Come nella maggioranza dei paesi, anche in Indonesia la definizione di estremismo islamico nel campo della sicurezza nazionale è un’area di consenso complessivo ed l’ etichetta di radicale su un gruppo o un individuo è considerato un atto semplice ed oggettivo in nome della prevenzione del terrorismo.
Nel clima politico indonesiano attuale estremismo e radicalità non indicano quasi più quello che sembrano indicare. Sono etichette sempre più politicizzate di cui lo stato si è appropriato per la repressione del dissenso, di oppositori dalle maniere forti e per zittire che è considerato una minaccia al governo.
Quando queste etichette sono usate per fini politici di parte, rafforzano i fattori che portano al declino democratico dell’Indonesia e complicano il compito delle forze antiterroristiche.
Secondo la Reuters, il governo indonesiano ha appena aperto un sito web che permette alla gente di denunciare contenuti radicali postati da dipendenti pubblici allo scopo di “combattere l’ideologia estremista che si è diffusa nell’amministrazione”.
IL ministro delle Comunicazioni indonesiano Johnny Plate ha detto che l’intenzione del sito è di “raccogliere e rafforzare il lavoro della burocrazia, come anche rafforzare il nazionalismo”
Mentre sono una realtà innegabile del paese i movimenti illiberali ed antidemocratici populisti da poterli considerare una minaccia alla sua democrazia, termini radicale ed islamici sono anche stati usati per zittire e screditare il dissenso e gli oppositori politici del governo.
Questa politicizzazione di una terminologia chiave crea una tensione all’interno delle dinamiche di prevenzione del terrorismo nel paese, dove diventa sempre più difficile differenziare estremismo e estremismo violento.
Sfondo: declino democratico
Le testimonianze della svolta autoritaria del governo Jokowi crescono sin dal 2017 e contribuiscono al deterioramento dell’integrità democratica dello stato Indonesiano. Nell’assumere l’incarico, Jokowi si trovò di fronte all’insubordinazione da parte della sicurezza nella polizia e militari. Per ammansirli nominò suoi fedelissimi a guidare entrambe le istituzioni.
Mentre questi cambiamenti portarono della stabilità nel settore della sicurezza del paese, hanno anche dato a Jokowi il metodo per consolidare il potere e perseguire i suoi oppositori. Polizia e l’avvocatura di stato hanno quindi indagato e accusato gli oppositori politici di Jokowi con leggi draconiane per lasciar cadere poi le accuse nel momento in cui gli oppositori si piegano e zittiscono o cambiano posizione politica.
Queste azioni fanno parte di un disegno più vasto dell’amministrazione Jokowi in cui le istituzioni statali sono state politicizzate a vantaggio del presidente e dei suoi alleati.
Come dice Tom Power, sebbene “la politicizzazione delle istituzioni legali e di legge non sia una novità nell’Indonesia .. gli sforzi del governo per usare gli strumenti legali in questo modo sono diventati sempre più chiari e sistematici sotto Jokowi”.
Questa tendenza alla politicizzazione delle agenzie di sicurezza preoccupa apertamente alla luce della vaghezza del termine radicalismo ad inglobare l’espressione di opinioni antinazionaliste. La flessibilità e la soggettività dei termini islamico ed estremista, per il modo in cui sono usati nel contesto indonesiano, forniscono a Jokowi una quantità pericolosa di ambiti per purgare le forze di sicurezza e burocrazia a volontà.
Stando alle FAQ del sito governativo di denuncia del radicalismo, il termine radicale può riferirsi al contenuto che promuova odio, contenuto fuorviante, intolleranza, sentimento antiindonesiano o antinazionalista. Inoltre l’attuale narrazione politica descrive nazionalismo e l’impegno verso l’ideologia nazionalista come fondamentali per il contrasto al radicalismo islamico.
Chi è radicale?
Alcuni dei gruppi definisti estremisti includono le comunità Wahhabite e salafite e Hizbut Tahrir HTI, ora messo fuori legge. I rappresentanti di queste comunità hanno lanciato le loro proteste sostenendo che l’attribuzione di alcune espressioni di fede come forme rischiose di estremismo sia più un tentativo di marginalizzarli politicamente che prevenire il terrorismo. Alcuni elementi di queste comunità sostengono che sono di fatti preparati e vogliono lavorare assieme alle forze antiterroristiche per prevenire la violenza.
Questi sviluppi accadono insieme ad un’altra tendenza, quella di un discorso di sicurezza nazionale che vede la Pancasila come sacrosanta e da proteggere a tutti i costi fino ad includere l’uso di misure antidemocratiche.
In questo clima quando si definisce un gruppo come una minaccia alla sicurezza, si usano misure straordinarie per mantenere lo status quo della sicurezza come fu il caso della messa fuori legge del HTI.
Sebbene Hizbut Tahrir sia davvero a favore del califfato, antidemocratico e contro la Pancasila, l’etichetta di radicale è sempre più usata per delegittimare non gli islamici genuini ma alcuni critici del governo.
Negli ultimi mesi, il governo indonesiano ha usato l’etichetta radicale per mettere la museruola ad militanti, individui, movimenti ed istituzioni a degradare le libertà di espressione ed associazione, a produrre un ambiente di discorso tossico fortemente protetto, che potrebbe anche contribuire ad una maggiore polarizzazione politica.
