L’occhialuto espatriato ben vestito non stava facendo nulla di male nel camminare lungo l’area Taman Tun Dr Ismail della capitale malese, ma come una persona che si considerava ospite nel paese era naturale che la sua mente fosse preda di dubbi, mentre i due poliziotti lo facevano sedere, gli perlustravano la borsa chiedendo di svuotare le tasche.
Poliziotti corrotti in cerca di soldi, o forse aveva fatto qualcosa nel suo lavoro da regista che ha fatto arrabbiare il potere, si domandò il giovane Ibrahim.
“Mi sentii come un criminale anche se non avevo fatto nulla di male. Camminavo. Non stavo neanche attraversando la strada. Non c’era nulla” dice Ibrahim. “Mi faceva star male che era una strada molto trafficata, la gente che passava poté vedere i poliziotti farmi inginocchiare e esaminar la borsa”.
Un Ibrahim nervoso consegnò il permesso di soggiorno e afferrò il coraggio di chiedere perché mai l’avessero fermato. La risposta che udì gli fece cambiare idea su ciò che stava vivendo.
Gli dissero che era un controllo a caso, qualcosa che Ibrahim aveva vissuto in tantissime altre occasioni da quando si era spostato in Malesia dalla sua terra natale della Nigeria nel 2006.
E allora gli balzò in mente la vera ragione, il colore scuro della sua pelle. Improvvisamente scomparve la paura che fu sostituita dalla rabbia, frustrazione ed un senso continuo che molti nel paese della terra adottata lo vedevano come qualcosa inferiore ad un essere umano.
Ibrahim decise di fare qualcosa. Accompagnato da un amico avvocato, fece una denuncia ufficiale nella più vicina stazione di polizia, dove però i poliziotti erano “riluttanti” ad accettare la sua dichiarazione. Finora, nessuno ha mai contattato Ibrahim per dare seguito alla denuncia.
Epidermico
La vicenda di Ibrahim sarà familiare a tantissime persone di colore in Asia, molte delle quali vive il razzismo su base quotidiana. Abbondano i pregiudizi che gli stranieri di colore sono probabilmente dei criminali o meno ricchi delle loro controparti bianche, definite più probabilmente espatriati piuttosto che emigranti.
Questi pregiudizi si notano in tante politiche di proprietà discriminatorie e nella ricerca di personale come i proprietari malesi che non vogliono affittare le loro proprietà a neri o persone dell’Asia del Sud, e le ricerche di posti di lavoro che richiedono di saper parlare il Mandarino, come normalmente si vede in paesi come Singapore.
Una eredità del colonialismo europeo significa che molti nella regione vedono la pelle scura non solo indicativa dello status e della classe socioeconomici, ma anche meno attraenti.
La pelle color porcellana resta il più alto criterio di bellezza in tutta l’Asia, una nozione che l’industria delle creme sbiancanti da 20 miliardi di dollari l’anno sfrutta molto, mentre gli attori dalla pelle scura trovano spazi più angusti nei media.
Il tumulto per una scena di una commedia brillante nel più popolare show televisivo cinese sottolinea quanta strada ha da rare la regione in questo campo. La scenetta di 13 minuti, vista da 800 milioni di persone, mostrava un’attrice cinese con la faccia nera con un grande falso sederone ed un attore nero raffigurato come una scimmia.
Il ministro degli esteri cinese ha risposto alle successive proteste di tutto il mondo offrendo una scusa non scusa, affermando che la controversia era stata creata da gruppi non meglio precisati che “volevano creare astio tra la Cina ed i paesi africani”.
La relazione tra Cina e paesi africani, secondo il portavoce del ministro Geng Shuang, “inattaccabile e mutualmente benefica”
Ma tali “benefici mutui” sono meno ovvi ad individui come Ibrahim che si è visto rifiutare il visto da Singapore, Thailandia e Indonesia. Persino dentro la Malesia ad Ibrahim è stato rifiutato il visto di entrata a Sabah durante un viaggio della sua compagnia a Kota Kinabalu, perché Nigeriani e Bangladeshi devono richiedere un visto speciale per entrare, e lui non ne aveva uno.
Vide entrare tutti i suoi colleghi a Sabah, poi si imbarcò nell’aereo d ritorno a Kuala Lumpur.
