Il giornalista thailandese, Pravit Rojanaphruk, di cui abbiamo spesso tradotto i suoi articoli e denunce della dittatura thailandese, da domenica è stato incarcerato in condizioni di non poter comunicare, senza l’assistenza di un suo avvocato .
Sabato pomeriggio due ufficiali della Area 1 dell’esercito si erano recati alla casa di Pravit con l’intenzione di arrestarlo, senza però trovarlo in casa. Il giornalista si presenta spontaneamente la domenica successiva al comando dell’esercito insieme al suo avvocato Pawinee Chumsri de Gli avvocati Thai per i diritti umani, e con Pokpong Lawansiri dell’Ufficio dei diritti umani dell’ONU.
“Due ufficiali dell’esercito sono andati a casa ma non ero lì. La giunta ha il mio numero di telefono, perché non mi hanno chiamato? Non fuggirò mai” scrive Pravit Rojanaphruk sul suo acconto di Twitter il pomeriggio del sabato.
Pravit dopo l’arresto viene poi portato in un’altra base di cui non si sa nulla senza rivelare né lo scopo né il periodo di detenzione.
Pravit era stato già “convocato” dalla giunta all’indomani del golpe di maggio 2014 restando per una settimana in una base della provincia di Ratchaburi per un “aggiustamento di attitudini”, un eufemismo dei militari per chiamare la loro repressione del dissenso.
Al ritorno nella vita di ogni giorno Pravit è stato posto sotto controllo insieme ai suoi account di Twitter e di Facebook, entrambi molto seguiti, oltre che ai suoi telefoni.
La voce di Pravit è sempre stata ferma nella denuncia della politica di repressione del regime militare, della legge di lesa maestà come forma di eliminazione del dissenso.
Il giornale per cui scrive, Thenation Group, ha chiesto a gran voce il rilascio immediato di Pravit, affermando che “non esistono giustificazioni per la sua detenzione. Se i militari credono che abbia fatto qualcosa di sbagliato ci sono i canali legali per farlo…. La consideriamo come una minaccia diretta alla libertà di espressione”.
La risposta della giunta militare si ha per bocca del colonnello Winthai Suvaree il quale dice che il fermo di Pravit è “perché presenta informazioni che non seguono le linee guida della giunta che promuovono la pace e l’ordine …. alcuni articoli del giornalista potrebbero causare incomprensione nella società dal momento che non erano basati su prove concrete”.
“Proprio ora è sotto l’interrogatorio della sicurezza. Quanto durerà dipende dai risultati dell’interrogatorio e dalla sua cooperazione”.
La sicurezza ha solo “un’agenda innocente” nel trattare con Pravit e ha chiesto a tutti di cooperare astenendosi dal causare “disordine nella società”.
Il Foreign Correspondents’ Club of Thailand ha chiesto l’immediato rilascio di Pravit Rojanaphruk: “La detenzione di giornalisti come di qualunque altra persona per l’espressione pacifica dei propri punti di vista viola gli obblighi della Thailandia della legge internazionale dei diritti umani”
Pravit Rojanaphruk, dopo l’annuncio della sua “convocazione”, ha scritto sul suo account di Twitter: “Non si può mantenere la libertà se non siamo disposti a difenderla”.
Il destino di Pravit è molto simile a quello di tante altre persone.
L’ex ministro dell’energia Pichiai Naripthaphan è stato detenuto per la settima volta per aver criticato la politica economica del regime militare di Prayuth che, come i dati dimostrano, non sta affatto bene. Dopo un anno di regime militare e di felicità l’economia è ancora in fase calante ed è stato chiamato un ex ministro dell’odiato Thaksin per proporre politiche molto simili a quelle applicate da Thaksin stesso.
Ad un altro ministro è stato invece revocato il passaporto per le critiche fatta alla bozza della carta costituzionale (poi bocciata dallo stesso parlamentino creato da Prayuth).
Come per altri critici, la possibilità del rilascio di Pravit è legata alla sua “cooperazione”.
Il generale Prayuth, primo ministro thailandese autonominatosi col potere del golpe, per spiegare la necessità delle loro “convocazioni” o “inviti” a collaborare ha detto:
“Non applico la legge a quelli che sono contro di me, ma uso la legge contro quelli che sbagliano. Capite?” ha detto il generale Prayuth. “Se lasciate che essi mi accusino, la gente e la società ascolterà loro ogni giorno e un giorno crederanno nelle cose che essi dicono”.
