Si è conclusa la visita di due giorni del Premier Malese Mahathir Mohammed in Thailandia che aveva lo scopo da una parte di riaffermare il ruolo di facilitatore della Malesia nei colloqui di pace del profondo meridione thai, e dall’altro tenere aggiornati i legami più vasti tra i due paesi.
Rispetto al primo punto, oltre al riconoscimento del nuovo facilitatore malese Abdul Rahim Noor e al capo negoziatore thailandese Udomchai Thamsarorat, si deve notare la dichiarazione finale di Mahathir sui colloqui di pace di un conflitto che dura ormai da 15 anni con oltre 7000 morti.
“Non possiamo dire nulla sui tempi perché non conosciamo la risposta che non viene da un solo gruppo. Ci sono vari gruppi, si ottiene magari un accordo ma l’altro non lo accetta. Quindi la soluzione richiede tempo”.
Mahathir ha ricordato che la Thailandia ha aiutato la Malesia a risolvere il problema dell’insorgenza comunista malese negli anni 70 ed 80, quando era capo della polizia speciale malese proprio Abdul Rahim Noor. Quindi la soluzione di questo conflitto di bassa intensità sta a cuore alla Malesia che vorrebbe vedere la frontiera meridionale pacificata e sicura, anche in vista dei progetti di alta velocità.
Per risolvere questo conflitto Mahathir sostiene che bisogna capire da parte di tutti cosa significa autonomia per i gruppi separatisti, dal momento che la Malesia non sostiene affatto un progetto di indipendenza delle province meridionali thailandesi.
Il processo di pace di Patani attuale iniziò con il governo di Yingluck Shinawatra nel febbraio 2013 terminando però senza un nulla di fatto quando il BRN sospese i negoziati di fronte alle intemperanze dei militari thailandesi durante la tregua del Ramadan dell’agosto 2013.
Con il colpo di stato dei militari a maggio 2014 si aprì un diverso percorso con il coinvolgimento di un ombrello di organizzazioni MARA Patani.
Anche questo percorso si è di fatti arenato per molte ragioni: dalla rappresentatività di MARA Patani, all’indisponibilità thailandese a fare alcuna concessione, all’assenza del BRN, la principale organizzazione dell’insorgenza separatista che controlla il movimento reale dei militanti, all’uso dello stato thailandese di questi colloqui come una vetrina politica, testimoniante una mancanza di sincerità della parte thailandese.
Qui traduciamo due articoli di Don Pathan apparsi sul Nationmultimedia.com che riprendono due aspetti importanti: la visita di Mahathir e la risposta del BRN sulla sua partecipazione ai colloqui di MARA Patani.
L’attenzione ai colloqui nel Profondo Meridione
… Per Mahathir, la violenza nel meridione musulmano thailandese è una ferita difficile da sanare. Dagli inizi del 2004 oltre 7000 persone sono state uccise dopo che è comparsa una nuova generazione di separatisti musulmani malay di Patani.
All’inizio pochi osservatori davano credito alla potente narrazione dei Malay di Patani come fonte di ispirazione per una nuova generazione di separatisti. Si puntava il dito al primo ministro divisivo di allora, Thaksin Shinawatra, e alla sua politica di “prendere tutto o nulla”. Inoltre un pugno di falchi della sicurezza thailandese credeva che Kuala Lumpur volesse riportare indietro l’orologio alla guerra fredda.
Pochi comunque hanno provato a comprendere o apprezzare la natura organica della nuova generazione di combattenti o il potere della loro narrazione storica e culturale. Virtualmente tutti i combattenti lavorano nel movimento segreto del Barisan Revolusi Nasional, BRN.
Diversamente da altre minoranze etniche thailandesi, i malay di Patani si sono rifiutati di abbracciare l’identità costruita dallo stato chiamata Thailandesità o khwam pen Thai, perché giunge a spese della loro identità etnoreligiosa.
La Malesia naturalmente ha paura che il conflitto possa espandersi dal proprio lato della frontiera. La sua vicinanza la rende una parte del conflitto, mentre allo stesso tempo la limita nella sua funzione di mediazione e facilitazione.
Si può dire che i legami bilaterali tra i due paesi sono stati “funzionali”, qualcosa che deve essere gestita attentamente perché una nota stonata, come visto nell’amministrazione Thaksin, potrebbe accendere una guerra di parole tra politici e capi della sicurezza dai entrambe le parti.
