Gli attacchi coordinati di bombe nelle tre province meridionali thai dello scorso mese hanno segnato un passo indietro negli sforzi di pace per porre fine al conflitto separatista protratto nel profondo meridione.
Questi attacchi hanno mostrato che il BRN, fronte rivoluzionario nazionale, resta incisivo e gettano dubbi sull’impegno professato del gruppo nei colloqui di pace. Allo stesso tempo la paura del governo che i colloqui di pace potrebbero portare all’internazionalizzazione del conflitto ha impedito i progressi nei negoziati.
Entrambe le parti hanno bisogno di riconoscere l’importanza di andare avanti nelle discussioni su argomenti sostanziali.
Il BRN che ricerca l’indipendenza per la regione musulmana di Patani che confina con la Malesia è la forza principale dietro l’insorgenza dal 2004. Da allora si sono avuti quasi 22mila attacchi comportando la morte di 7300 persone ed il ferimento di altre 13600, rendendolo uno dei conflitti protratti più mortali nel Sud Est Asiatico.
Il governo thailandese ha speso oltre 13 miliardi di dollari per sedare l’insorgenza e la spesa è cresciuta da quando il golpe del 2014 ha portato i militari al potere. Un miliardo di dollari è stato allocato per l’attuale anno finanziario secondo le ricerche fatte da Fareeda Panjor e Srisompob Jitpiromsri dell’Università del Principe di Songkla.
Gli attacchi coordinati del mese scorso, che hanno preso di mira 14 negozi non sono stati rivendicati da alcun gruppo ma portano la firma caratteristica del BRN che concentra i propri attacchi sulle attività economiche di thai non musulmani in quanto simboli dello stato thai.
Il BRN aveva fermato le operazioni militari coordinate tra province dopo lo scoppio dell’epidemia di Covid-19 agli inizi 2020 quando dichiarò una cessazione delle ostilità in risposta ad un appello urgente dell’ONU per un cessate il fuoco globale. Il BRN lo vide come un’opportunità per dare lustro alle proprie credenziali umanitarie ed innalzare il proprio profilo internazionale.
Il BRN non nega né ammette il coinvolgimento in attacchi violenti, ma fonti interne indicano che gli ultimi attacchi segnalano la frustrazione del gruppo con la “mancanza di serietà e sincerità” del governo thai nel perseguire i colloqui di pace.
La Thailandia lanciò un processo di pace nel 2013 usando la Malesia come facilitatore segnando così la prima volta che lo stato thai teneva colloqui pubblici e formali con un gruppo separatista. Il BRN sospese la propria partecipazione dopo il golpe del 2014 ma i colloqui continuarono con MARA Patani, un’organizzazione ombrello costituita da quattro gruppi separatisti minori ed individui del BRN.
Il BRN ritornò ai colloqui dopo le elezioni generali del 2019 che portarono il capo golpista Prayuth Chanocha diventare capo del governo per un’altra volta. Prayuth nominò il generale Wallop Rugsanaoh, già capo del NSC, a guidare i nuovi colloqui che però inizialmente fecero poca strada.
Mentre gli effetti della pandemia scemavano questo anno, il governo thai e il BRN sembravano fare a marzo un grande passo in avanti sostenendo un insieme di principi generali per governare la discussione in tre aree: riduzione della violenza, consultazioni pubbliche e soluzioni politiche.
Mentre il gruppo thai distribuiva le foto delle due parti, Wallop per i thai e Anas Abdulrahman per il BRN, che si davano la mano, nessuna delle parti firmò il documento che invece era firmato dagli osservatori internazionali invitati ai colloqui “nelle loro capacità personali”.
Wallop disse che il governo non avrebbe firmato alcun documento fino al raggiungimento di un accordo finale.
Bangkok teme che la sua firma sarebbe un’approvazione legale delle organizzazioni armate ribelli. E’ preoccupato che il riconoscimento formale del BRN potrebbe spingere l’ONU o altre istituzioni internazionali ad intervenire nel conflitto e forse portare alla secessione della regione di Patani.
Molti osservatori credono che le paure del governo thai siano infondate, dato che conflitti più distruttivi in altre parti del mondo non hanno acceso l’intervento internazionale.
Comunque il rifiuto del governo di firmare un qualunque documento sembra aver deluso il BRN il quale negli ultimi incontri di agosto propose un quadro per un cessate il fuoco bilaterale con meccanismi di monitoraggio congiunti, consultazioni pubbliche richiedendo l’immunità dagli arresti per i propri rappresentanti che entravano in Thailandia per parteciparvi. Sottolinearono che ogni ulteriore accordo sarebbe dovuto essere sottoscritto dalle parti.
In un numero di agosto della propria newsletter Surat, il BRN metteva in dubbio l’impegno del governo nei colloqui di pace richiedendo alle autorità di garantire la sicurezza di chi partecipava alle consultazioni pubbliche tra cui la libertà dagli arresti di chi consideravano allineati al BRN.
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I prossimi incontri di pace sono previsti ad ottobre e Wallop ha detto che i recenti attacchi potrebbero avere un peso significativo sulle discussioni.
A complicare le cose c’è anche la confusione politica a Bangkok. Il premierato di Prayuth è stato sospeso in vista di una decisione della corte costituzionale thai che deve decidere se gli otto anni di premierato di Prayuth non siano già finiti. La sua potenziale uscita potrebbe dare un nuovo impeto ai colloqui dal momento che un leader nuovo potrebbe essere meno preoccupato dell’internazionalizzazione del conflitto.
Anche se la guida del governo non cambia immediatamente, le dinamiche del processo di pace potrebbero essere trasformate dalle elezioni generali previste per inizio 2023.
Le forze politiche contrarie ai militari, rappresentate dal Pheu Thai Party, il Move Forward Party ed il Prachachat Party si sono battute per un approccio più liberale verso l’insorgenza prevedendo anche un’autonomia regionale. Questo potrebbe aiutare ad allentare le paure di internazionalizzazione del conflitto e creare un’atmosfera migliore per un dialogo genuino sulle soluzioni politiche.
Nonostante l’ultima recrudescenza di attacchi il livello generale di violenza è scemato da quando sono iniziati i colloqui nel 2013, Il terreno di scontro si è spostato dall’azione militare al terreno politico spingendo il BRN ad essere più attento alle proprie azioni militari nella speranza di legittimarsi agli occhi della comunità internazionale.
Quest’anno i colloqui di pace hanno mostrato segni promettenti di discussione sostanziose sulla soluzione politica. Tuttavia non si può del tutto escludere un ritorno alla violenza estrema che riporti la situazione al punto di partenza se non si dovesse raggiungere un accordo negoziato.
Rungrawee Chalermsripinyorat, NAR