Qualità della democrazia indonesiana e le scuse di Joko-Widodo

E’ lecito affermare che il presidente è stato anche responsabile del deterioramento nella qualità della democrazia indonesiana.

In politica è facile chiedere scusa. I politici lo fanno sempre. Non tutte le scuse sono uguali ed alcune sono più definite e sostanziali di altre. Alcune entrano nei libri di storia mentre altre si lasciano dimenticare.

Qualità della democrazia indonesiana e le scuse di Joko-Widodo
Antara/Sigid Kurniawan

Il presidente Suharto porse le sue scuse nel discorso che fece dimettendosi a maggio 1998. Infatti l’uomo forte usò anche la stessa espressione, “mi scuso per tutte le deficienze”, che ha usato il presidente Joko Widodo il primo di agosto.

Le scuse del presidente Abdurrahman “Gus Dur” Wahid alla popolazione di Timor Est sono di certo quelle che raggiungono i libri di storia e una lezione che, se fatta bene e pronunciata da politici credibili e sensibili, possono fare moltissimo.

Le scuse di Gus Dur nel 2000 per il massacro di Santa Cruz giunse al momento opportuno, proprio quando l’Indonesia e Timor Est indipendente da poco stavano per creare nuovi legami come vicini.

Fino ad oggi, Gus Dur è visto come un eroe a Timor Est e grazie a quelle scuse i legami tra Indonesia e Timor Est sono forti nonostante i ricordi dell’occupazione indonesiana.

Le scuse date dal presidente Joko Widodo della scorsa settimana sono giunte in un momento difficile. Non solo erano improvvise, ma ha fatto quella dichiarazione mentre ha ancora tre mesi da fare come presidente.

E’ parsa un po’ equivoca, fatta durante un evento che non aveva un significato politico. Non è stato fatto neanche dall’ufficio della presidenza, come il momento in cui fece le scuse alle vittime degli abusi passati dei diritti umani.

Le scuse contano solo quando c’è contrizione, e se ce n’era il presidente Jokowi non è parso mostrarla in quel discorso né nelle azioni seguenti che ha fatto.

Se non altro, il presidente ha detto di scusarsi per le mancanze nelle sue politiche e per il fatto di non aver potuto soddisfare i bisogni di tutti.

Pare si sia scusato di non aver costruito altri ponti, di non aver creato più lavoro o di non essere riuscito a portare la crescita del PIL al 7% come ci attendevamo.

Queste sono un genere di scuse che si possono certamente accettare se Jokowi fosse stato un vero presidente tecnocrate, il cui unico scopo e sola motivazione fosse stato di realizzare questi obiettivi di sviluppo.

Il problema qui è che è stato anche un capo politico che ha presieduto vari passi indietro specialmente sul fronte politico e sul fronte economico del paese.

E’ lecito affermare che il presidente è stato anche responsabile del deterioramento nella qualità della democrazia indonesiana.

Ci sono tanti esempi: l’emendamento della legge sulla KPK, commissione anticorruzione, che ha imbracato la commissione; le politiche che hanno permesso una maggiore corruzione politica, come i regolamenti sulle licenze minerarie per le organizzazioni religiose.

Il più grande errore, però, è di accrescere di nuovo il nepotismo con il figlio maggiore, Gibran Rakabuming Raka che giurerà ad ottobre da vicepresidente. Non sarebbe stato un problema l’ascesa di Gibran alla seconda carica dello stato, se fosse avvenuta attraverso un processo normale.

La nomina di Gibran e la vittoria alle elezioni del 14 febbraio furono il risultato di uno sforzo elaborato che ha coinvolto un assalto ad un sistema giudiziario indipendente, l’uso massiccio di risorse dello stato e tante intimidazioni.

E proprio mentre il presidente Jokowi faceva il suo discorso di scusa, ha tentato la stessa azione a Giava Centrale dove spinge il suo figlio più giovane Kaesang Pangarep a partecipare alla corsa elettorale per fare il governatore.

In effetti, il Presidente sta ora supervisionando lo schieramento di candidati che si aspetta possano vincere in province cruciali, da Sumatra Nord – dove suo genero Bobby Nasution è in corsa per la carica di governatore – a Giacarta.

E in alcune circoscrizioni, la mossa di Jokowi per vincere le varie elezioni potrebbe portare ad un risultato crudele in cui candidati popolari come Anies Baswedan a Giacarta oppure Airin Rachmy Diany rischiano davvero di non riuscire ad avere il proprio nome sulla scheda elettorale.

Le parole di scuse di Joko Widodo avranno un senso solo se comincia a correggere e fermare a qualunque cosa che fa per compromettere il sistema politico del paese.

Altrimenti sono solo parole vuote.

Editoriale https://www.thejakartapost.com/opinion/2024/08/08/words-dont-matter.html.

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