“E’ un’altra cosa che ti ricorda quanto sei differente, vai all’aeroporto insieme ma alla fine sento che non siamo gli stessi, ti fa sentire qualcosa in meno di una persona”
Per tanta gente dal colore più scuro della pelle, i problemi vanno oltre il luogo di lavoro fin dentro casa.
Diana Ogilvie, giamaicana, fu cacciata dal suo appartamento da Giacarta Occidentale perché il padrone di casa “non voleva gente nera nel suo posto”
“Avevamo già dato l’anticipo di sei mesi di affitto, ed una notte si sente un colpo alla porta ed era il padrone di casa” dice Ogilvie. “Ci disse di andarcene, senza spiegazioni, solo che dovevamo andarcene. Così ce ne andammo”.
L’insegnante americana Kristin Murray scoprì che la sua pelle scura la poneva in scontro con i suoi colleghi quando prese il lavoro di tre mesi in Thailandia.
“Nella prima scuola, uno degli impiegati mi disse che la mia pelle era molto brutta e nel mio primo giorno si facevano scherno del colore della mia pelle, e così me ne andai dopo tre settimane.” dice Murray. “Nella quinta scuola una donna thai mi chiese se potessi pianificare le lezioni e mi fece davvero male. Mi sentii offeso perché le domande che faceva indicavano che non potevo fare il mio lavoro perché ho la pelle scura. Piansi così tanto dopo che me lo disse”
Privilegio Cinese?
Il favoritismo verso le persone dalla pelle bianca esiste anche in Singapore, dove la maggioranza cinese è vista godere di più privilegi dei Singaporeani malesi ed Indiani.
I miti pervasivi della città stato sono che i malay sono più pigri e meno istruiti dei cinesi, mentre gli uomini dalla pelle scura sono visti come predatori sessuali.
Il Colore è visto certamente come un problema qui, almeno il 20% dei singaporeani hanno la pelle bruna, e non hanno accesso a tante cose.” dice Aisyah Amir, editrice capo di The Local Rebel, rivista di Singapore per le femministe.
“Gli indiani in particolare sono discriminati dai proprietari delle case e dalle agenzie di lavoro domestico” dice l’editrice aggiungendo che non è solo una questione delle donne poiché i lavoratori migranti maschi sono principalmente del Bangladesh ed è ritenuto che la loro pelle scura è brutta”.
Mentre il privilegio cinese ha assunto molte forme nel sudestasiatico, il privilegio era “più forte a Singapore perché sono la maggioranza” dice Aisyah.
In altre arti della regione i genitori rimproverano le figlie che giocano troppo a lungo al sole temendo un’abbronzatura del tanto amato biancore.
Kezya Stevanie Dalin, cinese indonesiana di Giacarta ha detto che sua madre si infuriava quando tornava dalle vacanze in spiaggia prima delle celebrazioni in famiglia del Nuovo Anno Lunare.
“Nei raduni familiari i miei parenti dalla pelle bianca mi chiedevano perché la mia pelle fosse più scura del solito .. non sapevo come rispondere” ricorda la studentessa.
Ma per Kezya e le ragazze della sua età, c’è la speranza di un futuro migliore, se non più chiaro, in cui una nuova generazione può imparare a sentirsi a proprio agio nella propria pelle.
Internet ha fatto conoscere alla militanza crescente della giustizia sociale ad occidente e persino la pallida nota industria cinematografica di Hollywood mostra segni di ascoltare.
Il rilascio a gennaio di Black Panther, con un cast di attori di colore, ha sconvolto la nozione che gli attori neri sono meno attraenti per chi va al cinema, quando nei primi quattro giorno di apertura ha registrato il secondo maggiore incasso di tutti i tempi con 242 milioni di dollari negli USA.
“Non sono d’accordo col concetto che la pelle bianca sia il criterio di bellezza qui. Ci sono tante donne belle con la pelle scura” dice Adinda Hamiatni Putri, giovanissima studente a Giacarta. “Spero davvero che i prodotti di bellezza per l’Indonesia cominceranno ad usare modelle indonesiane con vari toni di pelle, non solo bianche”
Eppure il pregiudizio è profondo e persino tra i giovani non tutti sono ottimisti.
“Non credo mi sentirò mai a casa qui. Indipendentemente da quanto a lungo resto, sento sempre di non essere voluto, perché il sistema sembra di esser disegnato contro di me” dice Ibrahim, il regista di Kuala Lumpur. Tutto è proprio molto iù duro quando sei nero”
Resty Woro Yuuriar, SCMP