Ci sono poche speranze per la pace finché la Thailandia non raggiunge una stabilità politica.
Nessuno si è sorpreso che all’indomani del golpe una delle prime cose che la giunta militare ha fatto è stato di rimuovere dalla posizione di segretario generale del SBPAC, centro amministrativo delle province della frontiera meridionale, Thawee Sodsong.
Thawee era considerato troppo vicino all’ex premier in fuga Thaksin Shinawatra, il capo di fatto del partito di governo del Puea Thai estromesso dai militari il 22 maggio. Thaksin aveva visto in Thawee una opportunità per guarire la divisione tra lo stato thailandese e i malay musulmani delle province più meridionali. A Thawee fu detto di essere generoso e dare ai Malay quello che volevano. Secondo i suoi sostenitori era il modo di Thaksin di mostrare gratitudine al mondo musulmano per avergli dato rifugio dopo essere fuggito in esilio.
Non c’è modo di essere sicuri che i sostenitori di Thaksin credano a questo ragionamento dato che non c’è prova che gli Emirati Arabi e gli altri paesi del medio oriente sono remotamente interessati al conflitto nel profondo meridione thailandese. L’Organizzazione della cooperazione islamica, OIC, emise una dichiarazione sulla propria preoccupazione sulla regione ma quello è tutto quello che c’è.
La cosiddetta generosità di Thaksin si è tradotta in finanziamenti di cassa, alle famiglie di quelli uccisi dalle forze di sicurezza, alle vittime innocenti negli scontri incrociati, a quelli le cui case e proprietà sono state colpite dall’insorgenza. Era usata anche per vincere il favore della gente del posto e dei capi che erano considerati di aiuto alla causa del governo per portare pace alla regione inquieta.
Non è facile misurare quanto sia stato il successo di Thawee ma di certo ha stabilito buone relazioni di lavoro con alcune organizzazioni della realtà civile. Altri hanno scelto di mantenersi distanti compreso i giovani attivisti e il Consiglio degli Ulema di Fatoni, specialmente quando Thawee divenne il centro di un processo di pace iniziato da Thaksin facilitato da Kuala Lumpur e lanciato lì nel febbraio 2012.
Molta gente del luogo vide delle buone intenzioni in Thawee e si precipitarono a dare l’addio alla sua residenza di Yala. Altri specialmente quelli nella comunità separatista considerarono che stesse giocando un gioco pericoloso specialmente quando il processo di pace divenne un circo della politica, man mano che andavano avanti i colloqui tra la delegazione Thailandese e l’eterogenea delegazione degli autoproclamati del BRN.
Nel giro di pochi giorni dal lancio dei colloqui in Malesia l’ex capo separatista rispettato Wan Kadir arrivò all’ufficio di Yala del SBPAC per dare a Thawee un lungo rimprovero. Sebbene Wan Kadir non fosse un membro del BRN sapeva che i cosiddetti ribelli al tavolo del negoziato non rappresentavano la posizione ed il sentimento dei movimenti separatisti, né avevano il polso dei combattenti. Wan Kadir era stato un capo dell’estinto movimento del Bersatu, un’organizzazione ombrello per i movimenti separatisti di lunga data.
Non vedeva la Malesia come un negoziatore onesto e suggeriva che i colloqui si dovessero fare direttamente tra separatisti e governo thailandese. E nel bisogno di una mediazione preferiva che un governo occidentale prendesse quel ruolo.
Non è passato neanche un giorno dal lancio del 28 febbraio senza una notizia di almeno uno scontro violento in questa regione storicamente contestata. Ma vari mesi fa il teatro della violenza si è spostato oltre le aree rurali per abbracciare città e villaggi mentre il movimento separatista innalzava il livello di scontro per dare un danno psicologico all’apparato delle forze di sicurezza dello stato.
Thawee si era fatto conoscere nel 2004 quando fu inviato da Bangkok ad indagare sulla famosa incursione su un campo dell’esercito il 4 gennaio, quando furono uccisi quattro soldati di guardia e furono trafugati 300 armi di tipo militare. Thaksin voleva dare una lezione ai militanti e riconobbe che Thawee poteva riuscirci in questo.
Thawee entrò in azione emettendo vari mandati di arresto tra i quali uno per Sapae-ing Basor, ex preside della scuola Thamvithya Mulnithi di Yala con l’accusa di essere un capo separatista. Sapae-ing Basor è un capo spirituale riconosciuto nella regione.
Otto anni dopo quando fu assegnato a dirigere il SBPAC e si prese cura del processo di pace che era stato fatto partire da Thaksin stesso, Thawee realizzò che non stava lottando conto un branco di criminali ma era una “guerra di culture” tra lo Stato Thailandese e i Malay di Patani.
Comprendeva che i separatisti abbracciavano una narrazione della storia alternativa e credette che se avesse potuto essere ascoltato da un capo spirituale, avrebbe avuto una possibilità di pace.
Thawee accarezzò l’idea di togliere il mandato di cattura contro Sapae-ing ma non c’era alcuna garanzia che l’anziano capo avrebbe risposto positivamente.
I rappresentanti Thailandesi che conoscono la vicenda di Sapae-ing sostengono che le accuse contro il capo spirituale non avrebbero convinto un tribunale poiché le accuse erano politicamente motivate. Ma nessuno ebbe il coraggio di vedere far giustizia, e così le accuse contro un uomo che avrebbe potuto aiutare Bangkok nella sua scommessa per la pace rimasero intatte.
Mentre Thawee ora esce di scena, la giunta militare di Bangkok lavora a mettere insieme un gruppo sebbene le facce siano familiari. L’ex capo del SBPAC, Panu Uthairat, un veterano della regione, ha rimpiazzato Thawee, e farà parte di un gruppo sostenuto dai militari di burocrati di rango con l’incarico di presiedere al processo di pace nel profondo meridione.
Panu si riunirà al recentemente reinstallato Thawil Pliensiri ed al suo ex vice Somkiet Boonchu. Tra il 2005 e il momento in cui Yingluck giunse al governo, entrambe le figure del NSC furono coinvolti in colloqui segreti con una delle tre fazioni principali del PULO guidato da Kasturi Mahkota. L’iniziativa che era facilitata da un ONG di Ginevra, fu fatta cadere dal governo Yingluck che diede poi il mandato alla Malesia.
Le fonti militari dicono che la giunta a Bangkok è ancora al lavoro sulla prossima mossa per il profondo meridione e si incontra con esperti e studiosi sul che fare. E mentre il percorso di pace iniziato da Thaksin è praticamente morto, non significa necessariamente la fine del ruolo malese nel futuro progetto.
Fino a che punto si spingerà il ruolo malese deve essere ancora deciso ma fonti del BRN dicono che sono stanchi della mancanza di impegno da parte thailandese che, ad ogni cambio di governo, porta un nuovo gruppo di lavoro nel profondo meridione.
L’assenza di continuità è un risultato diretto dell’instabilità politica nel paese. Finché la Thailandia non raggiunge una maggiore stabilità politica i capi separatisti dicono che non hanno grandi speranze per una iniziativa di pace di prossima realizzazione.
Don Pathan, nationmultimedia.com