Securitizzazione, polarizzazione e costruzione delle minacce della sicurezza
La securitizzazione dei musulmani coinvolge descrivere alcune forme di Islam come una minaccia. I suoi effetti sono stati studiati molto in occidente, ma è un processo che avviene in tutte le società non musulmane e a maggioranza musulmana. In Indonesia la sua forma e funzione differiscono rispetto alla manifestazione in occidente.
Nel clima politico attuale, la securitizzazione di alcune espressione di fede in Indonesia è diventato un espediente di fede. Inoltre negli scorsi cinque anni, si sono definite radicali, e quindi una minaccia della sicurezza, organizzazioni che non avevano legami col terrorismo.
Come spiegano Aslan ed altri, la funzione politica fondamentale del securitizzare alcuni gruppi è di tenerli fuori della comunità politica trasformandoli in una minaccia attraverso una serie di confini tra i musulmani moderni, moderati e musulmani arretrati e pericolosi. Questa forma di inquadramento giustifica e normalizza l’eccezionalismo dello stato nelle azioni guidate dalla sicurezza che mirano musulmani particolari.
La costruzioni di obiettivi islamici come una minaccia alla sicurezza nazionale ha permesso la giustificazione politica di misure antidemocratiche con la conseguenza che i tentativi di proteggere lo status quo di democrazia dall’islamismo è a sua volta una minaccia di per sé alla democrazia. Come sostenuto da Meitzner nel 2017, queste tendenze pongono la democrazia del paese in un processo di deconsolidamento.
Macchiare studenti e commissione anticorruzione con l’etichetta di radicali
Le città indonesiane sono state scosse da proteste di massa per tutto settembre 2019 per mano di studenti e giovani scontenti. Decine di migliaia di studenti e militanti indonesiani sono scesi in strada per protestare contro l’indebolimento della commissione anticorruzione, il peggioramento degli incendi delle foreste ignorate dal governo, la militarizzazione di Papua, lo sfruttamento di contadini e lavoratori, leggi di privatizzazione predatorie e regressione democratica.
In risposta alcuni elementi hanno cercato di bollare i movimenti come anarchici, radicali influenzati o infiltrati da islamici e persino ospitanti potenziali terroristi.
Il ministro della sicurezza ha insinuato la presenza di terroristi ed organizzatori vicini al Califfato Islamico nel movimento studentesco, sostenuto da gente dei media sociali che accusavano i manifestanti di essere cospiratori islamici che miravano a screditare Jokowi e l’Islam Moderato.
Un obiettivo particolarmente importante dei militanti era la decisione del governo di far approvare in tutta fretta un emendamento alla legge sulla Commissione contro la Corruzione, KPK, con lo scopo di indebolire l’indipendenza della commissione e di limitare i poteri di indagine.
Non è questo il primo tentativo politico di indebolire la KPK con un emendamento della legge. Accadde due volte durante la presidenza di Yudhoyono nel 2010 e 2012 fallendo comunque per il rigetto della società civile.
Nelle settimane precedenti l’annuncio delle modifiche legislative la Commissione stessa fu catalogata come una culla del radicalismo, in modo analogo ai tentativi di screditare il movimento degli studenti. La conseguenza fu che molti membri del KPK sono stati presi di mira per il loro credo religioso per screditarli.
Un membro anziano del KPK è stato preso di mira dagli oppositori dell’istituzione mentre vari esperti lo accusavano di far parte di una cellula dormiente di radicali per il suo modo di vestire che lo associava ai movimenti religiosi di stile sunnita, per la barba lunga e i pantaloni sopra le caviglie.
E’ stato notato che i tempi di queste accuse sono importanti perché attaccano la KPK quando il governo cerca di indebolire i suoi poteri. Questa campagna secondo alcuni è stata orchestrata in modo che la società civile sarebbe andata a sostegno del parlamento per indebolire la commissione.
I radicali sono un nuovo Partito Comunista Indonesiano?
La KPK ha dovuto difendersi nell’arena pubblica indonesiana ed ha persino collaborato con il corpo di coordinamento nazionale del terrorismo per provare che non c’erano radicali nell’organizzazione. Ma un elemento dei più illuminanti di questo episodio è che l’osservazione propria di Novel Baswedan del KPK di settembre:
“etichette come Radicale si usano allo stesso modo in cui si usava l’etichetta comunismo ai tempi dell’era di Suharto per zittire chi si opponeva al governo”
I militanti indonesiani dei diritti umani, esperti di violenza e sicurezza ed organizzazioni della società civile sono sempre più preoccupate di questi sviluppi. Il governo indonesiano usa sempre più questa etichetta di radicale per delegittimare i suoi critici. Non ci sono indicazioni che nazionalisti vicini al governo e capi politici smetteranno di manipolare la paura della gente del radicalismo a fini politici.
Questo però fa sorgere una domanda scomoda: quali saranno le implicazioni per il lavoro attuale di antiterrorismo e di controradicalizzazione? E ancora più importante, cosa comporterà per la democratizzazione?
Il parlare vanamente di un mitico islam moderato, mentre si erodono le libertà delle minoranze, i diritti umani e la società civile non servirà a contrastare l’ Islam Radicale, ma sfilaccerà solo il tessuto della giovane democrazia che tiene unito lo stato indonesiano.
Indonesiani ed osservatori dell’Arcipelago dovranno attendere per vedere quanto ci vorrà per vedere le conseguenze di lungo termine di questa tendenza.
Kate Grealy, New Mandala