Porre fine alla violenza sessuale nelle aree di conflitto birmane

La violenza sessuale nei conflitti birmani è una tattica di guerra per demoralizzare le comunità etniche e punirle per il sostegno alle armate etniche

“Hai un cesto per l’emergenza pronto alla porta?”

E’ la domanda che la laureanda Jenny Hedström ha presto imparato a chiedere ognivolta che intervistava le donne Kachin sul loro sostegno e coinvolgimento con l’Esercito dell’Indipendenza Kachine, KIA, nell’ambito della sua ricerca sulle questioni di genere, pace e sicurezza in Birmania.

“Parai ad una donna in un campo di persone dislocate, IDP, che aveva vissuto tre momenti di bombardamenti molto violenti del suo villaggio da cui è rimasta molto provata. Aveva però un modo distinto, si assicurava quasi in modo ossessivo di avere un cesto per l’emergenza con tutto le cose immediate di cui la famiglia aveva bisogno.” dice la Hedström.

“Allora cominciai a chiedere a chiunque fosse un po’ più anziano se avessero un cesto per l’emergenza pronto dietro la porta” ricorda.

E’ qualcosa di molto importante per le donne dello stato Kachin, che si preparano a fuggire all’attacco delle truppe birmane al primo segnale, come lo è far crescere il riso, cucinare o aver cura dei piccoli.

Sono stati costretti a fuggire dalle case quasi 100 mila persone negli scorsi cinque anni di conflitto nel Kachin, che è solo una delle tante parti martoriate dalla guerra di questo paese.

volontarie vittime di violenza sessualeUna questione, spesso viene trascurata moltissimo in questo come in tutti i conflitti, è come si creino le condizioni che rendono le donne più vulnerabili alla violenza sessuale e allo stupro.

Gli scontri rinnovati nelle aree ricche di risorse naturali del Kachin come di altre zone birmane, spesso hanno portato a crimini sessuali da parte dei membri delle forze armate del paese.

“Li commettono ancora i militari, gli stupri. Si tratta dell’autorità ed è molto chiaro che sono impuniti” dice Moon Nay Li, segretaria dell’Associazione delle Donne Kachin in Thailandia, KWAT.

Per eliminare la violenza sessuale nelle aree di conflitto si deve riformare il sistema legale e coinvolgere più donne nei processi di pace, dice Moon Nay Li, che fa notare come il sistema attuale sia profondamente marcio e che la giustizia sia quasi impossibile da ottenere.

“Proviamo ad attuare una via legale ma è molto difficile per tutti i casi commessi dalle forze armate. Prima che i casi giungano alla corte suprema scompaiono, sono lasciati cadere”.

KWAT è uno dei tanti gruppi che lavorano negli stati Shan e Kachin che provano ad affrontare il silenzio delle autorità registrando i casi di stupro e di violenze sessuali contro le donne nelle situazioni di conflitto.

Uno dei casi più brutali dello scorso anno fu fu lo stupro e l’omicidio di due insegnanti volontarie Maran Lu Ra e Tangbau Hkawn Nan Tsin da parte di un gruppo di militari. Dopo oltre un anno, non sono state formalizzate accuse contro i sospettati di aver compiuto i due crimini brutali, cosa che ha fatto sorgere ipotesi di copertura.

Questo mese la Lega delle Donne Birmane, WLB, un insieme di 13 organizzazioni di donne, ha chiesto ufficialmente un’inchiesta indipendente per la morte delle due insegnanti. Ancora una volta il potere delle forze armate birmane nella vita politica continua ad essere ostacolo alla giustizia.

“E’ sempre la stessa storia: i militari non andranno sotto il governo nonostante la trasformazione politica” dice Julia Marip del WLB. “Abbiamo bisogno di minimizzare il potere dei militari.”

violenza sessualeIl gruppo WLB ha presentato il proprio rapporto ombra al Convenzione dell’ONU per l’eliminazione della discriminazione contro le donne, CEDAW, prima del previsto incontro di Ginevra a luglio.

Le raccomandazioni del WLB mettono in mostra la prevalenza della violenza sessuale nelle aree di conflitto e la richiesta di una pena veloce per chi li commette. Inoltre chiedono il ritiro permanente dalle aree etniche, un addestramento alla sensibilità di genere peri rappresentanti dello stato, il coinvolgimento degli uomini per eliminare la violenza contro le donne. Chiedono inoltre cje il governo permetta alle organizzazioni di base di operare senza restrizioni o pressioni.

“La violenza sessuale nelle aree di conflitto è usata come una tattica di guerra per demoralizzare le comunità etniche e come punizione per il sostegno alle organizzazioni armate” afferma il rapporto. “Per raggiungere una pace duratura i militari devono smettere di commettere abusi di diritti umani e le donne devono giocare un ruolo importante a tutti i livelli del processo di pace”.

