La Thailandia torna a trovarsi sotto la pressione internazionale per il suo ruolo nella tratta di schiavi, scrive il Financial Times, e c’è da giurarci specialmente quando si leggono le notizie che cominciano ad uscire, perché la gente del posto non ha potuto esprimersi, ma ha certamente osservato.
Il Phuketwan scrive:
“Ci potrebbero essere più di 50 fosse comuni nel secondo campo, e ci sono altri campi con un minor numero di corpi sparsi lungo la frontiera.”
E’ quello che i giornalisti storici, Morrison e Sidasathian del giornale, hanno raccolto parlando con gli abitanti del posto che certamente avranno notato qualcosa del traffico, “con la gente locale nel meridione thailandese e lungo la costa delle Andamane che beneficiano dell’orrenda tratta di schiavi o chiudono un occhio”.
Le incursioni della polizia sono state sempre individuate prima, per la rete vasta di complicità, portando al massimo al salvataggio di persone che erano troppo deboli o malate per spostarsi ma mai a catturare qualcuno dei trafficanti.
“Tante altre fosse esistono nei campi nascosti sia a meridione che a settentrione di Phuket lungo la costa a Phang Nga e Ranong, dove le navi dalla Birmania e dal Bangladesh portavano uomini, donne e bambini nelle braccia dei “commercianti”.
Possibile che una frontiera così difficile e particolare che in altre parti è zona di insorgenza non sia adeguatamente controllata dai militari?
A queste scoperte si sarebbe giunto attraverso l’arresto di un trafficante di nome Anwar (nulla a che fare con un altro Anwar di cui si è parlato in questo blog) che sarebbe uno dei “commercianti” più importanti.
Il Generale Thatchai che ha condotto le incursioni dice al Phuketwan: “La rete dei commercianti nei villaggi ha sempre agito in modo da avvisarli delle azioni di intervento nel passato. Crediamo però che questo ciclo ora giri al contrario e sempre più gente comincia a comprendere che la schiavitù è qualcosa di sbagliato ed orrendo”.
Forse ora il governo, che si accorge che il commercio di schiavi non lo si può scacciare come la polvere sotto un tappeto, ha deciso di agire con fermezza, invertendo forse l’opinione popolare.
Nel contempo quella stessa tratta era quella dei grandi spacciatori che hanno intravisto fortune maggiori nel traffico di schiavi che vede profitti maggiori e non ci sono penalità.
“La polizia locale è stata sempre riluttante a dichiarare che i migranti delle navi erano vittime del traffico di schiavi, preferendo un’altra via di uscita chiamandoli emigranti illegali da rimpatriare poi in Birmania” scrive Phuketwan. Ma è anche il risultato di gente onesta che in modo volontario si è dedicata a combattere questo commercio riuscendo per un po’ a convincere le autorità e probabilmente la testa della gente.
Ovviamente i due giornalisti del Phuketwan, che ancora attendono il processo per diffamazione contro la Marina Reale Thailandese per calunnia per un’indagine proprio sulla schiavitù dei Rohingya a Phuket, si rendono conto che il vero problema è un altro. Come è stato possibile che tantissima gente sia arrivata via mare, abbia attraversato il territorio thailandese e nessuno della polizia, dell’esercito e, aggiungiamo, della marina si sia mai accorto di questo?
Ovviamente questa repressione costringerà i trafficanti a cambiare le rotte magari usufruendo di navi d’appoggio in acque internazionali dove tenere i poveri profughi schiavi per vari mesi finché non viene pagato un riscatto. Qui chi non paga è più facilmente eliminato gettandolo in mare.
La Thailandia torna a trovarsi sotto la pressione internazionale dopo la scoperta delle fosse comuni. FT
La Thailandia torna a trovarsi sotto la pressione internazionale per il suo ruolo nel commercio di schiavi dopo che la polizia ha dissotterrato una fossa comune presso un campo di tratta di schiavi ai confini con la Malesia. La giunta militare di Bangkok ha rinnovato il suo impegno nella repressione del commercio di fronte a nuove possibili ripercussioni nei rapporti con gli USA se non dovesse fare così.
Il capo del golpe diventato primo ministro ha ammesso ce alcune autorità thai sono coinvolte nella rete del traffico di schiavi nel regno, un afatto che i suoi critici dicono era noto ormai da anni.
“La scoperta di una tomba di massa presso un campo del traffico giunge tristemente con poca sorpresa” dice Brad Adams di HRW. “Il coinvolgimento antico dei rappresentanti thai nel traffico significa che è necessaria un’indagine indipendente dell’ONU per scoprire la verità e far rispondere i responsabili in tribunale”
La polizia dice di aver ritrovato 26 corpi nel campo della giungla della provincia di Songkla trovandoci tre sopravvissuti due dei quali adolescenti. I morti non presentavano segno di violenze e probabilmente sono morti di malnutrizione.
Mentre finora non ci sono indicazioni sulle identità dei morti, molta gente finita nella tratta di schiavi nella regione sono Rohingya Musulmani dalla Birmania occidentale e dal Bangladesh, che in alcuni casi scontano la persecuzione da parte degli estremisti buddisti birmani.
La scoperta è un duro colpo contro la giunta e arriva dopo la pubblicazione di un rapporto annuale USA sul traffico umano. Bangkok espresse “Profondo rammarico e disappunto” contro la decisione di Washington di retrocedere la Thailandia lo scorso anno al più basso livello dei paesi che sembrano non combattere il traffico umano.
Finora gli USA non hanno annunciato sanzioni derivanti dal livello di classificazione, ma Washington potrebbe capire che le autorità Thai non rispondono bene a questa retrocessione.
Ci sono stati vari rapporti di lavoro forzato o schiavistico nell’industria della pesca thai che ha ricevuto una ammonizione da “cartellino giallo” dalla Europa con la quale si avvisa di possibili sanzioni se non dovesse cambiare qualcosa.
La questione del traffico di schiavi potrebbe aggiungere frizioni ulteriore alle relazioni con le potenze occidentali da parte di Bangkok che si sono sfilacciate con la critica della presa di potere dei militari quasi un anno fa.
Alcuni sostenitori thai del golpe in questo paese posizionato strategicamente nel sudestasiatico e da sempre alleato occidentale, ora cominciano a veder con favore i legami più stretti con Pechino che ha da poco concluso un contratto favoloso di costruzione di ferrovie ed ha inviato in missione la propria gente importante in Thailandia.
Michael Peel, FT