Il diplomatico thailandese Kobsak Chutikul, che nel 1999 condivise un viaggio in auto da KualaLumpur ad Hat Yai con gli allora premier Chuan Leekpai e Mahathir e fece da interprete, disse che Thailandia e Malesia sono simili in tante cose e condividono una storia comune. Eppure questa vicinanza ha un peso e certe aspettative.
“Non siamo nemici ideologici o grandi competitori strategici, siamo come parenti che rendono la loro relazione sia forte che fragile” disse Kobsak. “Questa relazione deve essere nutrita costantemente e mai data per certa perché un gesto non pensato o una parola non detta può facilmente essere male interpretata”.
Mala Rajo Sathien della University of Malaya dice che i legami transfrontalieri esistevano ben prima dell’esistenza della frontiera, ed è una disgrazia che “si guarda alla gente più come cittadini o soggetti di uno stato nazione, rinchiusi dentro i confini di una nazione”
“Ma la storia mostra che la loro esistenza è anteriore allo stato nazione” dice Sathien il quale aggiunge che i due paesi non devono trascurare il potenziale delle relazioni tra persone attraverso la frontiera come un ponte per la pace. …
Mentre la comunità etnica thai in Malesia ha raggiunto un certo livello di benessere, i malay presenti nelle tre province più meridionali della Thailandia ancora devono trovare una strada per la coesistenza pacifica. Il presente conflitto armato è un’estensione dei quel processo di ricerca di un percorso.
Thailandia e i Malay di Patani sembrò che avessero trovato un livello di conforto nei primi 50 anni dopo che all’inizio del novecento fu stabilita la frontiera. Comunque il tutto fu buttato dalla finestra quando il nazionalismo thailandese e la politica di assimilazione del governo furono rigettati dai malay di Patani negli anni 60 con l’emergere di gruppi separatisti.
A febbraio 2013 il governo di Yingluck Shinawatra lanciò colloqui di pace facilitati da Kuala Lumpur. Eppure cinque anni dopo Thailandia e Malay di Patani non sono ancora riusciti ad identificare i termini di una coesistenza pacifica.
In un momento di svolta autoritaria dei capi di stato della regione, l’elezione di Mahathir, anch’esso non immune da controversie, è giunta come una boccata di aria fresca nel Sudestasiatico.
Il capo malese, che aderisce alla tradizione di sempre del ASEAN di non interferenza, ha fatto conoscere il proprio disappunto ad Aung San Suu Kyi per il silenzio contro le atrocità commesse contro i Rohingya musulmani.
E nel mentre la Cina costruisce la sua forte presenza nel ASEAN, Mahathir ha dimostrato di non aver paura di contrastare Pechino se crede che la posizione favorirà la stabilità e la posizione internazionale della Malesia.
Inviò un forte messaggio di sfida alla Cina annullando un progetto di treno ad alta velocità oltre al rilascio di 11 Uighuri scappati in Malesia dai centri di detenzione thailandese e permise loro di andare in Turchia. Sono azioni estremamente rare tra i capi di stato del ASEAN.
Don Pathan, Nationmultimedia
La sensazione o la speranza è che Mahathir possa dare un contributo differente al processo di pace nel profondo meridione thailandese rispetto a quanto fatto dall’amministrazione precedente che provò a portare al tavolo del negoziato un’insorgenza riluttante a partecipare mediante modalità molto criticate secondo le richieste dello stato thailandese.
Nel suo secondo articolo, Don Pathan nota la posizione del BRN sui colloqui di pace di MARA Patani e del ruolo subalterno allo stato thai sia della Malesia che di MARA Patani.
Malesia, parti straniere, manipolate dal processo di pace del profondo meridione: BRN
I membri del Barisan Revolusi Nasional, BRN, che virtualmente controlla tutti i ribelli, dicee che l’attuale iniziativa di pace tra Thailandia e MARA Patani è una tattica che disegnata per bypassare le loro richieste e anche le cause che sottostanno alla disputa tra stato thai e Malay di Patani.
I membri del BRN dicono che non hanno interesse ad unirsi a MARA Patani al tavolo del negoziato e suggeriscono che la Malesia, o altre parti interessate, rivedano il loro mandato ai colloqui per non rischiare di compromettere il loro ruolo futuro.
“I cosiddetti professionisti della pace, stranieri e nazionali, forse perseguono questa scaltra strategia thailandese senza sapere di fare il gioco della Thailandia” ha detto un militante del BRN.
Hanno anche espresso la convinzione che le pressioni malesi per far sedere i capi del BRN al tavolo del negoziato, qualcosa che il nuovo negoziatore Abdul Rahim Noor è pronto a fare, potrebbe essere alla lunga controproducente per gli sforzi di pace.
