Steve Mendoza veste Gesù e porta la croce prima di metterla sulle spalle dell’immagine. Poi si unisce alla processione.
Steve Mendoza ha appena seppellito il figlio Alvin Jhon in un cimitero di Makati, distretto finanziario di Manila.
E’ stato il suo ultimo momento con suo figlio che sembrava addormentato, se non fosse per il colore delle mani diventate verdastre.
Steve sta in piedi affianco alla bara, con addosso la maglietta su cui è stampata l’immagine del Nazareno Nero. E’ nel mezzo della folla di persone che indossano tutte magliette col volto di Alvin insieme alla parola giustizia a grandi lettere rosse.
Steve stringe una pallottola calibro 38 tenendola stretta mentre sussurra: “Figlio, questa è come la pallottola che ti ha ucciso. Questa sarà la stessa pallottola che ti vendicherà”
La Perdita
Alvin sarebbe stato ancora vivo se non fosse stato per una quarta porzione di riso in più.
Era passata la mezzanotte del 12 ottobre 2016. Il giovane sedeva in un ristorantino nella stradina dove viveva. Era lì da una decina di minuti quando una coppia di uomini in moto si fermò all’angolo appena dopo Alvin aveva ordinato la sua quarta porzione di riso.
“Sembra come se stanno per sparare a qualcuno” disse Alvin alla ragazza che gli diede il suo riso.
Un minuto dopo gli uomini mascherati gli passarono dietro riempendolo di proiettili. Cadde dalla sua sedia mentre il sangue riempiva lo scolo della fogna e la coppa di riso restò lì intatta.
La negazione
Come le giunse la notizia, la madre di Alvin, Anafe, iniziò a gridare. Ma con l’avvicinarsi al corpo del figlio le sue grida divennero ululati.
In cuore suo sapeva che era ancora vivo ma nessuno si mosse quando supllicò di essere aiutata. Sapeva da madre che ce l’avrebbe fatta.
“Vivrà, vivrà” mormorava.
Ma non fu così. Anafe abbracciò il figlio, lanciò un grido e alla fine, come per dire addio, toccò il volto del figlio chiudendogli gli occhi.
E poi pregò:
“Signore, se è questo quello che vuoi, dipende da te”
Rabbia
Alvin non era sulla lista di proscrizione dei capi villaggio. Fu ucciso nella sua maglietta bianca e nei suoi pantaloncini Khaki. In modo simile, dicono i vicini, al modo in cui era vestita la persona ricercata dalla polizia.
Alvin era già morto quando la polizia chiese se non avesse un altro nome e se non fosse Juianito.Alvin non era Juanito.
Anafe ammise che il figlio aveva usato droga prima. Prendeva metanfetamina. Aileen, la donna con cui conviveva Alvin, non l’accettava in silenzio. La coppia faceva spesso lite per la droga. Alvin e Aileen avevano due figli, Ivee di cinque e Esteban di 3.
Lui era disoccupato e Aileen portava il pane a casa. Vivevano tutti insieme, Anafe, Steve, Alcin, Aileen ed i due piccoli, in una casupola che andava bene per due persone.
Già pubblicato
Alcuni anni prima Anafe aveva suggerito alla coppia di vivere fuori città fino a quando Alvin non si fosse liberato del problema della droga.
Nel 2015, la piccola famiglia andò a vivere a Cavite, a meridione di Manila. Alvin cambiò. Aileen lo fece cambiare. Gli disse che lo avrebbe lasciato se avesse usato ancora la droga.
Lui si prese cura dei bambini con i quali ci sapeva fare e sapeva educarli. Aveva dei sogni anche, sogni per i suoi figli.
Si mise alla ricerca di un lavoro, superò un test per la droga e prese a lavorare come ragazzo di consegna per una catena di ristoranti.
Tornarono poi in città dove Alvin rimase lontano dalla droga.
Contrattazione
C’è stata tanta voglia di uccidere dopo che il presidente Duterte è andato alla presidenza, ha detto Steve. Dopo la morte di Alvin, sono seguiti altri omicidi nella strada dove vive Steve. Lui ne conta una decina, forse di più.
Oltre seimila vittime sono state uccise dalle operazioni di polizia e dai vigilante da quando il governo filippino lanciò la sua campagna contro la droga sei mesi fa.
La conta crescente dei morti sembra insufficiente al presidente.
“Fino all’ultimo spacciatore nella strada, sarò molto franco con voi, fino all’ultimo signore della droga morto, questa campagna continuerà fino all’ultimo giorno della mia presidenza” disse in un’intervista dopo Natale.
Steve ha pensato di vendicarsi. Come in molti altri casi, sa che nessuno farà giustizia per suo figlio. Ha pensato di poterla fare lui.
Ha pensato di prendere una pistola, di tornare a casa sua dove era nato e dove ha una pistola. Ha pensato che bastano solo due poliziotti per vendicare la morte del figlio. O forse finirli tutti con una bomba durante la cerimonia dell’alzabandiera nel distretto di polizia.
Ci ha pensato spesso ad uccidere, a quello che disse a suo figlio prima che fosse portato al cimitero. Comunque scuote il capo e lascia perdere e si mette a pregare.
Depressione
Steve prega il Nazareno Nero, il suo salvatore da sempre, da quando ha un ricordo. Prega per il perdono e l’accettazione poi.
Da molti anni, persino prima che si sposasse, Steve dedica ogni 9 gennaio alla festa del Nazareno Nero.
La cerimonia annuale del distretto di Quiapo a Manila, a cui partecipano milioni di devoti filippini, è uno degli eventi religiosi più spettacolari del paese.
Si crede che l’antica statua di legno di Gesù Cristo, portata nelle Filippine dal Messico dai frati agostiniani nel 1606, sia miracolosa.
Nel 2004 Steve partecipò alla fondazione di un’organizzazione nel suo villaggio devoto dell’immagine. Da allora ogni anno conduce la vigilia alla traslazione, la processione del Nazareno Nero, a piedi nudi.
Accettazione
Questo anno, il 9 gennaio ha mantenuto la sua promessa. Si sveglia poco dopo la mezzanotte. Prepara un panno rosso per una replica dell’immagine che la famiglia possiede.
Steve veste Gesù. Porta la croce prima di metterla sulle spalle dell’immagine. Poi si unisce alla processione.
Da tanti anni è stato sempre così. E lo sarà per anni a seguire. “Lo continuerò a fare per quanto ancora posso”
Ogni anno i suoi desideri sono semplici. Perdona i miei peccati, proteggi la famiglia, cura le nostre malattie.
Ma questo anno ha chiesto di più. Questo anno ha chiesto l’accettazione.
Questo anno porta la croce della morte di Alvin.
Porta il peso del suo dolore. Porta il peso di tutto, la rabbia, il desiderio, i pensieri di vendetta. Li porterà finché il dolore non scompare, finché non accetta.
Porterà la croce finché non sentirà più il dolore.
Eloisa Lopez, UCANEWS