POFMA Effetti diretti ed indiretti della legge di Singapore sulle fake news

POFMA, la legge proposta contro le falsità online di Singapore, è il più audace e ardito tentativo di controllare la disinformazione da quando, due anni fa, sono comparse le fake news come problema generale.

POFMA

La legge proposta POFMA, Legge di protezione e manipolazione dalle falsità online, dà il potere allo stato di emettere ordini di correzione o eliminazione o di multare e incarcerare nei casi seri.

Per escludere ogni via di fuga la legge dà ai ministeri del governo possibilità di intervenire sulle comunicazioni online, conseguendo così un potere che i ministri delle democrazie liberali possono solo sognare.

Questi poteri sono fonte di conforto per i capi di Singapore dedicati alla sicurezza e di molti suoi cittadini. I critici sono allarmati per il fatto che la legge mette da parte i tribunali e nega ad una agenzia pubblica indipendente un ruolo di mediatore e di moderatore dell’uso di questi poteri.

Nella definizione di interesse pubblico è legittimo ordinare di togliere articoli contenenti falsità destinati a scemare la fiducia pubblica nel lavoro di agenzie governative, indipendentemente se quell’agenzia merita il livello attuale di fiducia o del peso di quella falsità nell’articolo stesso.

Come ha detto la Commissione Internazionale dei Giuristi in una lettera al governo di Singapore, gli articoli “presentano un rischio reale di poter essere usati in maniera arbitraria per eliminare la discussione di argomenti di interessi pubblici nella sfera pubblica compreso la critica al governo”.

Tra chi ha espresso forti timori ci sono studiosi che in cento persone, tra cui lo scrivente, hanno firmato una lettera preoccupata inviata al ministero dell’istruzione di Singapore ad inizio aprile.

L’approvazione del POFMA è garantita perché in parlamento il partito di governo, PAP, ha 83% dei seggi. Eppure i ministri si sono fatti in quattro per risponderci in tantissimi modi, dimostrando come sia una legge prioritaria per loro che non risparmiano sforzi per convincere la gente del suo valore.

Non è che sia una conversazione, quanto piuttosto si parla con scopi diversi. Benché si sia unanimi nel dire che la disinformazione può fare danni a Singapore, è come se si abitasse in mondi differenti: guardiamo al POFMA dai nostri rispettivi punti di vista e vediamo cose differenti.

Il governo la considera priva di danni per gli individui che hanno buone intenzioni. Il ministro dell’istruzione in una sua risposta dice che la legge “non toccherà il lavoro accademico”. I ministri responsabili della legge hanno sottolineato le loro oneste intenzioni. La considerano come se coprisse casi in bianco e nero di falsità la cui circolazione incontrollata causerebbe danno. Chi sostiene la legge si spinge a dire che chiunque la mette in dubbio deve essere uno che ama le notizie false.

Come spiega la nostra lettera, per noi la POFMA è troppo incline ad essere usata male anche perché esalta una visione erronea del processo di verità. Presume che ciò che separa verità da falsità è sempre manifesta, quando invece è dalla sfida alla saggezza convenzionale, a ciò che la gente considera evidente che avanza la conoscenza.

L’approccio della legge alla disinformazione si basa su distinzioni artificiosamente nette tra fatti, interpretazioni ed opinioni, come anche tra ciò che è fuorviante e falso. Poiché gli estensori assumono che queste distinzioni sono nette senza ombra di dubbio, non vedono problemi nel dare ai ministri il potere di giudicare fatti di contesa e poi emettere ordini di correzione o cancellazione.

La storia però ci consiglia di non sottomettere le affermazioni di verità a decreti dall’alto da parte di chi ha i grandi poteri, ma di aprire dibattito, conferme pubbliche e analisi indipendenti. Questo principio ha permesso secoli di progresso umano e forma la base della moderna università, ma POFMA rappresenta sia una minaccia di reputazione che materiale al suo status conquistato come un centro di ricerca e di istruzione.

Studiando la propaganda di odio, il sottoscritto è preoccupato anche di più che questa legge possa produrre risultati contrari nella battaglia contro la disinformazione. Dovremmo rafforzare le istituzioni che esercitano la ragione pubblica, come università e giornalismo, ma la legge avrà un effetto raggelante sia diretto che indiretto su tale lavoro, solidificando la cultura all’autocensura che vige a Singapore.

