Sembra crescere la frustrazione dei ribelli del BRN nel processo di pace di Patani e con essa si precede più violenza nel 2023.
All’inizio del ventesimo anno di età della nuova ondata di insorgenza separatista delle province thailandesi della frontiera meridionale, la Malesia che facilita i colloqui di pace da molti anni ormai nomina ufficialmente il nuovo facilitatore nella persona del generale in pensione Zulkifli Zainal Abidin che va a sostituire Abdul Rahim Noor come normale avvicendamento politico tra due successive amministrazioni.

Zulkifli Zainal Abidin è stato capo di stato maggiore con molta esperienza di controinsorgenza ed avrà il compito di “giocare un ruolo efficace nell’accelerare gli sforzi per creare pace e sicurezza nella Thailandia meridionale”.
In articoli precedenti si è chiarito come la strategia thailandese del doppio canale di negoziato, attraverso la facilitazione malese e un canale diretto nascosto, abbia fatto irretire il precedente facilitatore che si trovò agli inizi del 2020 la patata bollente di dover gestire ufficialmente dei colloqui avvenuti in realtà altrove, quasi un segno di sfiducia nella parte malese.
Il capo delegazione del BRN ai colloqui di pace di Patani, Anas Abdulrahman, ha detto di attendersi un significativo miglioramento nei colloqui di pace con la nomina del nuovo facilitatore, mentre il comandante militare thai della IV regione Santi Sakuntanark ha detto che è stato bene cambiare il facilitatore per poter andare avanti.
Mentre la nuova ondata separatista è all’inizio del ventesimo anno di età, l’insorgenza nacque negli anni 60 e coinvolge le province Pattani, Narathiwat, Yala e 4 distretti di Songkla, ma non la provincia musulmana adiacente di Satun.
Il direttore di Deep South Watch Srisompob Jitpiromsri è speranzoso che la nuova nomina possa apportare un cambiamento.
“E’ una buona cosa e speriamo che arriva qualcosa di buono. Il nuovo facilitatore potrebbe avere nuovi metodi o cambiare l’approccio del governo malese. Hanno nominato un ex militare perché potrebbe andare più d’accordo con i militari thai”.
Un altro analista Fikry A. Rahman spera che così si possano incontrare più parti e portare altri gruppi al negoziato.
“Trovarsi in una posizione di stallo non è fattibile particolarmente dopo la pandemia che ha agitato il processo. E’ un problema di tempi e di pianificazione appropriata”.

“Il processo di pace ha bisogno di andare avanti su termini più concreti. Si sente la disperazione della gente comune nel meridione” dice Altaf Deviyati a Benarnews. “Temo che se non si va avanti cresce solo la frustrazione che nel lungo periodo non porta a nulla di buono allontanando ancor di più le prospettive di pace”.
C’è da aspettarsi più violenza nel 2023 nel meridione thailandese
La nuova ondata di insorgenza separatista delle province thailandesi della frontiera meridionale è entrata nel suo ventesimo anno.
Nel 2022 la violenza ha avuto un salto in avanti, un segno che forse cresce la frustrazione del BRN e dei ribelli mentre il governo si riempie la bocca del processo di pace.
In toto la violenza è cresciuta lo scorso anno restando però a livelli bassi. Le cifre raccolte dal sottoscritto forse sono inferiori perché sono conteggiati solo gli attacchi apparsi nei media.
Circa 30 persone, escluse gli insorgenti, sono stati uccisi ed altri 123 feriti lo scorso anno. Sebbene rappresentino una crescita in termini assoluti sono molto lontani dalle cifre di un decennio fa quando furono uccise più di dieci volte il numero attuale e di oltre sei volte il numero di feriti.
Nel 2022 sono state uccise 29 persone, 2,5 al mese, ben al di sotto della media di 4 nei cinque anni passati, ma i feriti sono 123 con una crescita di 156% sul 2021.
Il 38% dei morti appartengono alle forze di sicurezza che hanno anche il 68% dei feriti, restando così finora l’obiettivo primario. Ma rispetto ai civili sono meglio protetti e hanno l’equipaggiamento medico salva vita.
Sono cresciuti nettamente gli attacchi con bombe con 69 attacchi con dispositivi improvvisati nel 2022, 5.75 al mese, contro i 33 e 19 attacchi nel 2020 e 2021.
Nel 2022 sono stati sventati sei attacchi con dispositivi improvvisati e ci sono stati 6 attacchi con granate.