I militanti sono convinti che la loro dirigenza non comprometterà la loro strategia di lungo termine con mosse azzardate verso il negoziato.
Quando si chiede loro su quanto detto da Abdulkarim Khalid, responsabile della comunicazione del BRN, ai giornalisti stranieri secondo cui i capi del BRN sono pronti a negoziare se sono accettate certe richieste, un militante ha detto:
“Anche se il governo thailandese accettasse i termini stabiliti da Khalid, uscire allo scoperto e andare al tavolo sarebbe un rischio straordinario. Agli occhi dei rappresentanti siamesi, siamo ancora banditi e criminali”
Tutti concordano nel dire che è un pio sogno pensare che un governo di Bangkok dia il riconoscimento e l’immunità legale ad un rappresentante del BRN.
A sottolineare le sfide che si trova di fronte la Malesia in quanto facilitatore, varie fonti dicono che
Rahim Noor abbia problemi persino nel fissare un incontro con i membri del consiglio di governo del BRN, Dewan Pimpinan Parti.
Inoltre i militanti sono rimasti confusi sullo “spazio sicuro” che si dovrebbe garantire per accrescere la fiducia di entrambe le parti dei colloqui, ed hanno chiesto se si trattasse di un concetto vago o di un posto reale.
Ma se e quando dovesse prendere forma un processo formale, i militanti dicono che i colloqui devono essere mediati da paesi della comunità internazionale con esperienza di risoluzione dei conflitti, Malesia compresa.
La sicurezza thailandese potrebbe tirare fuori un mandato di arresto in qualunque momento se a loro non piacciono i negoziati.
Sulle norme internazionali, i principi umanitari e le regole di ingaggio, i militanti del BRN dicono di non essere sicuri sul che fare perché sono concetti ancora nuovi per loro.
Sebbene non rigettino “concetti stranieri”, esprimendo invece un desiderio di saperne di più, i militanti dicono che la loro condotta è guidata dal sentimento dei residenti musulmani e dai capi della comunità islamica.
Alcuni di questi si sono espressi contro certe forme di violenza dell’insorgenza, come gli attacchi incendiari contro le scuole ed i templi buddisti e la mutilazione di soldati del governo uccisi negli attacchi nella prima fase dell’insorgenza.
Le Organizzazioni della società civile spesso citano la Legge Umanitaria e la Convenzione di Ginevra nei tentativi di bloccare i peggiori eccessi di violenza nel conflitto.
“Ci è stato detto che questi principi esalteranno la nostra legittimità Ma non ne siamo sicuri sul come sarà” dice un militante che aggiunge: “Alcuni del BRN pensano che pssa fare parte di un piano segreto per tenere le nostre mani legate o per restringere le attività attraverso le regole di ingaggio”
Eppure questo dibattito ha avuto qualche attenzione tra le cellule in campo. Lo scorso dicembre una cellula attaccò un bus nel distretto di Yala di Than To, ed i militanti del BRN aiutarono i passeggeri a scendere con i loro bagagli dal bus portandoli in posto sicuro prima di far saltare il veicolo. Questo era la loro comprensione della Legge Umanitaria.
Ma quando i militari risposero con gli arresti di 50 giovani del distretto e applicarono alcune tecniche di interrogatorio dubbie, una cellula a Yala rispose con una bomba su motocicletta fatta scoppiare in un mercato di Yala che fece tre morti e 18 feriti.
A maggio 2017 una autobomba potente scoppiò all’entrata del grande magazzino di Big C a Pattani con molte persone ferite per le schegge. I militanti del BRN dissero di non volere la morte dei civili specificando di aver dato un avviso in precedenza per far sgomberare l’area.
Alcune volte gli insorti hanno attaccato in modo deliberato obiettivi soffici ma solo come vendetta contro la sicurezza Thailandese accusata di “essere andata oltre”
La bomba al mercato di Yala a gennaio fu un attacco di rappresaglia. Un altro fu la bomba ad ottobre 2016 ad un ristorantino a Pattani centro ce uccise una persona e ne ferì altri venti. Questa fu la risposta al fermo di un migliaio di giovani di Malay Patani a Bangkok dopo le dicerie di un’autobomba di cui però la polizia non presentò mai alcuna prova.
Non esistono tra BRN e forze di sicurezza Thai delle regole scritte di ingaggio, per cui ciò che significa oltrepassare la “linea rossa” oppure “omicidio legittimo” sono sempre state questioni soggettive.
Don Pathan, Nationmultimedia