Bene accette sono le rassicurazioni governative, che però sono una serie di messaggi nel mezzo di una selva di segnali in conflitto. L’effetto netto è di spingere chiunque ad esprimersi solo se non si è troppo in disaccordo con l’ufficialità.

POFMA lascia troppo spazio all’immaginazione sia del governo che userà i suoi poteri così largamente formulati ed ai cittadini che provano a stare lontani dai guai. Di conseguenza il governo sarà guidato dalle norme e convenzioni preesistenti nel decidere l’uso appropriato dei nuovi poteri.

In modo simile, studiosi, giornalisti ed altri che studiano come la legge li riguardi non solo valuteranno le dichiarazioni pubbliche del governo sulla legge ma anche le sue azioni nel tempo.

Forse questo aiuta a spiegare il gap di comunicazione che abbiamo in questo dibattito.

Il governo parla della legge e come pensa di usarla. Chi critica la legge non lo vede come un esperimento di laboratorio escluso del tutto dal mondo. Lo vediamo nel contesto di ciò che sappiamo della gestione governativa dell’informazione e delle idee in generale. In base a ciò, non c’è molto incoraggiamento. L’autocensura è sempre pervasiva e la gente non critica se non per la paura di costi personali che porterebbe l’esprimere la propria opinione.

Ci sono tre caratteristiche in questo contesto più vasto che sono importanti per il dibattito sul POFMA.

Presi nel ciclo di rotazione

Per prima cosa, grazie ai cittadini della rete, sappiamo che c’è una tendenza ad igienizzare i resoconti dei media che imbarazzerebbero il governo. Non si tratta del lavoro giornalistico cattivo, né di articoli che minacciano l’armonia razziale e religiosa di Singapore. I media sono già in forte sintonia con queste sensibilità. Invece molti degli interventi conosciuti sono istanze di guida dell’opinione che fanno pressione sui media per conformarsi con l’ufficialità.

Nel 2017 quando ci fu un incidente tra due treni alla stazione metro Joo Koon, l’Autorità del trasporto di terra iniziò a chiedere ai media di non parlare di scontro o di collisione, piuttosto di treni che sono venuti in contatto. Rimasero ferite in questo incontro ravvicinato 36 persone da fare tornare indietro la stessa agenzia su questo eufemismo.

Nel 2012 quando cento autisti di bus protestarono per la paga e le condizioni di lavoro, fu chiesto ai media di non parlare di sciopero perché l’azione non era quella definita nella legge sul lavoro di Singapore. Qui non è in gioco la minaccia all’ordine pubblico quanto la riluttanza ad ammettere la fine di pace sindacale durata 26 anni. Una richiesta ragionevole sarebbe stato di chiedere ai media di chiarire il punto legale senza impedire loro di usare il solo inglese…

In un caso del 2015, ad un ministro fu chiesto in una discussione sulla finanziaria, se fosse possibile pagare di più gli impiegati statali. La ministra rispose che il loro contributo non lo si poteva misurare in dollari. La ministra fu poi attaccata online ed alcuni dissero che lo stesso principio poteva applicarsi ai salari dei ministri. L’articolo del Channel NewsAsia (CNA) che citava accuratamente la ministra fu del tutto cancellato per risparmiarle altre critiche.

Un ministro che commentò uno scandalo di corruzione di un impiegato del consiglio comunale disse a CNA: “trovatemi un luogo al mondo dove non si fanno reati e tutti sono puliti”. Lo Straits Times scrisse dello stesso ministro “non avrai sempre angeli al potere”. Queste dichiarazioni furono dichiarate inadatte e ripulite dalle versioni successive dai loro siti.

Chi comanda nelle università di Singapore entra nel vivo della legge. Un articolo apparso su Today sull’ossessione delle università con le classifiche e la mancanza di libertà accademica fu tolto del tutto a causa della minaccia legale della National University of Singapore che si lamentò come l’articolo “non era all’altezza delle nostre aspettative” e “non rappresentava adeguatamente la posizione dell’Università sull’argomento”

Questi esempi sono la punta dell’iceberg della gestione della impressione di routine da parte del potere di Singapore che usa un insieme di minacce ed autocensura dei guardiani dei media. Se i funzionari si sono abituati ad operare in un tale ambiente, non si può lasciar correre la possibilità che qualcuno possa essere tentato di fare la stessa cosa nell’uso dei poteri del POFMA.

