Nelle prossime elezioni di maggio 2025 dove si rinnova metà Congresso Filippino ci saranno i postumi dell’arresto di Duterte
Come va il detto, il pungiglione si trova nella coda e il presidente filippino Marcos lo sente ora.
I due principali alleati dell’ex presidente Duterte, arrestato e trasferito, senatori Bong Go e Bato dela Rosa, si trovano nelle prime tre posizioni dei candidati preferiti per la corsa al Senato filippino nelle prossime elezioni di maggio.

Alcuni esponenti forti dell’amministrazione, piuttosto che il presidente, hanno concluso che arrestare l’ex presidente ed in fretta e furia sbolognarlo alla Corte Penale Internazionale a L’Aia sono state mosse vantaggiose.
Potrebbero così salvare i mesi che restano alla presidenza Marcos e sconfiggere la sfida pericolosa a cui potrebbero trovarsi di fronte alle presidenziali del 2028.
Ma è stata una scelta che si è ritorta contro l’amministrazione Marcos.
Questo arresto ha portato la vicepresidente Sara Duterte e suo padre, ora in custodia del TPI, a mettere da parte le loro storiche differenze e unificare il campo dei Duterte, aprendo in modo significativo un solco nel campo dei Marcos.
La relazione tra Sara Duterte e il padre era stata profondamente messa alla prova a causa delle azioni testarde di Sara tre anni fa quando rigettò il consiglio del padre di correre per la presidenza con il suo fido Bong Go da vicepresidente.
Lei infatti si accordò per essere la vicepresidente di Marcos Figlio che Rodrigo ha sempre disprezzato.
Quelle tensioni tra figlia e padre sono ora dissolte e Sara è corsa in Olanda per organizzare la difesa legale del padre.
Parlando ai sostenitori dei Duterte fuori della prigione in cui il padre è detenuto, ha detto con un certo sarcasmo:
“È ironico, ma devo ringraziare Bongbong Marcos” per aver reso possibile che lei e suo padre seppellissero l’ascia di guerra per abbracciarsi e perdonarsi a vicenda.
Mentre il clan Duterte si è riunito, quello dei Marcos si è diviso anche per la decisione presa contro l’ex presidente.
La senatrice Imee Marcos, sorella del presidente, che vuole essere rieletta, è uscita dalla lista dei candidati al senato del fratello, mettendo a rischio le proprie possibilità di uscire.
Ma non basta, perché da presidente del Comitato del Senato per le relazioni estere, ha iniziato ad indagare la costituzionalità dell’arresto di Duterte e il trasferimento successivo nella custodia del TPI.
Secondo un esperto di legge, la decisione di consegnare Duterte al TPI piuttosto che portarlo di fronte alla magistratura locale per rispondere delle presunte mancanze aveva un motivo ulteriore.
Non essendo sicuri dell’esito di qualsiasi mossa contro Duterte, che alla fine dell’incarico nel 2022 aveva un indice di gradimento dell’88% (mai raggiunto da nessun altro presidente nella storia della nazione), e considerando che tutti i giudici della Corte Suprema, ad eccezione di due associati, sono nominati da Duterte, il campo di Marcos ha trovato vantaggioso spostare il suo sfidante politico fuori dal Paese e al di fuori della portata della magistratura locale.
Ciò divenne chiaro quando la Corte Suprema, mossa da tre petizioni di Habeas Corpus fatte dai figli di Rodrigo Duterte, ha ordinato al segretario esecutivo Lucas Bersamin di spiegare l’arresto e il trasferimento dell’ex presidente.
Il Ministero di Giustizia ha risposto che le petizioni di habeas corpus, che sono applicabili solo nelle Filippine, sono nulle in quanto i funzionari non hanno più la custodia legale e fisica dell’ex presidente.
Mentre questa questione giuridica resta irrisolta, la risposta dell’amministrazione alle audizioni al Senato di Imee hanno indagato il comando e il controllo dell’amministrazione, dando forza all’opinione cattiva di Rodrigo Duterte sulla qualità di Marcos come leader politico.
La sottosegretaria presidenziale alle comunicazioni e delegata alla stampa Claire Castro ha affermato che il presidente non avrebbe impedito a nessun membro dell’esecutivo di partecipare all’indagine nel Senato sull’arresto di Duterte.
Di conseguenza, alcuni funzionari chiave, in particolare Eduardo Año, capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, e Jesus Remulla, segretario alla Giustizia, hanno testimoniato il primo giorno dell’udienza, il 20 marzo.
Ma 10 giorni dopo, il segretario esecutivo ha scritto all’Imee e al presidente del Senato Francis Escudero che nessun funzionario del Gabinetto avrebbe più partecipato alle udienze. A sostegno ha invocato il “privilegio esecutivo”.
