Le entrate relative al petrolio e gas birmani avrebbero dovuto portare nelle casse del Myanmar circa 1,4 miliardi di dollari entro marzo 2022 secondo la finanziaria redatta prima del golpe ed avrebbero rappresentato il 10% delle entrate totali del governo per quest’anno, appena inferiori a quelle dell’anno prima.
Non è certo se alla fine il Myanmar ricaverà i previsti 1,4 miliardi di dollari a causa del prezzo volatile del petrolio e del gas che cambia spesso.
Da dove provengono questi guadagni del petrolio e gas birmani?
La proporzione maggiore delle entrate dell’industria estrattiva birmana proviene da quattro progetti di estrazione in mare che producono gas naturale.
Il progetto Yadana è operato dalla Total Francese che produce e trasporta il gas oltre a detenere il 32,14% del progetto. Altri investitori sono la statunitense Chevron, una unità della PTT thailandese ed un 15% di azioni del MOGE birmana, Myanma State Oil and Gas Enterprise.
Gran parte del gas è trasferito in Thailandia e comprato dalla PTT mentre una parte è usato sul mercato nazionale birmano.
Il progetto Shwe è operato dalla Coreana POSCO ed esporta il gas in China con un gasdotto. Gli altri investitori sono governi stranieri come la Coreana Kogas, MOGE e le compagnie indiane ONGC Videsh e GAIL. La cinese CNPC è un investitore del gasdotto.
Il progetto Yetagun è operata dalla compagnia petrolifera malese Petronas ed i coinvestitori sono MOGE, una sussidiaria della PTT thailandese e la Nippon Oil, i cui ultimi investitori includono il governo giapponese. Petronas ha sospeso le operazioni ad aprile 2021 più per vicende tecniche che politiche.
Il progetto Zawtika è operato e di proprietà di una azienda della Thailandese PTT con il MOGE che detiene il 20%, mentre il gas va a finire in Thailandia.
Un altro oleodotto dalla Birmania in Cina è di proprietà CNPC e MOGE ed usava trasportare petrolio greggio piuttosto che gas naturale.
Quali sono le forme che assumono i pagamenti delle entrate di gas?
Il Myanmar riceve differenti tipi di entrate dal gas tra cui la quota del governo di profitti dalle esportazioni, le royalties basate sul volume di gas e tasse che le compagnie petrolifere pagano sui profitti.
Oltre che alla raccolta di profitti della vendita e royalties per il governo, il MOGE guadagna i propri profitti dalle azioni in vari campi petroliferi e oleodotti. A complicare ancora la situazione, MOGE ed altre compagnie petrolifere pagano delle commissioni di transito per usare i gasdotti che posseggono.
Nonostante tutte queste distinzioni, la realtà è che tutte le entrate del gas sono nelle mani della giunta militare perché controlla il MOGE, il ministero delle Finanze e le banche di stato.
Quindi quando le imprese straniere dicono di non avere affari con i generali, la distinzione può essere vero sulla carta ma è discutibilmente senza senso nella realtà.
Cosa hanno appena fatto Total e Chevron?
Total e Chevron annunciarono la scorsa settimana che il pagamento dei dividendi dal gasdotto Yadana a tutti i suoi azionisti sarebbe stato sospeso, che vuol dire che MOGE che detiene il 15% del gasdotto potrebbe perdere 40 milioni di dollari all’anno di profitti.
Sembra che i due giganti dell’energia siano stati spinti in tal senso dalla critica dei loro legami economici con la giunta militare. E’ una decisione importante sul piano simbolico perché dice che le compagnie petrolifere possono tagliare i pagamenti alla giunta militare se lo vogliono davvero.
Gli esperti fanno notare che i dividendi di questo oleodotto sono solo una piccola parte delle entrate che la giunta ottiene dal progetto Yadana.
In più i dividenti si pagano di solito alla fine di un anno finanziario che nel caso del Myanmar è a marzo 2022 senza perciò un impatto immediato sulle finanze della giunta.
Se si vuole esercitare una seria pressione finanziaria sulla giunta, Total e le compagnie petrolifere straniere dovrebbero fermare tutti i flussi di entrate alle istituzioni statali del Myanmar e mettere il denaro su conti a cui la giunta non ha accesso. E’ proprio questo che l’opposizione vuole.
Total sostiene che sospendere i pagamenti sarebbe un’infrazione del contratto col Myanmar. Solo delle sanzioni internazionali potrebbero superare la legge birmana ed obbligare le compagnie petrolifere a farlo.
Dove vanno esattamente le entrate del gas?
E’ difficile saperlo per certo. Dal golpe Myanmar è stata sospesa dal EITI, Iniziativa di Trasparenza delle Industrie Estrattive che traccia il flusso di entrate dalle compagnie estrattive al governo, e le imprese stesse dicono relativamente poco.
Si conosce come il sistema funziona per il progetto Yadana: un accordo del 1995 tra Total e Myanmar mostra che PTT compra il gas e fa i pagamenti in una banca fuori dal Myanmar.
Total da operatore del progetto dice alla banca di suddividere quel denaro tra il governo birmano e gli investitori a Yadana secondo il contratto tra di loro e trasferisce i soldi ai loro conti bancari.
E’ probabile che Yadana e altri progetti del gas usano ancora un sistema analogo.
La coreana POSCO ha detto che le entrate del Myanmar dal progetto Shwe vanno ad un conto tenuto dalla MFTB, Myanma Foreign Trade Bank con Overseas Chinese Banking Corporation di Singapore. Total dice che le entrate del Myanmar sono pagate in Thailandia. Questo potrebbe significare ad una banca thailandese sebbene Total non lo abbia detto.
E’ un problema serio che le entrate del gas siano pagate su una banca straniera perché la giunta militare, che controlla MFTB, potrebbe ordinare alla banca di spostare il denaro in luoghi dove non può essere facilmente intercettato come compagnie nei paradisi fiscali.
Questo rende anche più semplice ai generali evadere le sanzioni internazionali per comprare segretamente le armi, o semplicemente rubare denaro e tenerlo per sé.
Perché è così tutto complicato?
Il pagamento delle entrate del gas sono indicate in centinaia di pagine di accordi legali tra le compagnie petrolifere ed il governo.
Questa complessità è comune nell’industria petrolifera ma è spesso sfruttata dalle compagnie per estrarre maggiori profitti dai paesi poveri.
Questa è la ragione per cui è dubitabile che il margine di profitto sul gasdotto Yadana è un estremamente alto 97% prima delle tassazioni, perché alti profitti del gasdotto sembrano beneficiare le compagnie petrolifere a spese del Myanmar.
La Total dice che i profitti del gasdotto Yadana e dei pozzi, presi insieme, non sono insolitamente alti, ma è un’affermazione impossibile da verificare perché la Total non pubblica i dati necessari.
La complessità dell’industria petrolifera è anche un problema perché in molti paesi ha oscurato transazioni corrotte tra compagnie e rappresentanti del governo.
Non ci sono prove né indicazioni che le compagnie energetiche attive nel Myanmar abbiano facilitato pagamenti di corruzione.
E’ ancora comunque comune per le compagnie petrolifere pagare tasse ed altre entrate a governi in paesi dove la corruzione è un grande problema, nonostante sappiano che parte di quel denaro pubblico sarà rubato.
Cosa accadrà ora?
A meno che le compagnie petrolifere straniere non decidano di tagliare il flusso di soldi del gas alla giunta militare o che siano costrette dalle sanzioni internazionali, quelle entrate continueranno a sostenere la giunta e sono a portata di mano di personaggi corrotti dei governi.