Le Filippine hanno denunciato il giorno 19 giugno lo speronamento da parte della guardia costiera cinese di alcune imbarcazioni filippine su cui è poi salita accendendo il primo scontro diretto nel Mare Cinese Meridionale che ha causato il ferimento grave di un marinaio filippino che ha perso un dito della mano.
In questo primo scontro diretto che porta i due paesi un passo più in là verso lo scontro aperto, la guardia costiera cinese ha affermato di aver bloccato e ispezionato le imbarcazioni filippine in modo “professionale e contenuto” e di aver fatto una azione di applicazione della legge in quel tratto di mare. La guardia costiera cinese ha affermato di non aver fatto alcuna azione diretta sui marinai filippini.

Sul trattamento professionale invece i militari filippini hanno denunciato l’uso di coltelli e macete con cui hanno forato le imbarcazioni gonfiabili filippine e distrutto le apparecchiature delle varie imbarcazioni su cui sono saliti.
Man mano che si aggiungono le notizie, si è saputo che le imbarcazioni filippine che partecipavano all’operazione di rifornimento erano sei e che nessuna è riuscita a raggiungere la Barra di Ayugin dove stazionano i militari sulla Sierra Madre. Il Palawan News ha detto che le forze cinesi hanno “preso di mira tutte le imbarcazioni della missione compreso le barche gonfiabili dalla chiglia rigida, RHIB, forandole e immobilizzandole”
Durante queste operazioni un membro del Gruppo delle operazioni navali speciali ha perso uno delle dita ed altri sette sono rimasti feriti. Le RHIB sono state tenute in ostaggio dalle forze cinesi ma poi rilasciate dopo alcuni negoziati.
Se poi guardiamo una mappa notiamo che la barra di Ayugin è a 200 chilometri dalla costa filippina, entro la sua zona economica esclusiva sancita da una sentenza del tribunale ONU dell’UNCLOS, mentre si trova ad un migliaio di miglia lontano dalla più vicina costa cinese di Hainan.
La Cina non riconosce quella sentenza della corte arbitrale che invalida i suoi presunti diritti storici inalienabili di sovranità su quasi tutto il mare cinese meridionale, come evidenziato da una loro mappa dalle dieci linee presentata ufficialmente.
In base a tale mappa la Cina si oppone alle varie rivendicazioni di altri paesi come Vietnam, Filippine, Malesia, Brunei e Indonesia. Vale la pena di ricordare come i due paesi più penalizzati da questo reclamo cinese di sovranità sono le Filippine e il Vietnam che si affacciano di più sul mare vantando rivendicazioni più estese di altri.
Sebbene questo sia stato il primo scontro diretto in mare, non è stato l’unico caso in cui la guardia costiera cinese che popola la zona con tantissime sue imbarcazioni per validare le proprie posizioni. Nei mesi passati ci sono stati vari casi in cui si è sfiorato lo speronamento in mare durante le operazioni umanitarie e di rifornimento della guarnigione filippina sulla Sierra Madre.
La Sierra Madre era una nave della marina filippina fatta affondare deliberatamente alla Barra di Ayugin nel 1999 e resta in attività anche se tutta arrugginita e a rischio di crollo.
Questo comporta però che un attacco diretto alla Sierra Madre sarebbe considerato dalle Filippine un atto di guerra che chiamerebbe in causa il trattato di mutua alleanza con gli USA.
Secondo il generale Brawner delle forze armate filippine le forze cinesi che hanno agito a largo della barra di Second Thomas o Barra di Ayugin erano armate di coltelli ed altre lame, definendola un’azione di pirateria, chiedendo poi la restituzione delle armi destinate alla guarnigione filippina sulla nave Sierra Madre ancorata e di ripagare i danni compiuti sulle imbarcazioni.
“Hanno preso le armi ed apparecchiature, hanno distrutto le apparecchiature delle nostre barche compreso i motori, hanno forato le nostre imbarcazioni gonfiabili dalla chiglia rigida” ha detto il generale Brawner che ha ricordato come il personale filippino abbia risposto a mani nude. “E’ un atto di pirateria per me”.
La Cina che ha dato per prima la notizia di questa operazione in mare attribuisce la responsabilità alle sole Filippine che hanno “ignorato i ripetuti avvisi solenni della Cina e si sono avvicinati pericolosamente alla nave cinese in navigazione normale in modo non professionale con la conseguente collisione… Le Filippine sono interamente responsabili per questo”.
Le due imbarcazioni veloci, secondo la versione cinese, cercavano di consegnare materiale di costruzione ed altre cose ad una nave militare posizionata nella barra, ed erano accompagnate da una nave di rifornimento. L’azione della guardia costiera cinese sarebbe stata “professionale, contenuta, ragionevole e legittima”.
Il rapporto cinese è stato descritto come ingannevole e fuorviante dalle autorità filippine che hanno detto di non voler discutere dei dettagli operativi della rotazione umanitaria legale e delle missioni di rifornimento alla Barra di Ayugin che si trova all’interno della zona economica esclusiva filippina. Il ministro della difesa Teodoro ha definito il comportamento pericoloso e imprudente della Cina come un “atto che contraddice le loro dichiarazioni di buona fede e decenza”.
“Ci impegneremo al massimo per adempiere al nostro mandato giurato di proteggere la nostra integrità territoriale, la nostra sovranità e i nostri diritti sovrani. Dovrebbe essere ormai chiaro alla comunità internazionale che le azioni della Cina sono i veri ostacoli alla pace e alla stabilità nel Mar Cinese Meridionale”.
Le azioni in mare della Cina si sono fatte via via più assertive nel reclamare l’intero mare cinese meridionale di cui lascia ai vari stati che vi si affacciano le 12 miglia nautiche di acque territoriale.
Una nuova legge cinese che è entrata in vigore sabato autorizza la guardia costiera cinese a sequestrare le navi straniere che “entrano illegalmente nelle acque territoriali cinesi” e di arrestare le ciurme straniere fino a 60 giorni. Un’altra legge dà il potere alla guardia costiera cinese di usare le armi contro navi straniere se necessario.
Vietnam, Filippine e Taiwan hanno detto di non riconoscere alcuna validità a queste leggi.

Dopo questo ultimo atto violento sono state molte le dichiarazioni di solidarietà dai partner di sicurezza delle Filippine, per quanto solite e scontate.
Il dipartimento di stato USA, tra i tanti, ha affermato che le operazioni pericolose e deliberate con cannoni ad acqua, speronamento, manovre di blocco e di sequestro di imbarcazioni filippine danneggiate riflettono “il costante disprezzo per la sicurezza dei filippini e per il diritto internazionale nel Mar Cinese Meridionale”.
Scrive Sebastian Strangio sulle ripercussioni di questa azione pericolosa e irresponsabile che fa fare un passo in avanti allo scontro aperto in mare:
“Le dispute territoriali hanno lacerato relazioni e acceso le paure che il conflitto possa portare Cina e USA, alleato di trattato di anni, ad uno scontro militare. Gli USA non vantano reclami territoriali in questa via di mare affollata e fondamentale via del commercio mondiale, ma mette in guardia che un attacco armato potrebbe obbligarli a difendere le Filippine se le forze, navi e aerei del paese si trovassero sotto un attacco armato nel Mare Cinese Meridionale”
“Siamo pericolosamente vicini ad un incidente che faccia scattare il Trattato di Mutua difesa e la deterrenza non sta funzionando” ha detto un analista australiano dell’ASPI.