I militari birmani continuano a chiudere gli occhi di fronte al problema. Affermano comunque di aver fornito nelle accademie militari “un’istruzione sui diritti umani comprese tutte le forme di violenza contro le donne”.

Parte del problema è che nonostante la transizione ad un governo civile democraticamente eletto, le fore armate restano intoccabili. L’articolo 343 della costituzione garantisce ai generali la giurisdizione completa su tutte le questioni che riguardano la difesa nazionale compresa la disciplina per il personale militare che commettano violenza sessuale legata al conflitto.

Le barriere a chi ricerca giustizia

Un altro problema è la difficoltà di documentare lo stupro per l’isolamento di tanti villaggi etnici e lo stato di guerra, dove le donne non conoscono i loro diritti, dice Khin Ohmar, di Burma Partnership. “Queste aree sono difficili da accedere e questo ci dice che i casi che possono essere documentati sono fortemente sotto dimensionati”.

Nel 2014, WLB rilasciò un rapporto che illustrava oltre 100 casi documentati fin dal 2010 tra i quali 47 casi di violenze di gruppo perpetrati dai militari birmani contro donne e bambine.

La cultura del silenzio e il fallimento del sistema di giustizia ad affrontare tali crimini è totalmente inaccettabile dice Khin Ohmar. “La polizia e i tribunali si accusano a vicenda, e se il colpevole è un militare, allora la polizia dice che non possono fare nulla”.

Khin Ohmar cita il rigetto di un tribunale del caso di una donna di 71 anni, stuprata nel 2012, come esempio di debolezza del sistema legale che continua a deludere le vittime di violenza sessuale. Questo è evidente ancora nel caso delle due insegnanti uccise.

Lo stigma sociale che circonda lo stupro rende difficile alle vittime di sporgere denuncia.

Akhaya Women, una ONG di Rangoon che istruisce le donne sui loro diritti del corpo, ha lanciato due campagne per affrontare la cultura dell’accusa della vittima, #webelieveyou #Isupportyou.

“Le donne hanno bisogno di sapere che saranno credute se si fanno avanti per denunciare queste violazioni di diritti umani e che non sono sole” dice Maggi Quadrini che gestisce la comunicazione del gruppo.

La campagna incoraggia le donne a condividere le informazioni attraverso i media sociali sui servizi di sostegno per le vittime. Il gruppo ha anche lanciato una petizione che chiede la fine del silenzio dei crimini di abusi sessuali non denunciati.

Incoraggiare le donne a farsi avanti a denunciare lo stupro è una sfida, non solo a causa del trauma emotivo e la paura dei militari, ma anche perché le donne delle minoranze etniche non possono accedere al sistema di giustizia formale a causa dei costi, delle barriere etniche ed isolamento.

fermare la violenza sessuale nei conflitti birmaniA causa di queste barriere e della proibizione governativa verso le ONG internazionali di recarsi nelle aree sensibili negli stati etnici per “ragioni di sicurezza”, molte donne provano a enunciare la violenza attraverso il capo villaggio.

KWAT prova a rispondere a queste condizioni facendo dei workshop di qualche giorno nelle comunità etniche con lo scopo di aprire il discorso sulle violenze sessuali.

“Per prima cosa abbiamo scoperto che le donne non volevano parlare della loro esperienza perché sembrava di essere stuprate ancora una volta nel condividere e raccontare le loro storie” dice Moon Nay Li. Ma hanno scoperto anche che i programmi di rafforzamento dei sopravvissuti a gruppo aperto incoraggiano più donne a farsi avanti. Riempiono anche il vuoto nei servizi di sostegno del governo costruendo le proprie case rifugio per le vittime delle violenze.

Rafforzare le donne

Il solo modo di andare avanti verso la pace è di iniziare ad includere le donne, dice Hedström: “Credo sia abbastanza chiaro che i colloqui di pace non sono giunti a nulla e abbiamo bisogno di un nuovo approccio.

Secondo il censimento birmano del 2014, nello stato Kachin, c’è il quarto tasso di capo famiglia femmine, ma sono ancora escluse dai colloqui politici. Hedström dice che c’è una comune cattiva concezione secondo cui nelle aree etniche le donne non hanno istruzione e conoscenza del mondo esterno di cui avrebbero bisogno per avere un ruolo più attivo nello spingere il paese verso la pace.

“I gruppi di donne hanno l’esperienza necessaria per fare andare avanti questo colloquio di pace, poiché viaggiano in modo attivo internazionalmente e hanno esperienza nelle audizioni di risoluzioni di conflitto” dice.

Se il governo vuole davvero i cambiamenti, c’è bisogno che siano obbligatorie delle quote a tutti i livelli e nei colloqui di pace, dicono le donne.

“Ad ogni livello proviamo a promuovere la guida delle donne e a rafforzare i sopravvissuti allo stesso tempo” dice Moon Nay Li.

Libby Hogan, DVB

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