I ritardi del governo filippino nel realizzare le promesse economiche fatte verso gli ex ribelli musulmani nelle regioni meridionali potrebbero riaccendere gli sforzi di reclutamento di altri gruppi ribelli rimasti fuori dal trattato di pace, secondo un rapporto di International Crisis Group.
Sebbene il trattato di pace tra MILF e governo filippino abbia portato dei vantaggi alla regione Bangsamoro, ci sono ancora gruppi militanti che operano e sono attivi nonostante la forte presenza militare filippina e la pandemia del Covid-19.
Dopo quasi tre anni dalla nascita della regione autonoma Bangsamoro del BARMM nel meridione filippino, il maggior gruppo islamico del MILF dirige un governo ad interim, mentre i gruppi islamisti estremi benché indeboliti fortemente non sono scomparsi del tutto.
Di certo la nuova autorità politica della Bangsamoro ha tolto molto terreno politico sotto i piedi di questi gruppi estremisti che devono anche sottostare ad una forte presenza militare e sono dispersi su un territorio molto vasto e danno origine a tanti scontri in varie province.
Per evitare che questi gruppi riprendano a vivere nel malcontento verso la lentezza della risposta alla pandemia e degli aiuti promessi, è necessario che il governo ad interim della Bangsamoro accresca l’assistenza alle aree più colpite, che siano reintegrati gli ex militanti e che si lavori molto sulla risoluzione di tanti conflitti locali. E’ anche importante che Manila acceleri la riabilitazione della città di Marawi che rimase distrutta nell’insorgenza nel 2017.
Si legge nel rapporto del ICG
“La violenza militante diminuisce ma non è scomparsa dalla nuova Regione Autonoma Bangsamoro nella Mindanao Musulmana nel meridione filippino. Dopo tre anni dall’inizio della transizione, gli ex ribelli del MILF che guidano il governo ad interim hanno in gran parte contenuto i jihadisti opposti al trattato di pace con l’aiuto delle forze armate.
Tuttavia mentre appare difficile la minaccia di grandi atti violenti, scontro sporadici continuano nella regione. Mentre la mancanza di sviluppo della regione non alimenta necessariamente la militanza, potrebbe spingere la gente nelle braccia dei militanti.
Per evitare questa possibilità il governo ad interim deve accrescere il ritmo, la qualità e la vastità dei servizi; calibrare i programmi di reintegrazione per i militanti ed accrescere nella regione gli sforzi di risoluzione dei conflitti.
Il governo filippino deve da parte sua accelerare la riabilitazione di Marawi che fu distrutta in parte dalla battaglia di cinque mesi tra militari e jihadisti nel 2017.”
Dopo la caduta di Marawi, sono continuati attacchi minori contro le forze di sicurezza da parte dei gruppi che avevano aderito all’ISIS e che avevano scelto di restare fuori del processo di pace tra governo e MILF.
“Sebbene il numero totale dei combattenti resti piccolo nell’ordine di qualche centinaio, ogni gruppo pone una sfida alla pace nella Bangsamoro. A Maguindanao il BIFF e altri gruppi legati all’ISIS detengono ancora un loro spazio. Nella regione di Lanao quello che resta del gruppo Maute, che costituì il corpo delle forze jihadiste a Marawi, continua a fare reclute sebbene molto indebolito. Nell’arcipelago di Sulu la rete militante-criminale di Abu Sayaff è sula difensiva ma non è estinta. Nonostante una discesa della violenza dopo l’inaugurazione del governo ad interim nel 2019, continuano forti scontri a turbare la transizione.
Nelle province di Basilan e Sulu i militanti hanno portato avanti tra il 2018 e 2020 vari attentati suicidi, i primi di attacchi simili nelle Filippine. Alcuni sono stati fatti da combattenti stranieri ad indicare che Mindanao ha continuato anche dopo Marawi ad attrarre Jihadisti sebbene in numero inferiore.
A Mindanao centrale i militanti non sono però riusciti a fare né operazioni in grande stile né a fare attacchi brevi sui militari che un tempo erano comuni. La nascita della Bangsamoro sembra essere stata fondamentale nel tagliare l’insoddisfazione in quell’area che aprì la strada alla guerra a Marawi.
I militanti che provengono in gran parte dalla Bangsamoro, usano le rivendicazioni locali per la propria agenda e si avvantaggiano di legami politici e di clan e di economia sommersa per sostenersi. Sebbene i gruppi armati non riescano a controllare un territorio per le operazioni militari, i legami di sangue spesso danno loro un rifugio. Spesso i militanti si alleano con elementi criminali o politici locali. Nel frattempo, disoccupazione e povertà, e la pandemia del Covid-19, minacciano di vanificare i benefici degli ultimi anni.”
Il governo nazionale filippino da un lato ha fatto una forte pressione militare portando alla morte di centinaia di militanti, dall’altro ha lavorato con le autorità locali per fare arrendere molti militanti in cambio di assistenza economica. Allo stesso tempo il governo della Bangsamoro ha sostenuto programmi per il disarmo dei militanti e piani di sviluppo per le zone più calde del conflitto.
ICG inoltre suggerisce alcune misure che potrebbero rafforzare la stabilizzazione ed accrescere i loro sforzi.
“Le misure che potrebbero prendere includono:
Ulteriori aggiustamenti nelle operazioni militari e di polizia che sebbene necessarie spesso conducono a grandi spostamenti di civili perché le unità hanno usato forza eccessiva in aree popolose. Si devono rafforzare tattiche di controinsorgenza non militare per bilanciare le operazioni di sicurezza come un’attenzione maggiore alla polizia e all’intelligence in alcune aree.
Potenziamento degli sforzi del governo regionale ad interim di risolvere i conflitti locali rafforzando i ministeri regionali come chi gestisce la sicurezza pubblica e il governo locale e sostenendo gli attuali meccanismi di comunità.
Un coordinamento maggiore dei programmi di deradicalizzazione per i militanti nelle province del BARMM dando anche altri finanziamenti alle iniziative e la cooperazione con le autorità locali. Il governo regionale ad interim deve anche trovare misure di genere per combattenti maschi e femmine come anche per le famiglie.
Migliore fornitura di servizi pubblici e programmi di sviluppo in luoghi di forti conflitti come gli interni della provincia di Maguindanao, SPMS Box e le aree remote di Lanao del Sur.
Una ricostruzione accelerata di Marawi attraverso la Task Force governativa Bangon Marawi.”
La nascita del BARMM è una opportunità attesa da tanto tempo per la pace a Mindanao dove i gruppi militanti sono molto piccoli e non sono ora una grande minaccia come lo furono negli anni scorsi.
Questo non vuol dire che nelle condizioni opportune questi gruppi ora deboli non possano ritornare a prendere forza e far deragliare la transizione politica e la pace nel Meridione Filippino.
“Sia il governo centrale che quello ad interim possono fare di più per afferrare l’opportunità che la transizione presenta nel reprimere la militanza islamica. La pressione militare anche se ha dei guadagni di breve termine non è sufficiente.
Come dovunque la migliore strategia resta quella di affrontare le cause locali sottostanti mentre si diversificano le attuali operazioni di sicurezza per includere migliori operazioni di polizia e di intelligence per distruggere le reti militanti. Se questi passi mancassero, lo spettro della militanza continuerà ad ossessionare la Bangsamoro”