Inoltre ci sono stati 17 omicidi mirati con 1.42 al mese sotto la media di 2.45 che potrebbero essere membri delle forze di sicurezza fuori servizio, informatori o critici del BRN che è il gruppo più forte dell’insorgenza separatista.
Ci sono stati anche 11 attacchi incendiari ed otto attacchi a tralicci telefonici e dell’elettricità, oltre ad 11 attacchi alla ferrovia tra cui una del 3 dicembre in cui deragliò un treno cargo. Il 17 agosto furono fatte scoppiare contemporaneamente 17 piccole bombe contro negozi del 7Eleven con tre morti.
Ci sono stati pochi attacchi eclatanti tra cui quello di maggio contro una struttura della polizia e della dogana a Tak Bai fatto da 10 persone che porto 3 militari feriti. Complessivamente il numero di attacchi è caduto a cinque e si sono avuti solo 11 scontri a fuoco prolungati ad indicare un problema di risorse nell’insorgenza.
Le forze di sicurezza oltre ad uccidere 18 presunti ribelli ne hanno arrestato 11. In totale hanno ucciso oltre 60 presunti ribelli da quando il BRN dichiarò il cessate il fuoco unilaterale a maggio 2020 durante la pandemia del COVID, un tasso di perdite insostenibile.
Il processo di pace di Patani
Nel frattempo si sono tenuti vari colloqui di pace virtuali e in persona nel 2022. Sebbene il BRN sembri abbia fatto due grandi concessioni nell’accettare il negoziato sotto il quadro della costituzione thailandese e di aver accettato il principio di stato thai unitario, non ci sono stati progressi.
Ad un incontro di marzo le due parti accettarono un cessate il fuoco del Ramadan come atto di buona volontà verso cui il governo thai fece un gesto senza precedenti quando l’ISOC, comando delle operazioni di sicurezza interna, annunciò un’iniziativa chiamata Masjids San Jai Soo Santi che i ribelli avrebbero potuto tornare a casa per il Ramadan, Alle moschee per la pace. Il cessate il fuoco di fatto tenne oltre i negoziati 40 giorni.
Il sesto incontro previsto ad ottobre fu spostato per le elezioni in Malesia, ma a dicembre le due parti stesero un accordo bozza che darebbe un cessate il fuoco e annullerebbe i mandati di arresto per i negoziatori del BRN.
Tuttavia sembra improbabile un cessate il fuoco. Il 2022 ha visto un aumento di violenza compiuto da un gruppo rivale del BRN, il PULO che ha fatto alcuni attacchi tra cui una bomba doppia ad aprile durante il cessate il fuoco del Ramadan. Sebbene sia una organizzazione minore, il PULO prova a cercare così un posto al tavolo del negoziato.
Ad inizio 2023 Anwar Ibrahim, nuovo premier malese che è interessato molto al meridione thai, ha scelto il generale in pensione Zulkifli Zainal Abidin come nuovo facilitatore per i colloqui di pace mediati dalla Malesia. Zulkifli sostituisce l’ex capo della polizia Abdul Rahim Noor che ha un precedente con Anwar Ibrahim.
Un analista però ha detto che la Special Branch ha rafforzato molto l’esercito per la questione del meridione thailandese.
La Thailandia continua ad essere preoccupata che il terrorismo non diventi questione internazionale ed è sospettosa degli sforzi del facilitatore malese. A gennaio 2022 Kuala Lumpur provò a costruire la fiducia consegnando, ai thailandesi 3 presunti militanti del BRN dopo il 1997.
Mentre i malesi vedono la nomina d Zulkifli come qualcosa per iniettare nuova linfa nel processo di pace, è difficilissimo intravedere una nuova spinta con la Thailandia che va alle elezioni a maggio.
Un qualunque nuovo governo potrà muoversi dentro i paramenti fissati dal comando dell’esercito che è riuscita a tenere la violenza ad un livello così basso da poterla attribuire alla criminalità senza fare alcuna concessione seria né affrontare alcuna questione radicale del BRN.
La strategia del governo è di tenere i colloqui di pace protratti per causare divisioni tra i ribelli.
La frustrazione nel BRN sembra crescere e la cosa spiega la crescita della violenza. Non è neanche chiaro se i combattenti del BRN abbiano sostenuto le concessioni fatte dai loro capi.
Sotto questa luce c’è da aspettarsi più violenza nel 2023.
Zachary Abuza, Benarnews