Il potere della esagerazione

Seconda cosa, c’è una preoccupante tendenza nel governo ad alzare la posta accusando i critici di mentire, di avere un’agenda politica o di manipolazione ed altro, quando offrono la loro idea che sfidi la linea ufficiale.

Nel 2015, dopo le tardive rivelazioni di casi di epatite C nell’Ospedale Generale di Singapore, la giornalista Rachel Chang in un commento disse che le spiegazioni del governo non risolvevano la questione. Non era chiaro perché ci fosse una differenza di 16 giorni nella cronologia ufficiale tra la data del coinvolgimento di un ministro, prima delle elezioni, e quando il ministro fu finalmente informato dopo le elezioni.

Foto Cherian George

La giornalista indicò tre possibili spiegazioni tra cui che la burocrazia risparmiò il proprio capo del peso di una questione che sarebbe potuta essere una questione alle elezioni. Il ministro della sanità attaccò questo articolo come irresponsabile e il giornale per “aver ripetuto una diceria come un pezzo di opinione”. Di fronte alla minaccia legale l’editore chiese scusa per la cattiva impressione che il pezzo aveva dato. …

Gli studiosi sono stati oggetto di queste attenzioni. Nel 2009 un linguista della NTU, Ng Bee Chin, fu citato su un giornale sostenere durante una conferenza sulla diversità di linguaggio, come i bambini di Singapore della generazione precedente conoscessero più lingue rispetto agli attuali.

Questa citazione si guadagnò una lettera dell’Ufficio del Ministro Mentore Lee Kuan Yew che diceva: “sarebbe stupido per un’agenzia di Singapore o per la NTU difendere l’apprendimento di dialetti che devono avvenire a spese dell’inglese e del Mandarino.”

Il governo indicava che le considerazioni mal riposte dello studioso sarebbero state trattate come rappresentanti di una campagna da parte del suo datore di lavoro, anche se, come convenzione universale, si assume che nessuno studioso che presenta delle ricerche alle conferenze rappresenti il punto di vista delle proprie università.

Questo mese, nel mezzo del dibattito su POFMA, c’è stato un’altra risposta ufficiale importante verso la giornalista Kirsten Han ed altri commentatori che criticavano la chiara mancanza di consistenza nel sistema di permessi per degli eventi.

Essi notavano che un Vlogger importante straniero non richiedesse un permesso per un evento presso Botanical Garden, anche se i militanti del posto invece sì. E’ argomento legittimo per un dibattito pubblico: al cuore è la domanda di come Singapore consideri gli incontri pubblici relativi a eventi commerciali di celebrità.

La polizia chiarì che questo evento non richiedeva un permesso perché non coinvolgeva una causa. Il portavoce della polizia non si fermò qui. Disse che le accuse di doppie morali erano “false e privi di base, e maliziosamente cercano di minare la fiducia nelle istituzioni pubbliche”.

Il linguaggio misteriosamente ricordava il POFMA che afferma che un ministro serve l’interesse pubblico se agisce “per impedire una diminuzione di fiducia pubblica” nelle agenzie del governo.

Chiunque pensi di entrare nei dibattiti pubblici considera la reazione del portavoce di polizia come una anticipazione lampante di come ministri armati della POFMA possono equiparare la critica giusta ad una minaccia alle istituzioni dello stato.

In molti casi la reazione eccessiva del governo forse non convince gli ascoltatori equi. Ma producono un altro effetto: dice ai critici che hanno varcato una linea politica e che possono aspettarsi qualcosa di più delle parole se continuano. Esagerazione ed accusa sono le tecniche di dibattito normali per mettere l’altro sulla difensiva. Ma i Singaporeani non possono permettersi di lasciar andare questi rapidi colpi come retorici, quando il governo ha potere ed inclinazione di passare dalle parole ai fatti.

Ripercussioni di carriera

Questo mi porta alla terza osservazione. Singapore ha una storia di penalizzare chi la critica, non tutti e sempre, ma in modo regolare da dare una pausa a studiosi, giornalisti ed altri prima di parlare francamente al potere. Si assume in genere che contraddire pubblicamente il governo su questioni ritenute importanti può avere conseguenze sulla carriera anche se non si infrange alcuna legge. Relazioni estere, diseguaglianza sociale, principi costituzionali o questioni locali sono alcune questioni significative per il governo.