Dal momento che Prayuth è sempre sui media, va bene ricordare alcune dichiarazioni contro chi osa esprimere il proprio dissenso pubblicamente.
“Se non impareranno, saranno incarcerati ancora ed ancora. Ecco. Quanto possa essere duro? Se fanno qualcosa di sbagliato saranno incarcerati ancora”
Al paternalismo dispotico del regime militare di Prayuth risponde forse bene una frase di Pravit tratta da uno dei suoi articoli: “Per favore, potete mettere in guardia Prayuth di smetterla di abusare dei suoi poteri dittatoriali? Non è bello. Non è una cosa thailandese”
Traduciamo uno degli ultimi articoli di Pravit Rojanaphruk
Avvolgere la Thailandia in una apparenza di felicità non nasconderà la realtà
La Thailandia oggi è una terra felice, è “più forte insieme” e 99.99% democratica, a meno che non siate in forte disaccordo con il capo della giunta nonché Primo ministro Generale Prayuth e il modo in cui dirige o piuttosto controlla il paese.
Le azioni contro chi osa essere in disaccordo variano dall’essere portato via dal posto dove si è scelto di esprimere il dissenso all’essere detto di chiudere la bocca o all’essere messo in carcere sotto una delle tante leggi arbitrarie della giunta.
La giunta militare, conosciuta come NCPO, Consiglio nazionale per la pace e l’ordine, fa ogni passo possibile per assicurare che sia scoraggiato ogni singolo dissenso politico. Eppure non sembrano capire che ogni volta che qualcuno è imbavagliato o portato via, si accumula su Prayuth sempre più infamia.
Domenica uno studente di scuole superiori fu fisicamente rimosso mentre Prayuth parlava contro la corruzione semplicemente perché suggeriva che “l’etica”, uno dei valori fondamentali esaltati da Prayuth, si dovesse basare sulla ragione, non sull’apprendimento meccanico.
Prayuth, che fece il golpe nel maggio 2014 e dopo si è nominato primo ministro, ha usato questa opportunità per uno delle sue battute: “Abbiate buona cura di lui e capite la sicurezza che recentemente ha dovuto tenermi d’occhio molto attentamente”. Ha aggiunto poi che se gli studenti fossero dalla sua parte allora le guardie sarebbero state più gentili con lui.
Nello stesso giorno un militante studentesco noto, Netiwit Junrasal, ha scritto su Facebook che il simposio che pensava di tenere sull’anticonformista storico narin Klueng doveva essere cancellato poiché la polizia era giunta a dirgli che “la situazione politica non è normale” per poter tenere questo evento.
Questo è bastato per schierare cento poliziotti al Bangkok Arts and Cultural Centre per trattare con una manciata di manifestanti.
Non dimentichiamoci del dirigente del Puea Thai Chaturon Chaisaeng che ha avuto revocato il passaporto per aver continuato a criticare Prayuth e il regime, nonostante il fatto che Chaturon è sotto processo in una corte marziale per non essersi convocato presso la giunta subito dopo il golpe.
La giunta ha convocato 751 persone, compreso me stesso, da quando ha preso il poter lo scorso anno, stando alle cifre dette da iLaw.
La maggioranza dei convocati ha dovuto firmare un “accordo”, in cui si stipula che se fossero stati scoperti a partecipare, aiutare o guidare un movimento contro la giunta, sarebbero stati bloccati i loro conti bancari e sarebbero stati processati. Inoltre se desideriamo recarci all’estero abbiamo bisogno di cercare la “gentile” approvazione del NCPO.
Mantenere una facciata di una Thailandia felice, da “più forte insieme”, che si basa sulla coercizione, repressione, marginalizzazione o sulla messa a tacere di chi la pensa differentemente renderà solo più debole il paese.
Pretendere che tutto sia perfetto è come rifiutare di accettare che la Thailandia è pluralistica, sia politicamente che culturalmente, e non si può tornare indietro, neanche sotto il governo assoluto di Prayuth.
I suoi scherzi e la sua personalità senza sofisticazioni ma affabile potrebbe piacere a qualcuno ma non può nascondere la tragica realtà di ciò che è la Thailandia oggi.
PRAVIT ROJANAPHRUK, Thenation