Chanthet, IsaanRecord

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