Ciò ha sollevato l’inevitabile domanda: Chi comanda l’amministrazione? È il Presidente o qualcun altro? Poi, di nuovo, il palazzo ha cambiato idea, aumentando la preoccupazione. Ora, una dozzina di funzionari sono autorizzati a testimoniare.
Qualunque cosa stia accadendo dietro le quinte, è nell’aria una crisi costituzionale, poiché si chiede di citare in giudizio i funzionari che ignorano gli inviti a testimoniare davanti alla commissione dell’Imee. Il modo in cui si svolgerà potrebbe avere un impatto profondo sulla presidenza Marcos, che si sta avvicinando a metà mandato.
Commentando lo scenario politico in corso, Francisco Tatad, membro del governo del presidente Ferdinand E. Marcos Padre per oltre un decennio, compresi alcuni anni di legge marziale, e poi senatore per otto anni, ha osservato nella sua rubrica sul Manila Times del 28 marzo che la rabbia del pubblico per le presunte esecuzioni extragiudiziali nella guerra alla droga “sembra essere stata sostituita da una rabbia più forte per l’arresto illegale da parte di un tribunale straniero del loro ex presidente”.
Dopo tutto, il 23 gennaio 2024 il presidente aveva dichiarato di non riconoscere la giurisdizione della Corte penale internazionale nelle Filippine che considerava “una minaccia alla nostra sovranità”, quindi Manila non avrebbe mosso un dito per aiutare la Corte penale internazionale.
“Ma qualche furbacchione, nella fretta indecente di inchiodare Duterte, ha gettato al vento la prudenza e ha fatto arrestare l’uomo”, ha sostenuto l’avvocato.
La collaborazione tra i campi dei Marcos e di Duterte è stata mobilitata da Imee e dall’ex presidente, Gloria Arroyo, come UniTeam a vantaggio di entrambi i clan politici contro i ben radicati oligarchi post-EDSA. Entrambe le donne avevano buone ragioni.
La Presidente Arroyo, che è stata imprigionata per quasi quattro anni durante il periodo del suo successore, Benigno Aquino III, è stata liberata entro tre settimane dall’assunzione dell’incarico da parte di Duterte. Duterte ha anche permesso che il corpo del padre di Imee e del presidente in carica, il dittatore della legge marziale Ferdinand E. Marcos, fosse sepolto nel Cimitero degli Eroi. La madre di Imee, l’ex first lady Imelda, aveva conservato il corpo del dittatore in una cella frigorifera per 27 anni, decisa a non seppellirlo altrove.
Secondo una fonte informata, la collaborazione non si sarebbe inasprita se non fosse stato per le ambizioni politiche del cugino della presidente, il presidente della Camera dei Rappresentanti Martin Romualdez. Nel 2022, Arroyo aveva rinunciato a candidarsi alla presidenza quando si era resa conto che il presidente voleva che il cugino assumesse la carica, accettando la vicepresidenza.
Romualdez iniziò a nutrire l’ambizione di concorrere alle elezioni del 2028 per succedere a Marcos. Ma Sara, che ha vinto la vicepresidenza con oltre mezzo milione di voti in più di Marcos, si è messa di traverso. Togliere di mezzo lei e il suo popolarissimo padre è diventato essenziale.
La situazione attuale, dice un insider, sta davvero preoccupando Marcos. Molto dipende dalla Chiesa cattolica. Le masse filippine non sono facilmente suscitabili.
Quando l’icona della democrazia, Benigno Aquino Jr, fu ucciso con un colpo di pistola all’aeroporto di Manila, la nazione sconvolta non si sollevò per protestare. Si sollevò solo quasi tre anni dopo, quando la Chiesa cattolica trovò l’occasione giusta per chiamarli a rovesciare il dittatore.
La Chiesa si trova ora in un profondo dilemma. Chi appoggiare? Il figlio del dittatore che ha contribuito a rovesciare quattro decenni fa oppure lo sboccato, sospetto criminale che ha chiamato il Papa “figlio di puttana” e si è scagliato contro sacerdoti e vescovi, accusandoli di omosessualità, corruzione e abusi sui minori?
Quando Marcos è salito al potere quasi tre anni fa, dichiarò: “Non giudicatemi dai miei antenati, ma dalle mie azioni”.
Asia Sentinel si chiese se i suoi nemici lo avrebbero ascoltato. Il fronte politico, ha detto un ex legislatore, sembra diventare più oscuro. “Nessun verdetto della Corte penale internazionale può promettere una speranza”.
Viswa Nathan, Asia Sentinel