Venti anni fa Kevin Tan, costituzionalista rispettato ovunque di Singapore, fu rimproverato da Lee Kuan Yew in parlamento perché in un suo pezzo su un giornale diceva che la presidenza era diventata “confusa” dopo che era diventata carica elettiva. Lee, che aveva pensato il cambiamento, accusò Tan di non aver letto la costituzione di Singapore e disse di essere allarmato dal fatto che lo studioso insegnasse la somma legge. Quando Tan, dopo un periodo di lavoro all’estero, provò a rientrare alla National University of Singapore si ritrovò bloccato dall’impiego a tempo pieno.

Dopo venti anni un sistema oscuro di selezione politica continua ad impedire agli studiosi di essere assunti nei dipartimenti adatti a loro. Lo scrivente si sentì dire dalla NTU di avere i titoli qualificati per stare nell’università ma di non poter essere assunto per obiezioni da parte del governo.

Nel 2017 lo scrittore Tan Tarn How documentò altri 14 casi, dalle elezioni del 2011, di artisti e militanti che si erano visti rifiutare il lavoro nel mondo accademico o che era stato chiesto loro di lasciare il proprio lavoro a tempo pieno o parziale della scuola.

Guardando il lato buono, il governo non ha fatto un uso generale dei suoi poteri censori usati in modo da non colpire la maggioranza degli abitanti direttamente, che è la ragione perché non ci sono proteste di massa contro POFMA.

Sono decenni che non si vedono arresti di dissidenti senza processo anche se la legge lo permette. Con questa legge si possono vietare film, opere o libri che non piacciono. La legge attuale di internet permette il blocco e il filtro massiccio dei contenuti, ma il governo ha optato di non scegliere la via cinese o iraniana ed altri regimi repressivi.

Vantarsi di queste osservazione sarebbe applicare un livello oltremodo basso a Singapore. La misura più giusta per una repubblica con le aspirazioni di Singapore è che i propri cittadini possano esercitare i livelli da Primo Mondo di partecipazione coraggiosa agli affari pubblici.

L’impatto indiretto del POFMA potrebbe anche essere più importante di quello diretto. Non tutto sarebbe coperto da questa legge, ma i principi riconosciuti del governo che sono stati incastonati in questa legge rafforzeranno i burocrati a distruggere critiche inopportune con qualunque mezzo, e sono tanti.

Ci sarà anche un impatto indiretto sugli studiosi universitari, giornalisti e cittadini. Per uno che è a rischio di violare la legge, ce ne saranno tanti altri che, consci dello scopo della legge e dei poter discrezionali nei ministri, decideranno che ci sono mezzi migliori per vivere piuttosto che scrivere di Singapore.

La mancanza di studi umanistici e di scienze sociali nelle università di Singapore è oltremodo imbarazzante e corroderà la capacità della città di trattare con un futuro complesso. I recenti sforzi di promuovere questi studi non sono comparabili con i disincentivi istituzionalizzati nello studiare a Singapore particolarmente nelle aree che il governo indica come sensibili di repressione del dissenso.

La gestione attenta governativa dei grandi media ha contribuito ad un degrado della capacità del giornalismo per una riflessione intelligente degli eventi. La giornalista Rachel Chang decise di lasciare il giornale dopo che fu costretta alle scuse per l’articolo sui casi di Epatite C. Ora è corrispondente da Shanghai di Bloomberg ed ha abbandonato come tanti giornalisti di Singapore della sua generazione il sogno di lavorare nel paese che ama.

Ammesso e non concesso che la manipolazione e le notizie false fossero la minaccia più importante di Singapore, POFMA come è formulata è controproducente. Tutte le indagini serie concordano nel dire che non è sufficiente ad indebolire i comunicatori di cattiva fede; abbiamo bisogno di rafforzare le istituzioni il cui compito è di esercitare il pensiero.

Nel suo zelo di combattere il vero nemico, POFMA minaccia di ferire gli alleati nel mondo accademico e nei media.

CHERIAN GEORGE, New Mandala

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